Coming out (sono transgender) con mia madre
Buongiorno.
Fin da piccolissima non mi sono mai sentita una femmina, ho sempre avuto un modo di essere piuttosto maschile e ho sempre provato attrazione nei confronti delle persone del mio stesso sesso.
Col tempo (sin da quando percepivo in mia madre un velo di proccupazione e dispiacere nel vedermi comportarmi da "maschiaccio") ho imparato a nascondere la mia indole maschile e a gestire i disagi causati dalla disforia, agevolata anche dalla fortuna di essere magra di costituzione, quindi senza curve, con un bacino stretto e con un volto piuttosto "fanciullesco", quindi non da donna matura.
Alle medie e poi al liceo mi innamoravo intensamente delle professoresse, e ricercavo moltissimo la loro stima e il loro affetto sforzandomi di essere una studentessa modello, non sono mai riuscita a creare una amicizia vera con nessuno dei miei compagni, tutti i miei sforzi erano spesi nel rendermi amabile agli occhi dei professori ma soprattutto delle professoresse per cui andavo matta (in loro presenza ero come un adolescente innamorato e mi sforzavo a nascondere il mio imbarazzo, derivato anche dalla disforia, il risultato era che sembravo una ragazza intelligente ma misteriosamente timida e riservata), Con l'università lasciavo alle spalle l'euforia dei miei ridicoli "innamoramenti" ma anche tutto lo stress psicologico da loro causato, ed ero pronta ad impegarmi a cercare degli amici e dei compagni di studio.
Succede però la cosa più inaspettata: mi innamoro perdutamente di una ragazza del mio corso (fino ad allora mi avevano attratto solo professoresse over 40 madri di famiglia, ritenevo impossibile innamorarmi di una mia coetanea, ma c'è da dire che questa ragazza era particolarissima per atteggiamento, intelligenza e sensibilità).
Ho proprio perso la testa, a lezione non riuscivo a concentrarmi, l'adrenalina mi causava sudore, tachicardia, confusione mentale come mai avevo provato prima e nonostante il disagio non desideravo altro che entrare nelle sue amicizie.
I primi esami erano andati bene, quelli dopo un disastro, non riuscivo nemmeno a prendere appunti e dovevo contare solo sulle sbobine, poi l'ansia e l'umore nero non mi facevano concentrare nello studio e per la prima volta ho fallito due esami ed è stato frustrante vedermi superare da persone "meno brave" di me.
All'inizio del secondo anno mi mancavano un esame e due esamoni del primo ero a pezzi e mi era ripresa l'ansia a lezione causa amore...Non sono riuscita a trovare la motivazione per rimettermi in pari e per tutto il secondo anno ho mentito dicendo che stavo dando esami, L'innamoramento mi ha assorbito tanto anche perchè non avevo altre attività che mi tenevano impegnata (anche perchè mia madre, iperapprensiva, ha sempre scoraggiato qualsiasi cosa che mi facese uscire di casa, perfino andare in biblioteca a studiare le era poco gradito e questo ha sempre accresciuto la mia frustrazione repressa).
Tutto quello che vorrei è cambiare facoltà e dire la verità a mia mamma, ma come?
Fin da piccolissima non mi sono mai sentita una femmina, ho sempre avuto un modo di essere piuttosto maschile e ho sempre provato attrazione nei confronti delle persone del mio stesso sesso.
Col tempo (sin da quando percepivo in mia madre un velo di proccupazione e dispiacere nel vedermi comportarmi da "maschiaccio") ho imparato a nascondere la mia indole maschile e a gestire i disagi causati dalla disforia, agevolata anche dalla fortuna di essere magra di costituzione, quindi senza curve, con un bacino stretto e con un volto piuttosto "fanciullesco", quindi non da donna matura.
Alle medie e poi al liceo mi innamoravo intensamente delle professoresse, e ricercavo moltissimo la loro stima e il loro affetto sforzandomi di essere una studentessa modello, non sono mai riuscita a creare una amicizia vera con nessuno dei miei compagni, tutti i miei sforzi erano spesi nel rendermi amabile agli occhi dei professori ma soprattutto delle professoresse per cui andavo matta (in loro presenza ero come un adolescente innamorato e mi sforzavo a nascondere il mio imbarazzo, derivato anche dalla disforia, il risultato era che sembravo una ragazza intelligente ma misteriosamente timida e riservata), Con l'università lasciavo alle spalle l'euforia dei miei ridicoli "innamoramenti" ma anche tutto lo stress psicologico da loro causato, ed ero pronta ad impegarmi a cercare degli amici e dei compagni di studio.
Succede però la cosa più inaspettata: mi innamoro perdutamente di una ragazza del mio corso (fino ad allora mi avevano attratto solo professoresse over 40 madri di famiglia, ritenevo impossibile innamorarmi di una mia coetanea, ma c'è da dire che questa ragazza era particolarissima per atteggiamento, intelligenza e sensibilità).
Ho proprio perso la testa, a lezione non riuscivo a concentrarmi, l'adrenalina mi causava sudore, tachicardia, confusione mentale come mai avevo provato prima e nonostante il disagio non desideravo altro che entrare nelle sue amicizie.
I primi esami erano andati bene, quelli dopo un disastro, non riuscivo nemmeno a prendere appunti e dovevo contare solo sulle sbobine, poi l'ansia e l'umore nero non mi facevano concentrare nello studio e per la prima volta ho fallito due esami ed è stato frustrante vedermi superare da persone "meno brave" di me.
All'inizio del secondo anno mi mancavano un esame e due esamoni del primo ero a pezzi e mi era ripresa l'ansia a lezione causa amore...Non sono riuscita a trovare la motivazione per rimettermi in pari e per tutto il secondo anno ho mentito dicendo che stavo dando esami, L'innamoramento mi ha assorbito tanto anche perchè non avevo altre attività che mi tenevano impegnata (anche perchè mia madre, iperapprensiva, ha sempre scoraggiato qualsiasi cosa che mi facese uscire di casa, perfino andare in biblioteca a studiare le era poco gradito e questo ha sempre accresciuto la mia frustrazione repressa).
Tutto quello che vorrei è cambiare facoltà e dire la verità a mia mamma, ma come?
[#1]
Gentile utente,
non ci ha detto se ha consultato uno specialista per capire meglio la sua situazione.
Come lei avrà letto e forse osservato -oltre a provarlo su sé stessa- gli esseri umani possono essere imprecisi nella loro appartenenza di genere, così come nelle loro preferenze sessuali, e soltanto un bisogno estremo di classificazione impone oggi certe definizioni nette. Non a caso, nell'antichità greco-romana il confine tra etero ed omo, per fare un esempio nell'ambito delle preferenze sessuali, era ignoto.
Leggendola, a me sembra di capire che il vero problema è il rapporto con sua madre, problema segnalato ma anche acuito dal fatto che ha sentito il bisogno di mentire sugli esami fatti.
Può darsi che la sua età sia inferiore a quella che dichiara (altrimenti avrebbe già una laurea triennale), ma in ogni caso la sua affermazione che segue segnala un rapporto malato: "non avevo altre attività che mi tenevano impegnata (anche perchè mia madre, iperapprensiva, ha sempre scoraggiato qualsiasi cosa che mi facese uscire di casa, perfino andare in biblioteca a studiare le era poco gradito e questo ha sempre accresciuto la mia frustrazione repressa".
La situazione che dichiara non è sana. Che sia sua madre a determinarla, o un'errata percezione che lei ha delle preferenze di sua madre, tutto questo viene prima degli altri problemi che ci segnala.
Lei sa che all'università c'è sempre uno psicologo a disposizione degli studenti, segnatamente per i problemi di studio, ma non solo. Se a lei piace la facoltà che ha scelto, perché abbandonarla?
Un colloquio con uno psicologo, partendo proprio dal problema: "Come dico a mia madre che non ho fatto esami?" dovrebbe aiutarla ad occuparsi anche del resto.
Le faccio tanti auguri.
non ci ha detto se ha consultato uno specialista per capire meglio la sua situazione.
Come lei avrà letto e forse osservato -oltre a provarlo su sé stessa- gli esseri umani possono essere imprecisi nella loro appartenenza di genere, così come nelle loro preferenze sessuali, e soltanto un bisogno estremo di classificazione impone oggi certe definizioni nette. Non a caso, nell'antichità greco-romana il confine tra etero ed omo, per fare un esempio nell'ambito delle preferenze sessuali, era ignoto.
Leggendola, a me sembra di capire che il vero problema è il rapporto con sua madre, problema segnalato ma anche acuito dal fatto che ha sentito il bisogno di mentire sugli esami fatti.
Può darsi che la sua età sia inferiore a quella che dichiara (altrimenti avrebbe già una laurea triennale), ma in ogni caso la sua affermazione che segue segnala un rapporto malato: "non avevo altre attività che mi tenevano impegnata (anche perchè mia madre, iperapprensiva, ha sempre scoraggiato qualsiasi cosa che mi facese uscire di casa, perfino andare in biblioteca a studiare le era poco gradito e questo ha sempre accresciuto la mia frustrazione repressa".
La situazione che dichiara non è sana. Che sia sua madre a determinarla, o un'errata percezione che lei ha delle preferenze di sua madre, tutto questo viene prima degli altri problemi che ci segnala.
Lei sa che all'università c'è sempre uno psicologo a disposizione degli studenti, segnatamente per i problemi di studio, ma non solo. Se a lei piace la facoltà che ha scelto, perché abbandonarla?
Un colloquio con uno psicologo, partendo proprio dal problema: "Come dico a mia madre che non ho fatto esami?" dovrebbe aiutarla ad occuparsi anche del resto.
Le faccio tanti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buonasera, la ringrazio molto della risposta, prenderò in considerazione i consigli che mi ha suggerito.
Non le tornano gli anni perchè non le ho detto che frequento la facoltà di medicina e chirurgia, sono al terzo anno, dovrei essere al quarto ma ho fatto un anno di biologia perchè non ho superato il test nazionale al primo tentativo.
Comunque sul fatto che io soffra di disforia di genere non ci sono dubbi, è un dato di fatto, non mi sono mai identificata nel sesso attribuitomi alla nascita. So che potrebbe confondere il fatto che anche quando scrivo mi riferisco a me al femminile, ma lo faccio solo per "abitudine".
Purtroppo il rapporto con mia mamma non è normale sia perchè lei di natura è una persona molto apprensiva che ha fatto sempre pesare ai suoi figli le sue ansie e le sue preoccupazioni e sia perchè tra me e lei non c'è mai stata trasparenza. Del resto celare a una persona la propria reale identità di genere e il proprio orientamento significa necessariamente dover nascondere una parte importante e determinante della propria personalità. Personalmente ritengo che la personalità di mia madre abbia tratti narcisistici, ed è noto che i figli dei narcisisti tendono ad assecondare i bisogni del genitore piuttosto che i propri, e così ho fatto io per ventidue anni non parlandole dei miei disagi e dei miei problemi in modo tale da non provocarle dispiaceri. Se avessi avuto una madre più interessata alla vita mentale ed emotiva del figlio e più propensa a farsi carico dei suoi problemi, delle sue preferenze e dei suoi desideri con libertà di esprimersi per come si sente di essere probabilmente ora non sarei in questa situazione.Tutti gli adulti che hanno avuto modo di conoscermi (comprese anche amiche professoresse di mia mamma) hanno sempre intuito (l'ho sempre percepito chiaramente) in me una nota di depressione e di insoddisfazione anomala per la mia condizione e la mia giovane età, e sinceramente mi ha sempre dolorosamente stupito il fatto che mia mamma non si sia mai posta il minimo problema, sul mio umore, sulla mia riservatezza, sulla mia solitudine, nè sul mio rapporto superficiale con lei e che forse si sia semplicemente limitata ad attriburili ad una innata timidezza o a una debolezza di carattere su cui non c'era bisogno di indagare.
Comunque se mai dovessi fare un coming out con mia madre penso dovrei considerare la possibiità di dirle di identificarmi come persona non binaria, che è una condizione un po' meno "spiazzante" e disorientante rispetto a quella di essere transgender ftm.
Le auguro buona notte e la ringrazio ancora per la celere risposta
PS: no non ho consultato uno specialista e per farlo dovrei prima spiegarne la motivazione a mia madre.
Non le tornano gli anni perchè non le ho detto che frequento la facoltà di medicina e chirurgia, sono al terzo anno, dovrei essere al quarto ma ho fatto un anno di biologia perchè non ho superato il test nazionale al primo tentativo.
Comunque sul fatto che io soffra di disforia di genere non ci sono dubbi, è un dato di fatto, non mi sono mai identificata nel sesso attribuitomi alla nascita. So che potrebbe confondere il fatto che anche quando scrivo mi riferisco a me al femminile, ma lo faccio solo per "abitudine".
Purtroppo il rapporto con mia mamma non è normale sia perchè lei di natura è una persona molto apprensiva che ha fatto sempre pesare ai suoi figli le sue ansie e le sue preoccupazioni e sia perchè tra me e lei non c'è mai stata trasparenza. Del resto celare a una persona la propria reale identità di genere e il proprio orientamento significa necessariamente dover nascondere una parte importante e determinante della propria personalità. Personalmente ritengo che la personalità di mia madre abbia tratti narcisistici, ed è noto che i figli dei narcisisti tendono ad assecondare i bisogni del genitore piuttosto che i propri, e così ho fatto io per ventidue anni non parlandole dei miei disagi e dei miei problemi in modo tale da non provocarle dispiaceri. Se avessi avuto una madre più interessata alla vita mentale ed emotiva del figlio e più propensa a farsi carico dei suoi problemi, delle sue preferenze e dei suoi desideri con libertà di esprimersi per come si sente di essere probabilmente ora non sarei in questa situazione.Tutti gli adulti che hanno avuto modo di conoscermi (comprese anche amiche professoresse di mia mamma) hanno sempre intuito (l'ho sempre percepito chiaramente) in me una nota di depressione e di insoddisfazione anomala per la mia condizione e la mia giovane età, e sinceramente mi ha sempre dolorosamente stupito il fatto che mia mamma non si sia mai posta il minimo problema, sul mio umore, sulla mia riservatezza, sulla mia solitudine, nè sul mio rapporto superficiale con lei e che forse si sia semplicemente limitata ad attriburili ad una innata timidezza o a una debolezza di carattere su cui non c'era bisogno di indagare.
Comunque se mai dovessi fare un coming out con mia madre penso dovrei considerare la possibiità di dirle di identificarmi come persona non binaria, che è una condizione un po' meno "spiazzante" e disorientante rispetto a quella di essere transgender ftm.
Le auguro buona notte e la ringrazio ancora per la celere risposta
PS: no non ho consultato uno specialista e per farlo dovrei prima spiegarne la motivazione a mia madre.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.4k visite dal 26/11/2020.
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