Relazione deteriorata: come fare?
Sono legata al mio compagno da oltre 20 anni.
Siamo sempre andati d'accordo e c'è ancora una certa intesa su molti aspetti della vita (valori, educazione dei figli...).
Ma non lo amo più.
Ho cercato di salvare la relazione in ogni modo, soprattutto per i figli, è che finisco sempre col sentirmi sola, pur stando in una grande famiglia.
Abbiamo discusso tante volte dei miei problemi, delle difficoltà che dovremmo affrontare, ma non riusciamo mai a farlo: si sforza di ascoltarmi ma poi non fa niente per superarle.
E così io dico e ripeto sempre le stesse cose, ma senza alcun risultato.
La mia famiglia d'origine è lontana, mia suocera è cattiva ed invadente, parla solo in difesa del figlio e del nipote più grade, anche a dispetto dell'evidenza e dell'imparzialità verso gli altri nipoti.
Io ho il peso enorme di dovermi prendere cura dei figli, ancora piccoli, della casa, e di dover portare a casa uno stipendio: tutte le fatiche familiari ricadono su di me, e mi sento più una serva che una donna, con la differenza che le serve prendono uno stipendio per il loro lavoro, io in più devo lavorare per avere uno stipendio.
Inoltre è diventato un asociale: ha perso tutti gli amici, è sgarbato con i colleghi, e non vorrebbe mai uscire.
Questo all'inizio non mi pesava, perché anch'io sono riservata e 3 piccoli da crescere erano davvero sufficienti, ma ora penso che sia una situazione anomala, un pessimo esempio anche per loro.
Io ho parlato tanto, spiegando le mie perplessità, ma non è mai cambiato niente.
Lui è intelligente e anche molto corretto, ma raramente prende iniziative: fa quello che gli dico di fare, senza andare oltre.
Pensa a vivere col minimo sforzo, cerca di risolvere le difficoltà semplicemente facendosele scivolare addosso, come se potessero aggiustarsi da sole.
Alla fine, dopo aver detto mille volte le stesse cose senza alcun risultato, ho smesso anche di parlarne: perché farlo, se in realtà nessuno mi ascolta.
Sognavo una famiglia unita, con due capitani e un equipaggio, capaci di navigare in acque profonde, e invece è come se fossi sola in mezzo alla folla indifferente.
Mi chiedo dove ho sbagliato, per arrivare a questo fallimento.
Per tutte queste ragioni mi sento terribilmente sola, sento il peso di dover portare avanti una famiglia con pochissimi aiuti.
Ho bisogno di collaborazione, di condivisione, e di sostegno qualche volta.
Tutto questo mi manca totalmente, e mi chiedo quale esempio siano per i nostri piccoli un padre assolutamente privo di ambizione e una madre che sgobba tutto il giorno per garantire a tutti una vita dignitosa e una casa pulita, e la cui unica felicità sono i figli.
Gli ho anche chiesto di rivolgerci a un esperto, a uno psicologo, visto che i nostri problemi di coppia sono innegabili, ma lui si rifiuta categoricamente.
Un tempo lo amavo moltissimo ma ora il sentimento è di risentimento, quasi insofferenza.
C'è qualcosa che posso ancora tentare, o devo solo prendere coraggio e andarmene?
Siamo sempre andati d'accordo e c'è ancora una certa intesa su molti aspetti della vita (valori, educazione dei figli...).
Ma non lo amo più.
Ho cercato di salvare la relazione in ogni modo, soprattutto per i figli, è che finisco sempre col sentirmi sola, pur stando in una grande famiglia.
Abbiamo discusso tante volte dei miei problemi, delle difficoltà che dovremmo affrontare, ma non riusciamo mai a farlo: si sforza di ascoltarmi ma poi non fa niente per superarle.
E così io dico e ripeto sempre le stesse cose, ma senza alcun risultato.
La mia famiglia d'origine è lontana, mia suocera è cattiva ed invadente, parla solo in difesa del figlio e del nipote più grade, anche a dispetto dell'evidenza e dell'imparzialità verso gli altri nipoti.
Io ho il peso enorme di dovermi prendere cura dei figli, ancora piccoli, della casa, e di dover portare a casa uno stipendio: tutte le fatiche familiari ricadono su di me, e mi sento più una serva che una donna, con la differenza che le serve prendono uno stipendio per il loro lavoro, io in più devo lavorare per avere uno stipendio.
Inoltre è diventato un asociale: ha perso tutti gli amici, è sgarbato con i colleghi, e non vorrebbe mai uscire.
Questo all'inizio non mi pesava, perché anch'io sono riservata e 3 piccoli da crescere erano davvero sufficienti, ma ora penso che sia una situazione anomala, un pessimo esempio anche per loro.
Io ho parlato tanto, spiegando le mie perplessità, ma non è mai cambiato niente.
Lui è intelligente e anche molto corretto, ma raramente prende iniziative: fa quello che gli dico di fare, senza andare oltre.
Pensa a vivere col minimo sforzo, cerca di risolvere le difficoltà semplicemente facendosele scivolare addosso, come se potessero aggiustarsi da sole.
Alla fine, dopo aver detto mille volte le stesse cose senza alcun risultato, ho smesso anche di parlarne: perché farlo, se in realtà nessuno mi ascolta.
Sognavo una famiglia unita, con due capitani e un equipaggio, capaci di navigare in acque profonde, e invece è come se fossi sola in mezzo alla folla indifferente.
Mi chiedo dove ho sbagliato, per arrivare a questo fallimento.
Per tutte queste ragioni mi sento terribilmente sola, sento il peso di dover portare avanti una famiglia con pochissimi aiuti.
Ho bisogno di collaborazione, di condivisione, e di sostegno qualche volta.
Tutto questo mi manca totalmente, e mi chiedo quale esempio siano per i nostri piccoli un padre assolutamente privo di ambizione e una madre che sgobba tutto il giorno per garantire a tutti una vita dignitosa e una casa pulita, e la cui unica felicità sono i figli.
Gli ho anche chiesto di rivolgerci a un esperto, a uno psicologo, visto che i nostri problemi di coppia sono innegabili, ma lui si rifiuta categoricamente.
Un tempo lo amavo moltissimo ma ora il sentimento è di risentimento, quasi insofferenza.
C'è qualcosa che posso ancora tentare, o devo solo prendere coraggio e andarmene?
[#1]
Buonasera,
credo che per prendere una decisione, prima di tutto, si debba risolvere e superare il problema del risentimento. Troppo frequentemente il risentimento può portare a delle scelte azzardate e affrettate. Allora non c'è fretta di arrivare ad una decisione Ma c'è necessità di accumulare risorse
Un cordiale saluto
credo che per prendere una decisione, prima di tutto, si debba risolvere e superare il problema del risentimento. Troppo frequentemente il risentimento può portare a delle scelte azzardate e affrettate. Allora non c'è fretta di arrivare ad una decisione Ma c'è necessità di accumulare risorse
Un cordiale saluto
Dr. Susanna Scartoni
Psicologa/Psicoterapeuta
0039 392 9295635
susannascartoni@gmail.com
susanna.scartoni.572@psypec.it
P.IVA 01907120511
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 12/09/2020.
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