I miei genitori e i loro ragionamenti, a mio parere, assurdi

Buongiorno,
Sono una ragazza che studia, non lavora, fidanzata da quasi 5 anni; con i miei genitori ho sempre avuto un bellissimo rapporto, finché facevo le cose a modo loro.
I miei genitori sono sempre stati estremamente severi tanto che, ancora adesso, mi mettono in punizione (l'ultima risale a circa un mese fa quando mi hanno vietato di usare la macchina perché non li ho ascoltati e ho deciso di ritirarmi da un esame).

Ho sempre cercato di non dargli preoccupazioni, ma mi rendo conto che hanno pilotato la mia vita da quando sono piccola: andavano da un tecnico per farmi spiare i messaggi sul cellulare per controllare con chi messaggiassi e cosa dicessi; episodi che si sono ripetuti fino ai 18 anni.

Io mi sono chiusa come un riccio e ho letteralmente smesso di raccontare qualsiasi aspetto della mia vita privata;  stavo già con il mio attuale ragazzo, e con lui ebbi la mia prima volta, ovviamente di nascosto dai miei genitori.

Loro lo scoprirono perché mia mamma prese il mio cellulare e si mise a leggere tutte le notifiche che mi erano arrivate... Scoppiò la terza guerra mondiale e mio padre arrivò a darmi della p*****a che la dà a destra e a manca, mi tolsero il cellulare e misero in punizione per dei mesi; andavo a scuola senza telefono e, in caso dovessero comunicarmi qualcosa, scrivevano su Facebook ai miei compagni di classe.
Un giorno hanno fatto un discorso al mio fidanzato dicendogli che, se non fossi potuta uscire con lui, doveva prendersela con me e col mio brutto caratteraccio, dato che io facevo apposta a farmi mettere in punizione.

Tempo fa chiesi ai miei genitori se potevamo dormire insieme, l'avessi mai fatto: mi hanno tassativamente vietato di dormire nello stesso letto con lui fino al matrimonio perché è una cosa assurda ed inconcepibile; non siamo sposati quindi proprio no.

Però se siamo in vacanza all'estero o in montagna da lui da soli, va benissimo.
Ancora mia mamma non concepisce e si vergogna del fatto che io, quando sono nella casa in montagna del mio moroso, possa stare in camera da lui (i suoi sono d'accordissimo), cambiarmi nella stessa stanza con lui ecc...

Altro ragionamento che fa mia mamma riguarda l'uso della macchina: mi è tassativamente vietato circolare in macchina da sola, devo sempre essere accompagnata da qualcuno se faccio lunghi tratti (ad eccezione se vado su in montagna dal mio moroso per cui mi ci vuole un'ora e mezzo massimo), mi è tassativamente vietato guidare in autostrada o in tangenziale sia di giorno che di notte perché sicuramente mi capita qualcosa (tanto che sono anni che chiedo che qualcuno mi faccia provare, ma tutti mi ignorano) e non posso andare a fare benzina da sola perché vengo rapita o derubata.
Devo spostarmi solo ed esclusivamente in treno.

Io mi sento esaurita, ogni volta che parlo con i miei è un conflitto continuo; mi hanno anche detto che se vado via di casa, essendo per un capriccio, loro non mi danno 1euro per mantenermi.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Cara utente,
il problema di certe lettere, per noi specialisti, è che ci mettono di fronte al racconto monolaterale di una persona che non possiamo osservare direttamente e alla quale non possiamo fare domande.
Questa persona presenta un solo lato della medaglia e noi non abbiamo gli strumenti, che fanno invece parte di un incontro diretto, per poter meglio appurare come stanno i fatti.
Lei non ci dice, per esempio, se i suoi genitori sono molto anziani, che lavoro fanno, se hanno un titolo di studio, se lei ha fratelli o altri parenti che possano valutare dall'esterno la situazione.
Questo ci aiuterebbe a capire come mai nella sua regione, nordica patria della liberta, una ragazza venga insultata dal padre se fa l'amore col proprio ragazzo.
Inoltre, quali sono le sue caratteristiche che ignoriamo? Perché non può guidare sull'autostrada? Ha avuto numerosi incidenti? Ha qualche disturbo che le inibisce una guida sicura, un buon livello di attenzione?
Infine, perché non lavora? Sono ben poche (forse nemmeno una) le facoltà universitarie che proibiscano ad un giovane di realizzare insieme la laurea e un lavoretto di supporto, o uno più consistente, se vuole allontanarsi da una condizione di costrizione che gli appare davvero insopportabile.
Suona come allarme la frase: "con i miei genitori ho sempre avuto un bellissimo rapporto, finché facevo le cose a modo loro". La manipolavano? Oppure lei ha sempre preso il meglio, e ora si sta rifiutando di fare quello che le compete, come gli esami universitari, per esempio?
Non si capisce, in ogni caso, perché nessuno apra gli occhi a questi genitori, se ingiustamente retrogradi, e perché lei non si sia mai avvalsa degli psicologi che l'università mette a disposizione, se si sentiva oppressa, o di quelli delle ASL.
Provi a chiarire meglio questi punti. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Attivo dal 2019 al 2020
Ex utente
Io sono figlia unica , mia mamma è laureata mio padre si è fermato all'esame di terza media.

Io non posso guidare in autostrada o tangenziale per il semplice fatto che mia mamma ha il terrore, passa i pomeriggi a guardare telegiornali o programmi televisivi dove si raccontano di incidenti; io sono in perfetta salute, mai avuto incidenti e non assumo farmaci che possano inibire la guida sicura.

Io studio all'università e sono al terzo anno, sfortunatamente sono leggermente indietro con gli esami del secondo quindi sto cercando di recuperare al meglio; tutti quelli che ho dato, comunque, li ho superati brillantemente.
Inoltre mi alleno la sera in una città diversa da quella in cui vivo e ovviamente ci vado con mio padre perché da sola non mi è permesso.

Questi sono i motivi per cui non lavoro.

Fin da quando sono piccola mi è stato insegnato che a qualunque azione corrisponde una conseguenza, quindi se disobbedivo mi arrivava subito una punizione di ogni genere e tipo; a settembre mi sono ritirata da un esame perché non mi sentivo pronta per darlo e mi sono vista togliere la macchina perché i miei genitori volevano che io lo dessi.

La spiegazione? In famiglia le cose si decidono insieme.

Nessuno apre gli occhi ai miei genitori perché nessuno può farlo, se si impuntano su di una cosa non c'è verso che cambino idea; se cerco di ribellarmi i possibili comportamenti sono due: mi viene comprato qualcosa per mettermi a tacere o mi danno della "poverina" perché non capisco che voglio delle cose assurde (sì per loro che io dorma con il mio ragazzo è una richiesta a tratti eretica).
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei ribadisce che vive una situazione di prevaricazione della quale i suoi genitori sono artefici e lei vittima, ma in realtà tutti e tre contribuite a tenerla in vita.
Addirittura alcune parti del suo racconto suonano poco verosimili, come se lei le avesse scritte per confermare ad ogni costo che da questa situazione è impossibile tirarsi fuori.
Lei è ormai maggiorenne e ha il supporto di un fidanzato e della famiglie di lui. Però dice che nessuno può aprire gli occhi ai suoi genitori.
Giustifica il fatto che non lavora con le parole: "mi alleno la sera in una città diversa da quella in cui vivo, a circa due ore di distanza". Ogni giorno, e per forza in una palestra così distante, si spiega solo se lei pratica un'attività sportiva di tipo agonistico. Non ne ricava alcun reddito?
Di sua madre, laureata in medicina, quindi medico, lei scrive: "passa i pomeriggi a guardare telegiornali o programmi televisivi dove si raccontano di incidenti".
Possibile che una professionista abbia attitudini da sub-casalinga? E dove trova il tempo, oltretutto?
Lei dice di essere al terzo anno di Legge (a ventitré anni?) però scrive, nella prima email "hanno pilotato la mia vita da quando SONO piccola"; nella seconda fa lo stesso errore: "Fin da quando SONO piccola mi è stato insegnato [...]".
Uno studente universitario può fare un simile errore nell'uso dei tempi verbali? E in particolare, uno studente di Legge può ignorare dove finisce la patria potestà, come si configura la libertà di un maggiorenne e quali sono gli strumenti per recuperarla, se si è a rischio di venirne privati?
Quanto precede fa capire perché lei non si è mai rivolta ad uno psicologo, eppure ne ha a disposizione di gratuiti, all'università, alle ASL, al Consultorio.
Sembra opportuno che lei si interroghi, e in uno spassionato esame di realtà si chieda qual è realmente la situazione e che cosa vuole davvero.
Ci rifletta.