Non provo più attrazione verso le ragazze

Gentili Dottori,

Nella precedente lettera ho scritto dell'innamoramento nei riguardi della mia amica "di penna", che si è concluso con un nulla di fatto.


Questo mi ha sicuramente dato la forza di voltare pagina, curarmi di più e cominciare la solita routine, anche se comunque ci scambiamo dei messaggi, ma non con la stessa frequenza di prima.


Devo dire che ho saputo incassare il rifiuto, me ne sono fatto una ragione.
Ma ho notato che, guardando in generale le ragazze, non provo più niente.
Non mi dicono niente.
Magari le trovo anche attraenti, ma davvero passo nell'indifferenza più totale.


Anche da un punto di vista sessuale (mai avuto rapporti con nessuna ragazza), noto che ho perso interesse per la masturbazione, anche se qualche notte fa mi è capitata una polluzione durante un sogno.
Non noto più nemmeno la "classica" erezione mattutina.


Secondo voi può essere una sorta di "reazione" al rifiuto della mia amica?
Nell'ultimo periodo pensavo davvero solo a lei, ne ero attratto molto soprattutto fisicamente, anche non avendola mai vista.
Adesso nessuna più mi fa effetto.


Vi ringrazio per la comprensione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
leggendo la sua lettera precedente mi è capitato di pensare che oggi gli amori davvero intensi, quelli che fanno sognare e soffrire, quelli che illuminano una giornata se lei (o lui) ti dice una cosa bella, e al contrario la offuscano se ti fa un gesto di rifiuto, avvengono solo da lontano, online, tra sconosciuti; ancora meglio se uno dei due si dichiara da subito non disponibile.
Questa prassi dell'amore lontano, dell'ideale vagheggiato fino allo spasimo proprio perché non sceso a patti con la realtà, ha alimentato la poesia per secoli. Si dice che il poeta provenzale Jaufré Rudel si sia innamorato dei racconti sulla bellissima contessa di Tripoli fino a morirne (legga la leggenda e la poesia "Jaufré Rudel", di Carducci). Dante spasimava per Beatrice, e un giorno quasi svenne incontrandola, ma non ebbe con lei alcuna relazione; si salutavano soltanto.
Senza stare a spiegarle i meccanismi, scoperti dal filosofo Schopenhauer e tradotti in termini psico/fisiologici da Freud, per cui l'intensità dell'amore nasce proprio dal desiderio non soddisfatto, quello che è certo è che la vivida fiamma che illumina la vita finché si è innamorati, quando questo genere d'amore finisce, lascia terra bruciata.
Anche per questo sentimento di vuoto, di inutilità di ogni cosa, potrei citarle cantautori e poeti: la canzone di Aznavour "Com'è triste Venezia"; la frase del romanzo "Ferito a morte" di Raffaele La Capria: "Per troppo amore, può accadere che muori a tutto, per sempre".
Questo, caro utente, per spiegarle il suo attuale stato d'animo. La frase della mia collega Brunialti, in risposta alla sua email precedente, ha avuto il dono di liberarla dall'incantesimo in cui era avvinto; ma ripiombare sull'arida terra della realtà non è piacevole. Ecco perché adesso si sente così.
Fin qui però arriva quello che dicono i poeti.
Ora aggiungerò che svegliarsi dal sogno è doloroso, ma necessario; e come non si può preferire l'eccitazione malata della droga alla sana vivacità di una mente limpida, così anche al più trascinante dei sogni è da preferirsi la realtà.
Il cessare dell'innamoramento ha spento la fiamma fittizia che le faceva da guida in una realtà simulata. Aspetti con calma il ripristino dei normali processi dell'interesse, dell'attrazione, occupandosi di realizzare le cose pratiche (studio, lavoro).
Lasci che i colori del mondo ritornino a poco a poco, e cominci ad interessarsi a donne reali, amori possibili.
Forse ha un carattere da sognatore, e potrebbe essere tentato ancora di indulgere in chat pericolose e nuove fantasie. Se lo trova utile, ci scriva ancora.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

Devo ringraziarLa, perché la Sua risposta descrive benissimo quello che ho provato e che sto provando, e mi dà tanta speranza per il futuro.

Vede, la frase della Dottoressa Brunialti di qualche settimana fa mi ha davvero buttato la realtà in faccia, e ho davvero capito che, nonostante i sentimenti fossero reali, era tutto nella mia mente. Anche la ragazza per cui provavo quell'intenso sentimento me lo ha fatto capire, e anche per il suo bene ho deciso di lasciar andare. Devo dire che è stata molto comprensiva, ultimamente è lei che mi cerca e mi chiede come sto, in fondo prima di innamorarmene eravamo davvero ottimi amici, e ci "vedevamo" spesso via PC ed altro. Prima del COVID avevamo anche progettato di vederci. Forse un po' mi manca questo.

Tornando al merito della faccenda, ho letto in qualche altro consulto simile al mio, in cui Lei ha fornito risposta, che lo scrivere un diario sarebbe stato d'aiuto. E così ho fatto, e così mi sono liberato a poco a poco di un carico pesante che mi teneva bloccato, ma che in un certo senso mi ha spezzato il cuore.

"I'm still alive but I'm barely breathing", per citare una famosa canzone degli Script; sono ancora vivo, ma respiro a malapena.

Alcuni giorni sto benissimo, studio bene, sono concentrato. Mi sono ripreso la mia vita, i miei hobby. Però in qualche frangente mi assale un profondissimo senso di tristezza, perché penso a lei, la mia amica, che vive la sua Storia reale con un altro ragazzo. Sono triste, però mi passa perché so che è davvero felice così, che io non posso darle ciò che avrebbe voluto, che è inutile in fondo star male per qualcosa che non è assolutamente in mio controllo. Come la Morte, va accettata. E io l'ho accettato, ma ogni tanto mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se l'avessi conosciuta in altre circostanze.

Sono anche consapevole che il Mondo è pieno di ragazze reali, altrettanto belle ed interessanti, ma adesso davvero mi fanno tanta indifferenza.

Forse devo darmi tempo?
In fondo Roma non fu costruita in tre giorni.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Caro utente,
che si deve prendere il suo tempo è sicuro, ma anche che non deve riempire questo tempo di nostalgie.
Deve riflettere sul fatto che il suo innamoramento non è passato per la giusta via dei ferormoni. Lei questa ragazza l'ha vista solo via skype, immagino.
Perché ha paura della ragazze vicine a lei? Il suo temperamento poetico non accetta compromessi con la realtà... oppure ha una cattiva relazione con sé stesso?
Mi preoccupa la frase: "io non posso darle ciò che avrebbe voluto".
Coraggio. I cavalieri medioevali non s'innamoravano solo degli "amori di terre lontane". Portavano sul cuore la ciocca dei capelli della loro bella, e in battaglia come nelle conquiste d'amore partivano lancia in resta!
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Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

La ringrazio sempre per il tempo che spende per leggere e rispondere alle mie lettere.

Le rispondo con ordine.

Non è che abbia paura delle ragazze vicino a me. Il fatto è che quando magari qualche ragazza mi piace, non trovo mai il coraggio di esprimere quello che provo. O meglio, non so se esprimere direttamente i miei sentimenti "a parole", oppure passare subito "all'azione", con un approccio volto a cercare un contatto fisico, ma sempre con garbo (intendo tenerle una mano, cose del genere). Oppure un "mix" delle due cose.
Forse penso troppo? In me esistono davvero due parti, una troppo razionale ed una "poetica". Forse devo partire dal cercare di bilanciare le due metà?

Mi rendo conto, inoltre, che non avendo avuto mai amori in età adolescenziale, ed interagendo adesso con ragazze "adulte", forse mi sono perso quella parte di amore "platonico", che forse ho vissuto in questi mesi con la mia amica, che avrebbe potuto darmi quella "esperienza" da poter usare oggi. Insomma, una ragazza, oggi, ci starebbe con un ragazzo come me, inesperto? Questa domanda mi limita molto (e so anche di dover agire per rispondere), e mi ricollego al secondo quesito.

Quando ho scritto "non riesco a darle ciò che vorrebbe" intendo proprio questo. La mia amica abita in un'altra regione, e quindi mancherebbe questo "contatto", questo "vivere quotidiano una storia di amore" che lei mi ha detto ritenere basi fondanti per una relazione. È chiaro che, almeno in una prima fase, avrei potuto darle sono un amore romantico.

Per concludere, i momenti nostalgici sono davvero pochissimi. In questo senso sono migliorato.

Mi piace molto l'analogia che ha usato, quella del cavaliere...
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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,

Ieri sera sono stato preso da una crisi di pianto, dovuta al solito momento di tristezza. Non mi era mai capitato fin ora, ed i momenti di tristezza stavano scemando.

Il fatto è che ho perso anche la mia confidente, e quindi non so nemmeno a chi esternare i miei sentimenti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Caro utente,
forse è il momento di rivolgersi ad uno psicologo di presenza?
Questa sua nuova email mi conferma l'opportunità di chiarire meglio il motivo del suo isolamento. Forse qualche problema di salute fisica o psicologica, che non ci ha detto, le ha impedito fin all'adolescenza i contatti con le ragazze... ma anche con gli amici?
Cerchi di raccontarci qualcosa di sé, su queste pagine dove l'anonimato aiuta.
Se sente che non ce la fa, cercare un suo psicologo è ancora più necessario. Soprattutto per non rischiare di vivere in Internet tutta la sua realtà.
Un affettuoso augurio.
[#7]
Utente
Utente
Gentile dottoressa,

Forse ha ragione, ho vissuto troppo gli ultimi anni online.

Avevo amici, poi dopo il liceo, vuoi per una questione vuoi per un'altra, hanno tutti preso strade diverse. Ci si vedeva ogni tanto, per parlare dei vecchi tempi, ed onestamente restare ancorato sempre alle stesse discussioni mi ha stufato. Inoltre erano amicizie "di convenienza", non c'era quella complicità e quell'affetto tali da superare percorsi di vita diversi. Tant'è.

In università, che ho frequentato solo per il primo anno, perché la distanza era troppo faticosa (tornavo a casa distrutto, non avevo nemmeno la forza di varcare la soglia e mi sono messo a studiare "da autodidatta"), ho conosciuto qualche collega, ma anche qui è solo supporto universitario.
Ho provato anche ad aprirmi, a raccontare ad esempio questa storia, ma oltre alle classiche parole di convenienza non ho ricevuto altro.

Inoltre aggiungo che sono anche di mio una persona difficile, non mi piace frequentare baretti e affini, come fa praticamente un buon 80% dei miei coetanei, e quindi questo mi ha portato nel tempo a starmene per le mie. Ma ci stavo bene, ho coltivato tutti i miei hobby, ho viaggiato un po' quando ho potuto, stavo davvero bene con me stesso.

Nel frattempo ho conosciuto questa persona, e ho trovato davvero tantissima intesa, e sono convinto che se fossimo vicini avrei una vita sociale molto più attiva, perché lei ha i miei stessi gusti, i miei stessi interessi, ha amici simpatici e quant'altro.
A me nei rapporti umani piace essere me stesso, dare tutto me stesso e con lei potevo farlo. Sapeva tutto di me, cose che non avrei davvero detto o scritto da nessuna parte, e lei con me uguale.

Inoltre questo posto dove vivo non mi piace più, in termini di mentalità e qualità della vita. Vorrei andare altrove, avevo voglia, finita la magistrale, di trovare lavoro vicino alla mia amica.
Ma poi è scoppiata la bolla di sapone, e mi trovo così con un pugno di mosche.

Però non mi pento di niente, dottressa. Perché ho fatto tutto con consapevolezza, e so che è folle ma la mia amica era (è) davvero una bellissima persona, e me lo dimostra anche il fatto che si interessi ogni tanto a me, anche se sono stato io a chiedere questa "pausa", questo "allontanamento".

So che sicuramente esistono persone così anche vicino a me, ma ho sempre trovato persone disinteressate, che un po' si approfittavano della mia gentilezza. Molte amicizie del liceo mi hanno ferito in questo senso.

E per questo ho progettato la mia vita altrove, vicino alla mia amica. Ma non avrei mai immaginato di innamorarmene. Questo ha rovinato ogni cosa, oppure mi ha "salvato".

Non so!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Caro utente,
da come scrive e dalla sua particolare sensibilità si sente che ha studiato, quindi alla sua frase finale: "Questo ha rovinato ogni cosa, oppure mi ha "salvato"" posso rispondere dicendo che la situazione attuale è una sintesi di cui le sue due ipotesi sono tesi e antitesi.
La verità è che quest'amore c'è stato, c'è stato anche il suo scontro con la realtà, e ora siamo nella fase dell'andare oltre, fase che giustamente non rinnega nulla, perché tutto questo è un suo patrimonio di affetto e di esperienza che nessuno le può togliere.
Il mal d'amore si può vivere anche in solitudine e può protrarsi per mesi, a volte per anni; tuttavia, in certi casi lo psicologo ravvisa qualcosa (una spina troppo profondamente piantata nella carne, diciamo) che è indice di una difficoltà diversa, inutilmente dolorosa, e superabile.
Non ha potuto frequentare l'università, e capisco che la causa non vada imputata a lei; non apprezza la vita un po' vana e ripetitiva del frequentatore di baretti -come darle torto?; il posto dove vive non le piace. Difficilmente la provincia è entusiasmante, specie se svuotata di iniziative dalla vicinanza di una grande città.
Tuttavia, oltre queste giuste osservazioni c'è qualcosa che un bravo psicologo potrebbe cambiare, facendo emergere il cavaliere che è in lei (visto che le piace quest'immagine).
In lei manca per ora quella capacità di lanciarsi alla conquista della vita con ottimismo, vedendo intorno a sé piuttosto delle sfide che dei pericoli, piuttosto delle damigelle affascinanti che delle sanguisughe opportuniste, e questo alla sua età sarebbe naturale e necessario.
C'è uno psicologo che stimo nella sua città. Se crede, mi contatti e le fornirò l'indirizzo.
La mia email è anna.potenza@medicitalia.it
In che facoltà si è laureato? Auguri.
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Utente
Utente
Gentile dottoressa,

Mi sono laureato lo scorso Gennaio presso la Federico II di Napoli in Ing. Aerospaziale. Proseguo ancora adesso la mia carriera con una magistrale sempre nello stesso ambito.

Sono sempre stato un sognatore, ho sempre avuto la passione del volo, della libertà, fin da bambino. In questo senso davvero mi sento molto appagato, sono contento del mio percorso. Mi piacerebbe fare esperienze in giro per il mondo.

Questo pensa possa avere influenza sul mio modo di relazionarmi? Forse non "voglio" avere legami qui per non dover scegliere tra essi e la carriera, qualora dovesse presentarsi un'occasione altrove?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
premesso che gli esseri umani sono interessanti perché sono vari, e quindi si possono trovare persone che non sanno stare senza un partner e persone che preferiscono la solitudine, c'è una parola che noi psicologi usiamo per indicare se l'una o l'altra scelta sono davvero autonome, non costrittive, soddisfacenti, o invece derivano da blocchi nevrotici: egosintonico oppure il suo contrario, egodistonico.
Se il suo io richiede la solitudine per sentirsi appagato, è verosimile la sua ipotesi "Forse non "voglio" avere legami qui per non dover scegliere tra essi e la carriera", e questa sarebbe la scelta in sintonia con le sue esigenze e preferenze.
Ma a parte che questo non spiega né la mancanza di avventure erotico/sentimentali fin dall'adolescenza, né la mancanza di una comitiva, o di singoli amici, maschi e femmine... come la mettiamo col suo innamoramento a distanza, che la fa ancora soffrire?
Ci rifletta. Io ritengo che il colloquio con uno psicologo le farebbe solo bene.
Cordialmente.
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Utente
Utente
Dottoressa la ringrazio per la risposa.

Sto riflettendo molto circa la mia condizione, e le Sue parole sono state molto di aiuto.

Prenderò in considerazione la Sua proposta.