Paura di sbagliare nel lavoro, paura di decidere, delle conseguenze...come comportarmi?
Buona sera, vi chiedo cortesemente un parere sulla mia situazione, ho 32 anni e ho iniziato a lavorare presto come libero professionista.
Cinque anni fa ho iniziato a non riuscire più a sostenere il lavoro, avevo costantemente paura di sbagliare e delle conseguenze, ho iniziato un percorso di psicoterapia e il medico mi aveva prescritto anafranil e paroxetina, i quali mi avevano provocato un po di effetti collaterali ma effettivamente sono stato un po meglio, nel frattempo ho avuto un figlio, successivamente stando meglio ho iniziato a scalare i farmaci sino a sospenderli.
Dopo pochi mesi mi sono ritrovato punto e a capo a tal punto che ho interrotto la libera professione e mi sono rivolto ad un altro medico che mi ha curato con fluvoxamina 50 mg e psicoterapia, diciamo che sono stato un po meglio, ma ora a distanza di due anni dall'inizio della terapia farmacologica mi sento di nuovo a terra, sempre la paura di errori nel lavoro, di conseguenze catastrofiche, risarcimento danni, non riesco a prendere decisioni... Grazie a chi mi potrà aiutare
Cinque anni fa ho iniziato a non riuscire più a sostenere il lavoro, avevo costantemente paura di sbagliare e delle conseguenze, ho iniziato un percorso di psicoterapia e il medico mi aveva prescritto anafranil e paroxetina, i quali mi avevano provocato un po di effetti collaterali ma effettivamente sono stato un po meglio, nel frattempo ho avuto un figlio, successivamente stando meglio ho iniziato a scalare i farmaci sino a sospenderli.
Dopo pochi mesi mi sono ritrovato punto e a capo a tal punto che ho interrotto la libera professione e mi sono rivolto ad un altro medico che mi ha curato con fluvoxamina 50 mg e psicoterapia, diciamo che sono stato un po meglio, ma ora a distanza di due anni dall'inizio della terapia farmacologica mi sento di nuovo a terra, sempre la paura di errori nel lavoro, di conseguenze catastrofiche, risarcimento danni, non riesco a prendere decisioni... Grazie a chi mi potrà aiutare
[#1]
Gentile utente,
a parte la necessità di continuare le terapie farmacologiche e psicoterapiche, ha provato, con l'aiuto del suo curante, a trovare delle strategie che le permettano di minimizzare i rischi connessi con la sua professione? A proposito, qual è?
Si possono ipotizzare assicurazioni contro gli errori, team di professionisti con cui condividere le decisioni, corsi di aggiornamento professionale da ripetere spesso, anche per trovare un manager che le possa fare da guida.
Ci sarebbero altre cose, come gli esercizi di auto-accettazione e di rilassamento, che il suo psicologo dovrebbe averle insegnati.
Si accerti comunque di aver trovato un vero psicoterapeuta, non un medico che si improvvisa tale, e si accerti del suo orientamento, che dovrebbe essere cognitivo-comportamentale o strategico.
Le faccio tanti auguri.
a parte la necessità di continuare le terapie farmacologiche e psicoterapiche, ha provato, con l'aiuto del suo curante, a trovare delle strategie che le permettano di minimizzare i rischi connessi con la sua professione? A proposito, qual è?
Si possono ipotizzare assicurazioni contro gli errori, team di professionisti con cui condividere le decisioni, corsi di aggiornamento professionale da ripetere spesso, anche per trovare un manager che le possa fare da guida.
Ci sarebbero altre cose, come gli esercizi di auto-accettazione e di rilassamento, che il suo psicologo dovrebbe averle insegnati.
Si accerti comunque di aver trovato un vero psicoterapeuta, non un medico che si improvvisa tale, e si accerti del suo orientamento, che dovrebbe essere cognitivo-comportamentale o strategico.
Le faccio tanti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Buona sera dottoressa, grazie mille dell interessamento, il mio lavoro é architetto, ho fatto un anno con uno psichiatra psicoterapeuta che peró mi chiedeva più che altro come vanno le ossessioni e per quanto tempo le avevo...nel senso che questa mia paura comportava un ricontrollare sempre anche lavori già fatti...poi mi ha seguito un neurologo per la parte farmacologica ed uno psicologo per la psicoterapia...ma non ho mai risolto definitivamente il problema...la prima volta una marea di effetti collaterali ma stavo un po meglio, ora diciamo che vado avanti ma appena mi si prospetta qualche situazione lavorativa non riesco ad affrontare serenamente niente...forse dovrei rivolgermi a qualcun altro...ma non saprei da che parte dirigermi tra psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, neurologi...e tutti con diverse aree di attività...poi non tutti hanno un sito o una descrizione...
La ringrazio ancora...
La ringrazio ancora...
[#3]
Gentile utente,
in effetti la cura della psiche in Italia a volte si presenta complicata per l'utente.
Per porre un primo spartiacque diciamo che i farmaci li prescrivono solo i medici, mentre le psicoterapie possono farle sia gli psicologi che i medici, purché abilitati, gli uni e gli altri, all'esercizio della medesima.
I farmaci sono a volte risolutivi, a volte non risolvono però aiutano, a volte non servono e gli effetti collaterali superano i vantaggi.
Quanto sopra però vale per tutte le cure farmacologiche, quindi l'importante è trovare un neurologo o uno psichiatra che prenda a cuore il suo caso e abbia le opportune competenze per la prescrizione del farmaco, la valutazione dei suoi effetti, l'aggiustamento della posologia.
Stessa cosa per lo psicoterapeuta, che coincida o meno con il medico che prescrive i farmaci, deve essere davvero competente in campo psicoterapeutico.
Per la sindrome che pare le sia stata diagnosticata, la terapia psicologica in genere è di tipo cognitivo-comportamentale, il che indica una vasta gamma di approcci. Per esempio la psicoterapia strategica potrebbe esserle utile.
Qui però si apre il mare magnum delle varie forme di approccio alla psiche.
Il rischio sta nel trovare un curante che sappia usare un unico strumento, lo ritenga magicamente efficace anche di fronte a riscontri negativi e insista ad usarlo anche se visibilmente inidoneo al disturbo del paziente. Nel suo caso per fare un esempio la psicoanalisi classica non sembrerebbe indicata.
Le sue esperienze fin qui non raccontano la costruzione di un solido rapporto di fiducia col curante.
Da quello che scrive, lo psichiatra psicoterapeuta le chiedeva in pratica "Come sta?" senza farle percorrere un preciso piano di riduzione dell'ansia. Le dava, penso, dei farmaci, ma nemmeno quelli le hanno giovato.
Stessa cosa si è prodotta quando i curanti erano due, con differenti compiti.
A questo punto si apre un ventaglio di ipotesi troppo delicato per una consulenza online: è stato sfortunato nell'incontro coi terapeuti? Oppure è di quelle persone che resistono al cambiamento?
Ha mai provato ad attuare le strategie che suggerivo nella prima email?
Ci scriva ancora, se può esserle utile.
Auguri, anche per sua moglie e suo figlio.
in effetti la cura della psiche in Italia a volte si presenta complicata per l'utente.
Per porre un primo spartiacque diciamo che i farmaci li prescrivono solo i medici, mentre le psicoterapie possono farle sia gli psicologi che i medici, purché abilitati, gli uni e gli altri, all'esercizio della medesima.
I farmaci sono a volte risolutivi, a volte non risolvono però aiutano, a volte non servono e gli effetti collaterali superano i vantaggi.
Quanto sopra però vale per tutte le cure farmacologiche, quindi l'importante è trovare un neurologo o uno psichiatra che prenda a cuore il suo caso e abbia le opportune competenze per la prescrizione del farmaco, la valutazione dei suoi effetti, l'aggiustamento della posologia.
Stessa cosa per lo psicoterapeuta, che coincida o meno con il medico che prescrive i farmaci, deve essere davvero competente in campo psicoterapeutico.
Per la sindrome che pare le sia stata diagnosticata, la terapia psicologica in genere è di tipo cognitivo-comportamentale, il che indica una vasta gamma di approcci. Per esempio la psicoterapia strategica potrebbe esserle utile.
Qui però si apre il mare magnum delle varie forme di approccio alla psiche.
Il rischio sta nel trovare un curante che sappia usare un unico strumento, lo ritenga magicamente efficace anche di fronte a riscontri negativi e insista ad usarlo anche se visibilmente inidoneo al disturbo del paziente. Nel suo caso per fare un esempio la psicoanalisi classica non sembrerebbe indicata.
Le sue esperienze fin qui non raccontano la costruzione di un solido rapporto di fiducia col curante.
Da quello che scrive, lo psichiatra psicoterapeuta le chiedeva in pratica "Come sta?" senza farle percorrere un preciso piano di riduzione dell'ansia. Le dava, penso, dei farmaci, ma nemmeno quelli le hanno giovato.
Stessa cosa si è prodotta quando i curanti erano due, con differenti compiti.
A questo punto si apre un ventaglio di ipotesi troppo delicato per una consulenza online: è stato sfortunato nell'incontro coi terapeuti? Oppure è di quelle persone che resistono al cambiamento?
Ha mai provato ad attuare le strategie che suggerivo nella prima email?
Ci scriva ancora, se può esserle utile.
Auguri, anche per sua moglie e suo figlio.
[#4]
Ex utente
Grazie ancora dott.ssa, strategie ne ho attuato, ma più per iniziativa personale, ma non sono servite, avevo un assicurazione ma non mi dava sicurezza, andavo a pensare ma e se non basta il massimale o l assicurazione non paga perché il caso non rientra tra quelli risarcibili?...inoltre non mi fido delle persone quindi non riesco ne a delegare,ne a affidarmi totalmente ai consigli...all inizio non ero cosí...ho sviluppato queste paure solo dopo....inoltre ora ci stiamo separando con mia moglie, ma e solo la punta dell iceberg, anzi forse la vedo come un opportunita per cercare di pensare un po a me.....
[#5]
Gentile utente,
quello che scrive conferma una tipologia di disagio complessa.
Le auguro di trovare la determinazione per potersi affidare ad un terapeuta, e naturalmente il professionista idoneo.
Le vorrei consigliare un libro che non è stato scritto da uno psicologo e che ha aiutato tanti.
Di Dale Carnegie "Come vincere lo stress e cominciare a vivere". Oltretutto è una lettura divertente e rasserenante: non a caso viene ripubblicato da quasi ottant'anni.
Auguri per tutto.
quello che scrive conferma una tipologia di disagio complessa.
Le auguro di trovare la determinazione per potersi affidare ad un terapeuta, e naturalmente il professionista idoneo.
Le vorrei consigliare un libro che non è stato scritto da uno psicologo e che ha aiutato tanti.
Di Dale Carnegie "Come vincere lo stress e cominciare a vivere". Oltretutto è una lettura divertente e rasserenante: non a caso viene ripubblicato da quasi ottant'anni.
Auguri per tutto.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.3k visite dal 13/11/2020.
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