Non trovo la motivazione per lavorare
Buonasera.
È da tempo che ho un approccio sbagliato verso il lavoro.
In pratica non ho voglia di lavorare.
Mi spiego meglio.
L’idea di dedicare gran parte del mio tempo al lavoro mi deprime.
Il pensiero di dover stare costantemente con la testa dentro perché le cose vadano avanti.
Io dedicherei il mio tempo alle mie passioni, come lo sport, la montagna, fino ai passatempi più classici.
Dopo vari lavori che ho provato, la cui durata è stata da 1 a circa 2/3 mesi, ho lavorato con mio padre circa un anno, artigiano edile libero.
professionista, un lavoro che non farei mai per tutta la vita e come dipendente per un'impresa di persone che non conosco.
Con mi padre non è un lavoro full time, ma part time e non in regola, visto che lo uso sempre come soluzione temporanea nei tempi di intervallo tra un lavoro e l'altro...
Proprio perché è un impegno saltuario mi va bene, ma logicamente non mi permette di pagare contributi ed essere in regola, o comunque non mi permetterebbe di avere una mia indipendenza (ho 27 anni).
In ogni caso il tempo passa, e tra 2 anni mio padre andrà in pensione, non posso continuare ad " appoggiarmi" a lui.
Potrei impegnarmi veramente e con determinazione soltanto in qualcosa che mi piace e che sento dentro.
Ma non vorrei che ciò fosse dovuto a un mio errato modo di pensare viziato.
Ho iniziato da circa tre settimane un nuovo lavoro.
Sono prevalentemente in ufficio a parte dei sopralluoghi, ma non lavoro nel mio paese e quindi devo pranzare fuori casa, e la cosa mi provoca molto fastidio, come il fatto di dovermi fare 15 chilometri di strada sia all'andata che al ritorno.
Sicuramente suona stupida come cosa, ma proprio è un chiodo fisso che ho in testa.
Nonostante ciò il lavoro non mi entusiasma più di tanto, ma con i miei colleghi mi trovo bene e l'orario mi va bene, perché finendo alle 17, mi rimane del tempo da dedicare a me stesso.
Il mio capo è anche molto soddisfatto di come lavoro, nonostante io sia consapevole di non metterci il 100% in quello che sto facendo.
Comunque non mi sono dato neanche il tempo di iniziare, che sto già cercando un lavoro il più vicino a casa possibile.
Ho 2 o 3 candidature in ballo per aziende che si trovano vicino a casa mia, e ogni giorno incrocio le dita per essere contattato, ovviamente però, più passano i giorni e più si riducono le possibilità.
Quindi non capisco se il mio è un problema legato al fatto di prendere il lavoro troppo seriamente, o il fatto di non avere delle motivazioni abbastanza solide, come possono essere un affitto da pagare, o una famiglia da mantenere.
Perché come ho già detto, il tempo passa, e non sono più un ragazzino appena uscito da scuola.
È da tempo che ho un approccio sbagliato verso il lavoro.
In pratica non ho voglia di lavorare.
Mi spiego meglio.
L’idea di dedicare gran parte del mio tempo al lavoro mi deprime.
Il pensiero di dover stare costantemente con la testa dentro perché le cose vadano avanti.
Io dedicherei il mio tempo alle mie passioni, come lo sport, la montagna, fino ai passatempi più classici.
Dopo vari lavori che ho provato, la cui durata è stata da 1 a circa 2/3 mesi, ho lavorato con mio padre circa un anno, artigiano edile libero.
professionista, un lavoro che non farei mai per tutta la vita e come dipendente per un'impresa di persone che non conosco.
Con mi padre non è un lavoro full time, ma part time e non in regola, visto che lo uso sempre come soluzione temporanea nei tempi di intervallo tra un lavoro e l'altro...
Proprio perché è un impegno saltuario mi va bene, ma logicamente non mi permette di pagare contributi ed essere in regola, o comunque non mi permetterebbe di avere una mia indipendenza (ho 27 anni).
In ogni caso il tempo passa, e tra 2 anni mio padre andrà in pensione, non posso continuare ad " appoggiarmi" a lui.
Potrei impegnarmi veramente e con determinazione soltanto in qualcosa che mi piace e che sento dentro.
Ma non vorrei che ciò fosse dovuto a un mio errato modo di pensare viziato.
Ho iniziato da circa tre settimane un nuovo lavoro.
Sono prevalentemente in ufficio a parte dei sopralluoghi, ma non lavoro nel mio paese e quindi devo pranzare fuori casa, e la cosa mi provoca molto fastidio, come il fatto di dovermi fare 15 chilometri di strada sia all'andata che al ritorno.
Sicuramente suona stupida come cosa, ma proprio è un chiodo fisso che ho in testa.
Nonostante ciò il lavoro non mi entusiasma più di tanto, ma con i miei colleghi mi trovo bene e l'orario mi va bene, perché finendo alle 17, mi rimane del tempo da dedicare a me stesso.
Il mio capo è anche molto soddisfatto di come lavoro, nonostante io sia consapevole di non metterci il 100% in quello che sto facendo.
Comunque non mi sono dato neanche il tempo di iniziare, che sto già cercando un lavoro il più vicino a casa possibile.
Ho 2 o 3 candidature in ballo per aziende che si trovano vicino a casa mia, e ogni giorno incrocio le dita per essere contattato, ovviamente però, più passano i giorni e più si riducono le possibilità.
Quindi non capisco se il mio è un problema legato al fatto di prendere il lavoro troppo seriamente, o il fatto di non avere delle motivazioni abbastanza solide, come possono essere un affitto da pagare, o una famiglia da mantenere.
Perché come ho già detto, il tempo passa, e non sono più un ragazzino appena uscito da scuola.
[#1]
Gentile utente
Dal suo racconto, mi sembra che emerga un dubbio amletico, seguire la propria passione/motivazione o mettere la testa a posto e fare le cose con razionalità.
Le nostre passioni ci danno quella carica che ci permette spesso di affrontare tutte le difficoltà con leggerezza. Sicuramente come diceva qualcuno: "il vero fortunato è colui che fa il lavoro che gli piace e che tutte le mattine si sveglia contento di quello che andrà a fare".
Ha mai trovato un lavoro che la faceva sentire così?
Rispetto al discorso della sua futura famiglia, dal suo racconto sembrerebbe che fino a quando non si sente di aver trovato la sua strada, forse non riesce a vedersi con un suo futuro e una sua autonomia.
Detto ciò le suggerisco un percorso di psicoterapia strategica breve, che le possa permettere di orientare meglio le sue scelte rispetto a quanto detto sopra.
Dal suo racconto, mi sembra che emerga un dubbio amletico, seguire la propria passione/motivazione o mettere la testa a posto e fare le cose con razionalità.
Le nostre passioni ci danno quella carica che ci permette spesso di affrontare tutte le difficoltà con leggerezza. Sicuramente come diceva qualcuno: "il vero fortunato è colui che fa il lavoro che gli piace e che tutte le mattine si sveglia contento di quello che andrà a fare".
Ha mai trovato un lavoro che la faceva sentire così?
Rispetto al discorso della sua futura famiglia, dal suo racconto sembrerebbe che fino a quando non si sente di aver trovato la sua strada, forse non riesce a vedersi con un suo futuro e una sua autonomia.
Detto ciò le suggerisco un percorso di psicoterapia strategica breve, che le possa permettere di orientare meglio le sue scelte rispetto a quanto detto sopra.
Cordialmente
Dr. Gianfranco Fabiano
Specializzando in Psicoterapia Breve strategica
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.1k visite dal 12/10/2020.
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