Dismorfismo?
Buongiorno,
scrivo per mia sorella. Ha 21 anni e pensa di avere il problema dei pori dilatati e dei brufoli. Il fatto è che ha una bella pelle leggermente grassa, ma non da giustificare tutte quelle serate che passa a piangere, le ore davanti allo specchio e a cercare di risolvere il presunto problema cutaneo in internet. L'abbiamo portata da un dermatologo ceh ha confermato l'inesistenza del problema. Ciononostante non si è calmata, evita di uscire con le amiche, va poco in uni..esce solo col ragazzo. Siamo tutti preoccupati, perche come lei stessa dice "è un problema che considera devastante". Ho provato a parlarle di consultare uno psicologo ma non ne vuole sapere e ha reagito malamente. So che i dati sono pochi, ma potrebbe trattarsi di dismorfismo? e inoltre, come posso fare accettare l'idea a mia sorella? Ho pensato di sottoporle gli articoli specialistici che ne parlano per farle vedere tutte le analogie che presentano col suo problema e cercare di farle capire che il problema è la sua mente non il viso. Secondo voi è un approccio giusto? O rischio di peggiorare la situazione? Cosa mi consigliate?
Dimenticavo che è sempre stata ossessiva sull'aspetto fisico e si concentra in particolare su parti del corpo come i capelli o sul problema della cellulite (anche quello inesistente) e che a 12 anni ha rischiato l'anoressia, anceh se non so se chiamarla cosi.. non voleva piu mangiare, si vedeva grassa ed era davvero dimagrita moltissimo.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta e la cortesia.
scrivo per mia sorella. Ha 21 anni e pensa di avere il problema dei pori dilatati e dei brufoli. Il fatto è che ha una bella pelle leggermente grassa, ma non da giustificare tutte quelle serate che passa a piangere, le ore davanti allo specchio e a cercare di risolvere il presunto problema cutaneo in internet. L'abbiamo portata da un dermatologo ceh ha confermato l'inesistenza del problema. Ciononostante non si è calmata, evita di uscire con le amiche, va poco in uni..esce solo col ragazzo. Siamo tutti preoccupati, perche come lei stessa dice "è un problema che considera devastante". Ho provato a parlarle di consultare uno psicologo ma non ne vuole sapere e ha reagito malamente. So che i dati sono pochi, ma potrebbe trattarsi di dismorfismo? e inoltre, come posso fare accettare l'idea a mia sorella? Ho pensato di sottoporle gli articoli specialistici che ne parlano per farle vedere tutte le analogie che presentano col suo problema e cercare di farle capire che il problema è la sua mente non il viso. Secondo voi è un approccio giusto? O rischio di peggiorare la situazione? Cosa mi consigliate?
Dimenticavo che è sempre stata ossessiva sull'aspetto fisico e si concentra in particolare su parti del corpo come i capelli o sul problema della cellulite (anche quello inesistente) e che a 12 anni ha rischiato l'anoressia, anceh se non so se chiamarla cosi.. non voleva piu mangiare, si vedeva grassa ed era davvero dimagrita moltissimo.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta e la cortesia.
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gentile ragazzo, potrebbe trattarsi di dismorfismo. tuttavia non è possibile prevedere la risposta di sua sorella alla sua strategia. Potrebbe anche non accettare di identificarsi negli articoli specialistici che intende sottoporle visto che ha già reagito male alla proposta dello psicologo. Se si identificasse sarebbe l'ammissione del problema.
Bisogna trovare assolutamente il modo di inviarla ad un terapeuta. Magari d'accordo con il vostro medico, far passare le anomalie della pelle (seppur inesistenti) di sua sorella come espressione di disturbi psicosomatici che possono essere trattati solo da qual punto di vista e cha una soluzione potrebbe essere la cura psicologica. é solo un tentativo, non certo, ma tanto vale provare. Faccia una ricerca su dermatologia e psicosomatica e sottoponga quegli articoli a sua sorella ribadendo che, seppur psicosomatici, il problema è reale senza squalificarlo.
Bisogna trovare assolutamente il modo di inviarla ad un terapeuta. Magari d'accordo con il vostro medico, far passare le anomalie della pelle (seppur inesistenti) di sua sorella come espressione di disturbi psicosomatici che possono essere trattati solo da qual punto di vista e cha una soluzione potrebbe essere la cura psicologica. é solo un tentativo, non certo, ma tanto vale provare. Faccia una ricerca su dermatologia e psicosomatica e sottoponga quegli articoli a sua sorella ribadendo che, seppur psicosomatici, il problema è reale senza squalificarlo.
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la sua pronta e preziosa risposta.
Proverò a fare come ha detto Lei, innanzitutto devo convincere i miei genitori, che purtroppo sono per la politica "dell'aspettare che passi".. ma saranno tre mesi che va avanti così.. non sono abbastanza tre mesi?
O è meglio davvero aspettare?
Grazie ancora.
Proverò a fare come ha detto Lei, innanzitutto devo convincere i miei genitori, che purtroppo sono per la politica "dell'aspettare che passi".. ma saranno tre mesi che va avanti così.. non sono abbastanza tre mesi?
O è meglio davvero aspettare?
Grazie ancora.
[#4]
Gentile ragazza, invece di tentare qualsiasi cosa, credo che sarebbe opportuno cercare di capire il motivo per il quale sua sorella non vuol saperne di parlare con uno psicologo. Mi rendo conto che anche quest'indagine sarebbe meglio che fosse uno psicologo a farla, ma data la situazione in mancanza di meglio può provare lei stessa, se ha un buon rapporto con lei, in modo MOLTO delicato e senza contrapposizioni.
Può provare a porre a sua sorella non domande aperte, del tipo: "Perché non vuoi andare dallo psicologo?", ma chiuse, come: "Ma tu non vuoi andare dallo psicologo, perché pensi che non sia un problema psicologico, oppure perché non ti fidi di loro?". A seconda di cosa risponderà può aggiustare il tiro e continuare da lì. Supponiamo che risponda: "Perché non mi va di parlare con loro delle mie cose". Intanto, scartando l'altra alternativa avrebbe già ammesso che si tratta di un problema psicologico. "Bene, ma non ti va di parlare con loro perché pensi che ti farebbero dire cose che non li riguardano, oppure perché pensi che non esistano psicologi in grado di focalizzarsi solo sul problema e aiutarti a risolverlo?". E così via.
Questo è solo un esempio, ma molte persone sono restie a venire da noi perché pensano che ci debbano raccontare la loro vita. Invece, questo non è necessariamente vero. Potete leggere insieme quest'articolo per farvi un'idea di cosa aspettarsi da uno psicologo che utilizzi un approccio breve:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
ma in ogni caso vi sconsiglio di tentare di fare qualunque altra cosa che non sia il cercare di persuaderla a recarsi da un collega, e lasciar fare a lui il lavoro. Il "fai da te" da non addetti ai lavori in questi casi rischia di far intestardire ancora di più la persona. Anzi, anche semplicemente facendo domande come quelle sopra, se non si è più che accorti e attenti a non provocare, si rischia la stessa cosa.
Cordiali saluti
Può provare a porre a sua sorella non domande aperte, del tipo: "Perché non vuoi andare dallo psicologo?", ma chiuse, come: "Ma tu non vuoi andare dallo psicologo, perché pensi che non sia un problema psicologico, oppure perché non ti fidi di loro?". A seconda di cosa risponderà può aggiustare il tiro e continuare da lì. Supponiamo che risponda: "Perché non mi va di parlare con loro delle mie cose". Intanto, scartando l'altra alternativa avrebbe già ammesso che si tratta di un problema psicologico. "Bene, ma non ti va di parlare con loro perché pensi che ti farebbero dire cose che non li riguardano, oppure perché pensi che non esistano psicologi in grado di focalizzarsi solo sul problema e aiutarti a risolverlo?". E così via.
Questo è solo un esempio, ma molte persone sono restie a venire da noi perché pensano che ci debbano raccontare la loro vita. Invece, questo non è necessariamente vero. Potete leggere insieme quest'articolo per farvi un'idea di cosa aspettarsi da uno psicologo che utilizzi un approccio breve:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
ma in ogni caso vi sconsiglio di tentare di fare qualunque altra cosa che non sia il cercare di persuaderla a recarsi da un collega, e lasciar fare a lui il lavoro. Il "fai da te" da non addetti ai lavori in questi casi rischia di far intestardire ancora di più la persona. Anzi, anche semplicemente facendo domande come quelle sopra, se non si è più che accorti e attenti a non provocare, si rischia la stessa cosa.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Gentile Utente,
Poiché il problema mi pare sia iniziato molto presto con un rischio di cadere in anoressia, e continua adesso con una pratica attiva che la porta ad isolarsi e quindi a rischiare un comportamento invalidante, ritengo che il dimorfismo possa essere sfociato in una vera patologia che va sotto il nome di DISMORFOFOBIA. Cioè la fobia di avere delle forme di dimorfismo, reale o IMMAGINATO, che provoca un disagio interiore molto forte e molto complesso.
Il dismorfobico è proprio colui o colei che, pur non avendo delle dismorfie evidenti, sono atterriti dal problema di averne.
Inoltre a loro sembra che tutti possano far caso a questa loro situazione, quindi si isolano nel proprio dolore psichico, e cercano strategie che possano non metterle in condizioni di trovarsi “faccia a faccia” con le persone, specie se conosciute. Per questo è invalidante: non si va più da nessuna parte, e se hanno bisogno di comprare un giornale o di fare il pieno di benzina, i dismorfofobici cercano di andare il più lontano possibile da casa, dove nessuno li conosce.
Finiscono per non socializzare più.
Alcuni lasciano il lavoro ripetutamente perché se lavorano in fabbrica, quando poi i colleghi iniziano a conoscerlo/a, egli si sente impaurito, terrorizzato da questa conoscenza che può portare alla scoperta delle proprie PRESUNTE DISMORFIE e lasciano il lavoro cercando altrove. .
Ho detto presunte dismorfie perché di solito non ce ne sono e quelle che possono presentarsi sono molto comuni a molti altri soggetti e quindi passano anche inosservate.
Ho trattato questo caso e ho dato una risposta ancora più esauriente di questa in queste pagine, ma non ricordo quando e come.
Occorre una psicoterapia ed anche abbastanza intensa e lunga perché sono forme che possono degradare in depressioni.
Ci sono anche casi di persone che per superare questa sensazione di estrema vergogna e di imbarazzo assumono alcool, ma poi finiscono per rimanere prede di assuefazioni e di dipendenza.
Alcuni psicologi non hanno mai avuto casi simili in psicoterapia. Lei si informi telefonando prima ad alcuni colleghi della sua città o di altri centri vicini e chieda se hanno mai trattato almeno un caso di dismorfofobia. Questo perché alcuni ignorano (d’altronde non si può sapere tutto) casi del genere, anche se nella letteratura specialistica era stata evidenziata, questa patologia, addirittura da Freud.
L’aiuti. Per portarla dallo psicoterapeuta non sarà facile, come non è facile portarci un’anoressica, però a volte si studiano strategie opportune. Faccia con lei un “contratto”, dopo aver trovato uno psicoterapeuta esperto di tale patologia. Cioè dica a sua sorella che può andarci per sole 5 o 8 sedute. In cambio le prometta un premio. Io sono contrario ai rinforzi estrinseci con premi e castighi, ma quando non si ne può fare a meno, bisogna ricorrere anche a questa tecnica.
Auguri vivissimi.
Poiché il problema mi pare sia iniziato molto presto con un rischio di cadere in anoressia, e continua adesso con una pratica attiva che la porta ad isolarsi e quindi a rischiare un comportamento invalidante, ritengo che il dimorfismo possa essere sfociato in una vera patologia che va sotto il nome di DISMORFOFOBIA. Cioè la fobia di avere delle forme di dimorfismo, reale o IMMAGINATO, che provoca un disagio interiore molto forte e molto complesso.
Il dismorfobico è proprio colui o colei che, pur non avendo delle dismorfie evidenti, sono atterriti dal problema di averne.
Inoltre a loro sembra che tutti possano far caso a questa loro situazione, quindi si isolano nel proprio dolore psichico, e cercano strategie che possano non metterle in condizioni di trovarsi “faccia a faccia” con le persone, specie se conosciute. Per questo è invalidante: non si va più da nessuna parte, e se hanno bisogno di comprare un giornale o di fare il pieno di benzina, i dismorfofobici cercano di andare il più lontano possibile da casa, dove nessuno li conosce.
Finiscono per non socializzare più.
Alcuni lasciano il lavoro ripetutamente perché se lavorano in fabbrica, quando poi i colleghi iniziano a conoscerlo/a, egli si sente impaurito, terrorizzato da questa conoscenza che può portare alla scoperta delle proprie PRESUNTE DISMORFIE e lasciano il lavoro cercando altrove. .
Ho detto presunte dismorfie perché di solito non ce ne sono e quelle che possono presentarsi sono molto comuni a molti altri soggetti e quindi passano anche inosservate.
Ho trattato questo caso e ho dato una risposta ancora più esauriente di questa in queste pagine, ma non ricordo quando e come.
Occorre una psicoterapia ed anche abbastanza intensa e lunga perché sono forme che possono degradare in depressioni.
Ci sono anche casi di persone che per superare questa sensazione di estrema vergogna e di imbarazzo assumono alcool, ma poi finiscono per rimanere prede di assuefazioni e di dipendenza.
Alcuni psicologi non hanno mai avuto casi simili in psicoterapia. Lei si informi telefonando prima ad alcuni colleghi della sua città o di altri centri vicini e chieda se hanno mai trattato almeno un caso di dismorfofobia. Questo perché alcuni ignorano (d’altronde non si può sapere tutto) casi del genere, anche se nella letteratura specialistica era stata evidenziata, questa patologia, addirittura da Freud.
L’aiuti. Per portarla dallo psicoterapeuta non sarà facile, come non è facile portarci un’anoressica, però a volte si studiano strategie opportune. Faccia con lei un “contratto”, dopo aver trovato uno psicoterapeuta esperto di tale patologia. Cioè dica a sua sorella che può andarci per sole 5 o 8 sedute. In cambio le prometta un premio. Io sono contrario ai rinforzi estrinseci con premi e castighi, ma quando non si ne può fare a meno, bisogna ricorrere anche a questa tecnica.
Auguri vivissimi.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.1k visite dal 23/04/2009.
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