Difficoltà terapia rivotril e psicoterapia

Buonasera,
scrivo perché sono in difficoltà.
Da circa due anni ho iniziato una terapia farmacologica, a base di Rivotril e Brintellix inizialmente, ed in seguito solo Rivotril e Lamictal, sempre affiancata da una psicoterapia.
Ero sempre stata molto restìa all'utilizzo dei farmaci, ma in un momento di estremo burnout dal lavoro ho dovuto.
Inizialmente i medici hanno parlato di un mio temperamento ciclotimico, mentre dapprima si parlava di sindrome ansiosa depressiva.

Con l'ultima psicoterapia iniziata da un anno, dopo diverse terapie ad indirizzo cognitivo comportamentale, ho iniziato a lavorare sulla regolazione delle emozioni.
Il dottore ritiene che i miei sbalzi talvolta la mia poca energia siano reattivi a situazioni relazionali che vivo, attualmente perlopiù sul lavoro.
Il medico ritiene che scappare dal lavoro ora, come feci 4 anni fa da un altro posto di lavoro e da un'altra città non sarebbe la soluzione... O comunque si può arrivare ad un cambio, fatto però non come una fuga, ma come risposta ad una decisione ponderata.
I farmaci mi aiutano, lui è d'accordo con me sull'idea di scalarli.
Sul Rivotril sono passata da 7 gocce a 6 a febbraio e poi a 5 da agosto, ma ora lo stress è notevole.
Ieri, dopo due mesi, ho ripreso le 6 gocce per calmarmi.
Il mio fisico è molto reattivo.
C'è speranza che con la psicoterapia possa ottenere lo stesso effetto dei farmaci?
A volte l'umore basso è così debilitante... Ed una goccia in più mi dà sollievo, per quanto non mi faccia pensare e mi faccia solo rimandare le sensazioni che devo vivere e superare.
Temo di dover trovare un altro psichiatra, perché il suo parere non collima con quello del terapeuta.
Il terapeuta vuole lavorare sulle sensazioni, lo psichiatra vuole attutire i sintomi.
Cosa mi consigliate?

Grazie
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

Dispiace tale contrasto tra farmaci e psicoterapia;
proprio quello che si dovrebbe evitare
affinchè il paziente possa utilizzare tutte le energie
per concentrarsi con fiducia e determinazione unicamente sul proprio cambiamento.
Invece così c'è sempre un alibi esterno.

Tenga conto che lo Psicologo deve necessariamente essere Psicoterapeuta per poter curare, è sicura che il Suo lo sia? Tale Professionista non si occupa dei farmaci, nè per consigliare di aumentarli, nè di scalarli. Tanto più collusivamente con i desideri del pz.
E in effetti, ha poi dovuto riprendere la dose indicata...


Lasci che ogni Specialista faccia il proprio mestiere, e ad ognuno dei due chieda il meglio:
allo Psichiatra una cura farmacologica adatta (ma di essa non si lamenta, in realtà, solo che vorrebbe scalarla ...) sulla base della diagnosi, quella che noi NON conosciamo e vi si attenga;
allo Psicoterapeuta una psicoterapia che Le richieda di concordare con lui obiettivi misurabili, perseguibili ed osservabili e l'indicazione dei mezzi (strategie) per raggiungerli. I farmaci non sono di sua competenza.
L'abbinamento dei due è favorevole alla buona riuscita; al riguardo può leggere: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html .
A se stessa - non per ultimo - chieda la determinazione a mantenere lo sguardo su di sè e a non farsi distrarre da "altro".

Quando la psicoterapia e le Sue risorse personali Le avranno permesso di raggiungere un certo punto di equilibio, allora sarà il momento di pensare ai farmaci, chiedendo una rivalutazione della terapia allo Psichiatra che glieli ha prescritti sulla base della diagnosi.
Tenga conto anche del fatto che sintomi troppo accentuati rendono difficile la psicoterapia, talvolta anche improduttiva; l'esperienza clinica lo evidenzia quotidianamente.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa, la ringrazio molto per il suo tempo e le sue parole.

Lo psicologo che mi segue è anche psicoterapeuta, ad indirizzo cognitivo comportamentale applicato.

Sono stata io a voler andare verso la riduzione dei farmaci, assecondata dallo psichiatra e così il terapeuta mi ha esortato a resistire un po' gestendo le sensazioni, che prima o poi devo affrontare.

Il problema è che chiaramente coi farmaci a dosaggio maggiore attutisco il dolore ma mi sento anche eccessivamente sedata e quindi irrequieta, col dosaggio lievemente minore, una sola goccia, l'umore va più giù ma mi sento più io.
Non trovo un compromesso.
Senza dubbio, è in atto una crisi che faccio fatica a risolvere anche perché non mi rivolgo allo psichiatra da due mesi, da quando non mi ha saputo dare risposte se non di gestire il Rivotril io come ritenessi più vantaggioso.
A tal proposto, pensavo di rivolgermi ad un nuovo psichiatra per fare un punto.

Circa gli obiettivi della psicoterapia, si parla di benessere nel lungo termine, assumendo una capacità di regolare le emozioni in base alle tipologie di relazioni che mi creano difficoltà. Io vorrei invece sentire un beneficio immediato e trovare un equilibrio che non è semplice ed è trascorso un anno da questa terapia e diverse ne ho fatto in passato, sempre progredendo ed anche acquistando pazienza e sopportazione.
Mi sento però demotivata.

Proverò a seguire i suoi consigli.

Grazie.
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Prego.

Dott. Brunialti
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