Pensieri-ossessivi della morte, angoscia esistenziale, fortissima nostalgia, percezione della realtà
Buona sera dottori.
Sono un ragazzo di 22 anni e sento che la mia vita stia peggiorando.
Ultimamente penso sempre alla morte, di cosa si proverebbe nel momento in cui morirò, dei miei genitori che non ci saranno più, che forse sarò da solo, che la mia vita cosi come l'ho conosciuta non esisterà più... di quella che SARA' la mia sensazione nel momento del trapasso e che è individuale e che sarà indecibile agli altri... Questo è il circuito di pensieri. Ma c'è di più, che ora vado in angoscia nella quale questa indecibilità mi scaraventa in una solitudine esistenziale pazzesca, inizio a guardare la realtà intorno a me con FORTISSIMA nostalgia anticipata e altri aspetti che verranno detti dopo. Prima di andare in angoscia io pensavo "negativamente" in maniera ossessiva ora si sta trasformando in un umore tendente al depressivo e in attacchi di angoscia terrificanti.
Io non ero cosi.
Io ero tranquillo.
Qualcosa in me non sta funzionando più.
Quando faccio qualcosa anche di semplice insieme alle persone care, mi viene da piangere e vivo immerso in una nostalgia abbaiante pensando che il mio destino sarà necessariamente senza di loro un giorno.
Mi mancano da vivi.
Sono anticipatamente nostalgico di quello stesso momento che passo con un mio caro: in una passeggiata con mio fratello lui mi manca tantissimo. E' da poco che ho questi episodi. Prima si sono configurati come pensieri ossessivi, un chiodo fisso e ora sono diventati un umore costante che delle volte si traduce in episodi di forte, cupa, solitaria angoscia esistenziale riempita di immensa nostalgia anticipatoria nella quale afferro l'insignificatezza della vita e la scorrevolezza del tempo, l'idea che niente è per sempre e che le cose a cui voglio bene un giorno non ci saranno più, e nella quale ho anche la voglia di abbracciarli piangendo di una tristezza infinita, la voglia di sapere tutto quello che hanno fatto e di come, di seguire i loro passi di "passare le loro stesse esperienze dell'esistenza" e se non posso, voglio saperle. Mi capitava di provare qualcosa di simile quando da piccolo cercavo di ricalcare esattamente i passi che mio padre o mio fratello facevano nel salire la scale mentre io ero dietro di loro. Durante questi "attacchi di angoscia" si rispolvera un antico senso di emulazione; ma questo tipo nasce come un desiderio profondo di essere un tutt'uno con la realtà che un domani non avrò più davanti? Un senso di comunione? Un tentativo di afferarla prima che scappi forse? O forse è volere un senso di accudimento? Non è nel mio carattere tutto questo o almeno, in quello che io credo di essere.
Non ho mai fatto serata in maniera ripetitiva. Non esco più sempre da anni e faccio una vita di che molti considerano di merda, ma che non mi pesa più da anni in quanto sono riuscito a mettermela a posto "intellettualmente" al punto che vivo da anni accettando la mia segragazione domiciliare e posso accettare passivamente il fatto di vivere per mesi interi senza uscire. Non mi pesa, ma non ne sono felice. Il computer è una componente importante nella mia vita ma so non essere la fonte della mia vita. Normalmente i miei occhi lanciano uno sguardo realistico e cinico. Ognuno si sceglie la vita che vuole, finché piace ciò che si fa, va bene. Ma so che questa può essere una scusa perché si può stare meglio, sempre. Non tingo di malvagità il mondo esterno per compensare la mia frustrazione e credo di avere una visione delle cose mediamente più completa degli altri, senza presunzione però. Non ho desiderio sessuale, pochissime volte ho avuto libido nel mondo reale (e dico nel mondo reale perché sui social è più facile avercela) e credo di poter stare senza una ragazza ma sono anche vergine e delle volte questo fatto mi pesa. Spesso non ho desideri, passioni, obiettivi. Ho pensato di essere depresso ma dal fatto di disporre lucidità mentale mi sono sempre persuaso di avere la situazione sotto comando in quanto detengo lo strumento che può sistemare la mia rotta, il mio percorso. E' la mia Volontà che è sempre confusa e quasi sempre le mie idee e la mia mente. Ma so essere molto ragionevole se fatto uscire dal mio circuito distruttivo/confusionale di idee.
A casa comunque non sono concentrato; in un periodo (anno) capita di voler fare mille progetti e di non portarne a termine uno. Capita di voler fare tantissime cose e poi, dopo un periodo, di non avere più interesse in ciò. E saltello da una cosa all'altra con molta indisciplina. Sforzi di disciplina sono messi a duro colpo da un atteggiamento vile, pigro e passivo ma che delle volte - più raramente - sa essere energico se stuzzicato in modo corretto e se viene socialmente riconosciuto. Lo stare a casa significa però avere sempre a che fare con le stesse persone e un ragazzo della mia età, specie con una mentalità come la mia si sente necessariamente incompreso. Dei periodo in questo senso è forte. Fino a fare mia l'idea di una incomunicabilità di fondo radicale e una conseguente rassegnazione al parlare data dall'idea a monte di una sicura e postuma incompresione: parlare e non parlare non cambia nulla. Quindi mi chiudo quasi sempre in me. Ma so anche uscire da me e parlare. Delle volte quando parlo faccio estrema fatica però, quasi come se non avessi le parole e dovessi "carburare prima".
Mi piace pensare e adoro la filosofia, ma non è passione verso la materia, è piuttosto come stile di vita e forse anche "tipo psicologico" (se posso dire).
Riesco ad essere lucido anche durante queste nuovissime crisi esistenziali profonde ma sento che la mia percezione del mondo cambia radicalmente e non posso aiutarmi con la "lucidità". Sento che nessuno mi può aiutare e mi sento distante, triste.
Tutto è nero e grigio.
Tinto delle stesse tonalità.
Tutto è insignificante e anche le cose che magari mi facevano stare bene ora sono insignificanti perché si è stagliato un mostro enorme, imbattibile che è la morte, la quale tinge di insignificatezza tutto ciò faccio.
Capita di sentirmi intrappolato nell'esistenza la cui unica via d'uscita sia la morte, sempre lì, spalancata e pronta ad aspettarci.
Non c'è il desiderio di suicidio.
Ma sopratutto temo anche per me stesso perché se a 22 anni io coltivo questo fondo psicologico a 70 sarò già devastato dalla vita, posto che io ci arrivi.
Devo risolverla.
Voglio.
Ho sofferto di attacchi di panico ma non sono frequenti; affatto. Ma non so se definirli di panico in quanto "il mio mondo percettivo" durante quegli attacchi aveva come sfondo lo stesso di questi attacchi di angoscia di ora. E la cosa in comune era il senso di trappola e oppressione esistenziale, l'incomunicabilità, l'idea che solo io posso aiutare me stesso, e il fatto che le voci esteriori perdono di autorità (per quello di panico diventano anche sorde, come se la mia mente fosse concentrata dentro invece che fuori). Solo che quegli attacchi erano generati da ansia e pensieri di ipocondria, quindi tachicardia e senso di ansia crescente fino a quel disturbo
Ho da più di un anno un disturbo di ansia che è presto sfociata in ipocondria. Delle volte si innesca da sola con tachicardia ingiustificata ma spesso viene innescata da pensieri ossessivi riguardo a malattie, tumori, morte ed entro in un circolo visiozo che può tradursi in un attacco di panico coadiuvato anche da dolori fisici che si frappongono e diventano la base per un timore oncologico.
Cosa mi succede? Ora provo anche dolori sordi e profondi localizzati a più punti, "che si muovono nel tempo". Immancabilmente ciò mi fa pensare a tumori anche se razionalmente so che l'ansia fa questi scherzi ma il dubbio aleggia ed è quello che mi corrode. Questa angoscia mi prende ad un livello più alto... non è fisico e neanche psicologico, è proprio esistenziale... e mi intacca là proprio nella mia esperienza soggettiva della vita cambiando i miei occhi. Posso distrarmi ma uscire mi fa "ritornare in me stesso" è vero, ma se rientro in mente so che c'è bello pronto un sistema di pensiero disfunzionali pronto ad attendermi. Al momento devo stare il meno possibile nella mia mente ma anche "fuori di mente" ho pensieri e immaginazioni intrusivi che possono generarmi ansia e il ciclo può ricominciare. Un esempio di ciclo che è perennemente sotto-coscienza è l'idea stessa che io stando male psicologicamente, possa auto-recarmi dei tumori in quanto lo stress può essere un coadiuvante, ed ecco che entro in un ciclo ansiogeno di impossibile rottura. Non riesco più a gioire di cose che 2 settimane fa mi avrebbe fatto stare bene come quando la mia gattina dormiva beata, ora sono impassibile perché ho scrutato "l'abisso". Il mio mondo sta cambiando e sono sconfortato. Oggi. Giorno dopo. Mi son svegliato con un gonfiore di stomaco e inappetenza, non ho mangiato per tutto il giorno intero. E' come se la mia realtà avesse perso il senso che avesse prima come se mi fossi scardinato un pochetto da dove mi trovavo prima. Come se tutto è cambiato ormai... non ha piu il senso che aveva prima. Anche gli affetti stanno cambiando. Sembra non stia piu riuscendo ad entrare nella vita e a provare amore per i miei gatti.. Psicologia del profondo? Ho bisogno di aiuto. Davvero... ho 22 anni non voglio entrare in questa nuova vita dove tutto è distante... Ho preso appuntamento con la psichiatra la stessa che però via telefono mi aveva detto di prendere farmaci intanto ma che era restia a darmi perché sapeva non li avrei ricevuti senza prescrizione... sotto un po' di sforzo ha detto il nome che mi avrebbe consigliato: Alprazolam. La farmacista, nostra amica di famiglia, mi ha sconsigliato questo famarco perché "forte" e vista sopratutto l'età... . Sento che ogni giorno che passa io mi stia sempre piu avvicinando alla depressione forte... Mi sveglio di umore normale e vado a peggiorare la notte... quasi che voglia dormire con mia madre. Io non ero cosi... Ho bisogno di consigli e di giusti indirizzamenti... Per favore. Sento che è fresca ma che può essere molto molto grave in quanto è profondissima. Ed è in corso un segno di rottura verso una realtà grigia.
Sono un ragazzo di 22 anni e sento che la mia vita stia peggiorando.
Ultimamente penso sempre alla morte, di cosa si proverebbe nel momento in cui morirò, dei miei genitori che non ci saranno più, che forse sarò da solo, che la mia vita cosi come l'ho conosciuta non esisterà più... di quella che SARA' la mia sensazione nel momento del trapasso e che è individuale e che sarà indecibile agli altri... Questo è il circuito di pensieri. Ma c'è di più, che ora vado in angoscia nella quale questa indecibilità mi scaraventa in una solitudine esistenziale pazzesca, inizio a guardare la realtà intorno a me con FORTISSIMA nostalgia anticipata e altri aspetti che verranno detti dopo. Prima di andare in angoscia io pensavo "negativamente" in maniera ossessiva ora si sta trasformando in un umore tendente al depressivo e in attacchi di angoscia terrificanti.
Io non ero cosi.
Io ero tranquillo.
Qualcosa in me non sta funzionando più.
Quando faccio qualcosa anche di semplice insieme alle persone care, mi viene da piangere e vivo immerso in una nostalgia abbaiante pensando che il mio destino sarà necessariamente senza di loro un giorno.
Mi mancano da vivi.
Sono anticipatamente nostalgico di quello stesso momento che passo con un mio caro: in una passeggiata con mio fratello lui mi manca tantissimo. E' da poco che ho questi episodi. Prima si sono configurati come pensieri ossessivi, un chiodo fisso e ora sono diventati un umore costante che delle volte si traduce in episodi di forte, cupa, solitaria angoscia esistenziale riempita di immensa nostalgia anticipatoria nella quale afferro l'insignificatezza della vita e la scorrevolezza del tempo, l'idea che niente è per sempre e che le cose a cui voglio bene un giorno non ci saranno più, e nella quale ho anche la voglia di abbracciarli piangendo di una tristezza infinita, la voglia di sapere tutto quello che hanno fatto e di come, di seguire i loro passi di "passare le loro stesse esperienze dell'esistenza" e se non posso, voglio saperle. Mi capitava di provare qualcosa di simile quando da piccolo cercavo di ricalcare esattamente i passi che mio padre o mio fratello facevano nel salire la scale mentre io ero dietro di loro. Durante questi "attacchi di angoscia" si rispolvera un antico senso di emulazione; ma questo tipo nasce come un desiderio profondo di essere un tutt'uno con la realtà che un domani non avrò più davanti? Un senso di comunione? Un tentativo di afferarla prima che scappi forse? O forse è volere un senso di accudimento? Non è nel mio carattere tutto questo o almeno, in quello che io credo di essere.
Non ho mai fatto serata in maniera ripetitiva. Non esco più sempre da anni e faccio una vita di che molti considerano di merda, ma che non mi pesa più da anni in quanto sono riuscito a mettermela a posto "intellettualmente" al punto che vivo da anni accettando la mia segragazione domiciliare e posso accettare passivamente il fatto di vivere per mesi interi senza uscire. Non mi pesa, ma non ne sono felice. Il computer è una componente importante nella mia vita ma so non essere la fonte della mia vita. Normalmente i miei occhi lanciano uno sguardo realistico e cinico. Ognuno si sceglie la vita che vuole, finché piace ciò che si fa, va bene. Ma so che questa può essere una scusa perché si può stare meglio, sempre. Non tingo di malvagità il mondo esterno per compensare la mia frustrazione e credo di avere una visione delle cose mediamente più completa degli altri, senza presunzione però. Non ho desiderio sessuale, pochissime volte ho avuto libido nel mondo reale (e dico nel mondo reale perché sui social è più facile avercela) e credo di poter stare senza una ragazza ma sono anche vergine e delle volte questo fatto mi pesa. Spesso non ho desideri, passioni, obiettivi. Ho pensato di essere depresso ma dal fatto di disporre lucidità mentale mi sono sempre persuaso di avere la situazione sotto comando in quanto detengo lo strumento che può sistemare la mia rotta, il mio percorso. E' la mia Volontà che è sempre confusa e quasi sempre le mie idee e la mia mente. Ma so essere molto ragionevole se fatto uscire dal mio circuito distruttivo/confusionale di idee.
A casa comunque non sono concentrato; in un periodo (anno) capita di voler fare mille progetti e di non portarne a termine uno. Capita di voler fare tantissime cose e poi, dopo un periodo, di non avere più interesse in ciò. E saltello da una cosa all'altra con molta indisciplina. Sforzi di disciplina sono messi a duro colpo da un atteggiamento vile, pigro e passivo ma che delle volte - più raramente - sa essere energico se stuzzicato in modo corretto e se viene socialmente riconosciuto. Lo stare a casa significa però avere sempre a che fare con le stesse persone e un ragazzo della mia età, specie con una mentalità come la mia si sente necessariamente incompreso. Dei periodo in questo senso è forte. Fino a fare mia l'idea di una incomunicabilità di fondo radicale e una conseguente rassegnazione al parlare data dall'idea a monte di una sicura e postuma incompresione: parlare e non parlare non cambia nulla. Quindi mi chiudo quasi sempre in me. Ma so anche uscire da me e parlare. Delle volte quando parlo faccio estrema fatica però, quasi come se non avessi le parole e dovessi "carburare prima".
Mi piace pensare e adoro la filosofia, ma non è passione verso la materia, è piuttosto come stile di vita e forse anche "tipo psicologico" (se posso dire).
Riesco ad essere lucido anche durante queste nuovissime crisi esistenziali profonde ma sento che la mia percezione del mondo cambia radicalmente e non posso aiutarmi con la "lucidità". Sento che nessuno mi può aiutare e mi sento distante, triste.
Tutto è nero e grigio.
Tinto delle stesse tonalità.
Tutto è insignificante e anche le cose che magari mi facevano stare bene ora sono insignificanti perché si è stagliato un mostro enorme, imbattibile che è la morte, la quale tinge di insignificatezza tutto ciò faccio.
Capita di sentirmi intrappolato nell'esistenza la cui unica via d'uscita sia la morte, sempre lì, spalancata e pronta ad aspettarci.
Non c'è il desiderio di suicidio.
Ma sopratutto temo anche per me stesso perché se a 22 anni io coltivo questo fondo psicologico a 70 sarò già devastato dalla vita, posto che io ci arrivi.
Devo risolverla.
Voglio.
Ho sofferto di attacchi di panico ma non sono frequenti; affatto. Ma non so se definirli di panico in quanto "il mio mondo percettivo" durante quegli attacchi aveva come sfondo lo stesso di questi attacchi di angoscia di ora. E la cosa in comune era il senso di trappola e oppressione esistenziale, l'incomunicabilità, l'idea che solo io posso aiutare me stesso, e il fatto che le voci esteriori perdono di autorità (per quello di panico diventano anche sorde, come se la mia mente fosse concentrata dentro invece che fuori). Solo che quegli attacchi erano generati da ansia e pensieri di ipocondria, quindi tachicardia e senso di ansia crescente fino a quel disturbo
Ho da più di un anno un disturbo di ansia che è presto sfociata in ipocondria. Delle volte si innesca da sola con tachicardia ingiustificata ma spesso viene innescata da pensieri ossessivi riguardo a malattie, tumori, morte ed entro in un circolo visiozo che può tradursi in un attacco di panico coadiuvato anche da dolori fisici che si frappongono e diventano la base per un timore oncologico.
Cosa mi succede? Ora provo anche dolori sordi e profondi localizzati a più punti, "che si muovono nel tempo". Immancabilmente ciò mi fa pensare a tumori anche se razionalmente so che l'ansia fa questi scherzi ma il dubbio aleggia ed è quello che mi corrode. Questa angoscia mi prende ad un livello più alto... non è fisico e neanche psicologico, è proprio esistenziale... e mi intacca là proprio nella mia esperienza soggettiva della vita cambiando i miei occhi. Posso distrarmi ma uscire mi fa "ritornare in me stesso" è vero, ma se rientro in mente so che c'è bello pronto un sistema di pensiero disfunzionali pronto ad attendermi. Al momento devo stare il meno possibile nella mia mente ma anche "fuori di mente" ho pensieri e immaginazioni intrusivi che possono generarmi ansia e il ciclo può ricominciare. Un esempio di ciclo che è perennemente sotto-coscienza è l'idea stessa che io stando male psicologicamente, possa auto-recarmi dei tumori in quanto lo stress può essere un coadiuvante, ed ecco che entro in un ciclo ansiogeno di impossibile rottura. Non riesco più a gioire di cose che 2 settimane fa mi avrebbe fatto stare bene come quando la mia gattina dormiva beata, ora sono impassibile perché ho scrutato "l'abisso". Il mio mondo sta cambiando e sono sconfortato. Oggi. Giorno dopo. Mi son svegliato con un gonfiore di stomaco e inappetenza, non ho mangiato per tutto il giorno intero. E' come se la mia realtà avesse perso il senso che avesse prima come se mi fossi scardinato un pochetto da dove mi trovavo prima. Come se tutto è cambiato ormai... non ha piu il senso che aveva prima. Anche gli affetti stanno cambiando. Sembra non stia piu riuscendo ad entrare nella vita e a provare amore per i miei gatti.. Psicologia del profondo? Ho bisogno di aiuto. Davvero... ho 22 anni non voglio entrare in questa nuova vita dove tutto è distante... Ho preso appuntamento con la psichiatra la stessa che però via telefono mi aveva detto di prendere farmaci intanto ma che era restia a darmi perché sapeva non li avrei ricevuti senza prescrizione... sotto un po' di sforzo ha detto il nome che mi avrebbe consigliato: Alprazolam. La farmacista, nostra amica di famiglia, mi ha sconsigliato questo famarco perché "forte" e vista sopratutto l'età... . Sento che ogni giorno che passa io mi stia sempre piu avvicinando alla depressione forte... Mi sveglio di umore normale e vado a peggiorare la notte... quasi che voglia dormire con mia madre. Io non ero cosi... Ho bisogno di consigli e di giusti indirizzamenti... Per favore. Sento che è fresca ma che può essere molto molto grave in quanto è profondissima. Ed è in corso un segno di rottura verso una realtà grigia.
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Gentile utente,
avrei un unico consiglio, che al momento potrebbe farle temere di assecondare la sua vita da hikikomori, ma così non è: si iscriva all'università, a Filosofia, online, e pur nel chiuso della sua stanza studi SERIAMENTE, dia regolarmente gli esami, abbia come meta la laurea.
Se è già iscritto in un'altra facoltà, concluda presto gli studi e intanto studi l'antica religione orientale (certi suoi discorsi rimandano alla concezione del Tutto dei Veda) e di seguito le filosofie ellenistiche, in particolare lo Stoicismo.
Se le può interessare, dal 13 novembre inizierò delle lezioni online sul rapporto filosofia/psicologia, gratuite, legate all'Unitré (Università delle Tre Età).
Può cercare la sede Unitré della sua città e iscriversi: costa al più 50 euro l'anno.
Faccia del suo rovello uno strumento di conoscenza, un successo.
Auguri.
avrei un unico consiglio, che al momento potrebbe farle temere di assecondare la sua vita da hikikomori, ma così non è: si iscriva all'università, a Filosofia, online, e pur nel chiuso della sua stanza studi SERIAMENTE, dia regolarmente gli esami, abbia come meta la laurea.
Se è già iscritto in un'altra facoltà, concluda presto gli studi e intanto studi l'antica religione orientale (certi suoi discorsi rimandano alla concezione del Tutto dei Veda) e di seguito le filosofie ellenistiche, in particolare lo Stoicismo.
Se le può interessare, dal 13 novembre inizierò delle lezioni online sul rapporto filosofia/psicologia, gratuite, legate all'Unitré (Università delle Tre Età).
Può cercare la sede Unitré della sua città e iscriversi: costa al più 50 euro l'anno.
Faccia del suo rovello uno strumento di conoscenza, un successo.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile dottoressa grazie per la risposta. Sono al momento iscritto in Accademia di Belle Arti e fino a un po' di tempo fa studiare era normale per me. Richiedeva solo uno sforzo di volontà. Oggi, invece, sento una differenze percezione dell'esistenza personale. Come se le cose non avessero più il senso di prima. Mi creda dottoressa, so bene che il mio non-da-fare invertendosi possa sistemare la mia rotta. Ma qui è diverso. E' qualcosa di molto più grande e fondale. Sono stato guardato nell'anima... Come se avessi guardato per troppo tempo il sole e ora ne sono uscito ustionato in una percezione del mondo differente. Ho prima bisogno di aiuto perché non riuscirei ad attivarmi in niente. Nemmeno i miei gatti mi danno più gioia e non sto guardando più il mondo con lo stesso occhio. E' cambiata qualcosa. Il tutto in una settimana. E' fresca ma è già chiaramente gravissima alla mia vista. Mi indirizzi verso un indirizzo terapeutico per favore. Mi sento sospeso, come se avessi perso tutte le bussole.
[#3]
Caro utente,
le direi di andare da qualunque psicologo che abbia esperienza.
Potrei allegarle i link alla presentazione fatta dai miei colleghi dei vari orientamenti terapeutici, ma qui non si tratta di questo, quanto della relazione di fiducia, costruttiva, con un terapeuta. Alle ASL, al Consultorio Giovani e al CSM sono gratis o a prezzo di ticket. Molti lavorano anche online.
Prenderei anche in considerazione la visita con la psichiatra, soprattutto per fare qualche test.
Una cosa che mi ha colpito è la sua voglia di ritorno all'infanzia. Perché non assecondarla, se vive con la mamma, almeno nelle forme più semplici, abbracci, coccole, anche qualche pianto tra le braccia materne?
Per il resto, se lei è un artista, gli artisti sono i parafulmini dell'universo.
Il mondo li colpisce e loro lo traducono in quella forma espressiva che sentono più congeniale. A volte c'è un ingorgo; hanno l'impressione di non riuscire. Allora, anziché un'unica opera, il Male di Vivere, come lo ha chiamato Montale, prende tante piccole forme, per venire alla luce.
Qual è l'ambito che ha scelto, all'Accademia?
Quanto all'Università delle Tre Età, l'iscrizione è compatibile con quella ad altre università.
Ci tenga al corrente.
le direi di andare da qualunque psicologo che abbia esperienza.
Potrei allegarle i link alla presentazione fatta dai miei colleghi dei vari orientamenti terapeutici, ma qui non si tratta di questo, quanto della relazione di fiducia, costruttiva, con un terapeuta. Alle ASL, al Consultorio Giovani e al CSM sono gratis o a prezzo di ticket. Molti lavorano anche online.
Prenderei anche in considerazione la visita con la psichiatra, soprattutto per fare qualche test.
Una cosa che mi ha colpito è la sua voglia di ritorno all'infanzia. Perché non assecondarla, se vive con la mamma, almeno nelle forme più semplici, abbracci, coccole, anche qualche pianto tra le braccia materne?
Per il resto, se lei è un artista, gli artisti sono i parafulmini dell'universo.
Il mondo li colpisce e loro lo traducono in quella forma espressiva che sentono più congeniale. A volte c'è un ingorgo; hanno l'impressione di non riuscire. Allora, anziché un'unica opera, il Male di Vivere, come lo ha chiamato Montale, prende tante piccole forme, per venire alla luce.
Qual è l'ambito che ha scelto, all'Accademia?
Quanto all'Università delle Tre Età, l'iscrizione è compatibile con quella ad altre università.
Ci tenga al corrente.
[#4]
Utente
Dottoressa il suo contributo è molto umano e anche ricco di poesia. Molto bella l'immagine dell'artista come parafulmine dell'universo. Due giorni fa chiesi appuntamento con una psichiatra per martedì, riferitole dei miei disturbi per via telefonica, quali "ansia, con senso di angoscia esistenziale" aveva pensato a dei farmaci che però non voleva dirmi perchè sapeva non avrei potuto richiedere in farmacia senza prescrizione; con un po' di insistenza mi dice i farmaci: Alprazolam con dose ad aumentare, per iniziare con 5 gocce e andare ad aumentare. Con tutta l'amicizia familiare che c'è con la farmacista e con la possibilità di questi di darci questi farmaci, la stessa ce li ha sconsigliati in quanto "molto potenti" e perché sarei un ragazzo di 22 anni. Inoltre ci ha anche sconsigliato di andare dai psichiatri in quanto, a detta sua, "appizzano" (rovinano) le persone. So essere questo un pregiudizio. Vedrò come andrà con questa psichiatra. Le farò sapere. Per quanto riguarda l'Accademia io sono iscritto in Grafica e Illustrazione. Ma senza lo stato che avevo prima non posso ritornare a fare le cose, prevedo enormi ostacoli allo studio così per tutte le altre cose. La mia scala dei valori è stata destrutturata, così come la mia scala delle priorità. Sono immerso in questo nuovo quadro, dove le cose sono perdipiù tinte di grigio. Uscire mi fa stare bene e prevedo una possibilità di ripresa ma ho il chiodo fisso che se uso farmaci/integratori o semplicemente se mi riprendo da questa "notte oscura dell'anima" non stia che curando i sintomi mentre la causa si deposita di nuovo in fondo.
[#5]
Gentile utente,
probabilmente non è di farmaci che ha bisogno, però non prenda nemmeno stimolanti di altro genere.
La psichiatra potrebbe farle fare dei test e consigliarle una psicoterapia.
Intanto perché non cerca l'espressione artistica di "questo nuovo quadro, dove le cose sono per lo più tinte di grigio"? Potrebbe provare a rendere questo sentimento doloroso di una scala dei valori destrutturata, come la scala delle priorità.
Ci tenga al corrente.
probabilmente non è di farmaci che ha bisogno, però non prenda nemmeno stimolanti di altro genere.
La psichiatra potrebbe farle fare dei test e consigliarle una psicoterapia.
Intanto perché non cerca l'espressione artistica di "questo nuovo quadro, dove le cose sono per lo più tinte di grigio"? Potrebbe provare a rendere questo sentimento doloroso di una scala dei valori destrutturata, come la scala delle priorità.
Ci tenga al corrente.
[#6]
Utente
Dottoressa carissima, per alcune persone, questi consulti sono le uniche cose preziose che hanno in questi momenti cosi difficili. Le giornate sembrano iniziare "bene" o normali e poi il tono dell'umore cala fino all'angoscia. Io ho capito di essere andato in angoscia di morte e angoscia esistenziale a causa dei miei pensieri condotti ai limiti dell'esistenza e che ho esperito con tanta forza, immedesimazione e sensibilità causandomi un grande guaio. La sofferenza è tanta. Ieri sera, di sabato, son uscito con un mio amico della mia età e all'inizio della serata io avevo uno stato tendente al depresso, nel mezzo della serata - a causa del chiacchiericcio e dell'atmosfera piacevole - mi sono "ripreso" ma potevo sentire che sotto sotto albergava il seme dell'angoscia, verso fine serata, per andare a casa, ecco che in macchina la depressione ritorna, lo stomaco comincia ad essere gonfio e pieno di nuovo, inappetente e depresso, mi confido con lui, mi ero spiegato il giorno prima con lui via Whatsapp ma verso la fine della serata in macchina la prendeva ancora leggera, fino a che non mi sono spiegato e lui mi ha preso sul serio.
Collegando forse il mio fatto con esperienze sue vissute in famiglia (sua madre ha sofferto di depressione e l'ha superata, suo padre la sofferenza per il lutto del fratello, etc.. ) mi ha detto cose che mi hanno fatto stare bene, in tono serio, maturo e rassicurante mi diceva cose tipo "è come se tu stia combattendo con il tuo mostro", "sono cose che ti cambiano e non devi più pensare a tornare indietro ma a come sarai dopo" e alla fine se ne esce con cose "ti invidio", "è prematuro che stia accadendo", "non accadono a tutti", "è come se tu fossi un passo più avanti di me". Questo instillò in me il seme di una speranza in quanto mi ha invertito "il nero in bianco" e mi diede manforte a quell'idea che tengo anch'io sotto sotto che la mia situazione fosse superabile e che può essere l'inizio di una radicale trasformazione e per tutta la nottata riuscivo a ridere e a riavere le mie emozioni e mi scivolavano meglio le cose di dosso come pensieri intrusivi.
Il giorno dopo, oggi, mi sveglio bene... fino a quando l'umore va sempre a scendere e scendere di pomeriggio e la sera.. uno stato d'animo angoscioso ritorna su di me e piango spesso.. quasi a credere non ci sia via d'uscita perché da dove è venuta là se ne deve andare e quindi dovrò rivalutare l'idea della morte e tutto ciò che ho pensato, che ho assorbito e attraverso la quale ORA filtro la realtà in modo quasi automatica. Mi alterno tra depressione profonda e duratura a momenti (solo 2 per ora, il 1 quello dell'amico) in cui io "esco". La seconda volta è stata come se mentre mi appoggiavo sul ventre di mia mamma con le lacrime agli occhi, facendo forza con la mia volontà ne sia uscito in quello stato d'animo in un secondo ma è stato debole perché dopo 1 oretta l'umore stava già calando di nuovo. Quando ne ero fuori cercavo di "portarmi quanti piu strumenti possibili" per quando rientrerò, perché so bene che quando c'è pioggia è difficilissimo immaginare il sole. Non è questione di fare arte dottoressa, dell'arte al momento non ne ho interesse, neanche di scrivere. Mi manca aria, è questo che avverto. La prego, mi dica che io non sia caduto in questo limbo cosi stupidamente...
Collegando forse il mio fatto con esperienze sue vissute in famiglia (sua madre ha sofferto di depressione e l'ha superata, suo padre la sofferenza per il lutto del fratello, etc.. ) mi ha detto cose che mi hanno fatto stare bene, in tono serio, maturo e rassicurante mi diceva cose tipo "è come se tu stia combattendo con il tuo mostro", "sono cose che ti cambiano e non devi più pensare a tornare indietro ma a come sarai dopo" e alla fine se ne esce con cose "ti invidio", "è prematuro che stia accadendo", "non accadono a tutti", "è come se tu fossi un passo più avanti di me". Questo instillò in me il seme di una speranza in quanto mi ha invertito "il nero in bianco" e mi diede manforte a quell'idea che tengo anch'io sotto sotto che la mia situazione fosse superabile e che può essere l'inizio di una radicale trasformazione e per tutta la nottata riuscivo a ridere e a riavere le mie emozioni e mi scivolavano meglio le cose di dosso come pensieri intrusivi.
Il giorno dopo, oggi, mi sveglio bene... fino a quando l'umore va sempre a scendere e scendere di pomeriggio e la sera.. uno stato d'animo angoscioso ritorna su di me e piango spesso.. quasi a credere non ci sia via d'uscita perché da dove è venuta là se ne deve andare e quindi dovrò rivalutare l'idea della morte e tutto ciò che ho pensato, che ho assorbito e attraverso la quale ORA filtro la realtà in modo quasi automatica. Mi alterno tra depressione profonda e duratura a momenti (solo 2 per ora, il 1 quello dell'amico) in cui io "esco". La seconda volta è stata come se mentre mi appoggiavo sul ventre di mia mamma con le lacrime agli occhi, facendo forza con la mia volontà ne sia uscito in quello stato d'animo in un secondo ma è stato debole perché dopo 1 oretta l'umore stava già calando di nuovo. Quando ne ero fuori cercavo di "portarmi quanti piu strumenti possibili" per quando rientrerò, perché so bene che quando c'è pioggia è difficilissimo immaginare il sole. Non è questione di fare arte dottoressa, dell'arte al momento non ne ho interesse, neanche di scrivere. Mi manca aria, è questo che avverto. La prego, mi dica che io non sia caduto in questo limbo cosi stupidamente...
[#7]
Caro utente,
tutto si potrebbe dire ad una persona che soffre, salvo che sia caduto "stupidamente" nel suo limbo, se così vuole chiamare l'atmosfera da cui si sente sommergere.
Non le raccomanderò mai abbastanza, tuttavia, di fare i passi opportuni per uscirne. La cronicizzazione del disturbo non è auspicabile.
Non assuma droghe né alcolici. Cerchi, come si era ripromesso di fare, l'aiuto della psichiatra.
Coraggio.
tutto si potrebbe dire ad una persona che soffre, salvo che sia caduto "stupidamente" nel suo limbo, se così vuole chiamare l'atmosfera da cui si sente sommergere.
Non le raccomanderò mai abbastanza, tuttavia, di fare i passi opportuni per uscirne. La cronicizzazione del disturbo non è auspicabile.
Non assuma droghe né alcolici. Cerchi, come si era ripromesso di fare, l'aiuto della psichiatra.
Coraggio.
[#8]
Utente
Cara dottoressa. Mi scusi, ieri ho scritto un altro consulto identico a questo pensando - come spesso avviene nel mondo di internet - che le cose a cui non viene data risposta è perché non vengono visionate. Mi sbagliavo quindi di pensare che i consulti non fossero visti anche da altri Suoi colleghi seppur la non risposta possa facilitare a pensare questo.
Dottoressa, la "Notte Oscura dell'Anima" è proprio il periodo che sto passando.
https://qcgonv.wordpress.com/la-notte-oscura-dellanima/
Per favore dia un'occhiata a ciò che viene detto qua. Tutto corrisponde alla mia descrizione ed è molto evidente ai miei occhi che stiano tutti parlando della stessa cosa, in termini leggermente diversi.
Ce ne sono molte, questa però può dare idea di che tipo di posto sia "il quadro dove le cose sono per lo più tinte di grigio". Io l'ho chiamata angoscia, altri lo chiamano "notte oscura dell'anima", altri ancora "il fondo".
"Quando sul cammino del risveglio attraverserai il regno degli spettri, a poco a poco ti accorgerai che essi sono soltanto pensieri divenuti improvvisamente visibili. Ecco perchè ti appaiono estranei e simili a creature, perchè il linguaggio delle forme è diverso da quello della mente. Allora sarà giunto il momento della trasformazione più straordinaria che ti possa capitare: gli uomini intorno a te si muteranno in fantasmi. Quelli che ti sono cari diverranno ombre da un istante all’altro, persino il tuo stesso corpo. È la peggior solitudine che si possa immaginare, come un pellegrinaggio nel deserto: chi non riesce a trovare la fonte della vita muore di sete. Il difficile sta nell’evocare lo spirito che deve guidare il nostro destino; Egli ascolta solo la voce di chi è maturo, ma il grido deve nascere dall’amore, altrimenti non facciamo che risvegliare in noi le forze delle tenebre.
(Gustav Meyrink, Il Volto Verde)
Dottoressa, questa può essere una grande opportunità di splendore e di rinascita; ma non vi devo scappare, quindi secondo lei penso bene se devo affidarmi ad uno psicologo con esperienze spirituali?
Dottoressa, la "Notte Oscura dell'Anima" è proprio il periodo che sto passando.
https://qcgonv.wordpress.com/la-notte-oscura-dellanima/
Per favore dia un'occhiata a ciò che viene detto qua. Tutto corrisponde alla mia descrizione ed è molto evidente ai miei occhi che stiano tutti parlando della stessa cosa, in termini leggermente diversi.
Ce ne sono molte, questa però può dare idea di che tipo di posto sia "il quadro dove le cose sono per lo più tinte di grigio". Io l'ho chiamata angoscia, altri lo chiamano "notte oscura dell'anima", altri ancora "il fondo".
"Quando sul cammino del risveglio attraverserai il regno degli spettri, a poco a poco ti accorgerai che essi sono soltanto pensieri divenuti improvvisamente visibili. Ecco perchè ti appaiono estranei e simili a creature, perchè il linguaggio delle forme è diverso da quello della mente. Allora sarà giunto il momento della trasformazione più straordinaria che ti possa capitare: gli uomini intorno a te si muteranno in fantasmi. Quelli che ti sono cari diverranno ombre da un istante all’altro, persino il tuo stesso corpo. È la peggior solitudine che si possa immaginare, come un pellegrinaggio nel deserto: chi non riesce a trovare la fonte della vita muore di sete. Il difficile sta nell’evocare lo spirito che deve guidare il nostro destino; Egli ascolta solo la voce di chi è maturo, ma il grido deve nascere dall’amore, altrimenti non facciamo che risvegliare in noi le forze delle tenebre.
(Gustav Meyrink, Il Volto Verde)
Dottoressa, questa può essere una grande opportunità di splendore e di rinascita; ma non vi devo scappare, quindi secondo lei penso bene se devo affidarmi ad uno psicologo con esperienze spirituali?
[#9]
Gentile utente,
tutti noi specialisti leggiamo le vostre richieste, ma in generale non ci sovrapponiamo ai colleghi che hanno già risposto. Inoltre non prolunghiamo il dialogo per lettera, e non solo per mancanza di tempo, ma perché l'utente che ha già avuto le indicazioni che riteniamo idonee "in scienza e coscienza" ricaverebbe solo un danno dal sentir cullare il suo malessere, se non fa nulla per affrontarlo.
Le ho già detto che deve cercare uno specialista il quale probabilmente le prescriverà una psicoterapia; se assieme a farmaci, non saprei. Questo è un dato medico nel quale non mi addentro perché estraneo alla mia competenza.
L'uso dei farmaci, com'è ovvio, dipende dalla gravità dei sintomi, dal fatto che lei assuma o meno sostanze nocive come droga e alcol, e soprattutto dalla sua capacità/volontà di affrontare con impegno quel processo di modifica che ogni psicoterapia comporta.
Ciò detto, non so cosa intenda sull'affidarsi "ad uno psicologo con esperienze spirituali".
Tutti noi psicologi sappiamo sulla mente quello che la scienza va rivelando, e siamo anche consapevoli della grande verità espressa da Shakespeare quando dice che ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne possa immaginare il pensiero razionale. Ma proprio per questo non siamo e non possiamo essere, nella prassi professionale, dei visionari inebriati di questa o quella concezione fideistica.
Ai nostri utenti vogliamo fornire un aiuto scientificamente orientato, altrimenti entreremmo in pericolosa collusione col loro disagio; la nostra bussola razionale non mutila i loro sentimenti, le loro fedi, la loro creatività, ma li indirizza sul cammino idoneo al loro benessere.
La saluto, augurandole il meglio, e sperando che tra qualche mese ci annuncerà di essere migliorato o guarito.
tutti noi specialisti leggiamo le vostre richieste, ma in generale non ci sovrapponiamo ai colleghi che hanno già risposto. Inoltre non prolunghiamo il dialogo per lettera, e non solo per mancanza di tempo, ma perché l'utente che ha già avuto le indicazioni che riteniamo idonee "in scienza e coscienza" ricaverebbe solo un danno dal sentir cullare il suo malessere, se non fa nulla per affrontarlo.
Le ho già detto che deve cercare uno specialista il quale probabilmente le prescriverà una psicoterapia; se assieme a farmaci, non saprei. Questo è un dato medico nel quale non mi addentro perché estraneo alla mia competenza.
L'uso dei farmaci, com'è ovvio, dipende dalla gravità dei sintomi, dal fatto che lei assuma o meno sostanze nocive come droga e alcol, e soprattutto dalla sua capacità/volontà di affrontare con impegno quel processo di modifica che ogni psicoterapia comporta.
Ciò detto, non so cosa intenda sull'affidarsi "ad uno psicologo con esperienze spirituali".
Tutti noi psicologi sappiamo sulla mente quello che la scienza va rivelando, e siamo anche consapevoli della grande verità espressa da Shakespeare quando dice che ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne possa immaginare il pensiero razionale. Ma proprio per questo non siamo e non possiamo essere, nella prassi professionale, dei visionari inebriati di questa o quella concezione fideistica.
Ai nostri utenti vogliamo fornire un aiuto scientificamente orientato, altrimenti entreremmo in pericolosa collusione col loro disagio; la nostra bussola razionale non mutila i loro sentimenti, le loro fedi, la loro creatività, ma li indirizza sul cammino idoneo al loro benessere.
La saluto, augurandole il meglio, e sperando che tra qualche mese ci annuncerà di essere migliorato o guarito.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 8.5k visite dal 17/10/2020.
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