Dipendenza affettiva
Salve, vi scrivo per descrivervi una situazione abbastanza brutta.
La situazione comincia 2 anni fa quando conosco una ragazza che mi friendzona e da là comincio a stare male perchè non riuscivo a chiudere la relazione e tutto.
La situazione mi faceva sentire spento e triste continuamente perchè poi la sentivo costantemente, stavo in ansia se non rispondeva subito, stavo male quando parlava col ragazzo e si vedeva con lui.
Qualche mese fa sono riuscito a chiudere la relazione ed ero rinato, avevo riacquisto vitalità e tutto.
È successo che poi l'ho rivista dopo un po' e a quanto pare le sono piaciuto, anche perchè era da un po' che non ci vedevamo e ho migliorato il mio fisico in palestra.
Quindi mi ha ricontattato mostrandosi interessata, dicendomi che vuole avere una relazione con me e tutto.
Il problema è che, nonostante questa cosa, sto nuovamente male.
Mi paragono al suo ex fidanzato e mi sento "inferiore", la penso sempre, penso a cosa fa, con chi è, se è online penso a con chi messaggia e sono nuovamente triste.
Sicuramente quando ero in friendzone dovevo chiudere la relazione anche perchè lei rimaneva molto vaga per paura di perdermi, ma adesso si sta comportando bene con me, e nonostante tutto continuo a stare male.
Nonostante io penso di avere una bassa autostima, ritengo che non sia proprio l'autostima il problema di base ma l'autoefficacia.
Infatti mi paragono al suo ex su aspetti che hanno a che vedere col "fare", ad esempio penso che lui sa guidare la macchina, io sto imparando ora e comincio a sentirmi inferiore e così via.
So anche che autostima e autoefficacia sono correlati ma nonostante tutto mi ritengo una persona capace, che a breve dovrei laurearmi e mi ritengo pure carino.
Tutti i problemi e i paragoni ripeto hanno a che vedere con aspetti del fare, ad esempio penso che il suo ragazzo lavorava in un ristorante e io non ci riuscirei perchè non sono capace etc.
Premetto che un tempo ero fobico sociale, adesso ho gestito molto meglio la cosa e nelle relazioni sociali riesco ad ottenere risultati soddisfacenti, i miei problemi si presentano solo ed esclusivamente quando c'è di mezzo una relazione sentimentale.
Perchè ci sono rimasto in friendzone 1 anno?
Perchè adesso che mi vuole non vivo bene la relazione e sto costantemente a pensarla?
Perchè questi confronti col suo ex che mi fanno sentire inferiore sugli aspetti relativi al fare?
Una volta mi ero frequentato con un'altra ragazza che non era per nulla tossica, ma sempre sviluppato comportamenti di dipendenza, se mi scriveva quando ero fuori non riuscivo a dirle "sono fuori, ci sentiamo dopo", andavo in ansia se visualizzava e non rispondeva subito, un po' tutto quello che succede ora con l'aggravante che i sentimenti sono ovviamente più forti.
Mi sento spento, e la cosa assurda è che però non soffro così tanto quando esco da queste relazioni, anzi rinasco, è difficile uscirne ma quando ne esco non rimango per mesi a ripensarci e a stare male.
La situazione comincia 2 anni fa quando conosco una ragazza che mi friendzona e da là comincio a stare male perchè non riuscivo a chiudere la relazione e tutto.
La situazione mi faceva sentire spento e triste continuamente perchè poi la sentivo costantemente, stavo in ansia se non rispondeva subito, stavo male quando parlava col ragazzo e si vedeva con lui.
Qualche mese fa sono riuscito a chiudere la relazione ed ero rinato, avevo riacquisto vitalità e tutto.
È successo che poi l'ho rivista dopo un po' e a quanto pare le sono piaciuto, anche perchè era da un po' che non ci vedevamo e ho migliorato il mio fisico in palestra.
Quindi mi ha ricontattato mostrandosi interessata, dicendomi che vuole avere una relazione con me e tutto.
Il problema è che, nonostante questa cosa, sto nuovamente male.
Mi paragono al suo ex fidanzato e mi sento "inferiore", la penso sempre, penso a cosa fa, con chi è, se è online penso a con chi messaggia e sono nuovamente triste.
Sicuramente quando ero in friendzone dovevo chiudere la relazione anche perchè lei rimaneva molto vaga per paura di perdermi, ma adesso si sta comportando bene con me, e nonostante tutto continuo a stare male.
Nonostante io penso di avere una bassa autostima, ritengo che non sia proprio l'autostima il problema di base ma l'autoefficacia.
Infatti mi paragono al suo ex su aspetti che hanno a che vedere col "fare", ad esempio penso che lui sa guidare la macchina, io sto imparando ora e comincio a sentirmi inferiore e così via.
So anche che autostima e autoefficacia sono correlati ma nonostante tutto mi ritengo una persona capace, che a breve dovrei laurearmi e mi ritengo pure carino.
Tutti i problemi e i paragoni ripeto hanno a che vedere con aspetti del fare, ad esempio penso che il suo ragazzo lavorava in un ristorante e io non ci riuscirei perchè non sono capace etc.
Premetto che un tempo ero fobico sociale, adesso ho gestito molto meglio la cosa e nelle relazioni sociali riesco ad ottenere risultati soddisfacenti, i miei problemi si presentano solo ed esclusivamente quando c'è di mezzo una relazione sentimentale.
Perchè ci sono rimasto in friendzone 1 anno?
Perchè adesso che mi vuole non vivo bene la relazione e sto costantemente a pensarla?
Perchè questi confronti col suo ex che mi fanno sentire inferiore sugli aspetti relativi al fare?
Una volta mi ero frequentato con un'altra ragazza che non era per nulla tossica, ma sempre sviluppato comportamenti di dipendenza, se mi scriveva quando ero fuori non riuscivo a dirle "sono fuori, ci sentiamo dopo", andavo in ansia se visualizzava e non rispondeva subito, un po' tutto quello che succede ora con l'aggravante che i sentimenti sono ovviamente più forti.
Mi sento spento, e la cosa assurda è che però non soffro così tanto quando esco da queste relazioni, anzi rinasco, è difficile uscirne ma quando ne esco non rimango per mesi a ripensarci e a stare male.
[#1]
Gentile utente,
lei dice che si sente "spento", ma al contrario è l'ansia che la sta consumando, tant'è vero che aggiunge: "la cosa assurda è che però non soffro così tanto quando esco da queste relazioni, anzi rinasco". E lo credo bene!
Ci sono nella sua città degli ottimo psicologi che le darebbero una mano a uscire da questi meccanismi che mutilano le sue iniziative, le sue relazioni, il suo benessere.
Anche alcune convinzioni erronee potrebbero essere corrette da uno psicologo. Lei scrive, per esempio: "So anche che autostima e autoefficacia sono correlati".
Da dove ha tratto quest'idea? Sia Victor Bandura, sia Vittorio Caprara tengono le due cose ben distinte.
L'autoefficacia è la consapevolezza soggettiva, per lo più corretta, di essere in grado di eseguire una determinata prestazione. Per esempio la percezione di condurre un'automobile con sicurezza o al contrario di avere delle incertezze; di saper fare una certa torta o no; di saper organizzare e tenere una conferenza, di saper scalare una parete rocciosa, etc.
L'autostima è un costrutto più generico, confutato da molti psicologi, che ci farebbe avere appunto "stima" per noi stessi al di fuori di specifiche prestazioni. Molti lo sostituiscono con un termine non valutante: auto-accettazione. Infatti "stimare" sé stessi vorrebbe dire fare un bilancio delle qualità, realizzazioni, successi... e se questi non ci sono, che facciamo?
Lei ha senza dubbio capacità di realizzazione personale, come dimostrano, nella sua lettera, almeno tre cose: la laurea; la palestra; il blocco all'amica congelante.
Tuttavia, nelle relazioni personali è ansioso. Perché precludersi l'aiuto di un bravo psicologo?
Auguri, e ci tenga al corrente.
lei dice che si sente "spento", ma al contrario è l'ansia che la sta consumando, tant'è vero che aggiunge: "la cosa assurda è che però non soffro così tanto quando esco da queste relazioni, anzi rinasco". E lo credo bene!
Ci sono nella sua città degli ottimo psicologi che le darebbero una mano a uscire da questi meccanismi che mutilano le sue iniziative, le sue relazioni, il suo benessere.
Anche alcune convinzioni erronee potrebbero essere corrette da uno psicologo. Lei scrive, per esempio: "So anche che autostima e autoefficacia sono correlati".
Da dove ha tratto quest'idea? Sia Victor Bandura, sia Vittorio Caprara tengono le due cose ben distinte.
L'autoefficacia è la consapevolezza soggettiva, per lo più corretta, di essere in grado di eseguire una determinata prestazione. Per esempio la percezione di condurre un'automobile con sicurezza o al contrario di avere delle incertezze; di saper fare una certa torta o no; di saper organizzare e tenere una conferenza, di saper scalare una parete rocciosa, etc.
L'autostima è un costrutto più generico, confutato da molti psicologi, che ci farebbe avere appunto "stima" per noi stessi al di fuori di specifiche prestazioni. Molti lo sostituiscono con un termine non valutante: auto-accettazione. Infatti "stimare" sé stessi vorrebbe dire fare un bilancio delle qualità, realizzazioni, successi... e se questi non ci sono, che facciamo?
Lei ha senza dubbio capacità di realizzazione personale, come dimostrano, nella sua lettera, almeno tre cose: la laurea; la palestra; il blocco all'amica congelante.
Tuttavia, nelle relazioni personali è ansioso. Perché precludersi l'aiuto di un bravo psicologo?
Auguri, e ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.3k visite dal 03/06/2020.
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