Figlia di 21 anni e sindrome di alienazione parentale:posso riequilibrare il rapporto? E' possibile?
Buongiorno.
Purtroppo mia figlia ha problemi di comportamento verso il padre, da sempre.
Divorziato da anni, separato da quando mia figlia aveva poco più di un anno (tornando da lavoro non ho trovato più mamma e figlia, in banca: via tutto).
Ho assistito mia moglie per 10 anni: soffriva (e forse soffre ancora di?
?
?
?
(si lavava con l'alcol ogni volta che vedeva una siringa per terra e così via...prendeva il prozac indicato dallo psichiatra.
Non voleva andare dallo psicologo per curarsi.
Un bel giorno senza nemmeno sia mai avvenuta una discussione è sparita con la figlia.
Ho fatto ricorso al Tribunale per non perdere la figlia.
Ho impiegato 10 anni ad ottenere l'affido condiviso con collocazione presso la madre.
Il Tribunale l'ha condannata per sottrazione di minore.
Ho ritirato poi la denuncia (la vedono solo i magistrati) per creare un ambiente più disteso.
Ho visto per anni mia figlia due/tre volte la settimana con un assistente sociale che presenziava come garanzia.
La mamma per ritorsione (da subito), l'ha condizionata al punto che mia figlia ha escluso dalla sua vita tutta la mia famiglia (il sottoscritto, fratelli, nipoti, la moglie).
qualsiasi cosa posso raccontarle non è vera: quello che dice la mamma è legge al punto di distorcere le cose (per ognuno c'è un motivo assurdo anche se non c'è mai stato nemmeno un battibecco).
Alla maggiore età ho cercato di recuperare il rapporto tra alti e bassi.
La mia compagna ha assunto mia figlia nella società della quale è titolare; dove lavoro anch'io perchè sono senza lavoro.
L'ha assunta per darle un lavoro e per dare aiuto alla sua famiglia (il marito della ex moglie è senza lavoro).
Il lavoro le piace molto, ha anche buoni risultati, l'ambiante è buono, ma sono nati subito problemi non piccoli.
Io sono sono molto felice di avere per 8 ore x giorno mia figlia vicino a me, ma è dura...
1 giorno: mi dice "sia chiaro ognuno a casa sua", parla solo via mail con mia moglie (non lavora con noi) evitando il tu, in modo molto distaccato.
Primo stipendio: tragedia: la società che prepara gli stipendi commette degli errori, mia figlia reclama per iscritto in modo duro e mia moglie non ha resistito ha risposto in modo piccato.
Risultato secondo mia figlia: ora ho capito (In sintonia con la mamma) , tua molgie mi ha dato un lavoro così tu non mi dovrai più mantenere (ti ha tolto un problema) ma solo per farla pagare e me ed alla mamma.
E così via...Cosa posso fare?
Vi ringrazio molto!! ! ! ! ! !
Purtroppo mia figlia ha problemi di comportamento verso il padre, da sempre.
Divorziato da anni, separato da quando mia figlia aveva poco più di un anno (tornando da lavoro non ho trovato più mamma e figlia, in banca: via tutto).
Ho assistito mia moglie per 10 anni: soffriva (e forse soffre ancora di?
?
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(si lavava con l'alcol ogni volta che vedeva una siringa per terra e così via...prendeva il prozac indicato dallo psichiatra.
Non voleva andare dallo psicologo per curarsi.
Un bel giorno senza nemmeno sia mai avvenuta una discussione è sparita con la figlia.
Ho fatto ricorso al Tribunale per non perdere la figlia.
Ho impiegato 10 anni ad ottenere l'affido condiviso con collocazione presso la madre.
Il Tribunale l'ha condannata per sottrazione di minore.
Ho ritirato poi la denuncia (la vedono solo i magistrati) per creare un ambiente più disteso.
Ho visto per anni mia figlia due/tre volte la settimana con un assistente sociale che presenziava come garanzia.
La mamma per ritorsione (da subito), l'ha condizionata al punto che mia figlia ha escluso dalla sua vita tutta la mia famiglia (il sottoscritto, fratelli, nipoti, la moglie).
qualsiasi cosa posso raccontarle non è vera: quello che dice la mamma è legge al punto di distorcere le cose (per ognuno c'è un motivo assurdo anche se non c'è mai stato nemmeno un battibecco).
Alla maggiore età ho cercato di recuperare il rapporto tra alti e bassi.
La mia compagna ha assunto mia figlia nella società della quale è titolare; dove lavoro anch'io perchè sono senza lavoro.
L'ha assunta per darle un lavoro e per dare aiuto alla sua famiglia (il marito della ex moglie è senza lavoro).
Il lavoro le piace molto, ha anche buoni risultati, l'ambiante è buono, ma sono nati subito problemi non piccoli.
Io sono sono molto felice di avere per 8 ore x giorno mia figlia vicino a me, ma è dura...
1 giorno: mi dice "sia chiaro ognuno a casa sua", parla solo via mail con mia moglie (non lavora con noi) evitando il tu, in modo molto distaccato.
Primo stipendio: tragedia: la società che prepara gli stipendi commette degli errori, mia figlia reclama per iscritto in modo duro e mia moglie non ha resistito ha risposto in modo piccato.
Risultato secondo mia figlia: ora ho capito (In sintonia con la mamma) , tua molgie mi ha dato un lavoro così tu non mi dovrai più mantenere (ti ha tolto un problema) ma solo per farla pagare e me ed alla mamma.
E così via...Cosa posso fare?
Vi ringrazio molto!! ! ! ! ! !
[#1]
Gentile utente,
pur comprendendo il suo dispiacere, devo dire che già ai tempi della separazione dalla sua prima moglie i problemi c'erano, e gravi, se è stato necessario l'intervento di un giudice per vedere sua figlia, e con la garanzia di un assistente sociale.
Invece lei scrive: "Un bel giorno senza nemmeno sia mai avvenuta una discussione è sparita con la figlia".
Le cose si possono aggiustare -almeno in parte- se si guardano con sincerità e chiarezza. Imparare dall'esperienza consiste proprio in questo: accettare di aver sbagliato, perdonarsi, correggersi.
Se lei interpreta la malattia della sua ex moglie come una colpa, e il distacco di sua figlia da lei e anche dalla sua famiglia d'origine come una manovra esclusivamente condotta dalla madre, rischia di non vedere i fatti, le persone e le sue stesse responsabilità, che sono le uniche sulle quali può intervenire per produrre un cambiamento.
Anche la vicenda recente che ci racconta è percorsa da elementi di tensione, malevolenza e degrado da tutte le parti. Vediamo i vari punti.
1) Lei mantiene ancora sua figlia di 21 anni (è studentessa universitaria?). Per parte sua, la ragazza sembra pretendere questo denaro, e questo ad una certa età, se il rapporto col genitore non è valido, è poco dignitoso.
2) Dice, della ditta di cui è titolare la sua attuale moglie: "ci lavoro anch'io perchè sono senza lavoro".
Ora, delle due l'una: o lei è senza lavoro, oppure lavora nella ditta di sua moglie. Così come descrive la situazione, fa pensare male.
Ma ecco che i segnali di degrado si moltiplicano:
3) Sua moglie ha assunto sua figlia "per darle un lavoro". Non ha capacità, la ragazza? Ma anche "per dare aiuto alla sua famiglia", dato che anche il nuovo marito della sua prima moglie è senza lavoro.
Possibile? Due uomini in piena età lavorativa, tutti e due senza lavoro in una regione che vanta la propria solerzia?
Infine i problemi sorti nella ditta dell'attuale moglie, di cui scrive "non lavora con noi". Sua moglie è la titolare della ditta, ma lavora da un'altra parte?
Lei inizia col dispiacersi che sua figlia scriva alla titolare per email dandole del lei. Se sua moglie non è in sede, in quale altro modo la raggiungono, i dipendenti?
Ed ecco, al primo stipendio, la "tragedia": la ditta sbaglia i conteggi. Parliamo di nuovo di qualcuno che lavora ma non lo sa fare, oppure la ditta non ha a disposizione i regolari registri?
Sua figlia "reclama per iscritto in modo duro" e sua moglie, anziché scusarsi per l'errore nei conteggi, prendendo però le distanze dai toni scortesi, come conviene ad un'adulta, "non ha resistito e ha risposto in modo piccato".
Ma stiamo parlando davvero della responsabile di una ditta? Fa così con tutti i dipendenti?
Infine sua figlia scade in un'osservazione maligna. Evidentemente non sa dire grazie.
E lei, gentile utente, anziché segnalarle con garbo che voleva farle una gentilezza, che in ogni caso non è tenuto a mantenere una maggiorenne o se la ragazza studia è tenuto ancora per poco, si addolora di tutta questa malevolenza, che nel tempo non ha saputo arginare?
"Posso riequilibrare il rapporto?" ci chiede.
La domanda fa pensare che il torto sia da una parte sola, mentre da parte sua le scelte di vita sarebbero state tutte corrette, dignitose, positive. Ne è sicuro?
Ha scritto che a suo tempo la sua ex moglie non ha voluto curare la propria sindrome andando da uno psicologo, ma si è servita dell'aiuto di uno psichiatra.
Lei ha cercato l'aiuto di un terapeuta familiare? Ce n'è tanti al Consultorio, gratuiti, a disposizione dei separati con figli.
Ancora adesso, con l'aiuto di un professionista, una situazione tanto compromessa potrebbe trovare un po' di luce. Ma bisogna cercare una soluzione, non solo recriminare.
Auguri.
pur comprendendo il suo dispiacere, devo dire che già ai tempi della separazione dalla sua prima moglie i problemi c'erano, e gravi, se è stato necessario l'intervento di un giudice per vedere sua figlia, e con la garanzia di un assistente sociale.
Invece lei scrive: "Un bel giorno senza nemmeno sia mai avvenuta una discussione è sparita con la figlia".
Le cose si possono aggiustare -almeno in parte- se si guardano con sincerità e chiarezza. Imparare dall'esperienza consiste proprio in questo: accettare di aver sbagliato, perdonarsi, correggersi.
Se lei interpreta la malattia della sua ex moglie come una colpa, e il distacco di sua figlia da lei e anche dalla sua famiglia d'origine come una manovra esclusivamente condotta dalla madre, rischia di non vedere i fatti, le persone e le sue stesse responsabilità, che sono le uniche sulle quali può intervenire per produrre un cambiamento.
Anche la vicenda recente che ci racconta è percorsa da elementi di tensione, malevolenza e degrado da tutte le parti. Vediamo i vari punti.
1) Lei mantiene ancora sua figlia di 21 anni (è studentessa universitaria?). Per parte sua, la ragazza sembra pretendere questo denaro, e questo ad una certa età, se il rapporto col genitore non è valido, è poco dignitoso.
2) Dice, della ditta di cui è titolare la sua attuale moglie: "ci lavoro anch'io perchè sono senza lavoro".
Ora, delle due l'una: o lei è senza lavoro, oppure lavora nella ditta di sua moglie. Così come descrive la situazione, fa pensare male.
Ma ecco che i segnali di degrado si moltiplicano:
3) Sua moglie ha assunto sua figlia "per darle un lavoro". Non ha capacità, la ragazza? Ma anche "per dare aiuto alla sua famiglia", dato che anche il nuovo marito della sua prima moglie è senza lavoro.
Possibile? Due uomini in piena età lavorativa, tutti e due senza lavoro in una regione che vanta la propria solerzia?
Infine i problemi sorti nella ditta dell'attuale moglie, di cui scrive "non lavora con noi". Sua moglie è la titolare della ditta, ma lavora da un'altra parte?
Lei inizia col dispiacersi che sua figlia scriva alla titolare per email dandole del lei. Se sua moglie non è in sede, in quale altro modo la raggiungono, i dipendenti?
Ed ecco, al primo stipendio, la "tragedia": la ditta sbaglia i conteggi. Parliamo di nuovo di qualcuno che lavora ma non lo sa fare, oppure la ditta non ha a disposizione i regolari registri?
Sua figlia "reclama per iscritto in modo duro" e sua moglie, anziché scusarsi per l'errore nei conteggi, prendendo però le distanze dai toni scortesi, come conviene ad un'adulta, "non ha resistito e ha risposto in modo piccato".
Ma stiamo parlando davvero della responsabile di una ditta? Fa così con tutti i dipendenti?
Infine sua figlia scade in un'osservazione maligna. Evidentemente non sa dire grazie.
E lei, gentile utente, anziché segnalarle con garbo che voleva farle una gentilezza, che in ogni caso non è tenuto a mantenere una maggiorenne o se la ragazza studia è tenuto ancora per poco, si addolora di tutta questa malevolenza, che nel tempo non ha saputo arginare?
"Posso riequilibrare il rapporto?" ci chiede.
La domanda fa pensare che il torto sia da una parte sola, mentre da parte sua le scelte di vita sarebbero state tutte corrette, dignitose, positive. Ne è sicuro?
Ha scritto che a suo tempo la sua ex moglie non ha voluto curare la propria sindrome andando da uno psicologo, ma si è servita dell'aiuto di uno psichiatra.
Lei ha cercato l'aiuto di un terapeuta familiare? Ce n'è tanti al Consultorio, gratuiti, a disposizione dei separati con figli.
Ancora adesso, con l'aiuto di un professionista, una situazione tanto compromessa potrebbe trovare un po' di luce. Ma bisogna cercare una soluzione, non solo recriminare.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buongiorno dottoressa innanzitutto la ringrazio la sua disponibilità ed anche ammettere che come ho scritto, in parte, non ho comunicato con chiarezza. Vedo di recuperare. Tenga conto che per 8 anni (prima del matrimonio) ho tentato di aiutare la mia ex moglie in tutti i modi, sostenendola, accompagnandola dallo psichiatra, tentando di convincerla di farsi seguire da uno psicologo: inutilmente. Quando ho puntato i piedi rispetto alla necessità di curarsi sono iniziate delle tensioni, sono persino intervenuti gli ex suoceri a difesa della figlia; sta di fatto che la nostra vita era disseminata da episodi che certamente non hanno dato beneficio alla nostra unione, conseguenti alla trascuratezza del stato di salute. Non le nascondo che stare a fianco di una persona così è veramente pesante. Crisi d'ansia sistematiche.
Non ho mai pensato che la malattia della mia ex moglie fosse una colpa.
L'unica cosa che mi sento di contestare alla mia ex moglie è di aver utilizzato la bambina come merce di scambio condizionandola in ogni modo. Quando andavo a prendere mia figlia per i we alternati (per ordine del Giudice), non la trovavo per cui per la legge ero costretto a fare una denuncia ai Carabinieri, e così via.....
Mia figlia l'ho sempre mantenuta sino a tre mesi fa, siano a quando mia moglie le ha fatto un contratto come apprendista (tre anni) ad orario pieno.
Nella ditta della quale è titolare mia moglie lavoro anch'io in quanto, essendo libero professionista, per via del Covid il mio settore è in piena crisi da diverso tempo.
Si è diplomata da poco ragioniera, trovare un posto non è facile; ha fatto un periodo di servizio civile ma i compensi sono molto scarsi. Tre mesi fa un dipendente si è licenziato per cui mia moglie ha pensato di aiutare mia figlia e la sua famiglia.
L'attuale marito della mia ex moglie è paralizzato totalmente da due anni per questioni congenite. Sulla Lombardia se ne dicono tante ma la ricerca del lavoro se non sei altamente specializzato è dura. Sua moglie è la titolare della ditta, ma lavora da un'altra parte? Esatto: ha lasciato a me seguire la piccola attività. Mia moglie può essere raggiungibile in ogni momento al telefono piuttosto che via mail: non c'è mai stato problema in quanto lei segue solo la parte amministrativa/contabile.
Il problema è che quando a mia figlia capita la necessità di chiamarla lei scrive solo ed in modo impersonale per tenere le distanze come ha fatto con tutta la mia famiglia da molti anni.
Gli stipendi vengono fatti da una società esterna per cui........ vero è che mia figlia ha intemperanze esagerate del tipo: "credono di poter imbrogliare me?...........Lo fa per punirmi del fatto che l'ho eliminata dalla mia vita......". Niente di questo. Purtroppo sono il primo a dire che mia moglie ha sbagliato i toni. E' stata la prima volta, mai avuto comportamenti così con i dipendenti.
Pensi che non sono riuscito a convincere mia figlia che - considerato il gesto dell'assunzione - che sia mia moglie o uno sconosciuto, specie in questo periodo, associato anche alle necessità di sua mamma - avrebbe meritato un semplice grazie. Invece nessun gesto.
Sul poter arginare certi aspetti di mia figlia: negli anni purtroppo il frequentare mia figlia (poco) una/due volte la settimana (un pranzo, una cena) e messaggi sul cell piuttosto che brevi telefonate, non mi ha consentito di intervenire come avrei voluto. "Posso riequilibrare il rapporto?" mi chiede.
"La domanda fa pensare che il torto sia da una parte sola........." No, no, non è così , ho sempre cercato di essere un buon padre anche a distanza; ho tentato più volte di cercare di affrontare certi temi ma ho sempre trovato un muro (al punto che diverse volte disconosce delle cose così evidenti). I miei errore? qualche volta di essermi incavolato perchè non accettava nemmeno un confronto.
Ancora oggi: tu sei così (critiche di ogni genere) e nulla mi può convincere del contrario. Forse un mio errore, raggiunta l'età adulta, è stato quello che per evitarle ulteriori tensioni (ne ha passate tante negli anni vissute solo con la madre) non le ho mai raccontato cosa è avvenuto nel passato, i problemi di salute della mamma, che se ne è andata di casa tentando in tutti i modi di non farmi vedere più la bambina, una condanna penale, e così via. Secondo me non sa proprio nulla del passato.
Lei ha cercato l'aiuto di un terapeuta familiare? Prima mi appoggiavo alle assistenti sociali ed allo psicologo del servizio. Ho scritto a voi proprio perchè sono entrato in quell'ottica, considerato che ora ho la grande opportunità di avere con me mia figlia per tutto il giorno.
Sto cercando una soluzione ma non recrimino, mi lamento di aver effettuato diversi tentativi ma non sono riuscito a trovare la strada giusta.
C'è solo un aspetto che vorrei poter comprendere meglio: i condizionamenti che ha subito nel tempo (es: escludere tutta la mia famiglia anche se non ce ne è mai stato il motivo, ecc.) possono essere gradualmente superabili?
Negli anni mai mi sono permesso di parlare male della mamma piuttosto che altro. Di recente l'ho anche aiutata ad effettuare il trasloco per evitarle ulteriori spese........
Un grazie di cuore!
Non ho mai pensato che la malattia della mia ex moglie fosse una colpa.
L'unica cosa che mi sento di contestare alla mia ex moglie è di aver utilizzato la bambina come merce di scambio condizionandola in ogni modo. Quando andavo a prendere mia figlia per i we alternati (per ordine del Giudice), non la trovavo per cui per la legge ero costretto a fare una denuncia ai Carabinieri, e così via.....
Mia figlia l'ho sempre mantenuta sino a tre mesi fa, siano a quando mia moglie le ha fatto un contratto come apprendista (tre anni) ad orario pieno.
Nella ditta della quale è titolare mia moglie lavoro anch'io in quanto, essendo libero professionista, per via del Covid il mio settore è in piena crisi da diverso tempo.
Si è diplomata da poco ragioniera, trovare un posto non è facile; ha fatto un periodo di servizio civile ma i compensi sono molto scarsi. Tre mesi fa un dipendente si è licenziato per cui mia moglie ha pensato di aiutare mia figlia e la sua famiglia.
L'attuale marito della mia ex moglie è paralizzato totalmente da due anni per questioni congenite. Sulla Lombardia se ne dicono tante ma la ricerca del lavoro se non sei altamente specializzato è dura. Sua moglie è la titolare della ditta, ma lavora da un'altra parte? Esatto: ha lasciato a me seguire la piccola attività. Mia moglie può essere raggiungibile in ogni momento al telefono piuttosto che via mail: non c'è mai stato problema in quanto lei segue solo la parte amministrativa/contabile.
Il problema è che quando a mia figlia capita la necessità di chiamarla lei scrive solo ed in modo impersonale per tenere le distanze come ha fatto con tutta la mia famiglia da molti anni.
Gli stipendi vengono fatti da una società esterna per cui........ vero è che mia figlia ha intemperanze esagerate del tipo: "credono di poter imbrogliare me?...........Lo fa per punirmi del fatto che l'ho eliminata dalla mia vita......". Niente di questo. Purtroppo sono il primo a dire che mia moglie ha sbagliato i toni. E' stata la prima volta, mai avuto comportamenti così con i dipendenti.
Pensi che non sono riuscito a convincere mia figlia che - considerato il gesto dell'assunzione - che sia mia moglie o uno sconosciuto, specie in questo periodo, associato anche alle necessità di sua mamma - avrebbe meritato un semplice grazie. Invece nessun gesto.
Sul poter arginare certi aspetti di mia figlia: negli anni purtroppo il frequentare mia figlia (poco) una/due volte la settimana (un pranzo, una cena) e messaggi sul cell piuttosto che brevi telefonate, non mi ha consentito di intervenire come avrei voluto. "Posso riequilibrare il rapporto?" mi chiede.
"La domanda fa pensare che il torto sia da una parte sola........." No, no, non è così , ho sempre cercato di essere un buon padre anche a distanza; ho tentato più volte di cercare di affrontare certi temi ma ho sempre trovato un muro (al punto che diverse volte disconosce delle cose così evidenti). I miei errore? qualche volta di essermi incavolato perchè non accettava nemmeno un confronto.
Ancora oggi: tu sei così (critiche di ogni genere) e nulla mi può convincere del contrario. Forse un mio errore, raggiunta l'età adulta, è stato quello che per evitarle ulteriori tensioni (ne ha passate tante negli anni vissute solo con la madre) non le ho mai raccontato cosa è avvenuto nel passato, i problemi di salute della mamma, che se ne è andata di casa tentando in tutti i modi di non farmi vedere più la bambina, una condanna penale, e così via. Secondo me non sa proprio nulla del passato.
Lei ha cercato l'aiuto di un terapeuta familiare? Prima mi appoggiavo alle assistenti sociali ed allo psicologo del servizio. Ho scritto a voi proprio perchè sono entrato in quell'ottica, considerato che ora ho la grande opportunità di avere con me mia figlia per tutto il giorno.
Sto cercando una soluzione ma non recrimino, mi lamento di aver effettuato diversi tentativi ma non sono riuscito a trovare la strada giusta.
C'è solo un aspetto che vorrei poter comprendere meglio: i condizionamenti che ha subito nel tempo (es: escludere tutta la mia famiglia anche se non ce ne è mai stato il motivo, ecc.) possono essere gradualmente superabili?
Negli anni mai mi sono permesso di parlare male della mamma piuttosto che altro. Di recente l'ho anche aiutata ad effettuare il trasloco per evitarle ulteriori spese........
Un grazie di cuore!
[#3]
Gentile utente,
in quello che scrive c'è il solito triste effetto di una separazione conflittuale e il dolore che si prolunga nel tempo su tutte le persone coinvolte.
In genere i più feriti sono i figli, perché il trauma li ha colpiti senza loro colpa, quando non avevano difese, e in più è stato ripetuto nel tempo dal conflitto permanente tra i genitori, radicandosi nella loro psiche come un'impronta sul cemento fresco.
Di qui i modi di sua figlia, che certamente sono inidonei nei confronti di qualunque datore di lavoro. Appare eccessiva anche l'ostilità verso l'attuale moglie del padre, e questo perfino se è stata lei a determinare la separazione dalla prima moglie.
Sembra che sua figlia abbia assunto su di sé, come a volte capita, i sentimenti negativi della madre. Chiaramente questa è una situazione malata, i cui effetti si riverberano su tutte le relazioni della ragazza. Ha un fidanzato e ci va d'accordo? Oppure detesta gli uomini e afferma di non volere figli? Come si trova coi compagni di lavoro?
Lei prenda atto che sua figlia sta male. La tratti con serenità, senza durezza ma senza eccessive indulgenze verso i modi inidonei che assume.
Come in tutte le situazioni, le cose possono cambiare in meglio, ma occorre la precisa volontà delle parti in causa, e talvolta serve una crisi che faccia tremare le fondamenta dell'edificio di risentimenti e accuse, oltre che di falsità, che ciascuno a modo suo ha costruito.
Non è per caso che sua figlia manifesta una visione della realtà che a lei appare distorta, ma tutti avete contribuito a lasciargliela costruire.
Dice che vorrebbe dirle la verità sul passato di malattia di sua moglie.
Prima cosa, nelle forme adeguate all'età, la verità andrebbe detta sempre. Dev'essere però una verità condivisa, non la verità di un partner contro quella dell'altro.
A questo punto sua figlia ha creato un muro difensivo per non ascoltarla, ma soprattutto potrebbe rivolgerle domande cruciali: perché, se era così malata, hai voluto sposarla e farci un figlio? Perché volevi che andasse da uno psicologo, se era seguita da uno psichiatra che poteva decidere, si presume con competenza, la migliore terapia?
Caro utente, nei momenti peggiori ritrovare la bussola è essenziale, e ciò avviene facendo centro su sé stessi: a lei per primo sarebbe stata utile già allora una consulenza personale.
Adesso, se non vuole cercare l'aiuto di uno psicologo, trovi un corretto equilibrio da padre: sia disponibile nei confronti di sua figlia, senza mai cedere alle sue provocazioni, senza lasciarsi andare ad esplosioni di collera che farebbero male a lei per primo, ma senza nemmeno le eccessive indulgenze compensatorie con le quali i padri separati guastano definitivamente i propri figli.
Si riesce a fare il bravo genitore se si è una brava persona, con sufficiente autocritica ma anche rispetto per sé stessi.
Buone cose. Ci tenga al corrente.
Auguri.
in quello che scrive c'è il solito triste effetto di una separazione conflittuale e il dolore che si prolunga nel tempo su tutte le persone coinvolte.
In genere i più feriti sono i figli, perché il trauma li ha colpiti senza loro colpa, quando non avevano difese, e in più è stato ripetuto nel tempo dal conflitto permanente tra i genitori, radicandosi nella loro psiche come un'impronta sul cemento fresco.
Di qui i modi di sua figlia, che certamente sono inidonei nei confronti di qualunque datore di lavoro. Appare eccessiva anche l'ostilità verso l'attuale moglie del padre, e questo perfino se è stata lei a determinare la separazione dalla prima moglie.
Sembra che sua figlia abbia assunto su di sé, come a volte capita, i sentimenti negativi della madre. Chiaramente questa è una situazione malata, i cui effetti si riverberano su tutte le relazioni della ragazza. Ha un fidanzato e ci va d'accordo? Oppure detesta gli uomini e afferma di non volere figli? Come si trova coi compagni di lavoro?
Lei prenda atto che sua figlia sta male. La tratti con serenità, senza durezza ma senza eccessive indulgenze verso i modi inidonei che assume.
Come in tutte le situazioni, le cose possono cambiare in meglio, ma occorre la precisa volontà delle parti in causa, e talvolta serve una crisi che faccia tremare le fondamenta dell'edificio di risentimenti e accuse, oltre che di falsità, che ciascuno a modo suo ha costruito.
Non è per caso che sua figlia manifesta una visione della realtà che a lei appare distorta, ma tutti avete contribuito a lasciargliela costruire.
Dice che vorrebbe dirle la verità sul passato di malattia di sua moglie.
Prima cosa, nelle forme adeguate all'età, la verità andrebbe detta sempre. Dev'essere però una verità condivisa, non la verità di un partner contro quella dell'altro.
A questo punto sua figlia ha creato un muro difensivo per non ascoltarla, ma soprattutto potrebbe rivolgerle domande cruciali: perché, se era così malata, hai voluto sposarla e farci un figlio? Perché volevi che andasse da uno psicologo, se era seguita da uno psichiatra che poteva decidere, si presume con competenza, la migliore terapia?
Caro utente, nei momenti peggiori ritrovare la bussola è essenziale, e ciò avviene facendo centro su sé stessi: a lei per primo sarebbe stata utile già allora una consulenza personale.
Adesso, se non vuole cercare l'aiuto di uno psicologo, trovi un corretto equilibrio da padre: sia disponibile nei confronti di sua figlia, senza mai cedere alle sue provocazioni, senza lasciarsi andare ad esplosioni di collera che farebbero male a lei per primo, ma senza nemmeno le eccessive indulgenze compensatorie con le quali i padri separati guastano definitivamente i propri figli.
Si riesce a fare il bravo genitore se si è una brava persona, con sufficiente autocritica ma anche rispetto per sé stessi.
Buone cose. Ci tenga al corrente.
Auguri.
[#4]
Utente
Gentile dottoressa,
che nonostante tutto quello che ho fatto illudendomi di potermi godere una vita serena con mia figlia vicino Laura ha comunicato formalmente, e senza preavviso, il suo licenziamento, con motivazioni irreali. Dopo 15 giorni di malattia.
Hoscritto anche al suo medico sperando di poter trovare un punto di appoggio, ma mi ha risposto dicendo che Laura si è avvalsa del diritto alla privacy.
Da quando ha iniziato la malattia non l'ho più sentita.
La grande preoccupazione che ho come padre, cosa sar di lei per il futuro? considerata anche la situazione che ha in casa.
Ritengo che credo di aver perso definitivamente mia figlia; e questo immaginando cosa accaduto nel passato.
Siamo arrivati al punto che la mamma mi ha contestato che il suo posto di lavoro sarebbe servito, da un lato, per evitare a me di pagare il suo mantenimento e dall'altro, avere l'opportunit di far pagare a Laura il passato.
Mi dica lei, con quello che ho fatto per non perdere mia figlia, se possa essere possibile una cosa così?!
Cosa ho fatto per dover pagare un prezzo così alto!!!!!!
Non può avere idea di quanto ero felice poter avere mia figlia insieme a me tutto il giorno, per la prima volta della vita!; vederla serena e collaborativa con me e con i colleghi.
Il fatto delle ore di permesso non conteggiate stato sufficiente per far scatenare tutto.
Se devo fare riferimento al passato posso prevedere che con questo ho perso mia figlia!! definitivamente!! E non so perchè! Per quali colpe.?!
Per la sua esperienza crede sia possibile che tutto questo è stato fatto per dare dei dispiaceri al padre?
Peraltro mi ritiene colpevole di tutto perchè non la difendo abbastanza come figlia.. (mi riferisco alle ore di permesso che le sono state tolte a fronte di giornate di cassa integrazione effettuate per ordine dell'azienda ma poi annullate perchè uno dei DPCM aveva modificato le cose all'insaputa di chi redige le paghe.
Ho tentato di farla parlare con la mia compagna per concordare una soluzione.
Ma lei, sin dal primo giorno, non ha mail voluto parlare con la mia compagna se non via mail. Nonostante le avesse dato un posto di lavoro a tempo indeterminato e con un buon stipendio.
Ne un grazie e nemmeno una stretta di mano, anche in occasione dell'unica volta che la mia compagna era venuta in ufficio per salutarla.
Chi, oggi, dopo aver ottenuto un posto di lavoro a tempo indeterminato si comporta così?
Questa è la situazione nella quale mi trovo e devo cercare di superarla ad ogni costo. Ma la cosa è molto pesante da sostenere.
Grazie ancora di tutto dottoressa,le auguro tutta la serenità che io non ho e che credo non avrò mai.
che nonostante tutto quello che ho fatto illudendomi di potermi godere una vita serena con mia figlia vicino Laura ha comunicato formalmente, e senza preavviso, il suo licenziamento, con motivazioni irreali. Dopo 15 giorni di malattia.
Hoscritto anche al suo medico sperando di poter trovare un punto di appoggio, ma mi ha risposto dicendo che Laura si è avvalsa del diritto alla privacy.
Da quando ha iniziato la malattia non l'ho più sentita.
La grande preoccupazione che ho come padre, cosa sar di lei per il futuro? considerata anche la situazione che ha in casa.
Ritengo che credo di aver perso definitivamente mia figlia; e questo immaginando cosa accaduto nel passato.
Siamo arrivati al punto che la mamma mi ha contestato che il suo posto di lavoro sarebbe servito, da un lato, per evitare a me di pagare il suo mantenimento e dall'altro, avere l'opportunit di far pagare a Laura il passato.
Mi dica lei, con quello che ho fatto per non perdere mia figlia, se possa essere possibile una cosa così?!
Cosa ho fatto per dover pagare un prezzo così alto!!!!!!
Non può avere idea di quanto ero felice poter avere mia figlia insieme a me tutto il giorno, per la prima volta della vita!; vederla serena e collaborativa con me e con i colleghi.
Il fatto delle ore di permesso non conteggiate stato sufficiente per far scatenare tutto.
Se devo fare riferimento al passato posso prevedere che con questo ho perso mia figlia!! definitivamente!! E non so perchè! Per quali colpe.?!
Per la sua esperienza crede sia possibile che tutto questo è stato fatto per dare dei dispiaceri al padre?
Peraltro mi ritiene colpevole di tutto perchè non la difendo abbastanza come figlia.. (mi riferisco alle ore di permesso che le sono state tolte a fronte di giornate di cassa integrazione effettuate per ordine dell'azienda ma poi annullate perchè uno dei DPCM aveva modificato le cose all'insaputa di chi redige le paghe.
Ho tentato di farla parlare con la mia compagna per concordare una soluzione.
Ma lei, sin dal primo giorno, non ha mail voluto parlare con la mia compagna se non via mail. Nonostante le avesse dato un posto di lavoro a tempo indeterminato e con un buon stipendio.
Ne un grazie e nemmeno una stretta di mano, anche in occasione dell'unica volta che la mia compagna era venuta in ufficio per salutarla.
Chi, oggi, dopo aver ottenuto un posto di lavoro a tempo indeterminato si comporta così?
Questa è la situazione nella quale mi trovo e devo cercare di superarla ad ogni costo. Ma la cosa è molto pesante da sostenere.
Grazie ancora di tutto dottoressa,le auguro tutta la serenità che io non ho e che credo non avrò mai.
[#5]
Caro utente,
parto dalla fine: le auguro anch'io tanta serenità e sono certa che riuscirà a trovarla, ma per questo è necessario ravviare i fili della sua vita, per ora dolorosamente intrecciati di colpe, rimpianti, rimorsi, accuse, timori, ansie... assieme all'ostinazione di chi vorrebbe vedere un determinato andamento delle cose e delle persone, le quali, invece, procedono senza curarsi dei nostri desideri.
Le avevo già detto tutto nella mia email precedente, raccomandandole la fermezza e suggerendole di non accettare le provocazioni di sua figlia. Vorrei pregarla di rileggerla.
Chiaramente -non però giustamente- il passato ha creato una specie di volontà di vendetta in sua figlia, che fa di tutto per irritarla, ferirla, "fargliela pagare".
Non chieda a me "che cosa devo pagare?".
Questa risposta potrebbe tentare di dargliela sua figlia, ma dalla stessa forsennata confusione con cui agisce, si capisce bene che non è in grado di formularla. Tanta ostilità verso la sua attuale moglie, per esempio, sua figlia sa motivarla?
Viene un momento della vita, caro utente, che per prima cosa dobbiamo salvare noi stessi con le persone che abbiamo intorno e che ci vogliono bene.
Non ignoro che i figli sono "pezzi di cuore", come diceva il grande Edoardo De Filippo, e che davvero alla loro cattiveria e ingratitudine ci sentiamo strappare lembi di cuore; tuttavia so anche che la nostra possibilità di aiutarli passa dal recuperare un'interiore serenità.
La invito ancora una volta a mettere in discussione le modalità distruttive con cui da troppi anni sta conducendo la sua vita.
Buone cose, con sinceri auguri.
parto dalla fine: le auguro anch'io tanta serenità e sono certa che riuscirà a trovarla, ma per questo è necessario ravviare i fili della sua vita, per ora dolorosamente intrecciati di colpe, rimpianti, rimorsi, accuse, timori, ansie... assieme all'ostinazione di chi vorrebbe vedere un determinato andamento delle cose e delle persone, le quali, invece, procedono senza curarsi dei nostri desideri.
Le avevo già detto tutto nella mia email precedente, raccomandandole la fermezza e suggerendole di non accettare le provocazioni di sua figlia. Vorrei pregarla di rileggerla.
Chiaramente -non però giustamente- il passato ha creato una specie di volontà di vendetta in sua figlia, che fa di tutto per irritarla, ferirla, "fargliela pagare".
Non chieda a me "che cosa devo pagare?".
Questa risposta potrebbe tentare di dargliela sua figlia, ma dalla stessa forsennata confusione con cui agisce, si capisce bene che non è in grado di formularla. Tanta ostilità verso la sua attuale moglie, per esempio, sua figlia sa motivarla?
Viene un momento della vita, caro utente, che per prima cosa dobbiamo salvare noi stessi con le persone che abbiamo intorno e che ci vogliono bene.
Non ignoro che i figli sono "pezzi di cuore", come diceva il grande Edoardo De Filippo, e che davvero alla loro cattiveria e ingratitudine ci sentiamo strappare lembi di cuore; tuttavia so anche che la nostra possibilità di aiutarli passa dal recuperare un'interiore serenità.
La invito ancora una volta a mettere in discussione le modalità distruttive con cui da troppi anni sta conducendo la sua vita.
Buone cose, con sinceri auguri.
[#6]
Utente
Gentile dottoressa,
apprezzo molto le sue indicazioni e le seguirò sicuramente; le chiedo solo di meglio esprimere l'ultimo capoverso "La invito ancora una volta a mettere in discussione le modalità distruttive con cui da troppi anni sta conducendo la sua vita.", perchè non riesco a comprendere il senso pratico.
Grazie ancora!
apprezzo molto le sue indicazioni e le seguirò sicuramente; le chiedo solo di meglio esprimere l'ultimo capoverso "La invito ancora una volta a mettere in discussione le modalità distruttive con cui da troppi anni sta conducendo la sua vita.", perchè non riesco a comprendere il senso pratico.
Grazie ancora!
[#7]
Gentile utente,
uno psicologo, in terapia individuale e nel tempo, potrebbe indicarle una per una queste sue modalità di auto-sabotaggio.
Io credo che ne stia mettendo in pratica una in questo momento, mentre legge le mie parole e resiste, dicendosi: "Ma perché dovrei andare da uno psicologo proprio io, unico sano nel turbine di tutti questi dissennati?".
Questa attitudine alla rigidità, nelle aspettative, nella visione delle cose, è la prima che non le fa bene. Assomiglia alla condizione di chi per praticare il podismo indossasse non comode scarpette, ma stivali di ferro.
Per fare un altro esempio, lei non sembra aver mai voluto capire davvero cosa ha spinto sua moglie a lasciarla, a detestarla e a metterle contro la bambina.
Un altro esempio è il suo rispondere ad ogni provocazione, anche del tutto infondata: si sente accusare dei più malevoli intenti, e si offende e si addolora di tutto.
Oggi le si chiede uno sforzo molto grande: lasciare sua figlia al destino che si è scelta, mantenendo fermezza nelle decisioni.
Niente soldi, per esempio, a chi ha rifiutato un buon lavoro.
Non si chieda come farà sua figlia e come farà la sua famiglia: lavorerà, sperimenterà che altri ambienti non sono più facili e accoglienti di quello che ha lasciato, e se è intelligente si dirà che ha sbagliato, imparando dagli errori: se ha la chiusura mentale dei nevrotici dirà che anche il nuovo disagio, come tutto, è sempre colpa di suo padre.
Impari a comprendere che lei stesso non può fare nulla, per questo. Probabilmente anche la madre l'avrà invitata a non lasciare il lavoro. Ne avete parlato?
La sua fermezza può essere travisata, come tutto il resto, ma almeno c'è una persona che saprà di aver fatto quello che era giusto, comunque lo vogliano interpretare i suoi "antagonisti": lei stesso.
Anche per fare questo, però, agire in base al suo esclusivo giudizio non è altro che ripetere all'infinito il copione per cui lei si sente l'unico giusto in un mare di pazzi e mascalzoni, e continua ad eludere il confronto con la realtà.
Ecco perché ritengo che sarebbe utile un percorso con uno psicologo che punti diritto a sviscerare i suoi problemi e a risolverli.
Ha mai preso contatto con l'associazione dei Padri Divorziati, o con quella dei Separati e Divorziati fondata dal dr Edoardo Giusti?
Auguri, anche per le festività.
uno psicologo, in terapia individuale e nel tempo, potrebbe indicarle una per una queste sue modalità di auto-sabotaggio.
Io credo che ne stia mettendo in pratica una in questo momento, mentre legge le mie parole e resiste, dicendosi: "Ma perché dovrei andare da uno psicologo proprio io, unico sano nel turbine di tutti questi dissennati?".
Questa attitudine alla rigidità, nelle aspettative, nella visione delle cose, è la prima che non le fa bene. Assomiglia alla condizione di chi per praticare il podismo indossasse non comode scarpette, ma stivali di ferro.
Per fare un altro esempio, lei non sembra aver mai voluto capire davvero cosa ha spinto sua moglie a lasciarla, a detestarla e a metterle contro la bambina.
Un altro esempio è il suo rispondere ad ogni provocazione, anche del tutto infondata: si sente accusare dei più malevoli intenti, e si offende e si addolora di tutto.
Oggi le si chiede uno sforzo molto grande: lasciare sua figlia al destino che si è scelta, mantenendo fermezza nelle decisioni.
Niente soldi, per esempio, a chi ha rifiutato un buon lavoro.
Non si chieda come farà sua figlia e come farà la sua famiglia: lavorerà, sperimenterà che altri ambienti non sono più facili e accoglienti di quello che ha lasciato, e se è intelligente si dirà che ha sbagliato, imparando dagli errori: se ha la chiusura mentale dei nevrotici dirà che anche il nuovo disagio, come tutto, è sempre colpa di suo padre.
Impari a comprendere che lei stesso non può fare nulla, per questo. Probabilmente anche la madre l'avrà invitata a non lasciare il lavoro. Ne avete parlato?
La sua fermezza può essere travisata, come tutto il resto, ma almeno c'è una persona che saprà di aver fatto quello che era giusto, comunque lo vogliano interpretare i suoi "antagonisti": lei stesso.
Anche per fare questo, però, agire in base al suo esclusivo giudizio non è altro che ripetere all'infinito il copione per cui lei si sente l'unico giusto in un mare di pazzi e mascalzoni, e continua ad eludere il confronto con la realtà.
Ecco perché ritengo che sarebbe utile un percorso con uno psicologo che punti diritto a sviscerare i suoi problemi e a risolverli.
Ha mai preso contatto con l'associazione dei Padri Divorziati, o con quella dei Separati e Divorziati fondata dal dr Edoardo Giusti?
Auguri, anche per le festività.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.3k visite dal 21/11/2020.
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