Doc: punti di vista, esperienza personal e domande

Ciao, sono un ragazzo di 20 anni che da molto tempo ricorre alle formule tipiche di un DOC. Premetto, non sono mai andato da un medico, nessun psicologo mi ha diagnosticato questa patologia, ma dal momento che tutte le informazioni lette sembrano combaciare con le mie problematiche, ho cominciato a pensare di essere affetto da DOC. Tutto è cominciato all'età di 12 anni, prendendo come esempio la superstizione di una persona a me cara. Dall'ora ho cominciato con i tipici rituali, il conteggio di alcune operazioni, il lavaggio ripetuto delle mani, paure di contaminazione, ripetizioni di alcune azioni. Col tempo, grazie anche alla mia forza di volontà, ho imparato a gestire questi stimoli. Purtroppo però da compulsivi, sono diventati stimoli ossessivi. Leggendo i vari articoli, sembra che il mio caso sia oramai una causa persa, mentre sentendo le mie esigenze interne, mi rendo conto di essere semplicemente una persona che ha paura di qualcosa e cerca di "prevenire" le cose e/o situazioni sgradevoli con questi "rituali". Il mio timore è quello di essere affetto di una malattia che potrà solo peggiorare col tempo e vorrei evitare tutto questo. Non ho mai avuto problemi psichici, ma solo paure generate da eventi traumatici reali. Non penso quindi che il DOC sia una malattia patologica, semplicemente nasce dal bisogno di difendersi. Specie quando si è piccoli, vivendo alcuni traumi, capita di pensare che la vita non è per niente "sicura". Ed è questo senso di insicurezza che stimola i rituali. Sono stato per lungo tempo in casa, proprio a casa di questi traumi; La perdita di mio fratello, a causa di una leucemia. Da allora ho cominciato a non darmi pace, continuando a vivere con il timore di ammalarmi come è successo con mio fratello. Più in la invece, crescendo e fortificando il significato della vita, mi è capitato di venire a conoscenza di fatti macrabi che mi hanno letteralmente lasciato dei segni. Gli stessi segni che mi inducano a comportarmi in questo modo, come per esorcizzare eventuali fatti analoghi. Il mio presunto DOC non è mai lo stesso e cambia in base alle paure attuali che vivo. Gli atti più gravi li ho superati con grande successo, tuttavia continuo a ripetere le formule che mi diano sollievo, che mi diano sicurezza. Dalla vicenda di Erika e Omar, ho cominciato ad avere molta più paura. Essendo un ragazzo particolamente buono e sensibile, non accettavo l'idea che ci sono queste tragedie al mondo e ho proseguito con il timore di diventare una persona cattiva. Dal mio punto di vista, il DOC è solo un modo eccessivo di difendersi dalle cose che non accettiamo, un modo eccessivo di riconfermare i nostri buoni principi. Non a caso il tipico affetto da DOC, è una persona buona e sensibile. Penso che, fino a quando non accettiamo i contro della vita e le nostre imperfezioni, il DOC persisterà. Ho letto di casi in cui le persone sono del tutto guarite. Riporto una frase letta su un sito:

"Galeno nel secondo secolo dopo Cristo in merito alle "Passioni e gli errori dell'anima" scrisse: "...gli errori nascono da una falsa opinione, mentre la passione da una facoltà irrazionale che è dentro di noi e che recalcitra alla ragione ...Ognuno di noi infatti ha bisogno di esercitarsi quasi tutta la vita per diventare un uomo perfetto...E ciò succede, o per un'abitudine contratta da molto tempo, o grazie all'autodisciplina,...che deriva dal controllo e dalla vittoria sui propri desideri...prendi ora in considerazione l'anima e osserva la sua natura, ...soffermandoti su tutto ciò che è fonte di preoccupazioni a cominciare dalle cose che possiedi...E' giusto invece di possedere quelle cose che sono importanti per la salute del nostro corpo."

Insomma, il DOC è o non è una patologia? Per quel che mi riguarda, gli unici disturbi che ho, sono nel non accettare i cattivi principi e le imperfezioni, del tipo, mi capita di ripetere o rileggere delle cose, fino a quando non mi sento soddisfatto. Forse è quella parte di noi, che non si autostima abbastanza che induice a dover ripetere parole, frasi, gesti.. per sentirci completi.

In conclusione, vorrei chiedere qual'è il vostro punto di vista e qual'è il punto di vista scientifico su tale patologia (se tale è).

E una domanda:
Sì può vivere a lungo andare con il DOC, senza rischiare complicazioni gravi?

Chiedo scusa per essermi dilungato, al fine di poter garantire una perfetta comprensione del problema e colgo l'occasione per ringraziarvi della Vostra gentile attenzione.

Buon proseguimento.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Buongiorno, cercherò si rispondere in maniera schematica in modo da chiarire i punti esposti.
Il DOC, come gli altri disturbi, è etichettato come "disturbo" nella misura in cui genera disagio e sofferenza. In teoria, chi avesse tutti i sintomi del DOC ma non ne provasse disagio, avrebbe una condizione psichica che non è definibile come "disturbo". Invece, esistono forme di "disturbo" ossessivo che, anche se i sintomi non occupano la maggior parte del tempo, sono particolarmente fastidiose, ad esempio per il contenuto delle ossessioni, e allora automaticamente sono "disturbi".

Il DOC, al di là dei termini tecnici, si può descrivere psicologicamente come un bisogno di avere il controllo, controllo di tutto, da un'esagerato bisogno di controllo su cose che normalmente si tengono sotto controllo, a una necessità di avere risposte o chiarimenti o scacciare dubbi su questioni o temi che normalmente invece si danno per scontati o su cui nemmeno si sta a ragionare.
L'ossessione non è una convinzione, né una paura. Però può generare paura (ad esempio l'ossessione di poter far del male agli altri, l'ossessione dello sporco e delle malattie etc). L'ossessione rimane sempre un dubbio, anche se il riflettere su dubbi assurdi o chiedendosi come mai ci si ritrova a riflettere sopra certe cose può far sorgere il dubbio secondario che, se uno ci pensa, allora c'è un qualche fondamento di verità, una ragione nascosta, oppure l'ossessione è una specie di "spia", di "segnale" che quel pensiero in realtà c'è ma è sotterraneo. Invece, l'ossessione è il problema, non è il sintomo di un problema o di un disagio nascosto chissà dove. Quindi: se si è ossessionati dal fatto di poter un giorno essere cattivi o violenti o di perdere il controllo, questo non significa niente, è soltanto una interferenza sgradevole per il suo contenuto con i nostri pensieri normali, e ci tormenta come se dovessimo trovagli una risposta o metterla a tacere con una qualche soluzione.

La soluzione del meccanismo del DOC non è trovare una spiegazione o risposta soddisfacente. Chiedendo rassicurazione, o informandosi su quello di cui si ha paura, in genere si ha un sollievo temporaneo ma l'ossessione poi peggiora, perché diventa sempre più complessa, e le informazioni raccolte fanno partire altre linee di pensiero ossessivo, o altre sotto-ossessioni. Il modo per de-potenziare le ossessioni è bloccarle, e non alimentarle con risposte o ragionamenti, tantomeno cercando un senso recondito o una spiegazione. Spiegare che razionalmente le ossessioni non hanno senso è superfluo, il paziente lo sa già. Spesso invece è necessario rassicurare la persona che le ossessioni non sono il primo passo verso il commettere l'atto temuto: per esempio chi è ossessionato dall'essere violento non lo diventerà perché spinto dall'ossessione.
I rituali vanno allo stesso modo de-potenziati non favorendoli, ovvero non aiutando la persona a compierli, in questo modo il disturbo sarà evidente subito e si potrà intervenire precocemente, altrimenti si finirà per assecondarlo e lo si farà aggravare, "incallire".




La via per de-potenziare le ossessioni attraverso il loro blocco è 1) farmacologica; 2) psicoterapica, per chi ha risposte parziali o incomplete alla terapia farmacologica; 3) chirurgica, per chi non risponde o non tollera le terapie farmacologiche.

Le psicoterapie che spingono alla riflessione, all'interpretazione dei contenuti ossessivi possono invece avere effetto controproducente, alimentando l'erronea convinzione che le ossessioni siano fondate o debbano essere affrontate per via razioanle.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Dr.ssa Flavia Ilaria Passoni Psicologo, Psicoterapeuta 163 1
Attualmente in campo psichiatrico e psicologico con la sigla DOC si fa riferimento a due diversi tipi di disturbo:
il primo è il "disturbo Ossessivo Compulsivo" appartenen te alla sfera dei Disturbi Ansiosi, caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni che , per quanto riconosciute dal soggetto come eccessive e irragionevoli,non possono essere in alcun modo contenute o controllate causando così un forte disagio, una notevole perdita di tempo dedicata a queste ultime e la conseguente compromissione delle proprie attività quotidiane,lavorative e delle relazioni affettive e sociali. In questo caso i sintomi sono "egodistonici" cioè riconosciuti dal soggetto come fastidiosi e intollerabili.
Nel secondo caso ci riferiamo al Diturbo di Personalità Ossessivo-compulsivo, che appartiene alla sfera dei disturbi di personalità, è più pervasivo e caratterizzato da specifici tratti di personalità (ex. eccessiva meticolosità,perfezionismo che interferiscono con lo svolgimento di attività quotidiane, riluttanza a separarsi da propri oggetti e attività ecc..).In questo secondo caso i sintomi sono del tutto "egosintonici" ovvero il soggetto non li riconosce affatto come fastidiosi e inappropiati pur essendo affetto dal disturbo.
In entrambi i casi il DOC si configura come patologia in quanto evidenzia un disfunzionamento del pensiero e della modalità di contatto con la realtà.
Che il disturbo abbia una valenza difensiva è reale (l'interpretazione psicodinamica, ad esempio, interpreta i simtomi ansiosi del Doc come una meccanismo prodotto dall'inconscio del soggetto per difendersi dall'ansia causata dall'emergere di pulsioni e desideri rimossi), ciò non ne toglie la natura patologica e disfunzionale(basti ricordare che i sintomi ottengono, nel migliore dei casi, l'effetto di contenere solo temporaneamente un'ansia che poi si ripresenta).
E' possibile affrontare tale disturbo con diversi approcci terapeutici efficaci (uniti ad una appropriata farmacologia),senza adottare un atteggiamento tipicamente interpretativo di estrazione psicoanalitica,approfondire comunque il significato delle ossessioni e indagare le paure del soggetto possono contribuire, pur all'interno di una diversa impostazione terapeutica, a corregere queste modalità difensive disfunzionali sostitunedole con meccanismi sani ed appropriati.
Nel suo caso, a maggior ragione, è necessaria una consultazione specialistica: per effettuare una corretta psicodiagnmosi che tenga conto dei suoi aspetti di peronalità ( le autodiagnosi possono tuttalpiù risultare utili all'esperto cui ci si rivooge, raramente al paziente stesso che non ha le competenze e l'obiettività per farle), per dirimere i dubbi e la confusione sulla patologia e per impostare eventualmente un piano terapeutico.

Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia1@libero.it

F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica

studiopsicologia@hotmail.it

[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
mi sembra che la risposta del Dottor Pacini sia buona, anche se non concordo pienamente sulle conclusioni

"1) farmacologica; 2) psicoterapica, per chi ha risposte parziali o incomplete alla terapia farmacologica;"

La soluzione psicoterapeutica è essenziale nella gestione di un DOC, e mi riferisco alla psicoterapia cognitivo-comportamentale: è proprio (e solo) attraverso una serie di strategie cognitive (del pensiero) e comportamentali (sull'ambiente) che si impara a gestire l'idea disturbante

Almeno, secondo la mia esperienza, io non ho ancora visto nessun DOC puro(ammesso che la diagnosi sia reale!) guarire completamente solo attraverso un trattamento farmacologico. Anzi, proprio perchè so che il DOC soffre terribilmente se qualcuno mi dicesse che solo prendendo il tal farmaco la situazione migliora radicalmente non esiterei un secondo ad inviarglielo!

E' già difficile il percorso di un DOC sottoposto a trattamento integrato (farmacologico+psicoterapeutico) figuriamoci se il paziente dovesse seguire solo l'uno o l'altro...

Concordo invece col Dottor Pacini sulla necessità di evitare trattamenti psicoterapici "introspettivi" proprio perchè potrebbero creare un peggioramento nell'ideazione ossessiva

Per quanto riguarda lei, gentile Utente, una certa tendenza a ricercare informazioni attivamente mi sembra lei ce l'abbia (ed anche una sottesa ricerca di rassicurazione)

Ma sa, ognuno di noi ha le proprie ossessioni, e finchè, come nota il Dottor Pacini, queste non rappresentano un ostacolo al nostro funzionamento sociale, relazionale e lavorativo, inutile preoccuparsi.

Anche perchè la preoccupazione è un sintomo d'ansia...

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_