Ex autolesionista. dovrei andare da uno/a psicologo/a?

Buonasera, sono una ragazza di 19 anni e Vi scrivo per chiederVi se potesse essermi utile seguire delle sedute di psicoterapia.

All'età di 14 anni, dopo essere entrata al liceo, a causa del cambiamento d'ambiente e di compagnia entrai in una fase di depressione.
Non riuscendo a gestire l'ansia e un forte sentimento di solitudine iniziai a praticare atti autolesionistici per circa due anni.
A 16 anni dopo essere uscita da una relazione con un ragazzo che stava con me solo per soddisfare i suoi desideri sessuali, capii che dovevo cambiare e che non potevo rimanere in quello stato, non mi riconoscevo più.
Così decisi di parlarne con mia mamma per chiederle di mandarmi da uno psicologo e le raccontai tutto: dell'autolesionismo, degli incubi e dell'ansia che provavo ma la sua reazione non fu quella che mi sarei aspettata.
Appena le raccontai ciò che avevo fatto, girò lo sguardo e mi intimò di non parlarne con mio padre, affermando che sarebbe stato meglio se non lo fosse venuto a sapere.
Non volle saperne di mandarmi da uno specialista, dicendo che non ne avevo bisogno e dopo quell' episodio non volle più parlarne.
Io mi sentii molto ignorata ma cercai di uscirne da sola, tuttavia, nonostante la situazione sia molto migliorata ancora adesso sporadicamente indugio su atti autolesionistici o comunque mi critico aspramente.
L'indifferenza di mia madre nei confronti di un episodio che per me era molto importante mi ha portato ad avere una grande sfiducia nei rapporti sociali, credendo che se non interessava a lei a chi sarebbe dovuto importare?

Io credo che per adesso potrei anche andare avanti così, oscillando tra stati di depressione e fiducia, ma ragionando su periodi a lungo termine, sarà accettabile continuare così?
Secondo mia madre non ho bisogno di un aiuto esterno, invece, secondo Voi, potrei aver bisogno di essere seguita da uno specialista?
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

viste le sue esperienze passate è fortemente raccomandata la psicoterapia. I comportamenti autolesionistici in adolescenza assumono diversi significati. Spesso, si trasformano in strategie di coping (di gestione dello stress) o in metodi per dare significato al dolore emotivo provato (che a prima vista, non ha forma).
Gli episodi depressivi altalenanti devono essere risolti.
Il fatto che la comunicazione in famiglia sia come ci riferisce (il padre non deve saperne nulla / la madre tenta di mettere a tacere tutto con l'indifferenza), mi fa pensare che la scelta di insabbiare la situazione sia dettata da timore.
Se è possibile sostenere la situazione a lungo termine, sta a lei stabilirlo. Da quanto ci racconta, però, non è delle più rosee immaginabili.

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

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Utente
Utente
Buonasera, Dr. Ziglioli
volevo ringraziarla per il consiglio.
In futuro andrò da uno psicologo anche se non a breve, mia madre non lo vorrebbe, ha paura delle ripercussioni a livello sociale e lavorativo.
Comunque io non la penso come lei, quindi quando sarò più grande e potrò pagarmi le sedute ci andrò sicuramente.
Grazie ancora per la sua risposta.