Razionalità e ansia

Buongiorno,

sono un ragazzo che ha sempre sofferto di ansia e ipocondria fin da piccolo.
Sono in cura da una psicologa da quasi un anno (qualche mese da uno psicologo cognitivo comportamentale, poi gli ultimi 4 mesi da una psicoterapeuta).
Sono sempre stato una persona molto analitica, rigida con me stesso e con gli altri e con una tendenza all'astrazione, nel senso che ho una propensione all'analizzare i fenomeni, trovare leggi generali.
Di conseguenza, la maggior parte dei discorsi della gente mi sembrano superficiali e poco intelligenti.
Ci soffro abbastanza perché fin da piccolo "gli altri" li percepisco come stupidi, ignoranti e quasi animali.
Non sopporto le persone troppo legate alle passioni, individualiste e guidate dall'impulso sessuale, quindi soprattutto non sopporto le persone giovani della mia età con una mentalità "hippie".
Non so perché ho proprio un disprezzo verso questo tipo di persone, mentre mi piace la cultura, la matematica, scienza, il lusso e il concetto di perfezione.
Sto pensando in questo periodo di iscrivermi a un'altra laurea (in filosofia.
sto lavorando e ho già varie lauree) perché sono molto curioso, ma a volte penso di avere una vera ossessione verso la cultura e la conoscenza che può peggiorare la mia ansia.
Penso di essere ansioso anche per essere pienamente cosciente dell'insensatezza della vita e l'impotenza di fronte alla morte, a volte mi dico che invece che studiare dovrei divertirmi di più, conoscere più persone, essere più aperto (ci provo ma è veramente difficile, non riesco a raccontarmi favolette per sopportare meglio i dolori e le incertezze della vita e non mi sento me stesso) eppure ho vari amici da tutto il mondo, mi piace andare in discoteca e conoscere nuove persone ma mi sento sempre in competizione con gli altri, devo essere il migliore culturalmente, esteticamente ed economicamente.
Mi piacerebbe essere spontaneo, me stesso e forse essere meno razionale, eppure non la riesco a controllare questa tendenza all'analisi continua, e da una parte mi piace e suscita curiosità.
Poi con questa situazione del covid la situazione è peggiorata, non sopporto le persone che non si mettono la mascherina, che non seguono le regole e sembrano un branco di animali individualisti.
Tra l'altro mi ha pure lasciato il mio ex ragazzo, anche perché diceva che ero esagerato con la gestione della pandemia e le misure che prendevo, speravo in un po' più di comprensione e invece mi ha lasciato per stare con dei ragazzi che vanno con tutti, che hanno questa "cultura" insopportabile del goditi il momento e sembra che gli piacciano tutti (altra cosa che non sopporto, i ragazzi attratti da tutti e troppo impulsivi, deboli di carne).
Come mai sento questo odio verso questa tipologia di persone, soprattutto dovrei non sentirlo perché è giusto essere più ematici o perché mi farebbe stare meglio?
È sbagliato intraprendere un altro percorso di studi invece di godere più del tempo libero?
Grazie.
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Dr. Gianfranco Fabiano Psicologo 99 3
Caro scritto
Per quanto si possa studiare, per osservare e comprendere la propria natura bisogna fare esperienza. L'aspetto che più mi ha colpito è che definisce le persone più leggere "un branco di animali individualisti". Questa sua posizione è più volte contraddetta da lei stesso, infatti anche nella domanda finale denota ciò "Come mai sento questo odio verso questa tipologia di persone, soprattutto dovrei non sentirlo perché è giusto essere più ematici o perché mi farebbe stare meglio?" Mi sembra la situazione raccontata nella favola "la volpe e l'uva di Esopo" cioè lei disprezza perché vorrebbe anche lei far parte, almeno ogni tanto del branco di animali individualisti, ma non riesce e questo provocandole rabbia la rivolge verso gli altri che ci riescono. Per poter portare maggior pace interiore, le suggerisco un percorso di psicoterapia o supporto psicologico breve con orientamento strategico. Questo perché per la sua modalità di interazione le potrebbe dare molti spunti per poter accogliere le sue esigenze e modificare il suo modo di vivere, rendendolo più soddisfacente.

Cordialmente
Dr. Gianfranco Fabiano
Specializzando in Psicoterapia Breve strategica
3407617782

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno Dr. Fabiano,

certo che mi piacerebbe "farne parte" o più che altro essere più felice, vivere alla leggera e in forma individualista, ma non ci riesco soprattutto perché la felicità è davvero l'obiettivo da raggiungere? Se tutti si dedicassero ala vita leggera, forse saremmo ancora ai tempi delle caverne.. Quindi ho questo contrasto tra sensazioni fisiche e razionalità/senso del dovere e sinceramente mi frustra fare dei sacrifici se poi ci sono delle persone che se ne fregano e pensano solo a sé stesse e a divertirsi (per esempio nel periodo della pandemia gente che viaggia di qua e di là da Marzo per piacere, mentre teoricamente bisognerebbe fare degli sforzi e limitare i viaggi di piacere per contenere la pandemia). Ovviamente se mi assumo io le responsabilità e gli altri non lo fanno, risulto più frustrato e meno felice, di conseguenza arrabbiato. Sento come la mancanza di un'autorità che premi chi fa le cose in maniera corretta e razionale e chi invece si dá alla vita edonistica. Poi sono una persona che mette in dubbio tutto e anche me stesso, per questo mi sento infelice perché probabilmente dovrei essere più empatico e non mi piace provare odio verso il prossimo, ma se così sento non posso negarlo.
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Dr. Gianfranco Fabiano Psicologo 99 3
Caro scrittore
Se non abbiamo un mal di denti andiamo dal dentista, se abbiamo problemi di stomaco andiamo dal gastroenterologo e così via dicendo.
La sua cultura le permette di comprendere che un percorso di sostegno psicologico o psicoterapeutico le potrà sicuramente portare giovamento. Secondo me potrebbe essere utile l'approccio di psicoterapia breve strategica, così che possa integrare meglio il fronte emotivo con quello cognitivo. Portandola a sperimentare differenti modalità di approccio alla vita.
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