Come posso aiutare al meglio mia madre affetta da demenza senile moderata?
Buonasera gentili dottori, sono una donna di 43 anni sposata e madre di 2 figli maggiorenni.
Da più di un anno mi occupo di mia mamma ora affetta da demenza senile moderata.
Vive a casa mia.
Sto cominciando a rassegnarmi ma il passato spesso torna a galla confondendo i miei sentimenti.
Mia madre è stata una donna piuttosto anafettiva molto concentrata sul rapporto tumultuoso con mio.
padre ed anche molto assente fisicamente e moralmente.
Anche se adesso sono adulta e lei una donna fragile e bisognosa come una bambina non riesco a non ripensare ad un grave episodio del passato in cui lei mi ha lasciato totalmente sola.
Purtroppo sono stata molestata da suo padre (all'età di 10 anni) il quale aveva già fatto la stessa cosa con mia sorella di 6 anni più grande.
Lei già sapeva eppure mi ha lasciato sola con l'orco.
Poco tempo dopo mi ha solo chiesto se mi aveva allungato le mani, alla mia risposta affermativa mi ha solo intimato di non dire nulla a mio padre lasciandomi nel vuoto totale.
Ora, io sono adulta e mi comporto con lei in maniera affettuosa e responsabile nonostante si sia fatta viva solo al momento del bisogno.
La curo, la lavo, la incoraggio e la proteggo.
Ma una domanda mi tormenta: dove eri quando io bambina ma anche giovane madre avevo bisogno di te?
Non posso rivolgere a lei questa domanda orami ma vorrei trovare un po' di pace per aiutarla al meglio delle mie possibilità.
Non voglio che lei provi quel vuoto.
Come posso fare?
Grazie per l'attenzione
Da più di un anno mi occupo di mia mamma ora affetta da demenza senile moderata.
Vive a casa mia.
Sto cominciando a rassegnarmi ma il passato spesso torna a galla confondendo i miei sentimenti.
Mia madre è stata una donna piuttosto anafettiva molto concentrata sul rapporto tumultuoso con mio.
padre ed anche molto assente fisicamente e moralmente.
Anche se adesso sono adulta e lei una donna fragile e bisognosa come una bambina non riesco a non ripensare ad un grave episodio del passato in cui lei mi ha lasciato totalmente sola.
Purtroppo sono stata molestata da suo padre (all'età di 10 anni) il quale aveva già fatto la stessa cosa con mia sorella di 6 anni più grande.
Lei già sapeva eppure mi ha lasciato sola con l'orco.
Poco tempo dopo mi ha solo chiesto se mi aveva allungato le mani, alla mia risposta affermativa mi ha solo intimato di non dire nulla a mio padre lasciandomi nel vuoto totale.
Ora, io sono adulta e mi comporto con lei in maniera affettuosa e responsabile nonostante si sia fatta viva solo al momento del bisogno.
La curo, la lavo, la incoraggio e la proteggo.
Ma una domanda mi tormenta: dove eri quando io bambina ma anche giovane madre avevo bisogno di te?
Non posso rivolgere a lei questa domanda orami ma vorrei trovare un po' di pace per aiutarla al meglio delle mie possibilità.
Non voglio che lei provi quel vuoto.
Come posso fare?
Grazie per l'attenzione
[#1]
Gentile Signora,
la graduale perdita di autonomia dei propri genitori mette i figli
- più spesso le figlie femmine -
a contatto con la propria infanzia,
proprio quando generosamente stanno diventando mamme delle loro stesse madri.
In questo stravolgimento dei ruoli emergono nelle figlie le parti accudenti, pur se nella vita adulta di entrambe (madri e figlie) aveva regnato sovrana la distanza affettiva.
Come ben osservava Franco Fornari, "Il diritto del più debole" connota il codice materno.
Eppure ci sono delle sacche di dolore che rifiutano di venire addomesticate.
Tra questi l'abuso infantile è uno dei più terribili, del quale ogni figlia/o sessualmente abusato si chiederà per tutta la vita: mia madre se ne accorgeva? dove era? perchè mi ha lasciata sola?
Senza trovare risposta.
Neppure l'interessata quando era lucida forse non aveva (o avrebbe) trovato la risposta.
Essa si era nascosta forse nella propria storia di bambina abusata dal padre? o in che altro complesso avvilupparsi di nodi o di sentimenti?
Molti *forse*.
Intendo dire che quando, a causa di una patologia degenerativa, il tempo è finito
(il tempo madre-figlia del confronto, dello scontro, del ragionare insieme, ..),
rimane solo il tempo del perdono senza spiegazioni,
e dunque senza condizioni.
Talvolta occorre arrendersi all'assenza di risposte.
Quelle che forse neppure l'interessata ha saputo fornire a se stessa quando era ancora nelle possibilità mentali di farlo. Chissà come mai ..
Le auguro di riuscire a farlo, se deciderà di "fare pace" dentro.
Un abbraccio.
Dott. Brunialti
la graduale perdita di autonomia dei propri genitori mette i figli
- più spesso le figlie femmine -
a contatto con la propria infanzia,
proprio quando generosamente stanno diventando mamme delle loro stesse madri.
In questo stravolgimento dei ruoli emergono nelle figlie le parti accudenti, pur se nella vita adulta di entrambe (madri e figlie) aveva regnato sovrana la distanza affettiva.
Come ben osservava Franco Fornari, "Il diritto del più debole" connota il codice materno.
Eppure ci sono delle sacche di dolore che rifiutano di venire addomesticate.
Tra questi l'abuso infantile è uno dei più terribili, del quale ogni figlia/o sessualmente abusato si chiederà per tutta la vita: mia madre se ne accorgeva? dove era? perchè mi ha lasciata sola?
Senza trovare risposta.
Neppure l'interessata quando era lucida forse non aveva (o avrebbe) trovato la risposta.
Essa si era nascosta forse nella propria storia di bambina abusata dal padre? o in che altro complesso avvilupparsi di nodi o di sentimenti?
Molti *forse*.
Intendo dire che quando, a causa di una patologia degenerativa, il tempo è finito
(il tempo madre-figlia del confronto, dello scontro, del ragionare insieme, ..),
rimane solo il tempo del perdono senza spiegazioni,
e dunque senza condizioni.
Talvolta occorre arrendersi all'assenza di risposte.
Quelle che forse neppure l'interessata ha saputo fornire a se stessa quando era ancora nelle possibilità mentali di farlo. Chissà come mai ..
Le auguro di riuscire a farlo, se deciderà di "fare pace" dentro.
Un abbraccio.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentilissima Dottoressa Brunialti, grazie per le sue delicate parole, lei è riuscita a mettere per iscritto quelli che sono i miei pensieri. Razionalmente l'ho già perdonata e da mamma neanch'io so come avrei reagito in un situazione simile ( anni fa quando uscì il discorso lei negò categoricamente di essere stata a sua volta abusata ) ma giustamente lei parla di sacche di dolore non addomesticabili ed è proprio questo il nucleo del problema. Vorrei che quel dolore si sciogliesse, infondo ho 43 anni, ma quella paura ansia senso di colpa e di ingiustizia che ho provato non riescono ancora a scomparire. Continuerò ad accudire mia mamma al meglio delle mie possibilità e soprattutto senza avere nulla un cambio ( mia mamma vive solo della sua pensione e non ha nessuna proprietà o conto in banca ) . Grazie per la sua risposta Dottoressa, mi sono sentita molto compresa ed allo stesso tempo messa di fronte ad una realtà che non posso fare altro che accettare.
[#3]
Cara figlia, mamma, donna,
L'abuso porta con sè - per quanto possa sembrare ed essere assurdo - ingombranti e persistenti sensi di colpa nella vittima. Che vanno ad aggiungersi alla "..paura, ansia, senso di ingiustizia..".
Se da sola Le riuscisse difficile accettare, elaborare,
chieda qualche ora di consulenza psicologica;
anche presso il Consultorio ad es., dove è gratuita. Non sottovaluti il potere dell'essere aiutata,
proprio per Lei costantemente impegnata nel prendersi cura degli altri: figli, madre.
Se lo desidera, si rifaccia viva.
Un caro saluto.
Dott. Brunialti
L'abuso porta con sè - per quanto possa sembrare ed essere assurdo - ingombranti e persistenti sensi di colpa nella vittima. Che vanno ad aggiungersi alla "..paura, ansia, senso di ingiustizia..".
Se da sola Le riuscisse difficile accettare, elaborare,
chieda qualche ora di consulenza psicologica;
anche presso il Consultorio ad es., dove è gratuita. Non sottovaluti il potere dell'essere aiutata,
proprio per Lei costantemente impegnata nel prendersi cura degli altri: figli, madre.
Se lo desidera, si rifaccia viva.
Un caro saluto.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 26/11/2020.
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