Mamma a tempo pieno stressata
Buongiorno,
Sono una mamma a tempo pieno di due bimbe, una di 22 mesi e l'altra di 9 mesi.
Dico mamma a tempo pieno perché attualmente non lavoro, sono in disoccupazione.
Scrivo perché credo di essere sul classico orlo di una crisi di nervi.
Riassumendo, ho avuto due figlie nel giro di 12 mesi (volute e desiderate tantissimo), non lavoro da circa due anni, non abbiamo nonni che possano aiutarci e mio marito ha un'attività in proprio che lo impegna molto.
Di conseguenza, sono quasi due anni che io non faccio altro che la mamma e la casalinga senza avere praticamente compagnia (amiche/amici lavorano tutto il giorno).
Ho desiderato tantissimo diventare mamma ma mi sembra di impazzire, le bambine dormono poco sia di giorno che di notte, reclamano giustamente tante ma diverse attenzioni essendo di età differenti anche se molto vicine, la piccola è praticamente sempre in braccio e la grande è nel pieno della fase dei NO, quindi capricci e dispetti a non finire.
Ovviamente, oltre alla gestione delle bambine, mi devo occupare della casa e delle commissioni e, di conseguenza, mi ritrovo a girare come una trottola dalla mattina alla sera senza mai riuscire nemmeno a sedermi un secondo.
Adoro le mie figlie ma spesso mi sento soffocare e mi ritrovo a piangere di nascosto.
Spesso urlo contro le bambine e mi arrabbio molto anche per stupidaggini, sono sempre nervosa.
Negli ultimi due mesi le cose sono peggiorate perché la grande, che abbiamo inserito al nido per farmi respirare un po' (dove va volentierissimo), ha smesso completamente di dormire di pomeriggio dopo l'asilo e di notte si sveglia piangendo ogni ora, spesso svegliando anche la piccola.
Senza contare che in due mesi è già stata a casa tre volte ammalata.
Mio marito mi aiuta tantissimo e di notte ci alziamo a turno ma siamo comunque entrambi sfiniti.
Per quanto voglia bene alle mie figlie, spesso rimpiango la libertà e la serenità di prima, soprattutto le piccole cose, come poter gustare il cibo che mangio e non doverlo trangugiare in fretta perché una urla e l'altra sta colorando i muri coi pennarelli.
Non ho voglia di giocare con loro, di portarle fuori, tutto mi sembra un obbligo e non un piacere.
Tutto quello che faccio lo faccio solo per loro e non più per (anche) un mio piacere.
A volte avrei solo voglia di essere lasciata in pace.
Anche le cose con mio marito non vanno granché bene, perché sono spesso nervosa e irritabile e gli salto su anche senza motivo.
Lui è molto paziente e mi capisce, ma l'attività che ha lo occupa tanto e c'è poco.
Sempre per questa attività, ferie non ne facciamo da tre anni e non ha potuto prendersi un giorno nemmeno quando è nata la piccola, per cui mi sono ritrovata da sola con una neonata da allattare senza sosta e una bimba di 12 mesi che reclamava attenzioni continue.
Da qualche mese sto andando da una psicologa ma non mi sembra di trovare giovamento.
Vorrei tanto essere una mamma felice.
Come si ritrova la serenità?
Sono una mamma a tempo pieno di due bimbe, una di 22 mesi e l'altra di 9 mesi.
Dico mamma a tempo pieno perché attualmente non lavoro, sono in disoccupazione.
Scrivo perché credo di essere sul classico orlo di una crisi di nervi.
Riassumendo, ho avuto due figlie nel giro di 12 mesi (volute e desiderate tantissimo), non lavoro da circa due anni, non abbiamo nonni che possano aiutarci e mio marito ha un'attività in proprio che lo impegna molto.
Di conseguenza, sono quasi due anni che io non faccio altro che la mamma e la casalinga senza avere praticamente compagnia (amiche/amici lavorano tutto il giorno).
Ho desiderato tantissimo diventare mamma ma mi sembra di impazzire, le bambine dormono poco sia di giorno che di notte, reclamano giustamente tante ma diverse attenzioni essendo di età differenti anche se molto vicine, la piccola è praticamente sempre in braccio e la grande è nel pieno della fase dei NO, quindi capricci e dispetti a non finire.
Ovviamente, oltre alla gestione delle bambine, mi devo occupare della casa e delle commissioni e, di conseguenza, mi ritrovo a girare come una trottola dalla mattina alla sera senza mai riuscire nemmeno a sedermi un secondo.
Adoro le mie figlie ma spesso mi sento soffocare e mi ritrovo a piangere di nascosto.
Spesso urlo contro le bambine e mi arrabbio molto anche per stupidaggini, sono sempre nervosa.
Negli ultimi due mesi le cose sono peggiorate perché la grande, che abbiamo inserito al nido per farmi respirare un po' (dove va volentierissimo), ha smesso completamente di dormire di pomeriggio dopo l'asilo e di notte si sveglia piangendo ogni ora, spesso svegliando anche la piccola.
Senza contare che in due mesi è già stata a casa tre volte ammalata.
Mio marito mi aiuta tantissimo e di notte ci alziamo a turno ma siamo comunque entrambi sfiniti.
Per quanto voglia bene alle mie figlie, spesso rimpiango la libertà e la serenità di prima, soprattutto le piccole cose, come poter gustare il cibo che mangio e non doverlo trangugiare in fretta perché una urla e l'altra sta colorando i muri coi pennarelli.
Non ho voglia di giocare con loro, di portarle fuori, tutto mi sembra un obbligo e non un piacere.
Tutto quello che faccio lo faccio solo per loro e non più per (anche) un mio piacere.
A volte avrei solo voglia di essere lasciata in pace.
Anche le cose con mio marito non vanno granché bene, perché sono spesso nervosa e irritabile e gli salto su anche senza motivo.
Lui è molto paziente e mi capisce, ma l'attività che ha lo occupa tanto e c'è poco.
Sempre per questa attività, ferie non ne facciamo da tre anni e non ha potuto prendersi un giorno nemmeno quando è nata la piccola, per cui mi sono ritrovata da sola con una neonata da allattare senza sosta e una bimba di 12 mesi che reclamava attenzioni continue.
Da qualche mese sto andando da una psicologa ma non mi sembra di trovare giovamento.
Vorrei tanto essere una mamma felice.
Come si ritrova la serenità?
[#1]
Gentile signora,
prima di risponderle ho letto tutte le sue email precedenti e le risposte delle mie colleghe, che condivido.
Due domande sorgono spontanee:
1) Ha seguito il parere delle mie colleghe, che la invitavano a recarsi da un/a psicologo/a dell'infanzia?
2) Diverse volte nelle sue lettere lei ha dichiarato di occuparsi delle sue figlie da sola, al più con l'aiuto -ridotto- di suo marito, e di frequentare i suoi genitori esclusivamente per le sue figlie. In quest'ultima email afferma di occuparsi anche interamente della casa e di non frequentare amici. Davvero può credere che questo sia un comportamento sano, per lei stessa, le bambine e suo marito?
Attendo le sue riflessioni in merito.
prima di risponderle ho letto tutte le sue email precedenti e le risposte delle mie colleghe, che condivido.
Due domande sorgono spontanee:
1) Ha seguito il parere delle mie colleghe, che la invitavano a recarsi da un/a psicologo/a dell'infanzia?
2) Diverse volte nelle sue lettere lei ha dichiarato di occuparsi delle sue figlie da sola, al più con l'aiuto -ridotto- di suo marito, e di frequentare i suoi genitori esclusivamente per le sue figlie. In quest'ultima email afferma di occuparsi anche interamente della casa e di non frequentare amici. Davvero può credere che questo sia un comportamento sano, per lei stessa, le bambine e suo marito?
Attendo le sue riflessioni in merito.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa,
Certamente no, questo comportamento non è sano né per me stessa né per mio marito e le bambine e infatti voglio cercare di porvi rimedio.
Piccoli passi avanti ne sto compiendo, mi sono rivolta ad una psicologa con cui ho fatto finora 5 sedute. Mi sta dando degli ottimi consigli e mi sento in effetti più serena rispetto a prima ma basta una notte insonne o una giornata intera passata a sentire urlare senza sosta le bambine per farmi piombare nello sconforto. Certo, so benissimo che sarà un percorso lungo e siamo ancora all'inizio ma ovviamente penso al qui e ora. Altro passo avanti è stato l'inserimento della grande al nido mezza giornata; le maestre mi dicono che è una bambina molto socievole e tranquilla, mangia tutto e non crea nessun problema. Siamo molto felici che si trovi bene ma, di contro, siamo sfiniti perché ha iniziato a non dormire più né di pomeriggio né di notte e questo non ce lo aspettavamo. Le maestre dicono che può essere una fase di assestamento che coincide anche col periodo degli incubi notturni, fatto sta comunque che questa fase dura da un mese e mezzo. Aiuto in casa non possiamo permettercelo avendo già la retta del nido da pagare, per cui sì, mi occupo sempre io di pulizie e da mangiare. Di amici ne abbiamo ma, essendo noi l'unica coppia con figli, inevitabilmente i rapporti sono cambiati, avendo esigenze e orari diversi. Ci vediamo magari nel weekend per una pizza insieme ma durante la settimana nessuno è a casa per farmi un po' compagnia. Anch'io ho sempre lavorato tutto il giorno prima di diventare mamma. Di nonni abbiamo solo i miei genitori ma li vedremo sì e no ogni 20 giorni. Sono arrivata alla conclusione che per me sia utile ricominciare al più presto a lavorare per poter finalmente dedicarmi ad altro che non sia pappa, latte, cacca. Credo che per godermi di più le bambine debba passare meno tempo con loro. Pensi che tanti mi rimproverano di essere egoista dicendo "hai la fortuna di goderti le tue figlie tutto il giorno e vuoi andare a lavorare?". Al che mi chiedo: sono io che non sono capace di fare le mamma o è il solo fare la mamma a non andare bene?
Certamente no, questo comportamento non è sano né per me stessa né per mio marito e le bambine e infatti voglio cercare di porvi rimedio.
Piccoli passi avanti ne sto compiendo, mi sono rivolta ad una psicologa con cui ho fatto finora 5 sedute. Mi sta dando degli ottimi consigli e mi sento in effetti più serena rispetto a prima ma basta una notte insonne o una giornata intera passata a sentire urlare senza sosta le bambine per farmi piombare nello sconforto. Certo, so benissimo che sarà un percorso lungo e siamo ancora all'inizio ma ovviamente penso al qui e ora. Altro passo avanti è stato l'inserimento della grande al nido mezza giornata; le maestre mi dicono che è una bambina molto socievole e tranquilla, mangia tutto e non crea nessun problema. Siamo molto felici che si trovi bene ma, di contro, siamo sfiniti perché ha iniziato a non dormire più né di pomeriggio né di notte e questo non ce lo aspettavamo. Le maestre dicono che può essere una fase di assestamento che coincide anche col periodo degli incubi notturni, fatto sta comunque che questa fase dura da un mese e mezzo. Aiuto in casa non possiamo permettercelo avendo già la retta del nido da pagare, per cui sì, mi occupo sempre io di pulizie e da mangiare. Di amici ne abbiamo ma, essendo noi l'unica coppia con figli, inevitabilmente i rapporti sono cambiati, avendo esigenze e orari diversi. Ci vediamo magari nel weekend per una pizza insieme ma durante la settimana nessuno è a casa per farmi un po' compagnia. Anch'io ho sempre lavorato tutto il giorno prima di diventare mamma. Di nonni abbiamo solo i miei genitori ma li vedremo sì e no ogni 20 giorni. Sono arrivata alla conclusione che per me sia utile ricominciare al più presto a lavorare per poter finalmente dedicarmi ad altro che non sia pappa, latte, cacca. Credo che per godermi di più le bambine debba passare meno tempo con loro. Pensi che tanti mi rimproverano di essere egoista dicendo "hai la fortuna di goderti le tue figlie tutto il giorno e vuoi andare a lavorare?". Al che mi chiedo: sono io che non sono capace di fare le mamma o è il solo fare la mamma a non andare bene?
[#3]
Gentile utente,
non ha risposto alla mia prima domanda: si è rivolta ad uno psicologo dell'età evolutiva per far valutare lo sviluppo delle bambine, la qualità del rapporto di voi genitori con loro, la situazione con altri familiari, nonni per primi?
Di seguito dice che vede lei stessa una psicologa da più di un mese e afferma di sentirsi più serena, ma solo a patto che non ci siano notti insonni o "una giornata intera passata a sentire urlare senza sosta le bambine".
Intanto, come mai le sue figlie devono urlare, signora?
Poi, a proposito della terapia, lei dice: "so benissimo che sarà un percorso lungo e siamo ancora all'inizio".
Tenga conto che la terapia giusta nel suo caso è la Strategica o una Cognitivo-comportamentale orientata a soluzioni rapide. Alcuni dei problemi che cita dovrebbero essere già quasi risolti, in cinque sedute (quelle che si fanno in poco più di un mese). Per farle un esempio, c'è contraddizione tra il fatto che suo marito sta fuori casa tutto il giorno perché lavora in proprio, però non avete la possibilità di pagare qualche ora ad una domestica. La volta scorsa ha scritto che per il lavoro di suo marito avete rinunciato alle vacanze da tre anni. In queste condizioni, signora, essere imprenditori in proprio non conviene più: meglio un impiego.
E veniamo al punto fondamentale, che notavo anche nelle sue precedenti email e che ha rilevato anche una delle mie colleghe: sembra che lei si lasci guidare dalle opinioni che non sono di specialisti, ma nemmeno sono ispirate al buon senso comune.
Sua figlia di 22 mesi, inserita al nido, ha cominciato a non dormire più di pomeriggio e di notte. Direi che non ci vuole la laurea per capire che qualcosa la turba, ma lei riferisce: "Le maestre dicono che può essere una fase di assestamento che coincide anche col periodo degli incubi notturni".
Questo lascia perplessi. Sembrerebbe che in un certo momento del suo sviluppo, il bambino debba per forza avere degli incubi. Non è così, signora. In una certa fase di sviluppo, durante il sonno REM, il bimbo acquisisce la capacità di avere degli incubi, ma solo se ci sono stati degli eventi che li hanno suscitati.
Compete ai genitori tranquillizzarlo, se si sveglia, e farsi raccontare le visioni che hanno alimentato la sua paura.
Se questi incubi si prolungano è bene consultare uno psicologo dell'età evolutiva. Ne trova gratuitamente al consultorio e a prezzo di tickett alle ASL e in molti reparti per l'infanzia degli ospedali.
Infine, lei non vede più gli amici che ancora non hanno figli. Ma la condizione di madre porta con sé quei cambiamenti di abitudini (passeggiate nel parco la mattina, per prima cosa) per cui si fanno nuove amicizie con altre neo-mamme.
Ha provato, anche con l'aiuto della sua psicologa, a ristrutturare la sua vita in questa direzione?
Le faccio molti auguri.
non ha risposto alla mia prima domanda: si è rivolta ad uno psicologo dell'età evolutiva per far valutare lo sviluppo delle bambine, la qualità del rapporto di voi genitori con loro, la situazione con altri familiari, nonni per primi?
Di seguito dice che vede lei stessa una psicologa da più di un mese e afferma di sentirsi più serena, ma solo a patto che non ci siano notti insonni o "una giornata intera passata a sentire urlare senza sosta le bambine".
Intanto, come mai le sue figlie devono urlare, signora?
Poi, a proposito della terapia, lei dice: "so benissimo che sarà un percorso lungo e siamo ancora all'inizio".
Tenga conto che la terapia giusta nel suo caso è la Strategica o una Cognitivo-comportamentale orientata a soluzioni rapide. Alcuni dei problemi che cita dovrebbero essere già quasi risolti, in cinque sedute (quelle che si fanno in poco più di un mese). Per farle un esempio, c'è contraddizione tra il fatto che suo marito sta fuori casa tutto il giorno perché lavora in proprio, però non avete la possibilità di pagare qualche ora ad una domestica. La volta scorsa ha scritto che per il lavoro di suo marito avete rinunciato alle vacanze da tre anni. In queste condizioni, signora, essere imprenditori in proprio non conviene più: meglio un impiego.
E veniamo al punto fondamentale, che notavo anche nelle sue precedenti email e che ha rilevato anche una delle mie colleghe: sembra che lei si lasci guidare dalle opinioni che non sono di specialisti, ma nemmeno sono ispirate al buon senso comune.
Sua figlia di 22 mesi, inserita al nido, ha cominciato a non dormire più di pomeriggio e di notte. Direi che non ci vuole la laurea per capire che qualcosa la turba, ma lei riferisce: "Le maestre dicono che può essere una fase di assestamento che coincide anche col periodo degli incubi notturni".
Questo lascia perplessi. Sembrerebbe che in un certo momento del suo sviluppo, il bambino debba per forza avere degli incubi. Non è così, signora. In una certa fase di sviluppo, durante il sonno REM, il bimbo acquisisce la capacità di avere degli incubi, ma solo se ci sono stati degli eventi che li hanno suscitati.
Compete ai genitori tranquillizzarlo, se si sveglia, e farsi raccontare le visioni che hanno alimentato la sua paura.
Se questi incubi si prolungano è bene consultare uno psicologo dell'età evolutiva. Ne trova gratuitamente al consultorio e a prezzo di tickett alle ASL e in molti reparti per l'infanzia degli ospedali.
Infine, lei non vede più gli amici che ancora non hanno figli. Ma la condizione di madre porta con sé quei cambiamenti di abitudini (passeggiate nel parco la mattina, per prima cosa) per cui si fanno nuove amicizie con altre neo-mamme.
Ha provato, anche con l'aiuto della sua psicologa, a ristrutturare la sua vita in questa direzione?
Le faccio molti auguri.
[#4]
Ex utente
Buongiorno,
Credevo intendesse se io stessa mi fissi rivolta ad uno psicologo. La figura che mi segue mi era stata caldamente consigliata dall'ostetrica del corso preparto, ed è specializzata in relazioni familiari e nel post parto. Abbiamo parlato a lungo delle bambine e secondo lei "l'unico" problema è la mia stanchezza. Dovrei cambiare figura professionale?.
Per quanto riguarda mio marito, possiede una piccola officina su cui ancora stiamo pagando tutti i prestiti e le spese, e su cui abbiamo investito tutto, quindi no, non possiamo permetterci nessun aiuto al momento.
Con il senno di poi sarebbe stato meglio non rilevare affatto questa attività, così mio marito sarebbe stato a casa molto più spesso e non avremmo avuto le preoccupazioni che un'attività in proprio comportano.
Riguardo ai risvegli notturni della bambina più grande, anche la pediatra mi ha detto di non farci caso che adesso è il periodo degli incubi e che passerà.
Al nido ci va molto volentieri, è contenta sia quando entriamo che quando la vado a prendere, per cui dubito ci sia qualcosa che la turba mentre è lì.
Riguardo alle amicizie, questa estate ho frequentato molto il parco e per lo più ho trovato nonni ma mamme nessuna, se non magari sporadicamente quando erano in ferie. Adesso poi con il Covid le cose sono molto più difficili, ad esempio all'asilo nido nessun genitore può entrare se c'è già qualcuno altro dentro, ci sono ingressi scaglionati, altrimenti sarebbe stata una bella occasione per fare due parole ogni tanto con un'altra mamma.
La mia psicologa dice che l'unico modo per poter uscire da questa situazione è trovare un lavoro al più presto per potermi così dedicare ad altro durante la giornata e frequentare persone adulte. Spero che magari con l'anno nuovo abbia più fortuna.
Intanto la ringrazio molto per le sue risposte, se le fa piacere la tengo aggiornata.
Credevo intendesse se io stessa mi fissi rivolta ad uno psicologo. La figura che mi segue mi era stata caldamente consigliata dall'ostetrica del corso preparto, ed è specializzata in relazioni familiari e nel post parto. Abbiamo parlato a lungo delle bambine e secondo lei "l'unico" problema è la mia stanchezza. Dovrei cambiare figura professionale?.
Per quanto riguarda mio marito, possiede una piccola officina su cui ancora stiamo pagando tutti i prestiti e le spese, e su cui abbiamo investito tutto, quindi no, non possiamo permetterci nessun aiuto al momento.
Con il senno di poi sarebbe stato meglio non rilevare affatto questa attività, così mio marito sarebbe stato a casa molto più spesso e non avremmo avuto le preoccupazioni che un'attività in proprio comportano.
Riguardo ai risvegli notturni della bambina più grande, anche la pediatra mi ha detto di non farci caso che adesso è il periodo degli incubi e che passerà.
Al nido ci va molto volentieri, è contenta sia quando entriamo che quando la vado a prendere, per cui dubito ci sia qualcosa che la turba mentre è lì.
Riguardo alle amicizie, questa estate ho frequentato molto il parco e per lo più ho trovato nonni ma mamme nessuna, se non magari sporadicamente quando erano in ferie. Adesso poi con il Covid le cose sono molto più difficili, ad esempio all'asilo nido nessun genitore può entrare se c'è già qualcuno altro dentro, ci sono ingressi scaglionati, altrimenti sarebbe stata una bella occasione per fare due parole ogni tanto con un'altra mamma.
La mia psicologa dice che l'unico modo per poter uscire da questa situazione è trovare un lavoro al più presto per potermi così dedicare ad altro durante la giornata e frequentare persone adulte. Spero che magari con l'anno nuovo abbia più fortuna.
Intanto la ringrazio molto per le sue risposte, se le fa piacere la tengo aggiornata.
[#5]
Gentile utente,
sarò lieta se vorrà tenermi al corrente dei suoi progressi, ma appunto, le auguro che i progressi ci siano davvero.
Alle mie parole che volevano indurla a riflettere in vista di una ristrutturazione di ciò che provoca stress a tutto il suo nucleo familiare, ha risposto, come in tanti decenni di attività professionale ho sentito fare troppe volte, negando l'evidenza del disagio in atto, come un bambino che avendo la bocca tutta sporca di marmellate dichiara ad oltranza di non averla mangiata.
Si affida ad una psicologa perché "le è stata caldamente consigliata dall'ostetrica del corso preparto" (tra l'altro mi permetta di dubitare che una psicologa le abbia prospettato, come unica soluzione alla tensione tra le mura domestiche, di riprendere il lavoro). Continua a supportare l'attività di suo marito anche se appare poco produttiva e troppo faticosa. Ma soprattutto si ostina a non vedere il disagio delle bambine e non vuole portarle da uno psicologo per l'infanzia, neanche gratuito, com'è quello del consultorio familiare.
Il problema di fondo è un suo disagio irrisolto che continua a rimanere tale perché lei non vuole in alcun modo prenderne atto. Di conseguenza continua ad accettare le varie difficoltà e le scelte poco funzionali della sua vita come inevitabili. Non si può sfuggire per sempre alla propria ombra.
La sua modalità (scriverci lettere che chiedono aiuto e poi negare in pratica di averne bisogno) mi ha fatto tornare alla memoria la frase di un uomo saggio, Dale Carnegie: "Il motivo per cui i problemi degli uomini non si risolvono sta nel fatto che, per ciascuno, due più due fa trecentomila".
Questo mi spinge a suggerirle di leggere un libro di Carnegie, ancora attuale dopo decenni, che se non sarà utile a darle consigli avrà almeno il merito di essere una lettura rasserenante: "Come vincere lo stress e cominciare a vivere".
Auguri.
sarò lieta se vorrà tenermi al corrente dei suoi progressi, ma appunto, le auguro che i progressi ci siano davvero.
Alle mie parole che volevano indurla a riflettere in vista di una ristrutturazione di ciò che provoca stress a tutto il suo nucleo familiare, ha risposto, come in tanti decenni di attività professionale ho sentito fare troppe volte, negando l'evidenza del disagio in atto, come un bambino che avendo la bocca tutta sporca di marmellate dichiara ad oltranza di non averla mangiata.
Si affida ad una psicologa perché "le è stata caldamente consigliata dall'ostetrica del corso preparto" (tra l'altro mi permetta di dubitare che una psicologa le abbia prospettato, come unica soluzione alla tensione tra le mura domestiche, di riprendere il lavoro). Continua a supportare l'attività di suo marito anche se appare poco produttiva e troppo faticosa. Ma soprattutto si ostina a non vedere il disagio delle bambine e non vuole portarle da uno psicologo per l'infanzia, neanche gratuito, com'è quello del consultorio familiare.
Il problema di fondo è un suo disagio irrisolto che continua a rimanere tale perché lei non vuole in alcun modo prenderne atto. Di conseguenza continua ad accettare le varie difficoltà e le scelte poco funzionali della sua vita come inevitabili. Non si può sfuggire per sempre alla propria ombra.
La sua modalità (scriverci lettere che chiedono aiuto e poi negare in pratica di averne bisogno) mi ha fatto tornare alla memoria la frase di un uomo saggio, Dale Carnegie: "Il motivo per cui i problemi degli uomini non si risolvono sta nel fatto che, per ciascuno, due più due fa trecentomila".
Questo mi spinge a suggerirle di leggere un libro di Carnegie, ancora attuale dopo decenni, che se non sarà utile a darle consigli avrà almeno il merito di essere una lettura rasserenante: "Come vincere lo stress e cominciare a vivere".
Auguri.
[#6]
Ex utente
Gentile dottoressa,
Mi perdoni ma non riesco a capire come mai mi sta dicendo che non voglio prendere atto del disagio che sto vivendo e che continuo a sopportare l'attività di mio marito. Forse sono io a non capire, ma non sto forse dimostrando che c'è sicuramente un problema e che sto cercando aiuto per risolverlo?. Con mio marito abbiamo tante volte parlato della sua attività e pure lui è dell'idea che sarebbe stato meglio non rilevarla affatto ma cosa dovremmo fare? Vendere tutto? Perderemmo gran parte dei soldi che abbiamo investito. Senza contare che con tutto il tempo che vi ha investito, e tutti i sacrifici che sono stati fatti, mio marito non vuole mollare tutto.
In ogni caso, mi rivolgerò ad uno psicologo dell'età infantile per le bambine, come mi ha consigliato, e spero proprio di riuscire a riavere finalmente un po' di serenità.
Mi perdoni ma non riesco a capire come mai mi sta dicendo che non voglio prendere atto del disagio che sto vivendo e che continuo a sopportare l'attività di mio marito. Forse sono io a non capire, ma non sto forse dimostrando che c'è sicuramente un problema e che sto cercando aiuto per risolverlo?. Con mio marito abbiamo tante volte parlato della sua attività e pure lui è dell'idea che sarebbe stato meglio non rilevarla affatto ma cosa dovremmo fare? Vendere tutto? Perderemmo gran parte dei soldi che abbiamo investito. Senza contare che con tutto il tempo che vi ha investito, e tutti i sacrifici che sono stati fatti, mio marito non vuole mollare tutto.
In ogni caso, mi rivolgerò ad uno psicologo dell'età infantile per le bambine, come mi ha consigliato, e spero proprio di riuscire a riavere finalmente un po' di serenità.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 11.2k visite dal 10/10/2020.
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