Perdere il filo della vita

Buongiorno,
consapevole dei limiti di una richiesta a distanza, vi chiedo aiuto a trovare un punto di partenza per uscire dalla situazione in cui mi ritrovo ormai da troppo tempo, caratterizzata da ansia, irritabilità, sbalzi d'umore, palpitazioni, tachicardia, dispnea, sudorazione.

Ho da sempre incontrato difficoltà in diversi aspetti della vita; cerco di farvi una sintesi.

Fin da piccola ho sempre avuto problemi a relazionarmi con i miei coetanei, forse anche a causa della mia timidezza, e sono sempre stata lasciata un po' in disparte.
Essendo brava a scuola, i miei compagni mi cercavano solo per copiare i compiti, cosa che ho lasciato fare nell'inutile speranza di creare un legame.
Avevo un'amica, persa alle medie perché mi vedeva un po' come la sfigata di turno e temeva di esser presa in giro stando con me.
In seguito non sono più riuscita a creare legami e oggi a 26 anni mi ritrovo completamente sola.
Gli unici contatti per divertirsi con i miei coetanei erano fino ai tempi del liceo giocando a pallavolo, poi abbandonata a 18 anni per il troppo studio.

A questa solitudine si aggiunse a 13 anni la perdita di mia nonna, un dolore immenso che mi ha messa di fronte alle fragilità della vita, facendomi capire che purtroppo c'è una fine.
Ho cercato di reagire anche per limitare il dolore dei miei genitori, ma forse non ho mai superato questo trauma perché spesso ho dei sensi di colpa a tralasciare i miei famigliari: sono le uniche persone che so che mi vogliono bene e il non aver mai detto "nonna, ti voglio bene! " mi fa soffrire parecchio, perché non si può recuperare il tempo perduto e non vorrei commettere ancora questo errore.

Tutto ciò influenza anche la mia vita lavorativa: laureata con lode 2 anni fa, ho trovato subito lavoro in seguito a un tirocinio, stando però 12h al giorno fuori casa.
Questa situazione mi ha letteralmente distrutta: in macchina mentre andavo al lavoro continuavo a piangere, la sera tornavo con mal di stomaco e mal di testa.
Vedevo sottrarmi il tempo per me e per la mia famiglia; a 20 anni ho deciso di iniziare un corso di ginnastica artistica, il mio sogno fin da bambina, poi abbandonato dopo 2 anni perché considerata troppo vecchia dagli insegnanti.
E con il lavoro il tempo per lo sport è azzerato.

Da 1 mese ho perso il lavoro (non mi hanno rinnovato il contratto) e stare a casa mi rende felice; avevo capito da tempo che quella non era la mia strada ma mi sono ostinata a proseguirla perché i miei genitori sembrano non accettare la mia volontà di cercare un lavoro che mi lasci più libertà.
Prima mi sentivo continuamente dire che dovevo reagire diversamente perché i sacrifici li facciamo tutti e buttare soldi per andare da uno psicologo non ha senso; ora che mi devo dare una mossa perché non posso fare la disoccupata a vita.
Oltre a ciò ho continue pressioni perché loro vorrebbero un nipotino, quindi dovrei sbrigarmi a trovare un ragazzo prima che sia troppo tardi.
E tutto ciò non fa altro che farmi soffrire di più...
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Dr.ssa Laura Izzi Psicologo 31 1
Gentile Utente,
Certamente non è possibile capire appieno la Sua situazione da poche righe, ma si evince abbastanza chiaramente un problema di autostima profondo. Sarebbe meglio che si rivolgesse ad un professionista della sua zona per una comprensione completa della sua situazione psicologica e relazionale in modo da aiutarla a diventare più autonoma nelle sue decisioni. Ha troppo timore di sbagliare e deludere per essere in armonia con le sue decisioni. Si lasci aiutare a trovare pace. Un augurio sincero. Dott.ssa Laura Izzi

Dr. Laura Izzi www.psicologabenesseretorino.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, dottoressa.
Io avevo provato tempo fa a far cenno sulla mia volontà di rivolgermi ad uno psicologo, visto che la situazione era insostenibile, ma mi sono sempre trovata contro i miei genitori. Per loro è solo uno spreco di soldi, dal momento che "i problemi andrebbero risolti da soli o al più affrontati in famiglia". Inoltre, so che esistono psicologi di diversi orientamenti e non saprei a chi far riferimento.
Forse i miei genitori accetterebbero meglio uno psichiatra, ma la sola idea mi spaventa perché da quel che so è orientato verso terapie farmacologiche, corretto?
Lei cosa mi consiglia?
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