L'ipocondria da Covid mi sta rovinando la vita

Buonasera, sono un ragazzo di 23 anni e scrivo in quanto ho assoluta urgenza di un consulto poiché prossimo all'esasperazione.
Sono cosciente dei limiti di questa piattaforma per cui andrò presto nel merito: sono ipocondriaco fin da piccolo, tuttavia con l'emergenza covid questo disagio in precedenza il più delle volte eludibile è divenuto invalidante per la mia vita sociale e per il mio equilibrio.
Col ri-aumento dei contagi infatti sono crollato in uno stato d'ansia ormai perenne, e sono costantemente poco lucido con me stesso e con gli altri.
L'ansia mi porta ad esempio ad innervosirmi senza motivo alcuno con mia madre o con la mia povera ragazza, che è l'unica (non ho un buon rapporto con la mia famiglia) a sorbirsi tutte le mie ansie e le mie paranoie.
Mi misuro la febbre più e più volte al giorno, tant'è che ormai quando esco vado in giro con un termometro.
In vacanza ad un certo punto sono persino scappato mentre ero al ristorante coi miei amici per andare a farmi misurare la temperatura in un bar.
Il malessere e l'angoscia percepiti sono quelli di una sorta di malattia terminale: sento, vale a dire, che prima o poi accadrà necessariamente qualcosa di orribile e terrificante (che sia il contagio mio o di mia madre immunodepressa) e che non c'è scampo a tale tragico esito.
Non faccio altro, di riflesso, che aspettare che arrivi il peggio.
I miei interessi si sono nelle ultime settimane via via sbiaditi e svuotati di significato e tutto ciò che faccio ormai è intrattenere rapporti sociali con l'obiettivo di distrarmi per poche ore.
Quando sono solo, infatti, ricominciano i miei pensieri intrusivi, e mi ritrovo la notte a consultare in rete qualunque sorta di informazione sulla pandemia, sui suoi sintomi, sull'andamento dei contagi.
Sottolineo nuovamente, infine, che - nonostante i miei disturbi possano sembrare particolarmente acuti - sono divenuti tanto invalidanti soltanto negli ultimi tempi.
Durante la "fase uno", infatti, gli attacchi di panico erano assai più sporadici e sono riuscito, ad esempio, a portare a termine la mia tesi di laurea.
Concludo dicendo che uno psicoterapeuta cui mi sono rivolto ormai 4 anni fa mi aveva diagnosticato un disturbo ansioso-depressivo.
[#1]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

c'è poco da approfondire nella sua situazione, in questa sede. Lei racconta la situazione molto chiaramente. Perchè ha interrotto con la psicoterapeuta, 4 anni fa?

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

[#2]
Attivo dal 2018 al 2022
Ex utente
Purtroppo mia madre (ritenendolo inutile) si è rifiutata di sostenere economicamente oltre il percorso che avevo intrapreso, che tuttavia non stava comunque apportando molti risultati. Ho scritto qui perché vorrei dei consigli su come gestire autonomamente i picchi d'ansia quando si presentano. È ovvio che a lungo termine ho intenzione di lavorare su questa cosa.
[#3]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Consigliarle cosa fare, a parte non essere possibile, non lo vedo come una cosa utile. Spesso si ha idea che per risolvere problemi analoghi si debba "fare qualcosa". La terapia prevista, oltre effettivamente a dare degli strumenti pratici al paziente, permette di rielaborare i contenuti mentali che creano il disturbo. Di questo ha bisogno.
Detto cio, esistono possibilità di incontrare colleghi in ambito pubblico: ASL e consultori potrebbero fare al caso suo.
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