Quella parola mi ha sconvolta
Buonasera,
vi scrivo perché una frase pronunciata dal mio compagno (con cui ho una discreta quantità di problemi) mi ha lasciata basita.
Mi vergogno quasi a scrivere... Comunque, ha preso l'abitudine di supplicarmi e fare i capricci per richiedermi un rapporto orale, cosa che trovo decisamente squallida. La nostra vita sessuale non ha avuto problemi fintanto che io ho mantenuto una parte attiva nella vicenda; quando mi sono sentita trattare come se fossi un oggetto con l'unica funzione di procurargli piacere, mi sono allontanata.
Ma venendo alla frase che mi ha colpito... Per una settimana non mi ha degnata di uno sguardo, ma continuava con i suoi teatrini, sostenendo di essere "troppo stanco per fare l'amore" (e fa un lavoro tutto il giorno alla scrivania...) "ma di avere bisogno di sentirsi ACCUDITO con il rapporto orale".
Io sono schifata.
Non so perché la stia prendendo così male, ma l'accudimento, nella mia mente, è la cura che ha una madre nei confronti del figlio piccolo, non un uomo adulto (33 anni) in preda all'eccitazione sessuale.
Scusate se la domanda non è un granché, ma sono davvero sconvolta... E spero di aver esagerato.
vi scrivo perché una frase pronunciata dal mio compagno (con cui ho una discreta quantità di problemi) mi ha lasciata basita.
Mi vergogno quasi a scrivere... Comunque, ha preso l'abitudine di supplicarmi e fare i capricci per richiedermi un rapporto orale, cosa che trovo decisamente squallida. La nostra vita sessuale non ha avuto problemi fintanto che io ho mantenuto una parte attiva nella vicenda; quando mi sono sentita trattare come se fossi un oggetto con l'unica funzione di procurargli piacere, mi sono allontanata.
Ma venendo alla frase che mi ha colpito... Per una settimana non mi ha degnata di uno sguardo, ma continuava con i suoi teatrini, sostenendo di essere "troppo stanco per fare l'amore" (e fa un lavoro tutto il giorno alla scrivania...) "ma di avere bisogno di sentirsi ACCUDITO con il rapporto orale".
Io sono schifata.
Non so perché la stia prendendo così male, ma l'accudimento, nella mia mente, è la cura che ha una madre nei confronti del figlio piccolo, non un uomo adulto (33 anni) in preda all'eccitazione sessuale.
Scusate se la domanda non è un granché, ma sono davvero sconvolta... E spero di aver esagerato.
[#1]
Gentile ragazza, forse lei sta dando troppo peso a questa frase, poichè la interpreta in base ai suoi canoni mentali (..)nella mia mente, è la cura che ha una madre nei confronti del figlio(..) e di conseguenze le attribuisce un significato così negativo da indurla nello stato che lei descrive. Forse nella mente del suo uomo ha un altro significato. Ed il conflitto nasce solo da uno scontro di definizioni piuttosto che di comportamenti inaccettati. Tuttavia in ambito sessuale sono i nostri modi di attribuire dei significati a definire qualcosa come disgustoso o non disgustoso. Credo che la cosa migliore sia affrontare serenamente il discorso con il suo uomo e di superare alcuni eventuali pregiudizi, ricordandogli magari che anche nel sesso ci sono degli scambi per cui se lui fa i capricci per avere certe prestazioni non dovrebbe sentirsi stanco per altro. Lo prenda come un gioco e si senta autorizzata a fare i capricci anche lei.
cordialmente
cordialmente
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
gentile utente,
probabilmente questi due linguaggi che per adesso parlate e che hanno difficile traduzione sono una ricaduta di altri elementi che non vanno all'interno del vostro rapporto; della vostra intimità in senso più generale rispetto alla sessualità.
lei non vuole essere trattata come un oggetto, non vuole più mantenere una "parte attiva": forse di questo dovreste parlare,
cordialmente,
probabilmente questi due linguaggi che per adesso parlate e che hanno difficile traduzione sono una ricaduta di altri elementi che non vanno all'interno del vostro rapporto; della vostra intimità in senso più generale rispetto alla sessualità.
lei non vuole essere trattata come un oggetto, non vuole più mantenere una "parte attiva": forse di questo dovreste parlare,
cordialmente,
Dr. Laura MICCICHE
psicologo-psicoterapeuta
[#3]
Gentile ragazza, la frase "essere trattata come un oggetto" in riferimento alla situazione di cui parla mi sembra fuori luogo. Mi pare che lei mantenga un'idea un po' idealizzata dell'amore e della sessualità, come se anche in questi ambiti non fosse comunque presente una certa componente egoistica, legata alla soddisfazione e al piacere. Ma a parte questo, i gusti in fatto di sessualità sono tanto vari quante sono le persone e ciò che per lei è disgustoso può essere desiderabilissimo per un'altra persona.
Credo che dovreste parlarne, ma se a lei i rapporti orali disgustano, non sarà affatto facile che arriviate a un accordo: lei, perché accettare significherebbe disgustarsi, e lui perché in questo caso rimarrà con il suo desiderio insoddisfatto...
Cordiali saluti
Credo che dovreste parlarne, ma se a lei i rapporti orali disgustano, non sarà affatto facile che arriviate a un accordo: lei, perché accettare significherebbe disgustarsi, e lui perché in questo caso rimarrà con il suo desiderio insoddisfatto...
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Gentile Utente,
capisco benissimo il suo disappunto. Non dev'essere semplice stare con una persona che, soprattutto in momenti delicati, si percepisce "lontana".
Infatti è questa la sensazione che ho avuto leggendo la sua mail: ha descritto il suo compagno in modo un po' cinico, forse, ma sicuramente questa descrizione è frutto della sua delusione. Lei si sente delusa, e tutto questo la fa arrabbiare. La frase infelice del suo ragazzo ha fatto traboccare un vaso colmo di amarezza.
L'unica soluzione in questi casi è la comunicazione: affrontare il problema "di petto" è l'unico modo per uscire da questa situazione spiacevole. Altrimenti lei rischia di covare risentimento, arrivando alla rottura del rapporto.
Le coppie rimangono insieme se riescono a trovare un equilibrio, per cui credo che per voi una possibilità ci sia. Ma ogni equilibrio deve essere negoziato, guadagnato ed elaborato.
E tutto questo non succede spontaneamente purtroppo.
Se è rimasta con lui è perchè lo ama, no? Nei momenti difficili, come questo, si aggrappi ai suoi sentimenti e combatta.
capisco benissimo il suo disappunto. Non dev'essere semplice stare con una persona che, soprattutto in momenti delicati, si percepisce "lontana".
Infatti è questa la sensazione che ho avuto leggendo la sua mail: ha descritto il suo compagno in modo un po' cinico, forse, ma sicuramente questa descrizione è frutto della sua delusione. Lei si sente delusa, e tutto questo la fa arrabbiare. La frase infelice del suo ragazzo ha fatto traboccare un vaso colmo di amarezza.
L'unica soluzione in questi casi è la comunicazione: affrontare il problema "di petto" è l'unico modo per uscire da questa situazione spiacevole. Altrimenti lei rischia di covare risentimento, arrivando alla rottura del rapporto.
Le coppie rimangono insieme se riescono a trovare un equilibrio, per cui credo che per voi una possibilità ci sia. Ma ogni equilibrio deve essere negoziato, guadagnato ed elaborato.
E tutto questo non succede spontaneamente purtroppo.
Se è rimasta con lui è perchè lo ama, no? Nei momenti difficili, come questo, si aggrappi ai suoi sentimenti e combatta.
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#5]
Gentile utente,
all'interno di una coppia la sessualità è una dimensione in cui inevitabilmente vengono rispecchiati diversi aspetti della coppia stessa.
Concordo con i colleghi che sottolineano l'importanza di condividere in maniera diretta e matura le problematiche che evidentemente vi state trascinando ultimamente. La sensazione che ho avuto leggendo il suo post è che siate arrivati a un momento di stallo, in cui entrambi siete arroccati sulle rispettive posizioni, e in cui in effetti vi state progressivamente allontanando sempre di più.
Cerchi di affrontare l'argomento con il suo compagno, mostrandogli con sincerità da che cosa si è sentita ferita, ma restando pronta ad ascoltare una posizione di lui un po' diversa.
Nella sessualità si cresce insieme, e trovare e mantenere il giusto euqilibrio (NB: Non in assoluto, ma negoziato all'interno della coppia) tra condivisione ed egoismo è in alcuni passaggi una questione complicata. Ma è importante avere presente che entrambe le dimensioni sono essenziali, altrimenti mancherà sempre qualcosa.
Cordialmente,
all'interno di una coppia la sessualità è una dimensione in cui inevitabilmente vengono rispecchiati diversi aspetti della coppia stessa.
Concordo con i colleghi che sottolineano l'importanza di condividere in maniera diretta e matura le problematiche che evidentemente vi state trascinando ultimamente. La sensazione che ho avuto leggendo il suo post è che siate arrivati a un momento di stallo, in cui entrambi siete arroccati sulle rispettive posizioni, e in cui in effetti vi state progressivamente allontanando sempre di più.
Cerchi di affrontare l'argomento con il suo compagno, mostrandogli con sincerità da che cosa si è sentita ferita, ma restando pronta ad ascoltare una posizione di lui un po' diversa.
Nella sessualità si cresce insieme, e trovare e mantenere il giusto euqilibrio (NB: Non in assoluto, ma negoziato all'interno della coppia) tra condivisione ed egoismo è in alcuni passaggi una questione complicata. Ma è importante avere presente che entrambe le dimensioni sono essenziali, altrimenti mancherà sempre qualcosa.
Cordialmente,
Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it
[#6]
Utente
Innanzitutto vi rigrazio per le gentili risposte... E cercherò di spiegarmi meglio, nella domanda sono stata un po' sbrigativa e imprecisa.
Io ho senz'altro, purtroppo, una concezione molto romantica dell'amore, ma non ho mai avuto troppi problemi a vivere la mia sessualità: c'è sempre stato un solo problema (di cui già avevo parlato in un consulto precedente), ovvero un atteggiamento "assertivo" (spero che sia il termine giusto!), teso a trovare essenzialmente il benessere dell'altro.
Non sono disgustata dai rapporti orali, non sono mai stata una persona passiva... Ma sono stanca di essere trattata come se non esistessi.
Ho bisogno di alcune attenzioni, come (credo) ogni donna al mondo: non ho un'eccitazione stantanea dovuta alla vista del mio compagno, avrei bisogno di qualche attimo in più.
Invece io devo essere disponibile sempre e comunque. Se lui si sveglia la mattina presto, si sente legittimato a svegliare anche a me puntandomi addosso il pene eretto, come se questo dovesse eccitarmi, oppure insistere per molto tempo (anche mezz'ora) fintanto che non lo stimolo oralmente... Non faccio che palesargli il mio disappunto, ma poi non riesco a non cedere, forse anche per farlo stare zitto e godermi un po' di pace.
Mi sento come se per lui la mia vita non esistesse, come se dovessi sacrificarla per fare stare bene lui, come se il suo "bene" fosse anche il mio.
Non pensa quasi mai a me, anche in altri aspetti della nostra vita insieme: al primo posto ci sta lui, con il suo benessere.
Sa che vorrei uscire, ogni tanto, sa che nella sua città (a 600 km dalla mia) non conosco nessuno; eppure non mi porta mai neppure a fare neppure una passeggiata. Passo le giornate a casa da sola (sto cercando lavoro, mi sono laureata da un mese e non ho ancora trovato nulla), lui arriva dopo 12 ore in cui sono stata ad aspettarlo tipo Penelope e si chiude in bagno per tre quarti d'ora a giocare con il Nintendo DS.
Poi esce e si collega ad internet.
Io, nel frattempo, cucino... E poi lavo i piatti.
In tutto questo lui mantiene la posizione seduta.
Poi, circa 3-4 ore dopo essere arrivato a casa, si mette a letto e io resto lì, muta, a guardare la tv.
Non pretendo che mi porti fuori durante la settimana, capisco che dopo essere stato al lavoro tutto il giorno sia stanco... Ma nel weekend?
Invece non facciamo mai nulla, mai.
E io mi sento come se stessi buttando la mia vita, in ogni senso.
Ho provato tante volte a parlargliene, prima bene, educatamente, poi con scenate isteriche, ma sembra che neppure capisca le mie motivazioni; mi sento come se continuassi a rimbalzare contro un muro di gomma... Eppure, quando "stiamo bene", cioè quando è carino con me, stiamo bene insieme.
Forse pretendo troppo, non lo so. Forse dovrei avere meno illusioni e darmi una svegliata, non pensare che le persone debbano corrispondere ai miei canoni...
Ma è così tanto chiedere di essere considerata?
La settimana scorsa mi ha pure fatto rimanere male con un'altra frase; come ho scritto precedentemente, lui mi cercava tutti i giorni (secondo me, più che per avere un'interazione con me, per ricercare un orgasmo, tanto che molte volte mi ha detto "ti prego, ho bisogno di venire")... Poi, nell'ultima settimana, niente.
Non voleva fare l'amore con me ("sono stanco", diceva), ma mi stressava per avere un rapporto orale.
Quando poi una sera gli ho fatto notare questa cosa, mi si è avvicinato, io, stanca dal suo comportamento "solo quando voglio io" mi sono irrigidita e lui ha replicato con un "io cercavo di venirti incontro..."
Cioè? Mi fa l'elemosina?
Credo che dovrei lasciarlo, ma nonostante tutto lo amo e non voglio soffrire, non voglio soffrire ancora... Ho tanta paura del distacco e del dolore che porta, inoltre mi sembra di sprecare una storia che potrebbe essere bella e che ha anche tanti aspetti positivi (anche se ora faccio fatica a vederli...)
Vi ringrazio ancora tanto
Un caro saluto
Veronica
p.s. Dimenticavo... Un esempio dei nostri dialoghi (che poi sfociano in liti).
Io gli dico, ad esempio, che mi da fastidio sentimi dire "ti prego, ho bisogno di venire" se non ho voglia di avere un rapporto.
La sua risposta è SEMPRE, inequivocabilmente "eddai, esageri, non roviniamoci il tempo a parlare di queste cose".
Io ho senz'altro, purtroppo, una concezione molto romantica dell'amore, ma non ho mai avuto troppi problemi a vivere la mia sessualità: c'è sempre stato un solo problema (di cui già avevo parlato in un consulto precedente), ovvero un atteggiamento "assertivo" (spero che sia il termine giusto!), teso a trovare essenzialmente il benessere dell'altro.
Non sono disgustata dai rapporti orali, non sono mai stata una persona passiva... Ma sono stanca di essere trattata come se non esistessi.
Ho bisogno di alcune attenzioni, come (credo) ogni donna al mondo: non ho un'eccitazione stantanea dovuta alla vista del mio compagno, avrei bisogno di qualche attimo in più.
Invece io devo essere disponibile sempre e comunque. Se lui si sveglia la mattina presto, si sente legittimato a svegliare anche a me puntandomi addosso il pene eretto, come se questo dovesse eccitarmi, oppure insistere per molto tempo (anche mezz'ora) fintanto che non lo stimolo oralmente... Non faccio che palesargli il mio disappunto, ma poi non riesco a non cedere, forse anche per farlo stare zitto e godermi un po' di pace.
Mi sento come se per lui la mia vita non esistesse, come se dovessi sacrificarla per fare stare bene lui, come se il suo "bene" fosse anche il mio.
Non pensa quasi mai a me, anche in altri aspetti della nostra vita insieme: al primo posto ci sta lui, con il suo benessere.
Sa che vorrei uscire, ogni tanto, sa che nella sua città (a 600 km dalla mia) non conosco nessuno; eppure non mi porta mai neppure a fare neppure una passeggiata. Passo le giornate a casa da sola (sto cercando lavoro, mi sono laureata da un mese e non ho ancora trovato nulla), lui arriva dopo 12 ore in cui sono stata ad aspettarlo tipo Penelope e si chiude in bagno per tre quarti d'ora a giocare con il Nintendo DS.
Poi esce e si collega ad internet.
Io, nel frattempo, cucino... E poi lavo i piatti.
In tutto questo lui mantiene la posizione seduta.
Poi, circa 3-4 ore dopo essere arrivato a casa, si mette a letto e io resto lì, muta, a guardare la tv.
Non pretendo che mi porti fuori durante la settimana, capisco che dopo essere stato al lavoro tutto il giorno sia stanco... Ma nel weekend?
Invece non facciamo mai nulla, mai.
E io mi sento come se stessi buttando la mia vita, in ogni senso.
Ho provato tante volte a parlargliene, prima bene, educatamente, poi con scenate isteriche, ma sembra che neppure capisca le mie motivazioni; mi sento come se continuassi a rimbalzare contro un muro di gomma... Eppure, quando "stiamo bene", cioè quando è carino con me, stiamo bene insieme.
Forse pretendo troppo, non lo so. Forse dovrei avere meno illusioni e darmi una svegliata, non pensare che le persone debbano corrispondere ai miei canoni...
Ma è così tanto chiedere di essere considerata?
La settimana scorsa mi ha pure fatto rimanere male con un'altra frase; come ho scritto precedentemente, lui mi cercava tutti i giorni (secondo me, più che per avere un'interazione con me, per ricercare un orgasmo, tanto che molte volte mi ha detto "ti prego, ho bisogno di venire")... Poi, nell'ultima settimana, niente.
Non voleva fare l'amore con me ("sono stanco", diceva), ma mi stressava per avere un rapporto orale.
Quando poi una sera gli ho fatto notare questa cosa, mi si è avvicinato, io, stanca dal suo comportamento "solo quando voglio io" mi sono irrigidita e lui ha replicato con un "io cercavo di venirti incontro..."
Cioè? Mi fa l'elemosina?
Credo che dovrei lasciarlo, ma nonostante tutto lo amo e non voglio soffrire, non voglio soffrire ancora... Ho tanta paura del distacco e del dolore che porta, inoltre mi sembra di sprecare una storia che potrebbe essere bella e che ha anche tanti aspetti positivi (anche se ora faccio fatica a vederli...)
Vi ringrazio ancora tanto
Un caro saluto
Veronica
p.s. Dimenticavo... Un esempio dei nostri dialoghi (che poi sfociano in liti).
Io gli dico, ad esempio, che mi da fastidio sentimi dire "ti prego, ho bisogno di venire" se non ho voglia di avere un rapporto.
La sua risposta è SEMPRE, inequivocabilmente "eddai, esageri, non roviniamoci il tempo a parlare di queste cose".
[#7]
gentile ragazza, ora è stata così chiara a tal punto che il consiglio di una terapia di coppia (se vuole salvare la coppia si intende) sarebbe la cosa più opportuna. Sono evidenti esigenze diverse e soprattutto una certa difficoltà nel rapporto comunicativo. Una maggiore consapevolezza delle frustrazioni dell'altro aiuterebbe sicuramente, ma per raggiungere questa un aiuto specialistico sarebbe necessario.
Cordialmente
Cordialmente
[#8]
Utente
Grazie mille dottor De Vincentiis.
A questo proposito vorrei chiederle un'informazione.
Poiché le nostre disponibilità economiche non sono molto floride (io sto cercando lavoro e lui ha uno stipendio "normale"), esistono delle strutture pubbliche (o dei consultori) dove si possa fare la terapia di coppia?
Temo che le sedute private inciderebbero troppo sul nostro bilancio...
Un saluto
A questo proposito vorrei chiederle un'informazione.
Poiché le nostre disponibilità economiche non sono molto floride (io sto cercando lavoro e lui ha uno stipendio "normale"), esistono delle strutture pubbliche (o dei consultori) dove si possa fare la terapia di coppia?
Temo che le sedute private inciderebbero troppo sul nostro bilancio...
Un saluto
[#10]
Se le cose stanno così, allora il vostro problema non sono i rapporti sessuali e orali, ma tutto ciò che accade - o non accade - fra un rapporto e il successivo. Quindi il suggerimento del collega di richiedere una consulenza o terapia di coppia mi trova del tutto d'accordo.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
[#11]
se avete voglia, insieme, di una terapia di coppia, provi presso una struttura pubblica, consulti comunque il tariffario dell'ordine degli psicologi per farsi un'idea dei costi dai professionisti privati, tenendo presente che mediamente gli incontri sono una volta a settimana.
cordialmente,
cordialmente,
[#12]
Gentile Utente,
come avevo scritto, sembra confermarsi l'ipotesi di un problema comunicativo alla base delle incomprensioni sessuali.
Se non riuscite a risolverlo tra di voi potrebbe avere senso la consulenza di coppia.
Ma prima io un tentativo lo farei
come avevo scritto, sembra confermarsi l'ipotesi di un problema comunicativo alla base delle incomprensioni sessuali.
Se non riuscite a risolverlo tra di voi potrebbe avere senso la consulenza di coppia.
Ma prima io un tentativo lo farei
[#13]
Utente
Grazie grazie grazie per le risposte.
Ho pensato molto a quello che mi avete scritto, ed ho cercato un confronto onesto, sincero, pacato, allo scopo di far comprendere al mio compagno il mio malessere e cercare insieme una soluzione.
Ma lui non è capace di confrontarsi; per lui ricercare un confronto è come avere uno scontro, e non capisce perché "ci si debba rovinare il tempo a discutere quando si potrebbe stare bene".
E si arrabbia, quindi inevitabilmente il parlargli a viso aperto si rivela inutile, e finiamo arroccati sulle reciproche convinzioni.
Quando poi io provo ad andargli incontro ed a capire le sue motivazioni, mi tratta come se lui avesse avuto la totalità della ragione da subito, come se dovesse "perdonarmi", come se io avessi sbagliato tutto.
Non credo sia così.
Non sono wonderwoman, ma credo che i 6 anni di psicoterapia che ho affrontato almeno qualcosa me lo abbiano insegnato, quantomeno a mettermi in discussione; invece credo che lui (ma non è che un mio modestissimo parere) sia assolutamente incapace di mettersi in discussione.
Quando lo metto con le spalle al muro e gli faccio capire che alcuni atteggiamenti sarebbero evitabili, quando non sa più cosa dire, la risposta (ironica) è sempre una "ok, sono un mostro".
Alla luce di questo pensiero, quanto potrebbe essere utile la terapia? Non vorrei che si rivelasse uno spreco di tempo, di energie e di denaro... Però è anche vero che finché non proviamo non possiamo saperlo...
Grazie ancora, davvero, siete stati preziosissimi.
Ho pensato molto a quello che mi avete scritto, ed ho cercato un confronto onesto, sincero, pacato, allo scopo di far comprendere al mio compagno il mio malessere e cercare insieme una soluzione.
Ma lui non è capace di confrontarsi; per lui ricercare un confronto è come avere uno scontro, e non capisce perché "ci si debba rovinare il tempo a discutere quando si potrebbe stare bene".
E si arrabbia, quindi inevitabilmente il parlargli a viso aperto si rivela inutile, e finiamo arroccati sulle reciproche convinzioni.
Quando poi io provo ad andargli incontro ed a capire le sue motivazioni, mi tratta come se lui avesse avuto la totalità della ragione da subito, come se dovesse "perdonarmi", come se io avessi sbagliato tutto.
Non credo sia così.
Non sono wonderwoman, ma credo che i 6 anni di psicoterapia che ho affrontato almeno qualcosa me lo abbiano insegnato, quantomeno a mettermi in discussione; invece credo che lui (ma non è che un mio modestissimo parere) sia assolutamente incapace di mettersi in discussione.
Quando lo metto con le spalle al muro e gli faccio capire che alcuni atteggiamenti sarebbero evitabili, quando non sa più cosa dire, la risposta (ironica) è sempre una "ok, sono un mostro".
Alla luce di questo pensiero, quanto potrebbe essere utile la terapia? Non vorrei che si rivelasse uno spreco di tempo, di energie e di denaro... Però è anche vero che finché non proviamo non possiamo saperlo...
Grazie ancora, davvero, siete stati preziosissimi.
[#14]
"Alla luce di questo pensiero, quanto potrebbe essere utile la terapia? "
Penso che prima di tutto questa domanda dovrebbe rivolgerla al suo compagno, poichè è una decisione vostra
"Però è anche vero che finché non proviamo non possiamo saperlo..."
infatti...
Felice di esserle stato d'aiuto
Penso che prima di tutto questa domanda dovrebbe rivolgerla al suo compagno, poichè è una decisione vostra
"Però è anche vero che finché non proviamo non possiamo saperlo..."
infatti...
Felice di esserle stato d'aiuto
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 4.5k visite dal 15/04/2009.
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