Problemi dopo chemioterapia

Gentilissimi dottori, voglio spiegarvi la mia situazione.


Sono un ragazzo di 23 anni e di recente ho terminato tre cicli di chemioterapia per la diagnosi di un tumore al testicolo.

A distanza di tre settimane dalla fine permane in me un profondo senso di irrascibilità, con un umore caratterizzato da numerosi alti e bassi.
Inoltre, essendo sa sempre un ragazzo super aperto e solare, non posso fare a meno di notare di aver recentemente sviluppato la tendenza a volermi isolare, rinunciando ad eventi sociali e parlando poco in presenza di amici e coetanei.
Tutto ciò non è da me, anzi è il contrario di ciò che sono sempre stato!
Non credo sia corretto parlare di depressione, quanto più di apatia, caratterizzata da mancanza di motivazione e interesse verso la realtà che mi circonda.
Durante la terapia ho anche sofferto d'ansia, che ora per fortuna sta passando.
(Almeno credo)

Secondo voi tornerò mai "normale" come ero prima?
Riuscirò a scrollarmi di dosso queste sensazioni ritrovando l'entusiasmo nei confronti della vita e del mondo?
Inoltre, avete un qualche consiglio o rimedio in grade di aiutarmi?
La mia paura più grande e di rimanere così senza riprendermi più, sentendomi come se il tumore mi avesse fatto diventare di serie B insomma.


Grazie mille in anticipo a chiunque mi voglia rispondere!
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile ragazzo,

l'incontro con il tumore rappresenta sempre un evento molto ingombrante nella vita della persona,
destinato a lasciare tracce, se non altro nel timore delle ricadute.

Affermo questo con estremo realismo,
dall'esperienza clinica che data da tempo ormai
oltre che dai numerosi studi di psiconcologia sull'argomento.

Per questo motivo ritengo opportuno e necessario che ad ogni pz oncologico
- in parallelo agli interventi sul corpo -
venga offerta l'opportunità di un supporto psicologico.
Sono infatti molteplici la tappe che occorre superare:
l'intervento chirurgico,
le conseguenze fisiche e talvolta visibili dell'operazione,
la radioterapia,
la chemio,
le ricadute sull'umore,
le emozioni che si susseguono,
le relazioni che si modificano,
la propria stessa identità personale ferita,
... e il dopo, i tanti anni del dopo.

Lei ci parla della chemio e di effetti sull'umore comparsi contestualmente,
e a riguardo inviterò ad intervenire il Dr. Catania, grande specialista.

Riguardo agli interrogativi sulla Sua vita:
- "Secondo voi tornerò mai "normale" come ero prima?
- Riuscirò a scrollarmi di dosso queste sensazioni
- ritrovando l'entusiasmo nei confronti della vita e del mondo?.."
potrà certamente ritrovare l'entusiamo della vita,
anche se - va detto - differente da prima.
Come chi, attraversato un tunnel buio e stretto, torna a respirare con nuova emozione e a pieni polmoni l'aria tersa e limpida della vita;
avendo smarrito la "verginità" e la naturalezza di prima,
avendo maturato una nuova entusiasmante percezione del day by day.

Ma se, all'uscita dal tunnel, il viandante fosse perennemente schiavo della difficile esperienza trascorsa
e di conseguenza non in grado di apprezzare e gustare
il cielo azzurro che si apre sopra di lui? la brezza che gli accarezza il viso?

Sicuramente avrebbe bisogno di aiuto.
Di un aiuto psicologico che gli facilitasse l'elaborazione delle differenti fasi del lutto oncologico,
talvolta profondo e pervasivo più di quanto si possa supporre.

La Sua lucidità nell'autoanalisi Le è e sarà di aiuto nel capire e capir-si,
ma non sempre è sufficiente nella auto-cura.

Per tale motivo La oriento a chiedere al Suo medico di base l'impegnativa per una serie di incontri presso l'Unità di Psicologia della Azienda Sanitaria (solo ticket se non esente).
Condivide tale suggerimento?

Noi ci siamo.
Se ritiene, ci tenga al corrente.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Gentile dottoressa

Innanzitutto la ringrazio per la sua prontissima risposta.
In effetti avevo letto e sentito parlare un po' ovunque che una volta usciti dalla fase di cura di un tumore i pazienti sarebbero entrati in una nuova fase della vita, caratterizzata dal saper gustare tutto ciò che prima si dava per scontato cime l'aria fresca o un cielo azzurro.
Ecco, ancora io non mi sento entrato in questa fase. ( E poi la mia è un tipo di malattia con tassi di guarigione pressoché assoluti ) Sarà forse perché sto ancora aspettando di fare la TAC di controllo ad un mese dalla fine della chemio, unico esame in grado di dirmi se sono definitivamente guarito oppure no? Chissà.

Secondo lei è solo questione di tempo?
Potrei essere in grado di ritrovare il mio equilibrio da solo senza dover ricorrere ad un consulto psicologico che, per quanto sia giusto e fondamentale , per il momento preferirei evitare?
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

il tempo di per sè attutisce,
non guarisce.
In qualche caso aggrava, in assenza della cura adatta.

Veda Lei cosa farne del nostro suggerimento motivato e documentato.
Capisco che ognuno vorrebbe "fare da sé";
anzi no, non capisco,
perchè questo vale principalmente per la psiche
(non solo; anche per i farmaci, ecc ...).
La specifica patologia oncologica può avere "tassi di guarigione altissimi"; dati fisici, che riguardano il corpo;
ma la paura del futuro?
e il pessimismo?
e il cambimento di atteggiamento verso la vita?
e la difficoltà nelle relazioni, quando il corpo riaggiustato occorre mostrarlo?
Noi ci occupiamo di ciò, in un certo senso "conoscendo" già in anticipo i possibili scenari.

Noi Specialisti rispondiamo qui (come di persona del resto)
- in scienza e coscienza (in modalità di volontariato gratuito),
e
- in base all'esperienza clinica, per alcuni di noi di notevole spessore.
La persona poi decide per sè.
Per quanto ci risulti sempre assai *curioso* che la persona scriva qui per ricevere una risposta,
e - una volta ricevutala - dichiari che desidera non avere bisogno di noi Psy ... una richiesta paradossale, che osservo però anche in altre aree specialistiche.
D'altra parte, se Lei fosse *realmente* così certo di farcela da solo
non avrebbe scritto qui.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#4]
Utente
Utente
Gentile dottoressa

Non intendevo affatto sminuire ne la validità del suo consiglio né tantomeno l'importanza di un consulto psicologico.
È che, non considerandomi un caso grave(autonomamente sia chiaro), pensavo che il tempo potesse bastare a rimarginare questa ferita ancora freschissima.
Infatti, quando lei parla di pessimismo, paura del futuro o difficoltà a mostrare il proprio corpo cambiato, tratta di sintomi nei quali non posso riconoscermi affatto.
Credo che siano l'atteggiamento nei confronti della vita e il mio comportamento, per il momento, ad essere cambiati.

A questo vi è sicuramente da aggiungere una mia reticenza personale , una sorta di blocco credo , a presentarmi autonomamente da uno psicologo, avendo idea di come possa essere strutturato un percorso di sostegno, le sue tempistiche e i relativi costi.
[#5]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Avevo còlto perfettamente le Sue resistenze ("reticenza", "blocco") nei confronti dello Psy in presenza.
Ad esse attribuisco ora le affermazioni errate che la Sua frase seguente contiene:

"... avendo idea di come possa essere strutturato
un percorso di sostegno,
le sue tempistiche e
i relativi costi."

1. L’accenno al peso economico;
Avevo già in precedenza precisato che L’Azienda Sanitaria provvede in proprio gratuitamente al supporto psicologico o alla psicoterapia,
come del resto fornisce uno Specialista a chi ha bisogno, a chi soffre di una patologia, specie se cronica. Aggiungo: il percorso psicologico è completamente gratis, con l’esenzione anche da ticket 048.

2. Riguardo alla durata del percorso;
essa non è equiparabile a nessun’altra esperienza di cui afferma di "avere idea",
trattandosi di una situazione specifica e nuova
non riferentesi a patologia psichica pregressa.

3. Percorso di sostegno;
come sopra. Non avendo mai sperimentato un percorso di psiconcologia, non è il caso di costruirsi ingannevoli certezze, tutte negative del resto.



Preciso tutto ciò non tanto nel tentativo di scalfire l’inscalfibile
nato dalle resistenze,
non ne ho nè la pretesa nè la motivazione.
Sono mossa piuttosto dall'esigenza di correttezza, completezza e senso di responsabilità nei confronti dei molti che ci leggono (già qualche centinaio in poche ore)
e che - in situazioni di vero bisogno psico-oncologico - potrebbero essere fuorviati da informazioni errate o incomplete,
oppure mescolate ad opinioni del tutto soggettive non corrette.
Ad essi mi rivolgo invitandoli a curare, assieme al loro corpo ferito, anche la loro psiche sofferente. Corpo e psiche si danno strettamente la mano e si aiutano vicendevolmente anche nella guarigione.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.6k 1.2k
Il problema della fatigue in corso di terapie oncologiche è complesso ma per fortuna nella maggioranza dei casi reversibile , cioè regredisce nel corso di pochi mesi.
Sicuramente la componente psicologica è più importante della tossicità dei farmaci .

http://www.senosalvo.com/La_fatigue_parte_I.htm

Un aiuto può essere la cosiddetta terapia occupazionale (più semplicemente dedicarsi ad attività quotidiane che impegnino mente e corpo).
Altro aiuto, bere molta acqua e mantenere un'alimentazione sana, senza altre specifiche indicazioni.
Infine risulta molto utile praticare regolarmente attività fisica.

Ci sono studi classici del secolo scorso come parte degli effetti collaterali della chemioterapia non siano da mettere in relazione alla tossicità dei farmaci, ma a fenomeni di condizionamento psicologico. In questi studi sono stati idendificati pazienti con nausea anticipatoria già al parcheggio dell'ospedale ancora prima del primo ciclo di chemioterapia. Tanta carne al fuoco ma sicuramente grande importanza va attribuita all'effetto placebo-nocebo somministrati dal medico Ad esempio se un medico empatico insiste che pochi hanno avuto effetti collaterali, questi si riducono significativamente e viceversa.

La invito a ripostare nel nostro blog Ragazze Fuori di Seno ( non c'è differenza tra Fatigue dopo chemioterapia per tumore al seno o al testicolo) per verificare come la fatigue sia secondaria ad un condizionamento psicologico negativo. Le nostre Ragazze fuori di seno in corso di chemioterapia si fanno un selfie inquadrando la flebo con la temuta "rossa" per adattarsi a guardare in faccia ed esorcizzare la paura. E lo inviano al blog per avere una condivisione di gruppo. Gli effetti collaterali della terapia sono significativamente ridotti o risibili.

Tanta carne al fuoco !

Se desidera un ulteriore approfondimento ( e quando le rispondero' glielo comunichero' anche qui)
Le rispondero’ senz’altro, ma dovrebbe ripostare con il copia incolla sul link che le allego di seguito perche’ per comprendere meglio la mia replica potrebbe rendersi necessario allegare qualche immagine (qui non e’ consentito).

Questo e’ il link dove ripostare

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-16159.html

La pagina si aggiorna continuamente per l’arrivo di altri commenti. Se guarda in fondo alla pagina ,e se ha fatto il login, si apre una finestra dove potra’ postare il copia incolla.

Deve presentarsi (obbligatorio) con un nome anche di fantasia se lo desidera va benissimo.

L’aspettiamo

Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com