Ipospadia e problemi psico-sessuologici
Salve
Scrivo per un problema che mi porto dietro da quando sono nato ed è diventato una situazione ormai del tutto insostenibile.
Sono stato operato da piccolo di ipospadia e sebbene dal punto di vista funzionale fortunatamente vada tutto bene, per quanto riguarda l'aspetto psico-sessuologico è un disastro completo; anzi, direi un vero incubo.
Le molteplici operazioni chirurgiche, che ho dovuto affrontare dall'età di due anni fino ai ventuno, oltre a lasciarmi grossi strascichi piscologici, mi hanno letteralmente lasciato delle piccole cicatrici sul pene nella zona del glande.
Ora, nonostante le operazioni siano andate bene - anche se, a dire il vero, una fallì e fu risolta anni dopo con un'altra duplice operazione - sebbene abbia fatto delle visite urologiche con diversi medici e mi sia stato detto che il mio pene è del tutto normale e funzionante non riesco nella maniera più assoluta ad accettarmi e ad accettare l'estetica del mio pene.
Questa situazione, di fatto, mi ha rovinato la vita.
Seriamente parlando.
Non riesco ad avere rapporti sociali, di alcun tipo, a causa delle mia timidezza, introversione e insicurezza, non ho amicizie e quando le ho avute sono state sempre superficiali e problematiche, a causa del fatto di non riuscire a parlare con nessuno di queste tematiche sviluppando una certa forma di diffidenza verso chiunque.
Non riesco ad avere un lavoro perché sono assolutamente un insicuro, tendo in continuazione ad avere la testa per aria e ad essere sbadato.
Insomma, vivo una reclusione sociale.
Ma quello che davvero sconvolge il mio equilibrio psichico è il fatto di non poter avere una vita sessuale né tanto meno alcun tipo di rapporto sentimentale.
Seppur io abbia spesso e volentieri voglia di fare sesso (ho avuto una piccola relazione a quindici anni dove ho fatto sesso per la prima e unica volta) o di conoscere una donna, ho dovuto sempre reprimere questi impulsi e questa condizione mi ha provocato un'immensa frustrazione sfociata talvolta in rabbia ma decisamente più spesso in profondissimi periodi di depressione che mi hanno fatto pensare, lo voglio ammettere, anche a soluzione estreme.
I motivi sono tanti e complicati ma posso includere la vergogna nel mostrare un pene brutto, anomalo, diverso da quello degli altri, il timore di essere deriso dalla partner, ansia da prestazione e da dimensione.
Ho sofferto e soffro tutt'ora di attacchi di panico, crisi d'ansia, apatia, insonnia e problemi intestinali e via dicendo.
Frequento da qualche mese una psicologa ma non riesco a capire se sia la strada giusta, ne ho parlato con lei di tutto questo ma nonostante ciò sono ancora ossessionato dalla mia condizione del tutto anormale e ogni giorno peggiora.
Sono veramente spaventato per la mia salute, sono in balia delle onde e non vedo davvero nessuna via d'uscita.
Credo davvero di essere disperato.
Mi scuso per essere stato prolisso e spero di aver fatto capire qual è il cuore del mio problema.
Accetto qualsiasi consiglio mi venga dato.
Scrivo per un problema che mi porto dietro da quando sono nato ed è diventato una situazione ormai del tutto insostenibile.
Sono stato operato da piccolo di ipospadia e sebbene dal punto di vista funzionale fortunatamente vada tutto bene, per quanto riguarda l'aspetto psico-sessuologico è un disastro completo; anzi, direi un vero incubo.
Le molteplici operazioni chirurgiche, che ho dovuto affrontare dall'età di due anni fino ai ventuno, oltre a lasciarmi grossi strascichi piscologici, mi hanno letteralmente lasciato delle piccole cicatrici sul pene nella zona del glande.
Ora, nonostante le operazioni siano andate bene - anche se, a dire il vero, una fallì e fu risolta anni dopo con un'altra duplice operazione - sebbene abbia fatto delle visite urologiche con diversi medici e mi sia stato detto che il mio pene è del tutto normale e funzionante non riesco nella maniera più assoluta ad accettarmi e ad accettare l'estetica del mio pene.
Questa situazione, di fatto, mi ha rovinato la vita.
Seriamente parlando.
Non riesco ad avere rapporti sociali, di alcun tipo, a causa delle mia timidezza, introversione e insicurezza, non ho amicizie e quando le ho avute sono state sempre superficiali e problematiche, a causa del fatto di non riuscire a parlare con nessuno di queste tematiche sviluppando una certa forma di diffidenza verso chiunque.
Non riesco ad avere un lavoro perché sono assolutamente un insicuro, tendo in continuazione ad avere la testa per aria e ad essere sbadato.
Insomma, vivo una reclusione sociale.
Ma quello che davvero sconvolge il mio equilibrio psichico è il fatto di non poter avere una vita sessuale né tanto meno alcun tipo di rapporto sentimentale.
Seppur io abbia spesso e volentieri voglia di fare sesso (ho avuto una piccola relazione a quindici anni dove ho fatto sesso per la prima e unica volta) o di conoscere una donna, ho dovuto sempre reprimere questi impulsi e questa condizione mi ha provocato un'immensa frustrazione sfociata talvolta in rabbia ma decisamente più spesso in profondissimi periodi di depressione che mi hanno fatto pensare, lo voglio ammettere, anche a soluzione estreme.
I motivi sono tanti e complicati ma posso includere la vergogna nel mostrare un pene brutto, anomalo, diverso da quello degli altri, il timore di essere deriso dalla partner, ansia da prestazione e da dimensione.
Ho sofferto e soffro tutt'ora di attacchi di panico, crisi d'ansia, apatia, insonnia e problemi intestinali e via dicendo.
Frequento da qualche mese una psicologa ma non riesco a capire se sia la strada giusta, ne ho parlato con lei di tutto questo ma nonostante ciò sono ancora ossessionato dalla mia condizione del tutto anormale e ogni giorno peggiora.
Sono veramente spaventato per la mia salute, sono in balia delle onde e non vedo davvero nessuna via d'uscita.
Credo davvero di essere disperato.
Mi scuso per essere stato prolisso e spero di aver fatto capire qual è il cuore del mio problema.
Accetto qualsiasi consiglio mi venga dato.
[#1]
"Frequento da qualche mese una psicologa"
Gentile Utente,
è comprensibile la sua urgenza di trovare un equilibrio personale che le consenta di aprirsi al mondo in senso lato (relazionale, lavorativo,...), ma per una questione annosa come quella da Lei descritta sarebbe irrealistico pensare che in pochi mesi si possano raggiungere risultati positivi eclatanti.
Anzi, all'inizio è presumibile che ripercorrere tanta sofferenza porti ad acuirla.
Ma d'altro canto le fa sperimentare che la sua esperienza è narrabile e, per quanto soggettivamente dura, non unica.
Si dia tempo.
Un duplice accorgimento: da un lato, assicurarsi che la collega che la segue sia abilitata all'esercizio della psicoterapia, perché questo tipo di percorso sarebbe utile seguire; d'altro canto, effettuare le sedute di persona e non online credo sia maggiormente indicato nella sua situazione.
Quando era piccolo e ragazzino, i suoi genitori e i medici non hanno pensato ad un parallelo supporto psicologico per aiutarla ad elaborare questa difficile esperienza?
Le allego una lettura sul tema: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2169-aspetti-psico-sessuologici-nell-ipospadia-del-bambino-e-dell-adulto.html
Cordialità.
Gentile Utente,
è comprensibile la sua urgenza di trovare un equilibrio personale che le consenta di aprirsi al mondo in senso lato (relazionale, lavorativo,...), ma per una questione annosa come quella da Lei descritta sarebbe irrealistico pensare che in pochi mesi si possano raggiungere risultati positivi eclatanti.
Anzi, all'inizio è presumibile che ripercorrere tanta sofferenza porti ad acuirla.
Ma d'altro canto le fa sperimentare che la sua esperienza è narrabile e, per quanto soggettivamente dura, non unica.
Si dia tempo.
Un duplice accorgimento: da un lato, assicurarsi che la collega che la segue sia abilitata all'esercizio della psicoterapia, perché questo tipo di percorso sarebbe utile seguire; d'altro canto, effettuare le sedute di persona e non online credo sia maggiormente indicato nella sua situazione.
Quando era piccolo e ragazzino, i suoi genitori e i medici non hanno pensato ad un parallelo supporto psicologico per aiutarla ad elaborare questa difficile esperienza?
Le allego una lettura sul tema: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2169-aspetti-psico-sessuologici-nell-ipospadia-del-bambino-e-dell-adulto.html
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
La ringrazio innanzitutto per la risposta
Non so con certezza se è una psicoterapeuta, tenderei a dirle di sì ma, ripeto, non ne ho la sicurezza.
Il link che ha messo lo avevo già letto in precedenza e mi ci ritrovo pienamente. Lo avevo fatto leggere anche alla mia psicologa e lei non aveva nemmeno idea di cosa fosse l'ipospadia. Per questo motivo dopo qualche tempo mi sono chiesto se questo percorso fosse il più adatto a me, essendo il mio problema molto specifico e circoscritto.
Il mio timore è quello di perdere degli anni dietro a questa faccenda senza risolvere nulla alla fine. Sento di aver perso già troppo tempo, gli anni passano, e l’unica cosa che è cresciuta è la frustrazione.
No, ai miei genitori non fu detto assolutamente nulla da parte dei medici riguardo ad un parallelo supporto psicologico per aiutarmi ad elaborare questa esperienza.
Purtroppo questo è stato un peccato mortale, i miei genitori erano in buona fede ed ignoravano la questione. Ascoltarono i medici e sono proprio quest'ultimi, paradossalmente, che mi hanno fatto arrivare a questo stato. Se avessi avuto da adolescente o anche prima un supporto psicologico oggi probabilmente avrei una vita normale a tutti gli effetti e non mi troveri in questa situazione catastrofica. Un po’ di risentimento lo provo, lo ammetto, non mi voglio vittimizzare ma cerco soltanto di descrivere la realtà dei fatti in maniera accurata.
Non so con certezza se è una psicoterapeuta, tenderei a dirle di sì ma, ripeto, non ne ho la sicurezza.
Il link che ha messo lo avevo già letto in precedenza e mi ci ritrovo pienamente. Lo avevo fatto leggere anche alla mia psicologa e lei non aveva nemmeno idea di cosa fosse l'ipospadia. Per questo motivo dopo qualche tempo mi sono chiesto se questo percorso fosse il più adatto a me, essendo il mio problema molto specifico e circoscritto.
Il mio timore è quello di perdere degli anni dietro a questa faccenda senza risolvere nulla alla fine. Sento di aver perso già troppo tempo, gli anni passano, e l’unica cosa che è cresciuta è la frustrazione.
No, ai miei genitori non fu detto assolutamente nulla da parte dei medici riguardo ad un parallelo supporto psicologico per aiutarmi ad elaborare questa esperienza.
Purtroppo questo è stato un peccato mortale, i miei genitori erano in buona fede ed ignoravano la questione. Ascoltarono i medici e sono proprio quest'ultimi, paradossalmente, che mi hanno fatto arrivare a questo stato. Se avessi avuto da adolescente o anche prima un supporto psicologico oggi probabilmente avrei una vita normale a tutti gli effetti e non mi troveri in questa situazione catastrofica. Un po’ di risentimento lo provo, lo ammetto, non mi voglio vittimizzare ma cerco soltanto di descrivere la realtà dei fatti in maniera accurata.
[#3]
Cercare colpe o colpevoli purtroppo non le sarebbe d'aiuto: meglio cercare soluzioni.
Noi psicologi non possediamo bacchette magiche... in ogni caso, il problema era ed è oggettivo, perciò nessuno avrebbe potuto farlo sparire.
Cos'è la "normalità", soprattutto in sessuologia è difficile da definire, ma presumibilmente un supporto psicologico precoce avrebbe evitato una quota di attuale sofferenza, perché l'avrebbe aiutata a costruire un rapporto con il suo corpo e con i suoi genitali meno problematico, consentendole di conseguenza di rapportarsi anche con il resto del mondo in maniera più disinvolta.
Purtroppo non è ancora neppure oggi nella mentalità italiana di rivolgersi ad uno psicologo, perciò si immagini se lo era più di 25 anni fa.
Inoltre, essendo Lei allora un piccolo bambino magari veniva difficile per chi le stava intorno allargare lo sguardo dagli aspetti medici a quella che in futuro sarebbe stata la sua vita sessuale e relazionale.
Le suggerisco di verificare che la psicologa sia specializzata in psicoterapia https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi, perché solo in questo caso è abilitata a (e formata per) far terapia, andando oltre ad un semplice sostegno. Meglio ancora sarebbe se avesse anche una specifica formazione in sessuologia clinica.
Anche se è comprensibile la sua frustrazione, non si arrenda: ci sono senza dubbio margini di miglioramento e il grande del lavoro spetta a Lei.
Saluti.
Noi psicologi non possediamo bacchette magiche... in ogni caso, il problema era ed è oggettivo, perciò nessuno avrebbe potuto farlo sparire.
Cos'è la "normalità", soprattutto in sessuologia è difficile da definire, ma presumibilmente un supporto psicologico precoce avrebbe evitato una quota di attuale sofferenza, perché l'avrebbe aiutata a costruire un rapporto con il suo corpo e con i suoi genitali meno problematico, consentendole di conseguenza di rapportarsi anche con il resto del mondo in maniera più disinvolta.
Purtroppo non è ancora neppure oggi nella mentalità italiana di rivolgersi ad uno psicologo, perciò si immagini se lo era più di 25 anni fa.
Inoltre, essendo Lei allora un piccolo bambino magari veniva difficile per chi le stava intorno allargare lo sguardo dagli aspetti medici a quella che in futuro sarebbe stata la sua vita sessuale e relazionale.
Le suggerisco di verificare che la psicologa sia specializzata in psicoterapia https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi, perché solo in questo caso è abilitata a (e formata per) far terapia, andando oltre ad un semplice sostegno. Meglio ancora sarebbe se avesse anche una specifica formazione in sessuologia clinica.
Anche se è comprensibile la sua frustrazione, non si arrenda: ci sono senza dubbio margini di miglioramento e il grande del lavoro spetta a Lei.
Saluti.
[#4]
Utente
Ha ragione riguardo ad eventuali colpevoli, non ne cerco e non ne voglio trovare. Sarebbe solo una perdita di tempo.
Credo che non poter raggiungere quella "normalità" e percepirla così tanto inarrivabile talvolta mi fa sembrare di vivere in una sorta di mondo parallelo. Inoltre il fatto di dover affrontare le questioni che la vita stessa ti pone davanti come il diventare adulti, doversi costruire un futuro, avere delle responsabilità e via dicendo, tutto questo unito alla mia sfera privata irrisolta ha creato una pressione che, francamente, non riesco più a sopportare.
Se ho deciso di intraprendere la strada della terapia era anche per alleggerire quella pressione. Ma purtroppo non avevo molta scelta: o affrontavo questo tipo di percorso oppure mi sarei chiuso ancora più in me stesso con conseguenze, ne sono convinto, ancora peggiori.
Ho controllato tramite il link che mi ha dato. La psicologa è anche psicoterapeuta ma sembra non avere, sempre tramite il suo link, una specifica formazione in sessuologia clinica, che forse potrebbe essere quello che servirebbe a me nello specifico?
Credo che non poter raggiungere quella "normalità" e percepirla così tanto inarrivabile talvolta mi fa sembrare di vivere in una sorta di mondo parallelo. Inoltre il fatto di dover affrontare le questioni che la vita stessa ti pone davanti come il diventare adulti, doversi costruire un futuro, avere delle responsabilità e via dicendo, tutto questo unito alla mia sfera privata irrisolta ha creato una pressione che, francamente, non riesco più a sopportare.
Se ho deciso di intraprendere la strada della terapia era anche per alleggerire quella pressione. Ma purtroppo non avevo molta scelta: o affrontavo questo tipo di percorso oppure mi sarei chiuso ancora più in me stesso con conseguenze, ne sono convinto, ancora peggiori.
Ho controllato tramite il link che mi ha dato. La psicologa è anche psicoterapeuta ma sembra non avere, sempre tramite il suo link, una specifica formazione in sessuologia clinica, che forse potrebbe essere quello che servirebbe a me nello specifico?
[#5]
Questo sta a Lei deciderlo, senza rincorrere false illusioni.
La formazione in sessuologia clinica comporta un peculiare percorso quadriennale (con i primi due si è consulenti sessuali e in seguito agli altri 2 terapeuti sessuali), perciò è indubbio che la preparazione in tale ambito sia più vasta, ma tutti gli psicoterapeuti dovrebbero saper "mettere mano" su questi argomenti.
Perciò secondo me dovrebbe considerare almeno due aspetti:
- quale potrebbere essere il peso di dover ricominciare tutto da capo con un nuovo professionista, anche in virtù dell'alleanza terapeutica già costruita nel tempo con l'attuale;
- quanto il fulcro del problema sia effettivamente relativo agli aspetti sessuologici, o invece (anche se a partire da quello) di più ampio respiro.
In bocca al lupo.
La formazione in sessuologia clinica comporta un peculiare percorso quadriennale (con i primi due si è consulenti sessuali e in seguito agli altri 2 terapeuti sessuali), perciò è indubbio che la preparazione in tale ambito sia più vasta, ma tutti gli psicoterapeuti dovrebbero saper "mettere mano" su questi argomenti.
Perciò secondo me dovrebbe considerare almeno due aspetti:
- quale potrebbere essere il peso di dover ricominciare tutto da capo con un nuovo professionista, anche in virtù dell'alleanza terapeutica già costruita nel tempo con l'attuale;
- quanto il fulcro del problema sia effettivamente relativo agli aspetti sessuologici, o invece (anche se a partire da quello) di più ampio respiro.
In bocca al lupo.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.7k visite dal 04/06/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.