Quasi 40 anni e sento che la mia vita non è iniziata ancora

Buongiorno,
ho quasi 39 anni e sono fortemente insoddisfatto della mia vita e di recente anche del tipo di persona che sono diventato.

Della mia vita perché alla mia età vivo ancora con mia madre, oramai anziana.
La mia condizione di rifiuto di questa situazione di convivenza e di forte frustrazione mi ha portato a impostare una situazione da "separati in casa", per cui parliamo davvero poco (se non per le classiche comunicazioni di servizio) ed, anzi, ad ogni tentativo di avvicinamento o, ancora peggio, ad ogni approccio di accudimento da parte mia madre, provo rabbia e finisco per trattarla male.


Il lavoro c'è, ma è da molti anni un'area problematica della mia vita.
Finisco in ogni lavoro per stare male, litigare con i capi ed i colleghi.
Reagisco malissimo allo stress ed ai carichi di lavoro.
Dal lato relazionale in quest'ultimo posto mi sono guadagnato la reputazione di persona solitaria, brusca, dal caratteraccio e a volte maleducata.
Se fila tutto liscio in termini di questioni lavorative, in ufficio posso essere la persona più sorridente e scherzosa della terra, ma si sa che al lavoro spesso avviene il contrario.


Infine la vita privata: ho la sensazione di non piacere fisicamente, anche se io dedico molto tempo e cura al mio corpo e alla mia estetica.
Sono introverso, anche se non timido.
Quando mi rapporto con gli altri, mi sento sempre inferiore, insicuro, giudicato.
Mi sono rimaste due amicizie di lunga data, ma una si è esaurita nel momento in cui abbiamo smesso di frequentarci regolarmente.
Era un tipo di rapporto molto "fattuale" e basato poco sulla profondità della comunicazione.
L'altra amicizia continua ed è più profonda, ma ci vediamo poche volte all'anno.
Per il resto, mi rimangono solo pochi conoscenti, che vedo comunque di rado.
In buona sostanza sono solo.
Spesso passo il tempo libero camminando o andando in bici in giro per la città da solo.


Questo è grossomodo il quadro della mia vita.


Ho fatto due percorsi di psicoterapia, una di tre anni ed uno di pochi mesi.
Entrambi si focalizzavano sui miei problemi a lavoro.
Il primo percorso mi ha aiutato, ma dopo tre anni aveva bello che fatto il suo corso.

Sta di fatto che il tempo passa e le cose per me non cambiano.


Non so come e da cosa iniziare il cambiamento.
Non c'è nulla che mi piace.
Mi sembra di avere uno scoglio insormontabile davanti.


Vi prego.
Aiutatemi.
Grazie mille.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

abbiamo già affrontato questa tematica,
i 40 anni rappresentano un giro di boa e di bilanci. E dunque anche di crisi.

Nella psicoterapia di tre anni di cui ci parla
perchè concentrarsi sui problemi al lavoro se i Suoi nuclei problematici sono altri?
Gli obiettivo di un percorso vanno stabiliti insieme,
paziente e Psicoterapeuta...

Certamente le cose non cambiano se noi non le facciamo cambiare.
Si chiede il supporto della psicoterapia proprio per questo,
con la determinazione
a lavorarare anche duramente per questo,
e
a consolidare i risultati raggiunti prima di concludere ... l'avventura.

Come vede,
La incoraggio a riprendere il percorso ma con altro spirito.
La vita è nelle Sue mani.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
La ringrazio

Nella psicoterapia di tre anni la mia domanda si concentrava sui problemi al lavoro perché questi problemi erano più urgenti (non essendo evitabili, a differenza degli altri), ma più volte abbiamo parlato del resto. Per qualche motivo, il lavoro era, forse per abitudine o chissà per quali dinamiche, l'argomento più confortevole.

Risultati sono stai pochi, quindi non c'era niente da consolidare. E ho procrastinato anche molto tempo prima di lasciare, da quando mi sono accorto che non si andava più da nessuna parte. Dopo tre anni, mi sembra fosse arrivato il momento di mettere un punto.

Meno di un anno dopo, di fronte alla constatazione che nulla era cambiato, mi sono rivolto ad una nuova psicoterapia. Ma questa era peggio dell'altra. No empatia, nessuna presa su di me.

Quindi eccomi qui. Perso come sempre e sempre più frustrato. Con il morale a terra e sempre più sfiduciato.
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Delle Psicoterapeute dice:
"..psicoterapia. Ma questa era peggio dell'altra. No empatia, nessuna presa su di me..."

"Presa" su di Lei?
Si parla di alleanza terapeutica, nessuna "presa..." da parte dello/a Psicoterapeuta, non è previsto che il professionista "prenda" nessuno. L'alleanza terapeutica si costruisce nel tempo, coltivando la fiducia.

"No empatia"
Ma cosa è l'empatia?
Spesso si confonde con l'accettazione incondizionata ed emotiva da parte di un terapeuta pieno di sentimento e di atteggiamento consolatorio;
in realtà è più importante la componente cognitiva dell'empatia, cioè la comprensione profonda dei circuiti mentali e interiori del proprio paziente.
L'empatia sentimentale è meglio cercarla in un amico,
piuttosto che prenderla come prova del funzionamento psicoterapeutico.

Lo Psicoterapeuta non ha il potere nè il desiderio di cambiare nessuno;
ma ha le capacità e le competenze di
sostenere,
indirizzare,
fare da specchio,
guidare,
monitorare,
la persona che fortemente desidera e vuole cambiare
e che si impegna per raggiungere l'obiettivo concordato da entrambi
e a mantenerlo nel tempo.

Sul percorso di tre anni di psicoterapia che Lei ha fatto, di esso dice:
".. mi ha aiutato, ma dopo tre anni aveva bello che fatto il suo corso..",
certo, l'aveva aiutato, avevate raggiunto l'obiettivo;
a questo punto di ogni psicoterapia non resta che *consolidare* per mantenere i risultati raggiunti.
Questo è nelle mani del soggetto. Se non si impegna a farlo, egli torna al punto di prima.

Forse ci vorrebbe qualche riflessione su di sè e sulle modalità con cui Lei si pone nell'esperienza psicoterapeutica.
La lettura di questo articolo potrà illuminarLa:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html .

Nessuno può aiutarLa - nemmeno noi qui - se Lei non è disponibile ed impegnato per il cambiamento;
atteggiamento che non traspare purtroppo dal consulto
caratterizzato dalla svalutazione dell'aiuto ricevuto
e dall'attesa miracolistica di qualcosa che giunga dall'esterno.

Dott. Brunialti