Sento di non avere via d'uscita
Salve.
Sono una ragazza di 26 anni, iscritta alla facoltà di Medicina.
Ho ancora diversi esami da affrontare e sento di non riuscire a raggiungere il mio obiettivo (unico obiettivo di vita) perché inghiottita da dinamiche familiari tossiche.
Da sempre mi sono trovata a fare da genitore ai miei genitori, coinvolta nelle loro liti, giudicata come fonte dei loro problemi, mio padre non perdeva occasione per denigrarmi (non ci parliamo da luglio) e offendermi ed io ho sempre cercato il suo amore disperatamente.
Ho sofferto di anoressia e lui ha iniziato ad additarmi come pazza, ma semplicemente credo di essere il capro espiatorio di una famiglia disfunzionale.
Mia madre soffre ma "se parlasse succederebbe finimondo" quindi accetta tutto passivamente.
Io mi occupo di tante cose a casa, nonché di mio nonno.
Mi occupo delle bollette, dei pasti per i miei, della spesa... Non ho la serenità per occuparmi di me.
Sento che i miei e soprattutto mio padre trovi ogni pretesto per impedire il mio percorso.
Avverto invidia da parte sua.
Io comprendo il fatto che ho 26 anni ed il mio ritardo negli studi.
Cosa fareste al mio posto?
Rinuncereste all'università?
Io nel frattempo sono anche diventata operatrice socio-sanitaria proprio per darmi un piano B perché questo senso di soffocamento mi ha più volte portata sull'orlo di un precipizio, ad avere pensieri suicidi e tentativi di suicidio.
Per me è molto importante concludere questo percorso universitario ma non so come affrontare tutto questo male che giornalmente vivo.
Io cerco di fare il massimo, ma non basta mai.
Mettermi sui libri è diventato un incubo.
Anche oggi ho avuto pensieri cupi, ho pianto molto e sento che il mio corpo non ce la fa più.
Ho sempre avuto voti buoni a scuola ed al liceo.
Mi sono sempre impegnata tanto.
Sento che questo mio percorso non sia accettato ma che in fondo nemmeno io sia accettata in questa famiglia.
In passato i miei terapeuti mi avevano detto di andarmene.
Ma immancabilmente mia madre mi chiede aiuto per qualcosa e io torno a casa.
Mio padre non l'aiuta in nulla, anzi, la tratta male se non è in grado di fare qualcosa e lei chiede a me.
Sono una ragazza di 26 anni, iscritta alla facoltà di Medicina.
Ho ancora diversi esami da affrontare e sento di non riuscire a raggiungere il mio obiettivo (unico obiettivo di vita) perché inghiottita da dinamiche familiari tossiche.
Da sempre mi sono trovata a fare da genitore ai miei genitori, coinvolta nelle loro liti, giudicata come fonte dei loro problemi, mio padre non perdeva occasione per denigrarmi (non ci parliamo da luglio) e offendermi ed io ho sempre cercato il suo amore disperatamente.
Ho sofferto di anoressia e lui ha iniziato ad additarmi come pazza, ma semplicemente credo di essere il capro espiatorio di una famiglia disfunzionale.
Mia madre soffre ma "se parlasse succederebbe finimondo" quindi accetta tutto passivamente.
Io mi occupo di tante cose a casa, nonché di mio nonno.
Mi occupo delle bollette, dei pasti per i miei, della spesa... Non ho la serenità per occuparmi di me.
Sento che i miei e soprattutto mio padre trovi ogni pretesto per impedire il mio percorso.
Avverto invidia da parte sua.
Io comprendo il fatto che ho 26 anni ed il mio ritardo negli studi.
Cosa fareste al mio posto?
Rinuncereste all'università?
Io nel frattempo sono anche diventata operatrice socio-sanitaria proprio per darmi un piano B perché questo senso di soffocamento mi ha più volte portata sull'orlo di un precipizio, ad avere pensieri suicidi e tentativi di suicidio.
Per me è molto importante concludere questo percorso universitario ma non so come affrontare tutto questo male che giornalmente vivo.
Io cerco di fare il massimo, ma non basta mai.
Mettermi sui libri è diventato un incubo.
Anche oggi ho avuto pensieri cupi, ho pianto molto e sento che il mio corpo non ce la fa più.
Ho sempre avuto voti buoni a scuola ed al liceo.
Mi sono sempre impegnata tanto.
Sento che questo mio percorso non sia accettato ma che in fondo nemmeno io sia accettata in questa famiglia.
In passato i miei terapeuti mi avevano detto di andarmene.
Ma immancabilmente mia madre mi chiede aiuto per qualcosa e io torno a casa.
Mio padre non l'aiuta in nulla, anzi, la tratta male se non è in grado di fare qualcosa e lei chiede a me.
[#1]
Cara lettrice
La sua situazione è molto complessa.
A tutte queste dinamiche familiari le potremmo definire con un termine semplice interdipendenza patologica.
Dirle semplicemente che deve andare di casa senza un percorso che la sostegna efficacemente e come dire ad uno zoppo alzati e cammina.
Questi legami tossici devo essere rimodulati prima internamente e poi con azioni concrete, come crearsi una vita propria.
Detto questo le suggerisco di investire il suo tempo e denaro in una terapia breve ad approccio strategico che le permetta di recidere questo cordone ombelicale che la intossica così tanto. Così attraverso esperienze emozionali correttive potrà ritrovare se stessa ed un suo cammino.
Cordialmente Dottor Fabiano
La sua situazione è molto complessa.
A tutte queste dinamiche familiari le potremmo definire con un termine semplice interdipendenza patologica.
Dirle semplicemente che deve andare di casa senza un percorso che la sostegna efficacemente e come dire ad uno zoppo alzati e cammina.
Questi legami tossici devo essere rimodulati prima internamente e poi con azioni concrete, come crearsi una vita propria.
Detto questo le suggerisco di investire il suo tempo e denaro in una terapia breve ad approccio strategico che le permetta di recidere questo cordone ombelicale che la intossica così tanto. Così attraverso esperienze emozionali correttive potrà ritrovare se stessa ed un suo cammino.
Cordialmente Dottor Fabiano
Cordialmente
Dr. Gianfranco Fabiano
Specializzando in Psicoterapia Breve strategica
3407617782
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.3k visite dal 23/09/2020.
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