Un amore che mi ha tolto la reputazione sul lavoro
Buongiorno,
Sono una ragazza di 26 laureata in scienze dell'educazione che da sempre ha lavorato nel sociale.
All'età di 23 anni mi sono innamorata perdutamente di un ragazzo di 18 che seguivo nella struttura; questo mi ha portato a non accettare più il rinnovo in quanto si trattava di sostituzioni, ma il motivo principale è che mi sentivo giovane e volevo vivermi fuori la storia con lui siccome raggiunta la maggiore età anche lui sarebbe uscito: così accadde, per lui mi misi contro genitori e ora sono rimasta senza amici, che mi davano della scema per aver lasciato il lavoro solo per questo (non volevo si scoprisse).
Lui mi ha lasciato dopo qualche mese e ci ho messo un anno per riprendermi dalla scelta così stupida e infantile che ho fatto.
Ora ho provato a cercare lavoro e nel frattempo ho preso la laurea magistrale, ma le offerte rimangono sempre per queste posizioni nel sociale: sarò sincera, ho fatto qualche colloquio, ma ritornare in quegli ambienti sebbene con aziende diverse, così uguali, così tetri nel mio cuore mi riportano a quel periodo di ingenuità e stupidità, mi viene da vomitare, poi non sono begli ambienti sono sporchi, i ragazzi cercano di rubarti le cose, ti sfidano e ti dicono bugie e poi soffro per le loro brutte storie; ho lavorato un anno nel pubblico per supplenza e lì è stata un'altra storia.
orari decenti, stipendio che mi permetteva di vivere dignitosamente.
Ora non so che fare della mia vita: se penso al passato è tutto uno sbaglio e poi ho paura dei miei colpi di testa, ora sono più grande e non mi succederebbe più di innamorarmi di un ragazzino, ma sono rimasta sfiduciata dalla poca serietà con cui ho preso il lavoro.
Mi sento molto differente dai miei colleghi.
A me piace lavorare con l'utenza, ma poco mi piace rapportarmi coi colleghi perchè sono troppo chiusa e riservata; quando entro in un'ambiente nuovo soffro molto perche mi sembrano tutti legati e con confidenza soprattutto in campo educativo che sembrano tutti festaioli estroversi tra loro e uno dei motivi x cui io mi legai a questo ragazzo era perchè la mia responsabile anche era molto legata a lui (gli faceva regali, lo chiamava sempre lui mi diceva più del marito) e io lo feci anche come sfida nei suoi confronti perche non mi sentivo considerata da lei (non mi invitava alle feste, non mi inserì nel gruppo dei colleghi); mi ricordo del periodo finale in cui lei mi riempiva di frecciatine negli stati whatsapp.
io voglio solo vivere serenamente il lavoro, fare le mie ore tornare a casa e non pensare più a questa brutta storia.
forse mi converrebbe puntare tutto sull'insegnamento facendo la scuola di specializzazione sul sostegno; lo statale mi fa stare più tranquilla, perchè c'è piu riservatezza tra colleghi, oltre che lavorerei solo con l'utente; può essere una soluzione sforzarsi di fare qualche ora con la cooperativa e intanto studiare per il concorso?
vorrei un vostro punto di vista perche non ho amici con cui parlare.
Sono una ragazza di 26 laureata in scienze dell'educazione che da sempre ha lavorato nel sociale.
All'età di 23 anni mi sono innamorata perdutamente di un ragazzo di 18 che seguivo nella struttura; questo mi ha portato a non accettare più il rinnovo in quanto si trattava di sostituzioni, ma il motivo principale è che mi sentivo giovane e volevo vivermi fuori la storia con lui siccome raggiunta la maggiore età anche lui sarebbe uscito: così accadde, per lui mi misi contro genitori e ora sono rimasta senza amici, che mi davano della scema per aver lasciato il lavoro solo per questo (non volevo si scoprisse).
Lui mi ha lasciato dopo qualche mese e ci ho messo un anno per riprendermi dalla scelta così stupida e infantile che ho fatto.
Ora ho provato a cercare lavoro e nel frattempo ho preso la laurea magistrale, ma le offerte rimangono sempre per queste posizioni nel sociale: sarò sincera, ho fatto qualche colloquio, ma ritornare in quegli ambienti sebbene con aziende diverse, così uguali, così tetri nel mio cuore mi riportano a quel periodo di ingenuità e stupidità, mi viene da vomitare, poi non sono begli ambienti sono sporchi, i ragazzi cercano di rubarti le cose, ti sfidano e ti dicono bugie e poi soffro per le loro brutte storie; ho lavorato un anno nel pubblico per supplenza e lì è stata un'altra storia.
orari decenti, stipendio che mi permetteva di vivere dignitosamente.
Ora non so che fare della mia vita: se penso al passato è tutto uno sbaglio e poi ho paura dei miei colpi di testa, ora sono più grande e non mi succederebbe più di innamorarmi di un ragazzino, ma sono rimasta sfiduciata dalla poca serietà con cui ho preso il lavoro.
Mi sento molto differente dai miei colleghi.
A me piace lavorare con l'utenza, ma poco mi piace rapportarmi coi colleghi perchè sono troppo chiusa e riservata; quando entro in un'ambiente nuovo soffro molto perche mi sembrano tutti legati e con confidenza soprattutto in campo educativo che sembrano tutti festaioli estroversi tra loro e uno dei motivi x cui io mi legai a questo ragazzo era perchè la mia responsabile anche era molto legata a lui (gli faceva regali, lo chiamava sempre lui mi diceva più del marito) e io lo feci anche come sfida nei suoi confronti perche non mi sentivo considerata da lei (non mi invitava alle feste, non mi inserì nel gruppo dei colleghi); mi ricordo del periodo finale in cui lei mi riempiva di frecciatine negli stati whatsapp.
io voglio solo vivere serenamente il lavoro, fare le mie ore tornare a casa e non pensare più a questa brutta storia.
forse mi converrebbe puntare tutto sull'insegnamento facendo la scuola di specializzazione sul sostegno; lo statale mi fa stare più tranquilla, perchè c'è piu riservatezza tra colleghi, oltre che lavorerei solo con l'utente; può essere una soluzione sforzarsi di fare qualche ora con la cooperativa e intanto studiare per il concorso?
vorrei un vostro punto di vista perche non ho amici con cui parlare.
[#1]
Gentile utente,
ci scrive che vorrebbe "... un vostro punto di vista perche non ho amici con cui parlare."
Consideri che la/o Psicologa/o NON è un amico;
è una Specialista che ascolta e fornisce una valutazione professionale,
orientando la persona verso quello che ritiene più produttivo per la persona stessa,
e curando nel caso sia anche Psicoterapeuta.
E dunque farò questo partendo dai contenuti del Suo Consulto.
Da quanto scrive
- l'essere in difficoltà con i Colleghi e
- l'innamorarsi di un ragazzo ancora adolescente e per di più ospite di una comunità (non ci dice di che tipo) in cui Le fa l'assistente (Lei UP, lui DOWN),
sembrerebbe facciano entrambi parte di un'unica Sua difficoltà, quella nei rapporti paritari e con i coetanei.
Con questi ultimi o si sente tagliata fuori o entra in competizione.
Tali problematiche non spariranno cambiando ambito lavorativo,
dato che con i Colleghi si ha sempre a che fare, se non altro nelle compresenze in aula e nei consigli di classe.
Ha mai pensato ad un percorso psicologico?
Dott. Brunialti
ci scrive che vorrebbe "... un vostro punto di vista perche non ho amici con cui parlare."
Consideri che la/o Psicologa/o NON è un amico;
è una Specialista che ascolta e fornisce una valutazione professionale,
orientando la persona verso quello che ritiene più produttivo per la persona stessa,
e curando nel caso sia anche Psicoterapeuta.
E dunque farò questo partendo dai contenuti del Suo Consulto.
Da quanto scrive
- l'essere in difficoltà con i Colleghi e
- l'innamorarsi di un ragazzo ancora adolescente e per di più ospite di una comunità (non ci dice di che tipo) in cui Le fa l'assistente (Lei UP, lui DOWN),
sembrerebbe facciano entrambi parte di un'unica Sua difficoltà, quella nei rapporti paritari e con i coetanei.
Con questi ultimi o si sente tagliata fuori o entra in competizione.
Tali problematiche non spariranno cambiando ambito lavorativo,
dato che con i Colleghi si ha sempre a che fare, se non altro nelle compresenze in aula e nei consigli di classe.
Ha mai pensato ad un percorso psicologico?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentilissima Dr. Carla Maria Brunialti,
non intendevo assolutamente paragonare un amico alla figura dello psicologo, l'ho scritto di getto per sottolineare il fatto di quanto io mi senta sola..
Comunque sicuramente prenderò in considerazione l'inizio di un percorso psicologico
Grazie mille
Cordiali saluti
non intendevo assolutamente paragonare un amico alla figura dello psicologo, l'ho scritto di getto per sottolineare il fatto di quanto io mi senta sola..
Comunque sicuramente prenderò in considerazione l'inizio di un percorso psicologico
Grazie mille
Cordiali saluti
[#3]
Gentile utente,
La precisazione sullo Psicologo l'ho scritta soprattutto per i molti che ci leggono.
Infatti parecchie persone ritengono che lo Psicologo sia colui che ascolta e consola;
e dunque quando ricevono una risposta che va oltre,
che contiene cioè una valutazione (magari poco gradita perchè non consona ai loro desideri o opinioni)
si indispettiscono e ... accusano lo Psy di "mancanza di empatia", si figuri.
Riguardo all'orientamento fornitoLe,
credo se ne avvantaggerebbe da un percorso psy.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
La precisazione sullo Psicologo l'ho scritta soprattutto per i molti che ci leggono.
Infatti parecchie persone ritengono che lo Psicologo sia colui che ascolta e consola;
e dunque quando ricevono una risposta che va oltre,
che contiene cioè una valutazione (magari poco gradita perchè non consona ai loro desideri o opinioni)
si indispettiscono e ... accusano lo Psy di "mancanza di empatia", si figuri.
Riguardo all'orientamento fornitoLe,
credo se ne avvantaggerebbe da un percorso psy.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 29/06/2020.
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