Terrore morte genitori

Salve mi chiamo Daniela ed ho 39 anni.
Lo scorso anno a mio padre, il mio papà, è stato diagnosticata l'ipf.
Alla notizia siamo rimasti scioccati, tutto accresciuto dalle notizie su internet.
Dopo 6 mesi al primo controllo la malattia era rimasta stabile, quindi con un fondo di entusiasmo misto col dolore di come sarebbero potute cambiare le cose, siamo comunque andati avanti.
Questa settimana torniamo al controllo e ci viene detto che la malattia è andata avanti.
L'inizio della fine.
Mio padre col suo sguardo spaventato, assente, pensieroso.
Mia madre che cerca di entrare nell'ottica dicendo lo sappiamo che andrà sempre peggio ed io che non riesco neanche a parlare ma solo a piangere e disperarmi.
Entro nell'ottica che potrei perdere mio padre, fra sei mesi, un anno, tre anni.
Pe so al suo dispiacere, a quello di mia madre, mio, dei miei figli, dei miei fratelli.
Non so quando, ma sarà sempre troppo presto.
Non faccio altro che disperarmi mentre mio marito mi dice vivi alla giornata, non è questo il momento di piangere.
Questo lo farai un domani ma non ora non far pesare la malattia a tuo padre e non esagerare che ora non serve.
Da lì inizia anche il mio malcontento verso mio marito.
Inizio a pensare che a tempo debito decisi che non avrei mai affrontato il problema perdita genitori, perché io mi sarei suicidata nel momento che si fosse presentato il problema.
Ma ora c'è un problema, ho due bambini.
Devo decidere se far passare a loro quello che sto passando ora io adesso o quando saranno adulti.
Mi sento in gabbia.
Dopo qualche giorno allargo il mio pensiero e penso a mia madre, al fatto che perderò anche lei.
Non ce la faccio.
Non voglio vivere questo.
Ho passato la mia vita a piangere all'idea della morte dei miei, ed ora mi re do conto che il mio futuro è in attesa di questo.
Sono andata tutti i giorni a casa dei miei questa settimana e sono tornata solo distrutta e disperata, non riesco nenche più a a dormire.
Non ce la faccio già adesso, posso solo immaginare quando sarà il momento che orrore che sarà.
Non voglio accettare che succederà questo schifo e non trovo nenache nei miei bambini la motivazione per affrontare il futuro.
Voglio solo smettere di soffrire.
Voglio fermare il tempo.
E penso di aver sbagliato a fare due figli perché dovranno affrontare questo dolore e questo schifo di vita.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Buongiorno gentile Daniela, sono Luca Coladarci, psicologo-psicoterapeuta di Fiuggi (Fr). Ho letto con molta attenzione la sua testimonianza e le sono particolarmente vicino poiché credo che sia per lei un momento molto delicato e difficile. Credo, allo stesso tempo, sia molto importante per lei mantenere viva la speranza che la situazione di suo padre non peggiori ulteriormente. Lei lavora?

In attesa di sue notizie, le auguro una buona giornata

Dr. Luca  Coladarci Psicologo-Psicoterapeuta
cell. 328.0333877
www.lucacoladarci.it

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Utente
Utente
Al momento no. Ho finito di lavorare il 30 giugno ed ora sono in attesa delle graduatorie di stabilizzazione. Intanto sono anche in lista per essere chiamata per le visite mediche inerenti un altro lavoro, che dovrebbe partire a brevissimo...
Quindi al momento no.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Buongiorno gentile Daniela, le ho chiesto se lavorasse o meno poichè credo che essere impegnati psicologicamente"in una attività lavorativa, possa essere piuttosto utile poichè bilancia ( anche se di poco, ma bilancia) questo suo difficilissimo momento.
Quindi lei ha sempre avuto il terrore della morte dei suoi genitori, o questo suo vissuto è relativamente recente?
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Utente
Utente
Il terrore è qualcosa che ricordo da sempre, da quando ero bambina mi addormentavo piangendo, anche in età adolescenziale. In età adulta, la cosa riuscivo a gestirla meglio, a bloccare il pensiero appena iniziava, dicendomi ma ancora ci sono tanti anni da affrontare. Mi svegliavo di notte in preda al panico all'idea, ma accadeva meno, rispetto alle notti di pianto giovanili. Ma adesso che continuavo a dirmi, dai che ancora ci vuole, la realtà mi ha messo di fronte ai fatti. Probabilmente penso a quello che lo aspetterà, alla sua paura, a mia madre che poverina sta facendo di tutto per farci accettare la cosa, ma lei sta morendo dal dolore, e poi penso al fatto che non lo potrò più vedere, parlaci, confrontarci, consigliarmi e via dicendo e lì scoppio.
Poi penso che lo stesso spetterà a mia madre e che quindi mi troverò a non avere più nessuno dei due... e non la finisco più.
Tutto questo mi porta ad andare avanti senza voglia di nulla e anche ignorando molte cose in famiglia, andando a ripercuotersi su marito e figli.
Io lo so che il problema si risolve quando uno accetta che queste sono cose che devono succedere ed a cui non ci si può ribellare. Soltanto che io non voglio accettare questa oscenità di vita, questo calvario che va solo a peggiorare.
Ci penso e ripenso, ma la mia risposta è sempre la stessa, non mi sta bene.
Come dire mi faccio domanda e risposta da sola, mi sento una cretina, ma continuo a battere i piedi ed a dire di no. Intanto al sono tranquilla perché so che se adesso vado a casa e loro ci sono, ma poi?
Mi sento come un cane che si morde la coda. Mi rendo conto del problema, ma non voglio accettarlo.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Capisco perfettamente il suo timore, il terrore di perdere suo padre. Tra l'altro, la fibrosi polmonare ha un decorso imprevedibile, può durare qualche mese oppure anni. E questa imprevedibilità, per certi versi può aumentare la paura della perdita di una persona a noi cara. Però, perchè non cogliere questo suo difficile momento come spunto di riflessioni ed elaborazioni più ampie, inerenti allo stretto legame che lei ha con i suoi genitori? Purtroppo la morte di persone a noi care è un evento ineludibile (pochi anni fa ho perso mio padre), con cui ci dobbiamo prima o poi confrontare tutti quanti. Io credo che lei ce la possa fare a superare questo suo difficile momento. Che persona è suo padre, cosa le piace di più a livello psicologico del suo carattere?
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Utente
Utente
Bella domanda! Tanto semplice, ma tanto complessa!
Lui è un papà dolce, gentile, simpatico, loquace, amicone. Una persona che ti infonde sicurezza e ti fa sentire sempre all'altezza di ogni situazione.
Da quando è arrivata la diagnosi lo scorso anno, è diventato un po' più silenzioso, tende ad isolarsi. Sia io che mia madre, i miei fratelli cerchiamo di riempire i momenti di silenzio, facendolo ritornare in modalità on, ma sappiamo dove è con la testa. Tra l'altro gli altri figli vivono lontano, quindi quando tornano diventa un'altra persona super felice, ma poi quando vanno via e quando succ
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Deve essere una persona perbene suo padre. E di sua madre cosa apprezza maggiormente?
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Utente
Utente
Mia madre è una forza della natura, ha un'energia al di là dell'immaginabile. Fa da intermediario tra tutti membri della famiglia ed anche con gli esterni. Trova sempre il positivo nelle persone, anche se ultimamente ha iniziato a capire che se una persona è cattiva, a volte lo è e basta. Diciamo che è il membro che ha sempre animato la famiglia, che viaggia, torna riparte, ma sempre permanenze brevi ed in cui è comunque sempre presente. Soprattutto é quella che esprime le sue emozioni, infatti la cosa che adesso mi sta meravigliando è la forza con cui vuol far vedere che sta affrontando la cosa. Lei è un tutt'uno con mio padre, come se fossero un'unica macchina. Lei è nativa di un'altra regione e sia lei che mio padre hanno sempre avuto usi e costumi differenti dai locali, ovviamente il tutto costante oggetto di critiche esterne. Loro però hanno sempre fatto fronte comune insegnadoci a seguire le nostre idee, disinteressandoci dei giudizi inutili.
La mia mamma é buona, dolce e un po' pazza. Si divide in 10 pur di aiutare e non richiede mai nulla in cambio.
Tra i due genitori è quella più rigida (non perché papà sia un agnellino) , ma allo stesso tempo è dolcissima.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Anche sua madre sembra una persona perbene. Come va? Come si sente oggi?
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Utente
Utente
Oggi meglio, perché tanto so che se vado a casa ci sono entrambi.
Ma un secondo in più e mi sento un magone alla gola. Il brutto di tutto è il non riuscire a vivere il momento, ma il pensare al dopo. Un brutto vizio che ho avuto da sempre. Io ero quella che se andava in vacanza dal primo giorno iniziava a pensare che dopo x giorni sarebbe finita, quella che quando arriva capodanno tutti esultano al nuovo anno, io invece penso che un altro anno è trascorso...
Spero solo che tutto quello che di brutto arriverà, possa accadere il più tardi possibile e che riesca a svegliarmi da questo stato di torpore per gustarmi l'oggi, anche se è sempre presente questo dolore fisico e psicologico.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Buongiorno gentile Daniela, fa piacere sapere che oggi si sente meglio. Abbia fiducia sulle sue capacità, poichè oggettivamente mi sembra una persona piuttosto CONSAPEVOLE dei suoi vissuti interiori, e questo è sempre un elemento psichico molto importante.
Come va con i suoi figli? Riesce a stargli vicino?
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Utente
Utente
Con i bambini va benino. Quando sono in forma tutto a posto, quando non riesco a stare bene, mi cercano loro, sono tenerissimi. Soltanto che non mi va bene che siano loro a sentirsi in dovere di fare i genitori. Cerco di evitare i miei attacchi di pianto davanti loro, ma in automatico lo stare insieme diventa silenzioso ed è lì che mi riempiono di parole, coccole etc
Nel complesso però riesco a stargli dietro, ma come dire è con è giocare a carte scoperte al momento. Tutto si basa su pensieri, non so come sarà quando ci si baserà sui fatti avvenuti.
Questa situazione mi sta facendo cambiare tanto caratterialmente e la cosa non mi piace. Mi sento come se non fosse giusto stare bene. Non so come spiegarlo, mi sento quasi in colpa di poter stare bene. Eppure ancora è tutto "normale" ma so che non lo sarà dopo e che ci saranno brutte cose all'orizzonte. Ogni pensiero torna sempre lì. Sempre.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Beh, i suoi figli le sono vicino evidentemente perchè, nonostante il suo momento molto difficile, lei evidentemente assolve DEGNAMENTE al ruolo materno. Mi sembra molto positivo come elemento psichico.
Cosa intende quando dice di sentirsi in colpa se sta bene?
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Utente
Utente
Come se prevedendo un destino infausto, lo stare bene sia come un privilegio che non mi posso permettere. Come se stare bene significhi negare il problema e visto che la fine del problema sarà la morte allora stare bene la vedo come una mancanza di rispetto del dolore che si sta affrontando e soprattutto che mio padre sta affrontando. Allo stesso tempo so che se lui sapesse quello che sto vivendo in modo nudo e crudo, ne soffrirebbe tantissimo.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Capisco perfettamente, signora, però credo sinceramente che lei stia un po' affrettando i tempi. Non sappiamo ancora quanto possa durare la malattia di suo padre. Capisco che la notizia della malattia di suo padre le sia arrivata poco tempo fa, quindi è ancora "caldo" come contenuto, però non sappiamo quanto possa durare. Mi sembra evidente, invece, che questa notizia, per la prima volta, le abbia messo difronte alla possibile perdita di suo padre; ma proprio per questo, per quanto difficile, ora si trova nella possibilità di elaborare meglio e più a fondo il suo legame con suo padre, che mi sembra sinceramente piuttosto simbiotico.
Come va con suo marito, le è vicino?
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Utente
Utente
Diciamo che le sue ultime parole, rientrano perfettamente in quello che mi ripete mio marito. Lui c'è, sempre e nel modo giusto.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Si faccia forza, signora, anche perché mi sembra che lei, oggettivamente, abbia ottime capacità psichiche.

Restando sempre a disposizione, le mando un saluto e le auguro una buona serata,
Luca Coladarci
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Utente
Utente
Dottore la ringrazio infinitamente, spero di dover riparlare con lei il più tardi possibile. Grazie mille per il tempo dedicatomi e la pazienza rivoltami. Buon lavoro.
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Dr. Luca Coladarci Psicologo, Psicoterapeuta 10
Grazie, signora, e buon (nuovo) lavoro anche a lei