Stato confusionale e profonda tristezza
Sono una ragazza di 34anni.
Sto con un ragazzo mio coetaneo da circa 4 anni, abbiamo sempre avuto un bel rapporto, tra noi c'è sempre stato amore e massimo rispetto.
Negli ultimi mesi è riuscito a trovare un lavoro dalle mie parti (lui viveva a circa 50 km da casa mia) e avevamo iniziato a parlare di una futura convivenza, voluta in realtà più da me che da lui.
Avevamo iniziato a cercare case e nell'attesa di trovarla l'ho ospitato a casa mia per una settimana (vivo con i miei genitori).
Purtroppo quei giorni non sono stati molto semplici:mio nonno era morto da 14giorni e psicologicamente mi sentivo molto a terra, inoltre ero preoccupata per questioni di lavoro e la convivenza con lui e i miei genitori l'ho vissuta male, mi sentivo nervosa.
Un giorno il mio ragazzo mi ha detto di aver trovato casa e che, visto che i primi tempi avrebbe voluto viverci da solo nell'attesa di staccarsi economicamente dalla sua famiglia, ogni fine settimana sarebbe tornato a casa dai suoi genitori, quindi io e lui non ci saremmo visti.
Sono rimasta male, mi sono incavolata, gli ho detto che non capivo la necessità di tornare ogni fine settimana a casa dai suoi, per me era importante vederlo e mi stavo stancando perchè dopo aver aspettato anni per essere finalmente vicini lui il fine settimana sarebbe comunque stato lontano, mi sono sentita un po' usata.
Dopo questa discussione accesa, lui è sparito per 2settimane: ho provato a chiamarlo, mandargli sms, ma non rispondeva.
Per essere certa che non fosse successo nulla di grave dopo diversi giorni ho deciso di contattare la madre e dopo2 giorni mi arriva un messaggio da parte di lui con accuse pesanti nei miei confronti: è convinto che io lo abbia cacciato da casa mia, che non lo abbia mai sostenuto, che il mio comportamento gli fa schifo, che lo opprimevo per la convivenza ecc.
Ho provato a parlarci ma ancora una volta ha rifiutato le mie chiamate, dicendo di voler stare un po' da solo per riflettere e che non voleva sentirmi.
Ho provato a spiegargli tramite messaggi che non ho mai pensato di cacciarlo, gli ho chiesto scusa del mio nervosismo degli ultimi giorni dovuto al mio periodo stressante, ma lui ha continuato ad accusarmi, sembrava un'altra persona, traspariva odio.
Gli ho detto che mi stava ferendo tanto, che non credo di meritare tale comportamento.
Da quel giorno è sparito di nuovo.
Oramai è passato più di un mese da quando abbiamo avuto la discussione e più di due settimane da questi ultimi messaggi.
Sono distrutta, non lo riconosco più, lo amavo tantissimo.
Alterno sensi di colpa per i miei comportamenti degli ultimi giorni a crisi di pianto.
Lui mi ha lasciata "sospesa", di fatto non so se mai si farà sentire, sembra che mi odi.
Mi sto sforzando di dargli tempo ma mi sento profondamente ferita.
Non so cosa fare, il pensiero che tra noi possa finire tutto mi fa soffrire ma al tempo stesso non so se avrei di nuovo fiducia in un ragazzo che invece di affrontare i problemi col dialogo scappa.
Avete consigli?
Grazie
Sto con un ragazzo mio coetaneo da circa 4 anni, abbiamo sempre avuto un bel rapporto, tra noi c'è sempre stato amore e massimo rispetto.
Negli ultimi mesi è riuscito a trovare un lavoro dalle mie parti (lui viveva a circa 50 km da casa mia) e avevamo iniziato a parlare di una futura convivenza, voluta in realtà più da me che da lui.
Avevamo iniziato a cercare case e nell'attesa di trovarla l'ho ospitato a casa mia per una settimana (vivo con i miei genitori).
Purtroppo quei giorni non sono stati molto semplici:mio nonno era morto da 14giorni e psicologicamente mi sentivo molto a terra, inoltre ero preoccupata per questioni di lavoro e la convivenza con lui e i miei genitori l'ho vissuta male, mi sentivo nervosa.
Un giorno il mio ragazzo mi ha detto di aver trovato casa e che, visto che i primi tempi avrebbe voluto viverci da solo nell'attesa di staccarsi economicamente dalla sua famiglia, ogni fine settimana sarebbe tornato a casa dai suoi genitori, quindi io e lui non ci saremmo visti.
Sono rimasta male, mi sono incavolata, gli ho detto che non capivo la necessità di tornare ogni fine settimana a casa dai suoi, per me era importante vederlo e mi stavo stancando perchè dopo aver aspettato anni per essere finalmente vicini lui il fine settimana sarebbe comunque stato lontano, mi sono sentita un po' usata.
Dopo questa discussione accesa, lui è sparito per 2settimane: ho provato a chiamarlo, mandargli sms, ma non rispondeva.
Per essere certa che non fosse successo nulla di grave dopo diversi giorni ho deciso di contattare la madre e dopo2 giorni mi arriva un messaggio da parte di lui con accuse pesanti nei miei confronti: è convinto che io lo abbia cacciato da casa mia, che non lo abbia mai sostenuto, che il mio comportamento gli fa schifo, che lo opprimevo per la convivenza ecc.
Ho provato a parlarci ma ancora una volta ha rifiutato le mie chiamate, dicendo di voler stare un po' da solo per riflettere e che non voleva sentirmi.
Ho provato a spiegargli tramite messaggi che non ho mai pensato di cacciarlo, gli ho chiesto scusa del mio nervosismo degli ultimi giorni dovuto al mio periodo stressante, ma lui ha continuato ad accusarmi, sembrava un'altra persona, traspariva odio.
Gli ho detto che mi stava ferendo tanto, che non credo di meritare tale comportamento.
Da quel giorno è sparito di nuovo.
Oramai è passato più di un mese da quando abbiamo avuto la discussione e più di due settimane da questi ultimi messaggi.
Sono distrutta, non lo riconosco più, lo amavo tantissimo.
Alterno sensi di colpa per i miei comportamenti degli ultimi giorni a crisi di pianto.
Lui mi ha lasciata "sospesa", di fatto non so se mai si farà sentire, sembra che mi odi.
Mi sto sforzando di dargli tempo ma mi sento profondamente ferita.
Non so cosa fare, il pensiero che tra noi possa finire tutto mi fa soffrire ma al tempo stesso non so se avrei di nuovo fiducia in un ragazzo che invece di affrontare i problemi col dialogo scappa.
Avete consigli?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
gli psicologi non danno consigli, ma aiutano le persone a vedere le cose sotto diversi punti di vista. A volte -temo che sia il suo caso- le aiutano a capire quello che hanno davanti agli occhi ma non vogliono vedere.
Proviamo a riepilogare la sua situazione.
Non da "ragazza", come scrive, ma da donna adulta, presumo con qualche esperienza alle spalle, lei inizia una relazione con un uomo della stessa età, relazione che va avanti per quattro anni senza che decidiate di convivere; anzi a quanto pare da parte di lui questa volontà non c'è mai stata.
L'occasione si offre quando lui trova un lavoro, che per la prima volta lo porta fuori dalla casa dei genitori.
Lei a questo punto lo ospita a casa dei suoi, in attesa che lui trovi casa, ma si rivela, a quel che ho capito, ben poco ospitale, scaricandogli addosso i suoi dispiaceri e i suoi problemi, quando lui stesso viveva tre difficoltà: il lavoro nuovo, il distacco dai genitori, la condizione di ospite in casa d'altri.
Provi ad interrogarsi, senza piangere e senza esagerare il senso di colpa, sulle ragioni di questo suo comportamento, e su come sia potuto apparire agli occhi di lui. Se da ospite veniva trattato rudemente, non avrà pensato che da convivente sarebbe stato calpestato, alla prima lite?
Vede, gentile utente, nelle relazioni umane, anche nelle più intime, e forse proprio in queste, è opportuno rispettare i criteri del rispetto e dell'educazione. Un ospite è un ospite, anche se è il nostro innamorato; in casa dei nostri genitori può sentirsi un estraneo indesiderato, se non siamo prodighi di gentilezza.
Fra le altre cose, in procinto di lasciare il nido della propria famiglia d'origine, il suo fidanzato avrà fatto amari paragoni tra quello che perdeva e la dura realtà che stava sperimentando con lei.
Da qui forse la decisione annunciata di tornare dai suoi nei fine settimana, nel paese in cui tra l'altro è cresciuto e immagino avrà tutti gli amici. Un opportuno distacco graduale. Cosa vi impediva di vedervi la sera dei giorni feriali?
Ma soprattutto, perché lei si è mostrata cieca di fronte a questa richiesta?
Tutto il resto mi sembra dello stesso tenore. Lui si vuole dare il tempo di pensare, di curare le ferite del distacco dai suoi e del suo trattamento brusco quando lo ha ospitato, ma lei non glielo permette: lo tempesta di messaggi e telefonate, lo mette alle strette. In pratica lo costringe ad esplodere in osservazioni dure che forse non ci sarebbero state, se lei non lo avesse incalzato così.
Adesso si dia il tempo di riflettere, senza pianti, con calma, e soprattutto senza convincere lui, con il suo irruento assillo, che l'unica salvezza è il distacco totale.
Ci rifletta.
gli psicologi non danno consigli, ma aiutano le persone a vedere le cose sotto diversi punti di vista. A volte -temo che sia il suo caso- le aiutano a capire quello che hanno davanti agli occhi ma non vogliono vedere.
Proviamo a riepilogare la sua situazione.
Non da "ragazza", come scrive, ma da donna adulta, presumo con qualche esperienza alle spalle, lei inizia una relazione con un uomo della stessa età, relazione che va avanti per quattro anni senza che decidiate di convivere; anzi a quanto pare da parte di lui questa volontà non c'è mai stata.
L'occasione si offre quando lui trova un lavoro, che per la prima volta lo porta fuori dalla casa dei genitori.
Lei a questo punto lo ospita a casa dei suoi, in attesa che lui trovi casa, ma si rivela, a quel che ho capito, ben poco ospitale, scaricandogli addosso i suoi dispiaceri e i suoi problemi, quando lui stesso viveva tre difficoltà: il lavoro nuovo, il distacco dai genitori, la condizione di ospite in casa d'altri.
Provi ad interrogarsi, senza piangere e senza esagerare il senso di colpa, sulle ragioni di questo suo comportamento, e su come sia potuto apparire agli occhi di lui. Se da ospite veniva trattato rudemente, non avrà pensato che da convivente sarebbe stato calpestato, alla prima lite?
Vede, gentile utente, nelle relazioni umane, anche nelle più intime, e forse proprio in queste, è opportuno rispettare i criteri del rispetto e dell'educazione. Un ospite è un ospite, anche se è il nostro innamorato; in casa dei nostri genitori può sentirsi un estraneo indesiderato, se non siamo prodighi di gentilezza.
Fra le altre cose, in procinto di lasciare il nido della propria famiglia d'origine, il suo fidanzato avrà fatto amari paragoni tra quello che perdeva e la dura realtà che stava sperimentando con lei.
Da qui forse la decisione annunciata di tornare dai suoi nei fine settimana, nel paese in cui tra l'altro è cresciuto e immagino avrà tutti gli amici. Un opportuno distacco graduale. Cosa vi impediva di vedervi la sera dei giorni feriali?
Ma soprattutto, perché lei si è mostrata cieca di fronte a questa richiesta?
Tutto il resto mi sembra dello stesso tenore. Lui si vuole dare il tempo di pensare, di curare le ferite del distacco dai suoi e del suo trattamento brusco quando lo ha ospitato, ma lei non glielo permette: lo tempesta di messaggi e telefonate, lo mette alle strette. In pratica lo costringe ad esplodere in osservazioni dure che forse non ci sarebbero state, se lei non lo avesse incalzato così.
Adesso si dia il tempo di riflettere, senza pianti, con calma, e soprattutto senza convincere lui, con il suo irruento assillo, che l'unica salvezza è il distacco totale.
Ci rifletta.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa, in realtà lui il distacco dalla sua famiglia l'ha già avuto, avendo studiato nella mia città per 10 anni, dove fino a un anno e mezzo fa aveva una casa e viveva sa solo. Inoltre, dormiva da me tutti i fine settimana, spesso andavo anche io a casa dei suoi. Quindi il distacco dai suoi non credo sia un problema.
Certo, in quella settimana in cui è stato a casa mia sono stata nervosa, me ne pento e gli ho chiesto scusa di questo, di questo mi assumo ovviamente le mie responsabilità.
Certo, aveva il pensiero del lavoro, e proprio per questo gli avevo suggerito io per prima di fermarsi da me, scelta che probabilmente non è stata favorevole, visto che io in quel periodo non ero al massimo. Non l'ho mai trattato male, anzi stravedevo per lui, in quei giorni però ero particolarmente nervosa, probabilmente ho gestito male il dolore del lutto (il primo in vita mia).
"Ma soprattutto, perché lei si è mostrata cieca di fronte a questa richiesta?"
Gli ho chiesto il perchè volesse tornare ogni fine settimana dai suoi genitori, visto che quando viveva qui quando era studente tornava 1 volta al mese, e lui non sapeva rispondermi. Probabilmente come lei suggerisce i miei comportamenti degli ultimi giorni l'hanno spaventato.
"lo tempesta di messaggi e telefonate, lo mette alle strette. In pratica lo costringe ad esplodere in osservazioni dure che forse non ci sarebbero state, se lei non lo avesse incalzato così." Non l'ho assillato: in 2 settimane di sparizione 3 chiamate non mi sembrano un assillo anzi. Certo è che vederlo sparire così senza un perchè, senza una spiegazione, non mi ha fatto piacere. Ma forse anche questo è un mio problema, forse è un atteggiamento normale e non lo capisco io.
Comunque sia sono sparita, non l'ho più cercato dopo quello scambio di messaggi.
La ringrazio comunque per la sua risposta, spunto per me di numerose riflessioni.
Certo, in quella settimana in cui è stato a casa mia sono stata nervosa, me ne pento e gli ho chiesto scusa di questo, di questo mi assumo ovviamente le mie responsabilità.
Certo, aveva il pensiero del lavoro, e proprio per questo gli avevo suggerito io per prima di fermarsi da me, scelta che probabilmente non è stata favorevole, visto che io in quel periodo non ero al massimo. Non l'ho mai trattato male, anzi stravedevo per lui, in quei giorni però ero particolarmente nervosa, probabilmente ho gestito male il dolore del lutto (il primo in vita mia).
"Ma soprattutto, perché lei si è mostrata cieca di fronte a questa richiesta?"
Gli ho chiesto il perchè volesse tornare ogni fine settimana dai suoi genitori, visto che quando viveva qui quando era studente tornava 1 volta al mese, e lui non sapeva rispondermi. Probabilmente come lei suggerisce i miei comportamenti degli ultimi giorni l'hanno spaventato.
"lo tempesta di messaggi e telefonate, lo mette alle strette. In pratica lo costringe ad esplodere in osservazioni dure che forse non ci sarebbero state, se lei non lo avesse incalzato così." Non l'ho assillato: in 2 settimane di sparizione 3 chiamate non mi sembrano un assillo anzi. Certo è che vederlo sparire così senza un perchè, senza una spiegazione, non mi ha fatto piacere. Ma forse anche questo è un mio problema, forse è un atteggiamento normale e non lo capisco io.
Comunque sia sono sparita, non l'ho più cercato dopo quello scambio di messaggi.
La ringrazio comunque per la sua risposta, spunto per me di numerose riflessioni.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 6k visite dal 30/11/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.