Fetish e vergogna?
Salve.
Non ho mai avuto un bel rapporto con le mie fantasie sessuali.
Me ne sono sempre vergognato e a volte odiate tanto.
Nel corso del mio percorso psicologico (senza mai nessuna conferma effettiva) è emerso che questo mio fetish per le mani femminili sia forse stato dovuto dall'abuso sessuale che ho subito nella mia infanzia.
Dopo quella seduta infatti, la mia fantasia sessuale ho cominciato ad odiarla più del solito.
Non me la sono sentita mia e tanto meno non mi andava di avere qualcosa che allora non mi appartiene.
Il punto è che io ho 22 anni quindi ora togliermela è praticamente impossibile.
Dallo psicologo ci sono andato due anni fa e mi porto un po' dietro questi strascichi tant'è che la mia mente pensa di essere in qualche modo malato a causa del mio fetish.
Non mi sento normale ad avere questi pensieri, tutto qua.
Lo vivo come un peso e giacché la vita ha voluto che dopo lo psicologo MI SONO APERTO molto di più io ne ho parlato.
Dopo lo psicologo se ho qualcosa che mi pesa difficilmente lo tengo nascosto, questo ha fatto sì che ai miei genitori ho rivelato pensieri e ansie che ho avuto in tutti questi anni.
E ha fatto sì, credetemi, CHE MI SONO ALLEGGERITO IN UNA MANIERA ALLUCINANTE.
So di non essere solo adesso, so che i miei pensieri e le mie ansie sono condivise.
Questo mi ha fatto bene.
Il punto però è che non so come mai oggi ho sentito il bisogno mentre mi sfogavo di condividere questo fetish che dopo lo psicologo ho iniziato a vivere come un peso.
Quindi l'ho confessato a mio padre.
All'inizio visto che non ci ha visto nulla di male mi ha tranquillizzato e ho avuto uno scarico di libertà non indifferente.
Ma a distanza di ore mi rendo conto che mi sale una rabbia ad averlo confessato.
Me ne vergogno un botto.
Mi sono pentito di averlo detto.
Se provo a praticare dell'autoerotismo adesso ho questo pensiero e me ne vergogno provando allo stesso tempo rabbia per averlo tirato fuori.
Mi passerà con il tempo tutto questo?
Io da una parte avevo sentito il bisogno di dirlo proprio perché volevo far presente che la mia mente lo vive come una malattia.
Però adesso mi pento tantissimo.
E non so se è una sensazione temporanea.
Mi fa star male ora se ci penso.
Non ho mai avuto un bel rapporto con le mie fantasie sessuali.
Me ne sono sempre vergognato e a volte odiate tanto.
Nel corso del mio percorso psicologico (senza mai nessuna conferma effettiva) è emerso che questo mio fetish per le mani femminili sia forse stato dovuto dall'abuso sessuale che ho subito nella mia infanzia.
Dopo quella seduta infatti, la mia fantasia sessuale ho cominciato ad odiarla più del solito.
Non me la sono sentita mia e tanto meno non mi andava di avere qualcosa che allora non mi appartiene.
Il punto è che io ho 22 anni quindi ora togliermela è praticamente impossibile.
Dallo psicologo ci sono andato due anni fa e mi porto un po' dietro questi strascichi tant'è che la mia mente pensa di essere in qualche modo malato a causa del mio fetish.
Non mi sento normale ad avere questi pensieri, tutto qua.
Lo vivo come un peso e giacché la vita ha voluto che dopo lo psicologo MI SONO APERTO molto di più io ne ho parlato.
Dopo lo psicologo se ho qualcosa che mi pesa difficilmente lo tengo nascosto, questo ha fatto sì che ai miei genitori ho rivelato pensieri e ansie che ho avuto in tutti questi anni.
E ha fatto sì, credetemi, CHE MI SONO ALLEGGERITO IN UNA MANIERA ALLUCINANTE.
So di non essere solo adesso, so che i miei pensieri e le mie ansie sono condivise.
Questo mi ha fatto bene.
Il punto però è che non so come mai oggi ho sentito il bisogno mentre mi sfogavo di condividere questo fetish che dopo lo psicologo ho iniziato a vivere come un peso.
Quindi l'ho confessato a mio padre.
All'inizio visto che non ci ha visto nulla di male mi ha tranquillizzato e ho avuto uno scarico di libertà non indifferente.
Ma a distanza di ore mi rendo conto che mi sale una rabbia ad averlo confessato.
Me ne vergogno un botto.
Mi sono pentito di averlo detto.
Se provo a praticare dell'autoerotismo adesso ho questo pensiero e me ne vergogno provando allo stesso tempo rabbia per averlo tirato fuori.
Mi passerà con il tempo tutto questo?
Io da una parte avevo sentito il bisogno di dirlo proprio perché volevo far presente che la mia mente lo vive come una malattia.
Però adesso mi pento tantissimo.
E non so se è una sensazione temporanea.
Mi fa star male ora se ci penso.
[#1]
Gentile utente,
"aprirsi" porta ad alleggerirsi, certamente.
Ma quando lo si fa con il proprio Psicologo
si affidano sensazioni, emozioni e pensieri strettamente privati e talvolta imbarazzanti ad un Professionista che sa come trattarli e come conservarli
e che, terminato il percorso, scompare dalla propria vita quotidiana.
"Aprirsi" con il proprio padre o madre,
o con la propria ragazza quando si è in coppia
- e soprattutto sulle fantasie sessuali che riguardano il nostro territorio più intimo e strettamente privato -
spalanca la porta alla possibilità di un successivo giudizio.
Oltre tutto i nostri famigliari li abbiamo sempre lì, cogliamo nei loro occhi un ipotetico sguardo, un dubbio,
magari peraltro del tutto immaginario.
Tuttavia non è successo nulla di così grave,
e da questa esperienza trarrà delle conclusioni.
Eviti che diventi un pensiero ossessivo.
Dott. Brunialti
"aprirsi" porta ad alleggerirsi, certamente.
Ma quando lo si fa con il proprio Psicologo
si affidano sensazioni, emozioni e pensieri strettamente privati e talvolta imbarazzanti ad un Professionista che sa come trattarli e come conservarli
e che, terminato il percorso, scompare dalla propria vita quotidiana.
"Aprirsi" con il proprio padre o madre,
o con la propria ragazza quando si è in coppia
- e soprattutto sulle fantasie sessuali che riguardano il nostro territorio più intimo e strettamente privato -
spalanca la porta alla possibilità di un successivo giudizio.
Oltre tutto i nostri famigliari li abbiamo sempre lì, cogliamo nei loro occhi un ipotetico sguardo, un dubbio,
magari peraltro del tutto immaginario.
Tuttavia non è successo nulla di così grave,
e da questa esperienza trarrà delle conclusioni.
Eviti che diventi un pensiero ossessivo.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Posso dirle la mia? Paradossalmente (non parlo di questo caso) aver parlato dell'abuso, atti e pensieri e azioni che mi passano per la mente e averlo fatto presente a persone che mi stanno vicino tutti i giorni ha fatto sì che mi sia calmato di più. Lo psicologo per me rimarrà un estraneo quindi aver confessato alcuni pensieri veramente brutti mi ha fatto stare molto bene.
Son d'accordo con lei quando si riferisce magari a qualcosa di più ''intimo'' come possa essere un fetish. Ma avendolo vissuto come una situazione molto pesante è come se la mia mente abbia voluto tirare fuori questa cosa. Anche se me ne sono pentito dopo. La reazione di mio padre, tra l'altro, non è stata nemmeno chissà cosa. Anzi. Lo ha preso con il sorriso e anche con un fatto di: ''non capisco perché tutta questa preoccupazione'' avendogli spiegato poi il perché ne avessi. E' la sensazione di vergogna dopo che ho provato che mi ha fatto star male. Ma insomma , se anche lei mi dice che non è successo nulla di grave, inizio a prenderla già un po' meglio.
Spero passi tutto questo mano mano con il tempo.
Le chiedo da un punto di vista terapeutico invece come considera la mia apertura anche se non totale ai miei pensieri parlandone con gente stretta. Prima mi trovavo a fare i conti con me stesso su paure e pensieri (come quella di far del male alla gente,impazzire) poi confessate ad uno psicologo e adesso queste cose le sanno finalmente anche i miei. E mi sento meno solo. A tal punto che son pensieri che faccio di meno.
Son d'accordo con lei quando si riferisce magari a qualcosa di più ''intimo'' come possa essere un fetish. Ma avendolo vissuto come una situazione molto pesante è come se la mia mente abbia voluto tirare fuori questa cosa. Anche se me ne sono pentito dopo. La reazione di mio padre, tra l'altro, non è stata nemmeno chissà cosa. Anzi. Lo ha preso con il sorriso e anche con un fatto di: ''non capisco perché tutta questa preoccupazione'' avendogli spiegato poi il perché ne avessi. E' la sensazione di vergogna dopo che ho provato che mi ha fatto star male. Ma insomma , se anche lei mi dice che non è successo nulla di grave, inizio a prenderla già un po' meglio.
Spero passi tutto questo mano mano con il tempo.
Le chiedo da un punto di vista terapeutico invece come considera la mia apertura anche se non totale ai miei pensieri parlandone con gente stretta. Prima mi trovavo a fare i conti con me stesso su paure e pensieri (come quella di far del male alla gente,impazzire) poi confessate ad uno psicologo e adesso queste cose le sanno finalmente anche i miei. E mi sento meno solo. A tal punto che son pensieri che faccio di meno.
[#3]
Gentile utente,
Ci dice che
"adesso queste cose le sanno finalmente anche i miei. E mi sento meno solo...",
e dunque come mai ha scritto qui?
".. Le chiedo da un punto di vista terapeutico .."
in proposito ho già espresso la mia opinione professionale.
Dott. Brunialti
Ci dice che
"adesso queste cose le sanno finalmente anche i miei. E mi sento meno solo...",
e dunque come mai ha scritto qui?
".. Le chiedo da un punto di vista terapeutico .."
in proposito ho già espresso la mia opinione professionale.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.1k visite dal 08/06/2020.
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