Ultimo esame universitario e profonda tristezza?
Buongiorno a tutti.
Mi trovo in una situazione alla quale non riesco a trovare una spiegazione e che mi fa stare davvero male.
Dopo due anni di immensi sacrifici, ho concluso il mio percorso di studi Magistrale in Ingegneria.
La mia avventura nel percorso triennale è stata piuttosto tribolata: un esame che non riuscivo a superare mi ha bloccata per molti mesi e ha minimizzato la mia autostima per molti anni.
Mi sentivo una totale incapace, poco portata, un fallimento.
Dopo un po’ di tempo sono però riuscita a sbloccarmi e a laurearmi, seppur con molto ritardo.
I due anni di magistrale sono stati la svolta: pur con una serie di problemi abbastanza seri (una forte mononucleosi che mi ha tenuta lontana dall’Università per 3 mesi, la fine di una storia di 10 anni prossima alla convivenza, finita inoltre dopo un grave problema di salute che ha coinvolto il mio ex ragazzo per cui è stato in coma e la perdita di una persona di famiglia a me molto cara), ho dato tutti gli esami in meno di due anni, e ho una media che mi porterà, con tutta probabilità, a laurearmi con il massimo dei voti.
Come anticipato, ieri ho sostenuto il mio ultimo esame, con un professore che per me è un punto di riferimento.
La mia performance non è stata quella che mi aspettavo perché non ero molto in forma fisicamente, ma soprattutto perché ho un timore reverenziale nei confronti del professore di questa materia.
Ho avuto dei blocchi durante l’esame, dei vuoti improvvisi che mi hanno impedito di ragionare anche su domande stupide.
Detto questo, invece di gioire per la conclusione dei miei studi, da ieri non faccio altro che piangere e disperarmi per la delusione di non aver fatto una bella figura davanti a questo professore.
A fine esame, lo stesso professore ha testualmente detto di conoscermi bene (è stato il mio relatore per la stesura della tesi triennale), che sa quanta passione e dedizione ci metto nelle cose che faccio, e ha deciso di farmi superare l’esame con un voto di 28 (invece che 27).
In ogni caso, sebbene le parole del professore sul momento mi abbiano commossa, non riesco a darmi pace per questo fallimento, ho il timore di aver quasi deluso le sue aspettative, mi ritornano in mente scene dell’esame e mi sembra di aver avuto questo voto quasi come regalo.
Potrà sembrare esagerato e che stiamo parlando di un 28 a un ultimo esame universitario, ma è l’ ossessione di non aver dimostrato abbastanza le mie capacità che mi tormenta in questo momento.
Penso al fatto che vorrei fare il dottorato, ma mi dico di non essere capace, facendo confronti con i miei colleghi (che sono andati molto meglio) e mi sento estremamente giù di morale.
Non so quale possa essere la vera radice del mio malessere, e per questo pongo a voi la questione, per aiutarmi quanto meno a fare un po’ di ordine.
Non sapevo infatti neanche in quale categoria inserire il consulto, sperando che questa possa essere quella giusta.
Grazie in anticipo per la disponibilità.
Mi trovo in una situazione alla quale non riesco a trovare una spiegazione e che mi fa stare davvero male.
Dopo due anni di immensi sacrifici, ho concluso il mio percorso di studi Magistrale in Ingegneria.
La mia avventura nel percorso triennale è stata piuttosto tribolata: un esame che non riuscivo a superare mi ha bloccata per molti mesi e ha minimizzato la mia autostima per molti anni.
Mi sentivo una totale incapace, poco portata, un fallimento.
Dopo un po’ di tempo sono però riuscita a sbloccarmi e a laurearmi, seppur con molto ritardo.
I due anni di magistrale sono stati la svolta: pur con una serie di problemi abbastanza seri (una forte mononucleosi che mi ha tenuta lontana dall’Università per 3 mesi, la fine di una storia di 10 anni prossima alla convivenza, finita inoltre dopo un grave problema di salute che ha coinvolto il mio ex ragazzo per cui è stato in coma e la perdita di una persona di famiglia a me molto cara), ho dato tutti gli esami in meno di due anni, e ho una media che mi porterà, con tutta probabilità, a laurearmi con il massimo dei voti.
Come anticipato, ieri ho sostenuto il mio ultimo esame, con un professore che per me è un punto di riferimento.
La mia performance non è stata quella che mi aspettavo perché non ero molto in forma fisicamente, ma soprattutto perché ho un timore reverenziale nei confronti del professore di questa materia.
Ho avuto dei blocchi durante l’esame, dei vuoti improvvisi che mi hanno impedito di ragionare anche su domande stupide.
Detto questo, invece di gioire per la conclusione dei miei studi, da ieri non faccio altro che piangere e disperarmi per la delusione di non aver fatto una bella figura davanti a questo professore.
A fine esame, lo stesso professore ha testualmente detto di conoscermi bene (è stato il mio relatore per la stesura della tesi triennale), che sa quanta passione e dedizione ci metto nelle cose che faccio, e ha deciso di farmi superare l’esame con un voto di 28 (invece che 27).
In ogni caso, sebbene le parole del professore sul momento mi abbiano commossa, non riesco a darmi pace per questo fallimento, ho il timore di aver quasi deluso le sue aspettative, mi ritornano in mente scene dell’esame e mi sembra di aver avuto questo voto quasi come regalo.
Potrà sembrare esagerato e che stiamo parlando di un 28 a un ultimo esame universitario, ma è l’ ossessione di non aver dimostrato abbastanza le mie capacità che mi tormenta in questo momento.
Penso al fatto che vorrei fare il dottorato, ma mi dico di non essere capace, facendo confronti con i miei colleghi (che sono andati molto meglio) e mi sento estremamente giù di morale.
Non so quale possa essere la vera radice del mio malessere, e per questo pongo a voi la questione, per aiutarmi quanto meno a fare un po’ di ordine.
Non sapevo infatti neanche in quale categoria inserire il consulto, sperando che questa possa essere quella giusta.
Grazie in anticipo per la disponibilità.
[#1]
Gentile utente,
Di sè di dice: "Non so quale possa essere la vera radice del mio malessere", e nemmeno noi in realtà possiamo saperlo dalle poche parole che una persona scrive,
e non sempre è necessario seguire l'ipotesi che fa.
So letto con grande attenzione il Suo scritto,
e faccio l'ipotesi che Lei stia piangendo sulla conclusione del suo periodo di vita da studente, ormai prossima.
Cosa ne pensa?
Dott. Brunialti
Di sè di dice: "Non so quale possa essere la vera radice del mio malessere", e nemmeno noi in realtà possiamo saperlo dalle poche parole che una persona scrive,
e non sempre è necessario seguire l'ipotesi che fa.
So letto con grande attenzione il Suo scritto,
e faccio l'ipotesi che Lei stia piangendo sulla conclusione del suo periodo di vita da studente, ormai prossima.
Cosa ne pensa?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa Brunialdi
Si, anche questo mi crea un po’ di sana malinconia ma mi fa anche pensare che comunque, adesso, si aprirà un nuovo ed entusiasmante capitolo della mia vita.
Ciò che non riesco a capire è il motivo per cui penso all’esame di ieri, mi viene in mente la scena del mio blocco, e comincio a pensare a come in quel momento non ho dimostrato di essere abbastanza.... e questo mi fa stare veramente male.
Si, anche questo mi crea un po’ di sana malinconia ma mi fa anche pensare che comunque, adesso, si aprirà un nuovo ed entusiasmante capitolo della mia vita.
Ciò che non riesco a capire è il motivo per cui penso all’esame di ieri, mi viene in mente la scena del mio blocco, e comincio a pensare a come in quel momento non ho dimostrato di essere abbastanza.... e questo mi fa stare veramente male.
[#3]
Non mi pare poi "strano" soffrire per non essere stati all'altezza delle proprie aspettative. Dove sta il problema dal Suo punto di vista? Forse nel fatto che Lei stessa ha deluso se stessa? La delusione peggiore, per alcune persone...
Dott. Brunialti
Dott. Brunialti
[#6]
Utente
Ha ragione dottoressa, è proprio così. Grazie per avermi dato la sua chiave di lettura.
In ogni caso, da lunedì la situazione non è cambiata: continuo a ripensare a quel giorno dandomi solo colpe e assolutamente nessun merito. Ècome se quell’esame mi avesse messa a giudizio come persona. Non so se riesco a spiegare...
In ogni caso, da lunedì la situazione non è cambiata: continuo a ripensare a quel giorno dandomi solo colpe e assolutamente nessun merito. Ècome se quell’esame mi avesse messa a giudizio come persona. Non so se riesco a spiegare...
[#7]
Certo che riesce a spiegarsi.
Purtroppo attraverso un consulto online non è possibile una reale presa in carico,
mentre però Lei avrebbe bisogno di una consulenza psicologica di persona, per evitare che questi pensieri diventino ossessivi.
Ritiene di poterlo fare?
Dott. Brunialti
Purtroppo attraverso un consulto online non è possibile una reale presa in carico,
mentre però Lei avrebbe bisogno di una consulenza psicologica di persona, per evitare che questi pensieri diventino ossessivi.
Ritiene di poterlo fare?
Dott. Brunialti
[#9]
Lo Psicologo/a NON è un amico,
è un professionista che ascolta professionalmente un certo racconto.
Non dà giudizi, valutazioni certamente sì al fine di aiutare chi vi si rivolge.
Non ci sono sfumature della psiche che lo/a stupiscono:
lunghi studi, tirocinio, esperienza,
creano quella giusta distanza fatta di empatia e lucidità razionale.
Con queste riflessioni spero di averLa incoraggiata.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
è un professionista che ascolta professionalmente un certo racconto.
Non dà giudizi, valutazioni certamente sì al fine di aiutare chi vi si rivolge.
Non ci sono sfumature della psiche che lo/a stupiscono:
lunghi studi, tirocinio, esperienza,
creano quella giusta distanza fatta di empatia e lucidità razionale.
Con queste riflessioni spero di averLa incoraggiata.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.4k visite dal 15/12/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.