Come gestire il sonno di una neonata di 4 mesi e mezzo?
Buongiorno.
Ho 28 anni e ho una bimba di 4 mesi e mezzo.
Ho sempre desiderato un figlio ma ora sto pensando che forse stavo meglio senza.
In gravidanza sono stata male come capita a tante donne ma dopo la nascita di mia figlia è tutto decisamente peggio.
Sono sempre sola ad occuparmi di lei tutto il giorno e tutte le notti e questo non sarebbe un problema se mi lasciasse riposare in pace almeno un po' nell'arco delle 24h.
Allatto al seno a richiesta.
I primi 14 giorni urlava continuamente... la notte iniziava verso le 5 di pomeriggio per me ed era tutto un urlare e piangere fino al mattino.
Ero talmente stanca che piangevo ed ero triste continuamente.
Poi ho iniziato a farmi forza pensando di dover portare un po' di pazienza.
Continuavo a dimagrire a vista d'occhio perché non riuscivo a mangiare 5 min in pace.
Fino ai 3 mesi e mezzo stava solo in braccio ed ho fatto di tutto per non metterla nel letto con me ma non ce l'ho fatta più a non dormire.
Accanto a me la situazione è migliorata perché almeno 2-3 ore le dormo ora.
Ma ha continuamente bisogno della mia presenza.
Devo dondolarla e allattarla di continuo per farla dormire.
È tutto un muoversi e risvegliarsi.
Io ormai non sono più io... mi sta facendo innervosire talmente tanto che a volte mi sembra di dover esplodere.
Il mio compagno lavora moltissimo e non riesco più a trovare 5 min per stare in pace con lui almeno la sera.
Nemmeno per mangiare.
Dormiamo in stanze separate perché altrimenti non potrebbe riposare nemmeno lui.
Appena arrivano le 6 di sera piange ed è stanca vuole braccio, dondolata e così fino a quando crolla nel giro di 4-5 ore.
Ma la notte continua poi così.
La mattina sono distrutta, di giorno è una lotta continua per poter fare qualcosa in casa e la sera così.
Mi sento frustrata e sento che non riuscirò mai più a riprendermi.
C'è qualche speranza che io possa farla dormire nel lettino e che almeno la sera mi dia un po' di pace?
Con il mio compagno va tutto bene ma mi dispiace dover stare cosi con lui ed è a me che non va più bene questa situazione.
Mi dispiace dire tutte queste cose do a mia figlia tutto e la amo tantissimo ma non so se l'avrei messa al mondo se avessi saputo tutto questo.
Pensare questa cosa mi fa sentire una brutta persona ed una mamma pessima.
Ho 28 anni e ho una bimba di 4 mesi e mezzo.
Ho sempre desiderato un figlio ma ora sto pensando che forse stavo meglio senza.
In gravidanza sono stata male come capita a tante donne ma dopo la nascita di mia figlia è tutto decisamente peggio.
Sono sempre sola ad occuparmi di lei tutto il giorno e tutte le notti e questo non sarebbe un problema se mi lasciasse riposare in pace almeno un po' nell'arco delle 24h.
Allatto al seno a richiesta.
I primi 14 giorni urlava continuamente... la notte iniziava verso le 5 di pomeriggio per me ed era tutto un urlare e piangere fino al mattino.
Ero talmente stanca che piangevo ed ero triste continuamente.
Poi ho iniziato a farmi forza pensando di dover portare un po' di pazienza.
Continuavo a dimagrire a vista d'occhio perché non riuscivo a mangiare 5 min in pace.
Fino ai 3 mesi e mezzo stava solo in braccio ed ho fatto di tutto per non metterla nel letto con me ma non ce l'ho fatta più a non dormire.
Accanto a me la situazione è migliorata perché almeno 2-3 ore le dormo ora.
Ma ha continuamente bisogno della mia presenza.
Devo dondolarla e allattarla di continuo per farla dormire.
È tutto un muoversi e risvegliarsi.
Io ormai non sono più io... mi sta facendo innervosire talmente tanto che a volte mi sembra di dover esplodere.
Il mio compagno lavora moltissimo e non riesco più a trovare 5 min per stare in pace con lui almeno la sera.
Nemmeno per mangiare.
Dormiamo in stanze separate perché altrimenti non potrebbe riposare nemmeno lui.
Appena arrivano le 6 di sera piange ed è stanca vuole braccio, dondolata e così fino a quando crolla nel giro di 4-5 ore.
Ma la notte continua poi così.
La mattina sono distrutta, di giorno è una lotta continua per poter fare qualcosa in casa e la sera così.
Mi sento frustrata e sento che non riuscirò mai più a riprendermi.
C'è qualche speranza che io possa farla dormire nel lettino e che almeno la sera mi dia un po' di pace?
Con il mio compagno va tutto bene ma mi dispiace dover stare cosi con lui ed è a me che non va più bene questa situazione.
Mi dispiace dire tutte queste cose do a mia figlia tutto e la amo tantissimo ma non so se l'avrei messa al mondo se avessi saputo tutto questo.
Pensare questa cosa mi fa sentire una brutta persona ed una mamma pessima.
[#1]
Gentile utente,
sul come condurre la fase post-parto si scontrano correnti di pensiero, non solo psicologiche, ma anche pediatriche ad altro.
Alcune tra queste privilegiano i diritti del neonato,
in quanto dovrebbe poter vivere questa fase come un quasi-prolungamento dell'utero al fine di evitargli scossoni psicologici .
Altre, ormai piuttosto desuete, privilegiavano la regola e l'"addomesticamento" del bambino alla vita sociale fin dai primi giorni di vita.
Noi qui siamo nell'area psicologia, e dunque tale sarà il punto di vista assunto nella risposta.
Io ritengo che il benessere del bambino passi attraverso il ben-essere degli adulti che si occupano di lui, in specifico della madre allattante;
ciò implica che avvenga una negoziazione costante tra i due, anche se ovviamente implicita per molti mesi e anni.
Intendo dire che occorre trovare il punto di incontro tra i diritti-bisogni-desideri del bambino e quelli della madre che più da vicino lo accudisce.
Non tutte le mamme rispondono positivamente all'allattamento on demand:
per motivi fisici (sonno costante, stanchezza, altro),
per l'oppressione psicologica del proprio corpo usato come ciuccio,
per l'ansia che può portare l'essere sempre a disposizione giorno e notte,
per il legame vampiresco che percepiscono crearsi nel bambino verso la madre.
E ancora: non va sottovalutata la situazione della coppia, che di frequente è letteralmente inghiottita e annullata dalle esigenze del neonato; proprio nel momento in cui la donna avrebbe maggior bisogno di ritrovare l'alleanza e il calore con il proprio compagno.
In questo caso, che fare? continuare imperterriti con l'allattamento a richiesta perchè "per il bambino è la situazione migliore"?
fino a quando? Fin che la madre scoppia? Fin quando la coppia va in crisi?
O invece è opportuno individuare una linea di condotta operativa che, pur proteggendo al *massimo possibile* il meglio per il bambino, protegga anche la madre dai propri sentimenti di aggressività/rifiuto causati (anche) dalla stanchezza e mancanza di sonno?
Propendo per questa seconda ipotesi, privilegiando il ben-essere "del sistema famiglia" su quello quello singolo, sia pure esso quell'esserino indifeso (ed altrettanto tirannico) che è il neonato e poi bambino.
E' ovvio che avrei sottolineato altri aspetti - differenti - della diade madre-figlio se il consulto avesse prospettato problematiche opposte, ma essi potranno essere approfonditi attraverso la lettura di:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html .
Fatta questa necessaria premessa, torno al Suo consulto.
Come fare dunque a "..gestire il sonno di una neonata di 4 mesi e mezzo?" (titolo), chiede?
Gestendo meglio tutti i momenti della giornata e della notte, rispondo;
creando alcune routines che vadano a vantaggio dei *Suoi* bisogni di persona, e che Le permettano
- attraverso il giusto rispetto del riposo-sonno e i necessari momenti di stacco -
di assaporare la gioia di avere un figlio e non solo la fatica (che sicuramente non manca e non mancherà).
Ciò vorrà dire non essere più costantemente a disposizione del bambino, bensì affidarlo per alcuni momenti ad altri, ad es. preparando il biberon di mezzanotte con il Suo latte affinchè il padre lo somministri.
Può darsi che a questo punto emergano in Lei i fantasmi di essere una cattiva madre così facendo... l'oleografia sulla madre perfetta che si sacrifica fino allo schianto è molto inconsapevolmente interiorizzata. O, all'opposto, si occorgerà che è Lei stessa a non riuscire a fare a meno della piccolina, e non viceversa.
Come vede le sfaccettature poste dalla Sua domanda sono veramente tante.
Tenga presente che molte sono le donne in sofferenza proprio per i motivi Suoi, ma raramente ne parlano per paura di essere giudicate "cattive madri".
Può darsi che da sola non ce la faccia ad avere la lucidità e la forza necessarie ad individuare e portare avanti una Sua via per essere mamma;
in questo caso chieda un aiuto psicologico per aiutare *Lei*, non schierato unilateralmente dalla parte dei bisogni del bambino.
Saluti cordiali
Dott. Brunialti
sul come condurre la fase post-parto si scontrano correnti di pensiero, non solo psicologiche, ma anche pediatriche ad altro.
Alcune tra queste privilegiano i diritti del neonato,
in quanto dovrebbe poter vivere questa fase come un quasi-prolungamento dell'utero al fine di evitargli scossoni psicologici .
Altre, ormai piuttosto desuete, privilegiavano la regola e l'"addomesticamento" del bambino alla vita sociale fin dai primi giorni di vita.
Noi qui siamo nell'area psicologia, e dunque tale sarà il punto di vista assunto nella risposta.
Io ritengo che il benessere del bambino passi attraverso il ben-essere degli adulti che si occupano di lui, in specifico della madre allattante;
ciò implica che avvenga una negoziazione costante tra i due, anche se ovviamente implicita per molti mesi e anni.
Intendo dire che occorre trovare il punto di incontro tra i diritti-bisogni-desideri del bambino e quelli della madre che più da vicino lo accudisce.
Non tutte le mamme rispondono positivamente all'allattamento on demand:
per motivi fisici (sonno costante, stanchezza, altro),
per l'oppressione psicologica del proprio corpo usato come ciuccio,
per l'ansia che può portare l'essere sempre a disposizione giorno e notte,
per il legame vampiresco che percepiscono crearsi nel bambino verso la madre.
E ancora: non va sottovalutata la situazione della coppia, che di frequente è letteralmente inghiottita e annullata dalle esigenze del neonato; proprio nel momento in cui la donna avrebbe maggior bisogno di ritrovare l'alleanza e il calore con il proprio compagno.
In questo caso, che fare? continuare imperterriti con l'allattamento a richiesta perchè "per il bambino è la situazione migliore"?
fino a quando? Fin che la madre scoppia? Fin quando la coppia va in crisi?
O invece è opportuno individuare una linea di condotta operativa che, pur proteggendo al *massimo possibile* il meglio per il bambino, protegga anche la madre dai propri sentimenti di aggressività/rifiuto causati (anche) dalla stanchezza e mancanza di sonno?
Propendo per questa seconda ipotesi, privilegiando il ben-essere "del sistema famiglia" su quello quello singolo, sia pure esso quell'esserino indifeso (ed altrettanto tirannico) che è il neonato e poi bambino.
E' ovvio che avrei sottolineato altri aspetti - differenti - della diade madre-figlio se il consulto avesse prospettato problematiche opposte, ma essi potranno essere approfonditi attraverso la lettura di:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html .
Fatta questa necessaria premessa, torno al Suo consulto.
Come fare dunque a "..gestire il sonno di una neonata di 4 mesi e mezzo?" (titolo), chiede?
Gestendo meglio tutti i momenti della giornata e della notte, rispondo;
creando alcune routines che vadano a vantaggio dei *Suoi* bisogni di persona, e che Le permettano
- attraverso il giusto rispetto del riposo-sonno e i necessari momenti di stacco -
di assaporare la gioia di avere un figlio e non solo la fatica (che sicuramente non manca e non mancherà).
Ciò vorrà dire non essere più costantemente a disposizione del bambino, bensì affidarlo per alcuni momenti ad altri, ad es. preparando il biberon di mezzanotte con il Suo latte affinchè il padre lo somministri.
Può darsi che a questo punto emergano in Lei i fantasmi di essere una cattiva madre così facendo... l'oleografia sulla madre perfetta che si sacrifica fino allo schianto è molto inconsapevolmente interiorizzata. O, all'opposto, si occorgerà che è Lei stessa a non riuscire a fare a meno della piccolina, e non viceversa.
Come vede le sfaccettature poste dalla Sua domanda sono veramente tante.
Tenga presente che molte sono le donne in sofferenza proprio per i motivi Suoi, ma raramente ne parlano per paura di essere giudicate "cattive madri".
Può darsi che da sola non ce la faccia ad avere la lucidità e la forza necessarie ad individuare e portare avanti una Sua via per essere mamma;
in questo caso chieda un aiuto psicologico per aiutare *Lei*, non schierato unilateralmente dalla parte dei bisogni del bambino.
Saluti cordiali
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 19.7k visite dal 07/12/2020.
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