Credo di avere una madre narcisista, come si può gestire?
Buonasera,
cercherò di riassumere ma non sarà facile.
Quando ero una bambina e ancor più un'adolescente, casa mia era un posto emotivamente da incubo.
Non era un posto sicuro e le braccia di mia madre ancora meno.
Al di fuori sembravamo la famiglia perfetta, perché così ci si doveva comportare.
Io ero la bambina che già a tre anni si disperava perché la domenica l'asilo era chiuso e chiedevo sempre di rimanere in orario prolungato.
All'epoca mia madre mi raccontava che all'età di 2 anni a seguito di un capriccio in cui mi sono buttata a terra, lei mi ha alzato per i capelli e me le ha suonate.
Lo faceva per ricordami quello che mi poteva succedere.
Quando era nervosa mi picchiava rincorrendomi per la casa urlandomi cose senza senso tipo "ti picchio senza lasciarti i segni, perché così non puoi dire che ti ho picchiata" "ti picchio con questo, sennò mi faccio male" "chiama, chiama il telefono azzurro, vedrai cosa ti dicono".
Non mi ha mai portata dal medico, mi guariva pregandomi.
Anche star male era un incubo.
Secondo lei se mi ammalavo era perché avevo fatto qualcosa di sbagliato e anche quando non riuscivo ad alzarmi dal divano mi diceva cose del tipo "ecco lì la moribonda" o "Sei stata a letto tutto il pomeriggio, vedi un po' di alzarti! ".
Ho avuto paura di andare dal medico anche quando avevo una famiglia mia.
Ancora oggi se ci vado, glielo tengo ben nascosto.
Mi ha sempre offeso, umiliato, bistrattato, fatto sentire una nullità.
Ha preteso che andassi all'università perché così avrebbe fatto bella figura con le sue amiche, ma se ne è pentita, perché ho acquisito forza e indipendenza.
Tutto ciò che facevo e faccio non è mai abbastanza.
Non ha bisogno di chiedere, lei si fa capire in altro modo.
Sguardi, mugugni, mutismi, offese, dispetti fino a che tu non capisci dove stai sbagliando.
Ho sempre avuto la sensazione che mi odiasse e che al tempo stesso fosse invidiosa di me.
Mi ha reso la vita un'inferno.
Se vi state chiedendo perché non sono scapata è perché mi sentivo in colpa, una figlia degenere a non amare una madre così buona, ma anche per non abbandonare mio padre che ne è sempre stato succube.
Adesso che mia madre ha 70 anni ho l'impressione che oltre all'aggravarsi del narcisismo ci sia qualcos'altro sta diventando un po' paranoica.
Ascolta tutte le fakes che circolano in questo periodo, ha paura che le controllino il conto in banca perché lei è un personaggio in vista (non è un vip!! ).
Non esce più con il cellulare perché altrimenti la mettono in quarantena se incontra un positivo, dice che i medici vengono pagati di più se ci sono più pazienti affetti da Covid in ospedale, che se vai in ospedale ti fanno morire e ti testano farmici sperimentali senza che tu lo sappia e altro.
Cosa si deve o si può fare in un caso simile, visto che è irragionevole?
Lei pensa di essere nel giusto e fa molta attenzione affinché nulla di tutto ciò traspaia all'esterno... solo io riconosco l'impercettibile cambio di voce quando recita.
Grazie
cercherò di riassumere ma non sarà facile.
Quando ero una bambina e ancor più un'adolescente, casa mia era un posto emotivamente da incubo.
Non era un posto sicuro e le braccia di mia madre ancora meno.
Al di fuori sembravamo la famiglia perfetta, perché così ci si doveva comportare.
Io ero la bambina che già a tre anni si disperava perché la domenica l'asilo era chiuso e chiedevo sempre di rimanere in orario prolungato.
All'epoca mia madre mi raccontava che all'età di 2 anni a seguito di un capriccio in cui mi sono buttata a terra, lei mi ha alzato per i capelli e me le ha suonate.
Lo faceva per ricordami quello che mi poteva succedere.
Quando era nervosa mi picchiava rincorrendomi per la casa urlandomi cose senza senso tipo "ti picchio senza lasciarti i segni, perché così non puoi dire che ti ho picchiata" "ti picchio con questo, sennò mi faccio male" "chiama, chiama il telefono azzurro, vedrai cosa ti dicono".
Non mi ha mai portata dal medico, mi guariva pregandomi.
Anche star male era un incubo.
Secondo lei se mi ammalavo era perché avevo fatto qualcosa di sbagliato e anche quando non riuscivo ad alzarmi dal divano mi diceva cose del tipo "ecco lì la moribonda" o "Sei stata a letto tutto il pomeriggio, vedi un po' di alzarti! ".
Ho avuto paura di andare dal medico anche quando avevo una famiglia mia.
Ancora oggi se ci vado, glielo tengo ben nascosto.
Mi ha sempre offeso, umiliato, bistrattato, fatto sentire una nullità.
Ha preteso che andassi all'università perché così avrebbe fatto bella figura con le sue amiche, ma se ne è pentita, perché ho acquisito forza e indipendenza.
Tutto ciò che facevo e faccio non è mai abbastanza.
Non ha bisogno di chiedere, lei si fa capire in altro modo.
Sguardi, mugugni, mutismi, offese, dispetti fino a che tu non capisci dove stai sbagliando.
Ho sempre avuto la sensazione che mi odiasse e che al tempo stesso fosse invidiosa di me.
Mi ha reso la vita un'inferno.
Se vi state chiedendo perché non sono scapata è perché mi sentivo in colpa, una figlia degenere a non amare una madre così buona, ma anche per non abbandonare mio padre che ne è sempre stato succube.
Adesso che mia madre ha 70 anni ho l'impressione che oltre all'aggravarsi del narcisismo ci sia qualcos'altro sta diventando un po' paranoica.
Ascolta tutte le fakes che circolano in questo periodo, ha paura che le controllino il conto in banca perché lei è un personaggio in vista (non è un vip!! ).
Non esce più con il cellulare perché altrimenti la mettono in quarantena se incontra un positivo, dice che i medici vengono pagati di più se ci sono più pazienti affetti da Covid in ospedale, che se vai in ospedale ti fanno morire e ti testano farmici sperimentali senza che tu lo sappia e altro.
Cosa si deve o si può fare in un caso simile, visto che è irragionevole?
Lei pensa di essere nel giusto e fa molta attenzione affinché nulla di tutto ciò traspaia all'esterno... solo io riconosco l'impercettibile cambio di voce quando recita.
Grazie
[#1]
Cara utente,
la sua vera domanda -mi permetta di interpretarla, ho visto troppi casi simili- è piuttosto: che cosa posso fare per salvare me stessa... specie adesso che al risentimento si sta sostituendo la pietà?
Come posso evitare di compromettere tutta la mia vita, il mio lavoro, la mia famiglia, perfino la mia limpida visione della realtà?
Quali sono i doveri di una figlia nei confronti di una madre che i suoi doveri ben più essenziali non ha saputo o voluto rispettarli?
Lei scrive: "Ho sempre avuto la sensazione che mi odiasse e che al tempo stesso fosse invidiosa di me".
Forse non è solo una sensazione; però come tutti i figli (e le figlie in particolare) sembra che lei scriva queste parole per sentirsi correggere, rassicurare, perfino sgridare.
E' più facile considerarsi figlia ingrata e degenere che prendere atto della scarsa capacità di nostra madre di mostrare semplicemente la tenerezza che prova perfino una gatta o qualunque altro mammifero.
Ci sono madri che non sanno amare. Le situazioni della vita, la pressione sociale, altri elementi diversi per ciascuna, possono determinare malevolenza verso il figlio, ma la falsificazione di questa verità coinvolge spesso perfino gli addetti ai lavori (gli psicologi) e figuriamoci tutti gli altri, che preferiscono da subito non vedere, non sentire e non essere coinvolti.
La prima cosa è dunque prendere atto di quella che è la realtà, spesso ambivalente ma in ultima analisi chiara.
Su questa base, pur sentendo una ferita dentro, lei dovrà ragionare e stabilire cosa dare a questa madre divenuta a sua volta bambina -ma più che mai disposta a manipolare gli altri a proprio vantaggio-.
L'aiuto di un terapeuta può essere essenziale per condurre da qui in poi un comportamento ragionevole (lei ha diritto al rispetto, se l'affetto è mancato) e per non prodigare ancora sforzi disperati per conquistare quell'affetto che sua madre non vuole o non è in grado di offrire.
L'aiuto di un professionista l'aiuterà a non sbagliare, a non tradurre le sue sofferenze in colpe, col rischio di acuirle. L'aiuterà ad accettare il dolore, e infine anche a comprendere.
Un cambiamento di rotta, graduale ma deciso, può essere utile a sua madre come a lei.
Auguri, e ci tenga al corrente.
la sua vera domanda -mi permetta di interpretarla, ho visto troppi casi simili- è piuttosto: che cosa posso fare per salvare me stessa... specie adesso che al risentimento si sta sostituendo la pietà?
Come posso evitare di compromettere tutta la mia vita, il mio lavoro, la mia famiglia, perfino la mia limpida visione della realtà?
Quali sono i doveri di una figlia nei confronti di una madre che i suoi doveri ben più essenziali non ha saputo o voluto rispettarli?
Lei scrive: "Ho sempre avuto la sensazione che mi odiasse e che al tempo stesso fosse invidiosa di me".
Forse non è solo una sensazione; però come tutti i figli (e le figlie in particolare) sembra che lei scriva queste parole per sentirsi correggere, rassicurare, perfino sgridare.
E' più facile considerarsi figlia ingrata e degenere che prendere atto della scarsa capacità di nostra madre di mostrare semplicemente la tenerezza che prova perfino una gatta o qualunque altro mammifero.
Ci sono madri che non sanno amare. Le situazioni della vita, la pressione sociale, altri elementi diversi per ciascuna, possono determinare malevolenza verso il figlio, ma la falsificazione di questa verità coinvolge spesso perfino gli addetti ai lavori (gli psicologi) e figuriamoci tutti gli altri, che preferiscono da subito non vedere, non sentire e non essere coinvolti.
La prima cosa è dunque prendere atto di quella che è la realtà, spesso ambivalente ma in ultima analisi chiara.
Su questa base, pur sentendo una ferita dentro, lei dovrà ragionare e stabilire cosa dare a questa madre divenuta a sua volta bambina -ma più che mai disposta a manipolare gli altri a proprio vantaggio-.
L'aiuto di un terapeuta può essere essenziale per condurre da qui in poi un comportamento ragionevole (lei ha diritto al rispetto, se l'affetto è mancato) e per non prodigare ancora sforzi disperati per conquistare quell'affetto che sua madre non vuole o non è in grado di offrire.
L'aiuto di un professionista l'aiuterà a non sbagliare, a non tradurre le sue sofferenze in colpe, col rischio di acuirle. L'aiuterà ad accettare il dolore, e infine anche a comprendere.
Un cambiamento di rotta, graduale ma deciso, può essere utile a sua madre come a lei.
Auguri, e ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Buongiorno,
intanto grazie per la risposta rapidissima. Nonostante le cose siano migliorate parecchio da quando vivevo in casa con mia madre (ci sono stati momenti parecchio bui, dove il fondo l'ho sfiorato con le dita) ho ancora delle difficoltà ad accettare alcune cose e a non correre tutte le volte che lei chiama. Se non corro, so che ci saranno delle conseguenze o per me o per mio padre, che non la sta vivendo bene, ma non so come aiutare. Mia madre ha sempre cercato di minare il nostro rapporto e di tenerci il più lontano possibile o di controllarci in qualche maniera. Scrivervi è stato un'ulteriore piccolo passo avanti per uscire da quest'incubo e forse come dice lei avevo solo bisogno di rassicurazioni, perché la visione della realtà non è sempre stata limpida. In sostanza sto abbastanza bene, ma ho bisogno di un aiuto per compiere l'ultimo definitivo passo per tagliare quel sottile filo invisibile, ma resistente che mi lega in qualche modo a questa persona. Sarò io a scegliere cosa offrire, perché lo voglio io e non perché devo. Grazie ancora, cercherò uno psicoterapeuta.
intanto grazie per la risposta rapidissima. Nonostante le cose siano migliorate parecchio da quando vivevo in casa con mia madre (ci sono stati momenti parecchio bui, dove il fondo l'ho sfiorato con le dita) ho ancora delle difficoltà ad accettare alcune cose e a non correre tutte le volte che lei chiama. Se non corro, so che ci saranno delle conseguenze o per me o per mio padre, che non la sta vivendo bene, ma non so come aiutare. Mia madre ha sempre cercato di minare il nostro rapporto e di tenerci il più lontano possibile o di controllarci in qualche maniera. Scrivervi è stato un'ulteriore piccolo passo avanti per uscire da quest'incubo e forse come dice lei avevo solo bisogno di rassicurazioni, perché la visione della realtà non è sempre stata limpida. In sostanza sto abbastanza bene, ma ho bisogno di un aiuto per compiere l'ultimo definitivo passo per tagliare quel sottile filo invisibile, ma resistente che mi lega in qualche modo a questa persona. Sarò io a scegliere cosa offrire, perché lo voglio io e non perché devo. Grazie ancora, cercherò uno psicoterapeuta.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 10.7k visite dal 06/12/2020.
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Approfondimento su Narcisismo
Come si comporta il narcisista? Quali sono i segnali del narcisismo? Come superare una relazione con un soggetto con personalità narcisistica e il love bombing?