Transfer, attrazione terapeuta
Buonasera, scrivo di un argomento molto dibattuto.
Da circa un anno seguo una psicoterapia con un terapeuta uomo, col quale stiamo cercando di lavorare sulla regolazione delle mie emozioni.
Ho un temperamento altalenante, che mi porta a fluttuazioni dell'umore reattive a situazioni che vivo, perlopiù relazionali, amicali o lavorative, ed anche sentimentali.
Ho da sempre un difficile rapporto col maschile, per via di un rapporto difficile con le mie figure genitoriali.
È stata una impresa accettare un terapeuta uomo, dopo anni di terapia, perlopiù giovane e di bell'aspetto.
Con lui, lavoriamo sul mio senso di impotenza che viene generato da dinamiche lavorative o altre situazioni, ed indaghiamo quali sensazioni corporee e mentali avverto.
Ho 30 anni ed il terapeuta segue una linea Cognitiva comportamentale, ma lavora tanto anche sulla dissociazione.
Oggi, essendo arrivata in studio molto arrabbiata, perché ritiene che io sia rimproverante verso la mia parte emotiva, abbiamo cercato di lavorare sul senso di attesa che vivo, dove nulla cambia.
Mentre avvertivo le sensazioni ho sentito un bisogno fisico di contatto col terapeuta, di relazione che andasse oltre il setting terapeutico, di essere coccolata e considerata come donna.
Lui mi ha chiesto a cosa stessi pensando, ma io non ho dato risposta.
Ho poi capito che la mia rabbia fosse scaturita dalla chiusura di rapporti estivi e dall'assenza ora di un uomo nella mia vita.
Sono tornata a casa più scarica e delusa all'idea di essere rifiutata, seppur sappia che sia così.
Diffido, penso che usi il suo aspetto per tenermi in terapia, per quanto sia sempre correttissimo e non si sbilanci mai.
Non ho il coraggio di parlargliene e non lo farò.
Come posso gestire la cosa?
Potrebbe essere passeggera?
Data dagli ormoni sballati per la sindrome premestruale?
Devo ignorarla?
Grazie per i vostri pareri.
Da circa un anno seguo una psicoterapia con un terapeuta uomo, col quale stiamo cercando di lavorare sulla regolazione delle mie emozioni.
Ho un temperamento altalenante, che mi porta a fluttuazioni dell'umore reattive a situazioni che vivo, perlopiù relazionali, amicali o lavorative, ed anche sentimentali.
Ho da sempre un difficile rapporto col maschile, per via di un rapporto difficile con le mie figure genitoriali.
È stata una impresa accettare un terapeuta uomo, dopo anni di terapia, perlopiù giovane e di bell'aspetto.
Con lui, lavoriamo sul mio senso di impotenza che viene generato da dinamiche lavorative o altre situazioni, ed indaghiamo quali sensazioni corporee e mentali avverto.
Ho 30 anni ed il terapeuta segue una linea Cognitiva comportamentale, ma lavora tanto anche sulla dissociazione.
Oggi, essendo arrivata in studio molto arrabbiata, perché ritiene che io sia rimproverante verso la mia parte emotiva, abbiamo cercato di lavorare sul senso di attesa che vivo, dove nulla cambia.
Mentre avvertivo le sensazioni ho sentito un bisogno fisico di contatto col terapeuta, di relazione che andasse oltre il setting terapeutico, di essere coccolata e considerata come donna.
Lui mi ha chiesto a cosa stessi pensando, ma io non ho dato risposta.
Ho poi capito che la mia rabbia fosse scaturita dalla chiusura di rapporti estivi e dall'assenza ora di un uomo nella mia vita.
Sono tornata a casa più scarica e delusa all'idea di essere rifiutata, seppur sappia che sia così.
Diffido, penso che usi il suo aspetto per tenermi in terapia, per quanto sia sempre correttissimo e non si sbilanci mai.
Non ho il coraggio di parlargliene e non lo farò.
Come posso gestire la cosa?
Potrebbe essere passeggera?
Data dagli ormoni sballati per la sindrome premestruale?
Devo ignorarla?
Grazie per i vostri pareri.
[#1]
Gentile utente,
Andando subito al nucleo della problematica,
la risposta è:
"Ne parli direttamente con lui".
Ma Lei ci dice:
"..Non ho il coraggio di parlargliene e non lo farò.
.."
Non c'è modo qui di riassumere in quattro parole le centinaia di libri su transfert e controtransfert,
termini che peraltro valgono in psicanalisi e non in tutti gli orientamenti psicoterapeutici.
E non avrebbe nemmeno senso; infatti le dinamiche che il/la paziente sviluppa nei confronti del proprio/a Terapeuta sono "materiale di lavoro" specifico, come tutto del resto.
Quelle che sviluppa lo Psicoterapeuta sono strumento di lavoro per il Terapeuta stesso, non per il paziente.
Lei ci fa capire che non desidera comunicargli di provare il *Transfer, attrazione terapeuta*, per citare il Suo titolo.
Ma tutti i pazienti provano qualche genere di trasporto verso il/la Terapeuta,
noi Psicoterapeuti lo sappiamo bene ed abbiamo strumenti per capirlo,
che il pz lo comunichi a parole oppure che non lo dica.
Stia serena; siamo cognitivamente, emotivamente ed affettivamente preparati all'emergere di sentimenti importanti in seduta da parte del/la paziente.
Se poi tutto ciò avesse a che fare con la mancanza di un uomo nella Sua vita - come da sua ipotesi - tanto più essenziale che emerga.
Noi Le abbiamo così comunicato l'orientamento richiesto
assieme a degli spunti di riflessione;
deciderà poi Lei cosa farne.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Andando subito al nucleo della problematica,
la risposta è:
"Ne parli direttamente con lui".
Ma Lei ci dice:
"..Non ho il coraggio di parlargliene e non lo farò.
.."
Non c'è modo qui di riassumere in quattro parole le centinaia di libri su transfert e controtransfert,
termini che peraltro valgono in psicanalisi e non in tutti gli orientamenti psicoterapeutici.
E non avrebbe nemmeno senso; infatti le dinamiche che il/la paziente sviluppa nei confronti del proprio/a Terapeuta sono "materiale di lavoro" specifico, come tutto del resto.
Quelle che sviluppa lo Psicoterapeuta sono strumento di lavoro per il Terapeuta stesso, non per il paziente.
Lei ci fa capire che non desidera comunicargli di provare il *Transfer, attrazione terapeuta*, per citare il Suo titolo.
Ma tutti i pazienti provano qualche genere di trasporto verso il/la Terapeuta,
noi Psicoterapeuti lo sappiamo bene ed abbiamo strumenti per capirlo,
che il pz lo comunichi a parole oppure che non lo dica.
Stia serena; siamo cognitivamente, emotivamente ed affettivamente preparati all'emergere di sentimenti importanti in seduta da parte del/la paziente.
Se poi tutto ciò avesse a che fare con la mancanza di un uomo nella Sua vita - come da sua ipotesi - tanto più essenziale che emerga.
Noi Le abbiamo così comunicato l'orientamento richiesto
assieme a degli spunti di riflessione;
deciderà poi Lei cosa farne.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.1k visite dal 25/09/2020.
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