Difficoltà con ragazza di 12 anni
Buonasera, scrivo per raccontarvi di una problematica riguardante mia sorella minore, di 12 anni.
Frequenta la terza media (un anno anticipataria) ed è stata promossa l'anno scorso con 5 debiti.
A scuola i voti non sono mai stati dei migliori, secondo me e la mia famiglia sia per pigrizia e disinteresse, che per una difficoltà ad acquisire un metodo di studio valido e mantenere la concentrazione.
Oltre che per una questione caratteriale di forte timidezza che la fa tentennare tanto al momento dell'interrogazione.
Purtroppo con noi non parla e qualsiasi tentativo di aiutarla (sono una studentessa laureanda) anche nell'acquisire un buon metodo di studio si è rivelato infruttuoso perché rifiuta l'aiuto di chicchessia.
Questo a livello scolastico ma anche per le problematiche "umane": di fronte alle difficoltà si chiude a riccio, alza le spalle e tratta tutti con sufficienza con frasi tipo "non mi va di rispondervi" oppure "si certo, sapete tutto voi".
Secondo noi nasconde una grande fragilità dietro questa corazza, tant'è che ci sentiamo spesso in colpa per la durezza con cui a volte la trattiamo (penso più che comprensibile con 5 debiti in seconda media) perché temiamo qualche suo gesto dovuto alla rabbia e alla frustrazione.
Ovviamente abbiamo valutato l'idea di chiedere un supporto psicologico ma come immaginerete il rifiuto è categorico e anzi, la reazione è di indignazione: "perché devo andare dallo psicologo se ho problemi a scuola?
" e non c'è modo di farle comprendere che potrebbe essere il primo passo per acquisire più sicurezza e imparare a farsi aiutare anche a livello scolastico.
Non sappiamo quale sia la strada da percorrere, come "aiutarla a farsi aiutare"?
Frequenta la terza media (un anno anticipataria) ed è stata promossa l'anno scorso con 5 debiti.
A scuola i voti non sono mai stati dei migliori, secondo me e la mia famiglia sia per pigrizia e disinteresse, che per una difficoltà ad acquisire un metodo di studio valido e mantenere la concentrazione.
Oltre che per una questione caratteriale di forte timidezza che la fa tentennare tanto al momento dell'interrogazione.
Purtroppo con noi non parla e qualsiasi tentativo di aiutarla (sono una studentessa laureanda) anche nell'acquisire un buon metodo di studio si è rivelato infruttuoso perché rifiuta l'aiuto di chicchessia.
Questo a livello scolastico ma anche per le problematiche "umane": di fronte alle difficoltà si chiude a riccio, alza le spalle e tratta tutti con sufficienza con frasi tipo "non mi va di rispondervi" oppure "si certo, sapete tutto voi".
Secondo noi nasconde una grande fragilità dietro questa corazza, tant'è che ci sentiamo spesso in colpa per la durezza con cui a volte la trattiamo (penso più che comprensibile con 5 debiti in seconda media) perché temiamo qualche suo gesto dovuto alla rabbia e alla frustrazione.
Ovviamente abbiamo valutato l'idea di chiedere un supporto psicologico ma come immaginerete il rifiuto è categorico e anzi, la reazione è di indignazione: "perché devo andare dallo psicologo se ho problemi a scuola?
" e non c'è modo di farle comprendere che potrebbe essere il primo passo per acquisire più sicurezza e imparare a farsi aiutare anche a livello scolastico.
Non sappiamo quale sia la strada da percorrere, come "aiutarla a farsi aiutare"?
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Cara Ragazza,
comprendo quanta premura si celi dietro il messaggio che ci ha inviato, e trovo che ci dia già degli spunti importanti di riflessione.
Ovvero, mi chiedo come mai sia Lei a dover esplorare l'eventualità di un intervento psicologico, ed essenzialmente domandare come poter aiutare un'adolescente che rifiuta aiuto, invece che i suoi genitori. Ciò che dico non vuole essere una critica per la mamma e il papà, ci mancherebbe, quanto ipotizzare che forse il disorientamento o la difficoltà a capire come muoversi che stanno provando (e che in lei sono naturali essendo una sorella, e soprattutto una figlia) si stanno traducendo in un immobilismo che lascia sua sorella minore "sola", priva di un riferimento solido.
Quando avverrà questo passaggio, sarà possibile condividere con la giovane ragazza la presenza di una difficoltà, e quindi rendere più digeribile anche la figura di un eventuale psicologo. Non più figura estemporanea e lontana, ma alleato dei genitori.
Un caro augurio di buona fortuna
comprendo quanta premura si celi dietro il messaggio che ci ha inviato, e trovo che ci dia già degli spunti importanti di riflessione.
Ovvero, mi chiedo come mai sia Lei a dover esplorare l'eventualità di un intervento psicologico, ed essenzialmente domandare come poter aiutare un'adolescente che rifiuta aiuto, invece che i suoi genitori. Ciò che dico non vuole essere una critica per la mamma e il papà, ci mancherebbe, quanto ipotizzare che forse il disorientamento o la difficoltà a capire come muoversi che stanno provando (e che in lei sono naturali essendo una sorella, e soprattutto una figlia) si stanno traducendo in un immobilismo che lascia sua sorella minore "sola", priva di un riferimento solido.
Quando avverrà questo passaggio, sarà possibile condividere con la giovane ragazza la presenza di una difficoltà, e quindi rendere più digeribile anche la figura di un eventuale psicologo. Non più figura estemporanea e lontana, ma alleato dei genitori.
Un caro augurio di buona fortuna
Dr. Alessio Vellucci
www.miodottore.it/alessio-vellucci/psicologo-psicoterapeuta-psicologo-clinico/roma
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 901 visite dal 04/10/2020.
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