Paura di essere risucchiato nel cielo quando vado in montagna fuori dal bosco e perdita di identità

Buonasera,

da luglio fino a pochi giorni prima del nuovo lockdown di novembre ho frequentato le montagne delle Alpi Orobie per un totale di una quindicina di volte.
Mi piace particolarmente andare a funghi nei boschi fino a 1700m.


Quando frequento la montagna medio-alta (1200m-1700m) ho però riscontrato un'anomalia nel mio comportamento.
Fintanto che staziono o passeggio nel bosco, sia in falsopiano che in zone pendenti o strapiombanti, mi sento perfettamente a mio agio e in armoniosa connessione con l'ambiente boschivo.
Quando però abbandono il fitto delle conifere e delle latifoglie in favore di un prato in pendenza, o peggio in favore di una vetta rocciosa priva di alcuna pianta o albero, si scatena in me uno stato di allarme e di paura.
Mi sento infatti come se da un momento all'altro dovessi essere risucchiato nel cielo andando a perdere contatto con il suolo.
Questo induce in me uno stato di disagio psicologico accompagnato da sintomi di vertigine, nausea lieve e leggero aumento di battito cardiaco.
Percepisco i luoghi montani privi di coperture arboree come pericolosi, ostili, imprevedibili e costantemente instabili.

Le vette scoperte mi fanno percepire il disagio peggiore in quanto approssimandomi ad esse mi sento come se stessi letteralmente fluttuando nel cielo in una condizione di totale indeterminazione.
Mi sento assolutamente neutro e privo di identità, agisco in modo meramente meccanico e in mente ho solo l'obiettivo di allontanarmi velocemente dalla vetta per raggiungere il bosco.
Mi sento cosciente ma non autocosciente, cioè mantengo coscienza di ciò che accade, di cosa fare e quali azioni progettare ed attuare, ma allo stesso tempo perdo la persona che sono, perdo l'io capace di pensieri che vanno aldilà delle mere risposte di azione e reazione più basilari e meccaniche, nonché della capacità di richiamare i ricordi più profondi che non siano il passato più prossimo (sento che il tempo si concentra tutto nel presente e nei momenti più adiacenti ad esso, perdendo la percezione del passato remoto e del futuro remoto).
Una sensazione spiacevolissima!

Rientrando nel bosco ogni sintomo scompare e riacquisto nuovamente un armonico rapporto con me e l'ambiente circostante.


Il problema è che non voglio essere limitato da questa paura, anche perché ho un posto magnifico per i funghi che è raggiungibile esclusivamente attraversando ampie aree pendenti sia prative che rocciose.
La mia paura non mi impedisce di raggiungerlo, ma il tragitto è davvero sgradevole! Quali sono le indicazioni per meglio superare questo costante problema?


Ho 28 anni e godo di buona salute: non ho problemi di pressione, né ho patologie, sono un ex asmatico, non ho altre fobie come la paura di spazi aperti (in pianura o in collina sono perfettamente a mio agio) né ho paura dell'altezza o degli strapiombi (che affronto anche con una certa spavalderia).
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Sembra trattarsi di ansia, cioè sensazione di allarme per un pericolo inesistente o remoto.

A lei la scelta se considerare tale problema circostanziato e quindi sopportabile, oppure se intende liberarsene. Nel secondo caso le suggerisco di interpellare un terapeuta, ad esempio a indirizzo comportamentale o strategico.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
è possibile rivolgersi a un consultorio o è preferibile un privato?
INOLTRE, in questo momento di lockdown ho avuto il tempo di ripensare a quali potrebbero essere state le cause di questa anomalia comportamentale, anche perché da bambino e da adolescente frequentai le vette senza alcun problema. Mi ricordo solo adesso di aver assistito qualche anno fa a una scena spaventosa, in cui un grosso rapace planò improvvisamente su un pascolo e catturò un ovino (probabilmente una capra) di una certa mole. In seguito l'uccello trascinò la preda per qualche decina di metri verso valle e la fece precipitare dal cielo facendola schiantare a terra al fine di ucciderla e di mangiare le sue carni (questo sotto gli occhi inermi di un pastore che curava il gregge!). Probabilmente, dato il mio sgomento per la mole non indifferente di quell'ovino, ho paura che io stesso possa fare la stessa sorte di quell'animale... è possibile?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Da un punto di vista strategico importa poco capire quali potrebbero essere state le "cause" che l'hanno portata a soffrire di ansia. Importa invece capire bene come funziona il problema nell'oggi per poterlo risolvere.

Il vantaggio del privato è che può scegliere lei il professionista e di conseguenza l'approccio terapeutico, mentre nel pubblico di solito tale scelta non è possibile.

Tenga presente che oggi molti terapeuti lavorano in videochiamata, quindi il panorama a disposizione per la scelta è più ampio.