Come procedere dopo aver preso consapevolezza
Buongiorno, sono una ragazza di 25 anni e sto con il mio ragazzo da 3 anni.
Con lui mi trovo molto bene, ci capiamo perfettamente e si è sempre dimostrato molto disponibile a rispettare i miei tempi, purtroppo però questa relazione mi ha portato a vivere in uno stato di ansia quasi costante.
Ho la sensazione di essere costantemente giudicata da genitori e parenti, come se stessi facendo qualcosa di male anche se mi rendo conto che questo non sia assolutamente vero.
Per esempio lui abita a circa un'ora dalla mia città, spesso ci vediamo in giornata ma ovviamente a volte preferisco fermarmi a dormire da lui nel weekend.
Non mi viene impedito di andare ma la cosa viene accolta con disagio (anche se a voce mi viene detto che non ci sono problemi).
Vengo sempre trattata come la piccola di casa quindi non rispettare questa etichetta mi provoca ansia e senso di colpa.
A livello conscio io so di non fare nulla di male ma il senso di colpa e l'ansia non scompaiono.
Al momento mi prendo i miei spazi e la mia indipendenza convivendo con i sensi di colpa, ci sono però giorni in cui l'ansia mi fa sentire esausta e non so bene cosa fare.
Inoltre per un lungo periodo ho cercato di tenere i due mondi separati ma non mi sembrava giusto nei confronti sia di lui che della mia famiglia.
Ora sto cercando di evitare questa separazione perché so che non c'è nulla da nascondere ma per me è molto difficile.
Io mi rendo conto di avere dei blocchi emotivi e mi chiedo se davvero l'unico modo di superarli sia affrontare queste situazioni sopportando l'ansia.
Con lui mi trovo molto bene, ci capiamo perfettamente e si è sempre dimostrato molto disponibile a rispettare i miei tempi, purtroppo però questa relazione mi ha portato a vivere in uno stato di ansia quasi costante.
Ho la sensazione di essere costantemente giudicata da genitori e parenti, come se stessi facendo qualcosa di male anche se mi rendo conto che questo non sia assolutamente vero.
Per esempio lui abita a circa un'ora dalla mia città, spesso ci vediamo in giornata ma ovviamente a volte preferisco fermarmi a dormire da lui nel weekend.
Non mi viene impedito di andare ma la cosa viene accolta con disagio (anche se a voce mi viene detto che non ci sono problemi).
Vengo sempre trattata come la piccola di casa quindi non rispettare questa etichetta mi provoca ansia e senso di colpa.
A livello conscio io so di non fare nulla di male ma il senso di colpa e l'ansia non scompaiono.
Al momento mi prendo i miei spazi e la mia indipendenza convivendo con i sensi di colpa, ci sono però giorni in cui l'ansia mi fa sentire esausta e non so bene cosa fare.
Inoltre per un lungo periodo ho cercato di tenere i due mondi separati ma non mi sembrava giusto nei confronti sia di lui che della mia famiglia.
Ora sto cercando di evitare questa separazione perché so che non c'è nulla da nascondere ma per me è molto difficile.
Io mi rendo conto di avere dei blocchi emotivi e mi chiedo se davvero l'unico modo di superarli sia affrontare queste situazioni sopportando l'ansia.
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Gentile utente, certamente ci sono alternative ma al momento alcune non sono per lei percorribili e lo dice lei stessa:
"Vengo sempre trattata come la piccola di casa quindi non rispettare questa etichetta mi provoca ansia e senso di colpa"; evidentemente c'è un motivo importante che non le consente di avere una narrazione di sè in relazione agli altri (in questo caso i suoi genitori mi pare di capire) diversa da questa, della piccola di casa intendo, per quanto lei ultimamente dice di fare dei movimenti per contrasto, cercando di essere indipendente. ma da cosa? dal giudizio? giudizio su cosa? e perchè per lei è importante dipendere da questo giudizio? La risposta a questa domanda io non la so, non la conosco e l'esperta di se stessa è lei, ma so che questa ragione, che essere tranquillamente ad un bassissimo livello di consapevolezza, c'è e va cmq rispettato il fatto che ci sia questa buona ragione che al momento non le consente un movimento che non stia tra due poli opposti e la faccia quindi sentire insoddisfatta in qualunque dei due lei si posizione (assecondare i suoi vs essere indipendente) perchè avrà sicuramente un senso per lei. Detto questo, è vittima degli altri o di se stessa? Non necessariamente, ci sono delle alternative per lei, le consiglio di costruirle e scoprirle assieme ad un professionista.
Di più non entro nel merito perchè disquisire sui suoi "blocchi emotivi" o altro sarebbe da parte mia pretestuoso, non conoscendola. Quello che posso dirle è che le risorse non le trova dove lei si sente costretta o passiva, ma nello scoprire (senza giudizio) il ruolo attivo che assume nelle sue scelte, anche se questo fosse limitato è li che possiamo esserle d'aiuto.
Per cui comincerei dall'ascolto di sè, proprio a livello fisico, nel momento in cui sente questa "ansia e sensi di colpa", con lo spirito dell'uomo ricercatore piuttosto che di un giudice o di un meccanico che deve aggiustare qualcosa che non va bene. Che mi dice il mio corpo, la mia ansia? perchè mi sento addosso questa etichetta? cosa scelgo di NON fare? perchè? cosa scelgo di fare? perchè?
E' a partire dalle domande giuste che si possono trovare quelle risposte che le permetteranno di compiere scelte che non la facciano sentire chiusa tra due morsi e due mondi. In terapia si lavora proprio attraverso le domande...affinchè lei scopra le sue alternative che le permettano di respirare.
Spero di esserla stata utile, in bocca al lupo
"Vengo sempre trattata come la piccola di casa quindi non rispettare questa etichetta mi provoca ansia e senso di colpa"; evidentemente c'è un motivo importante che non le consente di avere una narrazione di sè in relazione agli altri (in questo caso i suoi genitori mi pare di capire) diversa da questa, della piccola di casa intendo, per quanto lei ultimamente dice di fare dei movimenti per contrasto, cercando di essere indipendente. ma da cosa? dal giudizio? giudizio su cosa? e perchè per lei è importante dipendere da questo giudizio? La risposta a questa domanda io non la so, non la conosco e l'esperta di se stessa è lei, ma so che questa ragione, che essere tranquillamente ad un bassissimo livello di consapevolezza, c'è e va cmq rispettato il fatto che ci sia questa buona ragione che al momento non le consente un movimento che non stia tra due poli opposti e la faccia quindi sentire insoddisfatta in qualunque dei due lei si posizione (assecondare i suoi vs essere indipendente) perchè avrà sicuramente un senso per lei. Detto questo, è vittima degli altri o di se stessa? Non necessariamente, ci sono delle alternative per lei, le consiglio di costruirle e scoprirle assieme ad un professionista.
Di più non entro nel merito perchè disquisire sui suoi "blocchi emotivi" o altro sarebbe da parte mia pretestuoso, non conoscendola. Quello che posso dirle è che le risorse non le trova dove lei si sente costretta o passiva, ma nello scoprire (senza giudizio) il ruolo attivo che assume nelle sue scelte, anche se questo fosse limitato è li che possiamo esserle d'aiuto.
Per cui comincerei dall'ascolto di sè, proprio a livello fisico, nel momento in cui sente questa "ansia e sensi di colpa", con lo spirito dell'uomo ricercatore piuttosto che di un giudice o di un meccanico che deve aggiustare qualcosa che non va bene. Che mi dice il mio corpo, la mia ansia? perchè mi sento addosso questa etichetta? cosa scelgo di NON fare? perchè? cosa scelgo di fare? perchè?
E' a partire dalle domande giuste che si possono trovare quelle risposte che le permetteranno di compiere scelte che non la facciano sentire chiusa tra due morsi e due mondi. In terapia si lavora proprio attraverso le domande...affinchè lei scopra le sue alternative che le permettano di respirare.
Spero di esserla stata utile, in bocca al lupo
Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 697 visite dal 07/07/2020.
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