Mi sento instabile su tutto con la conseguenza di non riuscire mai a comprendermi come vorrei
Ritengo che alla base di ogni mio "disturbo" ci sia un denominatore comune, quindi potrebbe essere utile analizzare ogni sensazione negativa per poter meglio delineare un possibile malessere artefice di tutto ciò che patisco.
Articolerò il discorso in sezioni con la speranza di poter rendere più fruibile il discorso a tutti.
INFANZIA E RAPPORTO CON PARENTI
Sin da piccolo sono stato un bambino molto introverso, chiuso, insicuro e balbuziente (all'asilo mi capitava spesso di provare vergogna di consegnare alla maestra un disegno o un compitino terminato).
Ho imparato a leggere e a scrivere tra i 6 e i 7 anni anche se con la matematica me la sono cavata sempre più che egregiamente (per tale motivo ho scelto una facoltà scientifica).
Già da piccolino subivo percosse, anche molto forti, da mia madre (probabilmente una casalinga che si stava esaurendo a gestire due figli piccoli da sola mentre suo marito era lontano per lavoro); mio padre ha cominciato a picchiarmi appena cresciuto un po' di più (9 anni) e da lui ho subito percosse atroci.
Ciò non ha fatto altro che inasprire il rapporto con i miei genitori (che continua a peggiorare di anno in anno), complice anche il sentirmi così estraneo a tutta la famiglia, in quanto non mi sento capito da nessuno di loro (molti mi chiedono come sia possibile che io sia così diverso da tutti i miei parenti)
SFERA SOCIALE
Preferisco stare più da solo che con gli altri e quando esco con conoscenti ho poi bisogno "di ricaricarmi" stando da solo; inoltre sono quello più silenzioso, in quanto la mia insicurezza mi causa un timore atroce di dire qualcosa di sbagliato ed essere deriso, infatti mi esprimo solo quando penso di poter dire qualcosa di intelligente; forse perché vorrei ricevere l'approvazione degli altri (sono stato il primo della classe alle medie e superiori, avverto molte aspettative sul mio conto).
Mi sento instabile emotivamente e ciò ha provocato l'allontanamento di molte persone: essenzialmente si sentivano così tanto cercate alcuni giorni, minimamente percepite negli altri.
Una settimana fa ho lasciato la mia ragazza (3 anni di relazione) perché si sentiva un giocattolo: quando stavo bene la cercavo, quando stavo male o anche minimamente stressato, non la consideravo, o almeno, non quanto desiderava lei.
Io la amo, ma non penso sia giusto stare con lei in questo mio stato, vorrei anche tornare con lei... ma mi ha risposto, francamente, che non è più capace di gestire la mia instabilità.
Forse, cambio umore abbastanza rapidamente, succede anche che il giorno prima ho pensieri addirittura suicida, per poi sentirmi "normale" il giorno seguente.
SFERA INDIVIDUALE
Sono perennemente indeciso sul mio futuro, cambio spesso idee, e ciò mi capita specialmente negli hobby: mi appassiono a qualcosa, ma poi cambio rapidamente attività.
Mi sento così tanto solo, incompreso e instabile in una società che sembra anteporre, sempre di più in misura maggiore, il benessere collettivo a discapito di quello individuale. dddddddddddddd
Articolerò il discorso in sezioni con la speranza di poter rendere più fruibile il discorso a tutti.
INFANZIA E RAPPORTO CON PARENTI
Sin da piccolo sono stato un bambino molto introverso, chiuso, insicuro e balbuziente (all'asilo mi capitava spesso di provare vergogna di consegnare alla maestra un disegno o un compitino terminato).
Ho imparato a leggere e a scrivere tra i 6 e i 7 anni anche se con la matematica me la sono cavata sempre più che egregiamente (per tale motivo ho scelto una facoltà scientifica).
Già da piccolino subivo percosse, anche molto forti, da mia madre (probabilmente una casalinga che si stava esaurendo a gestire due figli piccoli da sola mentre suo marito era lontano per lavoro); mio padre ha cominciato a picchiarmi appena cresciuto un po' di più (9 anni) e da lui ho subito percosse atroci.
Ciò non ha fatto altro che inasprire il rapporto con i miei genitori (che continua a peggiorare di anno in anno), complice anche il sentirmi così estraneo a tutta la famiglia, in quanto non mi sento capito da nessuno di loro (molti mi chiedono come sia possibile che io sia così diverso da tutti i miei parenti)
SFERA SOCIALE
Preferisco stare più da solo che con gli altri e quando esco con conoscenti ho poi bisogno "di ricaricarmi" stando da solo; inoltre sono quello più silenzioso, in quanto la mia insicurezza mi causa un timore atroce di dire qualcosa di sbagliato ed essere deriso, infatti mi esprimo solo quando penso di poter dire qualcosa di intelligente; forse perché vorrei ricevere l'approvazione degli altri (sono stato il primo della classe alle medie e superiori, avverto molte aspettative sul mio conto).
Mi sento instabile emotivamente e ciò ha provocato l'allontanamento di molte persone: essenzialmente si sentivano così tanto cercate alcuni giorni, minimamente percepite negli altri.
Una settimana fa ho lasciato la mia ragazza (3 anni di relazione) perché si sentiva un giocattolo: quando stavo bene la cercavo, quando stavo male o anche minimamente stressato, non la consideravo, o almeno, non quanto desiderava lei.
Io la amo, ma non penso sia giusto stare con lei in questo mio stato, vorrei anche tornare con lei... ma mi ha risposto, francamente, che non è più capace di gestire la mia instabilità.
Forse, cambio umore abbastanza rapidamente, succede anche che il giorno prima ho pensieri addirittura suicida, per poi sentirmi "normale" il giorno seguente.
SFERA INDIVIDUALE
Sono perennemente indeciso sul mio futuro, cambio spesso idee, e ciò mi capita specialmente negli hobby: mi appassiono a qualcosa, ma poi cambio rapidamente attività.
Mi sento così tanto solo, incompreso e instabile in una società che sembra anteporre, sempre di più in misura maggiore, il benessere collettivo a discapito di quello individuale. dddddddddddddd
[#1]
Gentile utente,
ama la sua ragazza, le dispiace averla perduta (non anche averle creato tante difficoltà?) ma nemmeno questo è bastato a tradurre le sue molte parole e i moltissimi disagi in una soluzione: quella di cercare uno psicologo e iniziare il cambiamento terapeutico, ossia decidere di migliorare la sua vita.
Trova anche all'università un consulente gratuito, lo trova alle ASL e al Consultorio Giovani.
L'importante è svegliarsi e voler attuare il cambiamento.
Auguri. Ci faccia sapere come evolve.
ama la sua ragazza, le dispiace averla perduta (non anche averle creato tante difficoltà?) ma nemmeno questo è bastato a tradurre le sue molte parole e i moltissimi disagi in una soluzione: quella di cercare uno psicologo e iniziare il cambiamento terapeutico, ossia decidere di migliorare la sua vita.
Trova anche all'università un consulente gratuito, lo trova alle ASL e al Consultorio Giovani.
L'importante è svegliarsi e voler attuare il cambiamento.
Auguri. Ci faccia sapere come evolve.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
La ringrazio per la celere risposta.
Io l'ho lasciata proprio perché sono consapevole delle sofferenze che le ho causato, anche se vorrei così tanto ritornare con lei... Alla fine, anche se lei è resistita più di tutti, si è allontanata anche lei. Domani andrò da uno psicologo dell'Asl (purtroppo non posso permettermi uno privato) con la speranza di intraprendere un percorso terapeutico duraturo ed efficace. Io vorrei capire il perché di questo mio comportamento con gli altri: perché ho momento in cui considero le persone che mi stanno accanto ed altri in cui mi sento così, apatico, così sofferente di anedonia, che non mi va nemmeno di cercare la persona che amo.
Io l'ho lasciata proprio perché sono consapevole delle sofferenze che le ho causato, anche se vorrei così tanto ritornare con lei... Alla fine, anche se lei è resistita più di tutti, si è allontanata anche lei. Domani andrò da uno psicologo dell'Asl (purtroppo non posso permettermi uno privato) con la speranza di intraprendere un percorso terapeutico duraturo ed efficace. Io vorrei capire il perché di questo mio comportamento con gli altri: perché ho momento in cui considero le persone che mi stanno accanto ed altri in cui mi sento così, apatico, così sofferente di anedonia, che non mi va nemmeno di cercare la persona che amo.
[#4]
Utente
La ringrazio ancora per la risposta.
Non ho pregiudizi verso i psicologici dell'Asl ma purtroppo li ho verso verso la gestione della sanità pubblica. Spero solo di poter effettuare un percorso terapeutico duraturo.
Inoltre, lei afferma che bisogna "guarire per poi capire", ed è proprio ciò che mi chiedo costantemente: da cosa dovrei guarire, visto che sento così tanti malesseri in me? So che fare diagnosi online non è possibile, ma secondo lei, da quelle poche righe che le ho scritto, ci potrebbe essere (e cosa) un disturbo alla base di tutto ciò che affronto con me stesso ogni giorno?
Non ho pregiudizi verso i psicologici dell'Asl ma purtroppo li ho verso verso la gestione della sanità pubblica. Spero solo di poter effettuare un percorso terapeutico duraturo.
Inoltre, lei afferma che bisogna "guarire per poi capire", ed è proprio ciò che mi chiedo costantemente: da cosa dovrei guarire, visto che sento così tanti malesseri in me? So che fare diagnosi online non è possibile, ma secondo lei, da quelle poche righe che le ho scritto, ci potrebbe essere (e cosa) un disturbo alla base di tutto ciò che affronto con me stesso ogni giorno?
[#5]
Gentile utente,
a volte in luogo di un singolo "disturbo di base" c'è una sindrome complessa, a volte al contrario la situazione è più semplice di quello che può apparire in prima battuta.
In ogni caso, la valutazione richiede alcuni colloqui.
Auguri ancora.
a volte in luogo di un singolo "disturbo di base" c'è una sindrome complessa, a volte al contrario la situazione è più semplice di quello che può apparire in prima battuta.
In ogni caso, la valutazione richiede alcuni colloqui.
Auguri ancora.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.1k visite dal 14/12/2020.
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