Giovane coppia in crisi

Salve,ho 20 anni e da un anno e mezzo ho una relazione affettiva con una ragazza ormai diciottenne da sei mesi. Purtroppo dove vivo certi tipi di mentalità "ristretta" e chiusa di alcune famiglie, dovuta a radicati limiti culturali, sono molto comuni.

E' indescrivibile l'amore e l'affetto reciproco che proviamo entrambi, che è subito emerso all'inizio della nostra storia, e che si protrae ancora oggi ogni qualvolta possiamo trascorrere del tempo insieme. Il nostro rapporto è caratterizzato da una grande affinità di caratteri, condivisione di Valori, obiettivi e sogni, da grandi rispetto e stima, nonostante i grandi problemi che abbiamo incontrato sino ad ora.
Premesso che lei frequenta l'ultimo anno del Liceo ed io sono studente universitario (sono un "bravo ragazzo" di buona famiglia, mi reputo responsabile, ho degli obiettivi, sono fedele, non fumo-non bevo-non mi drogo-non ho tatuaggi-non frequento cattive compagnie), e che entrambi avremmo una situazione psicologica personale e di coppia molto equilibrata, dobbiamo invece far fronte ad una situazione generale catastrofica.

Sin dal primo istante, i suoi genitori hanno osteggiato la nostra storia e continuano a farlo dopo un anno e mezzo, solo perchè pensano che loro figlia sia ancora troppo piccola (sarebbe piccola anche a quarant'anni!), e ci costringono ad una vita triste e stressante (che sfocia poi in litigi non voluti da entrambi, che incrinano il nostro rapporto altrimenti felice). E' evidente che si tratta di un problema psicologico di quella famiglia, considerato che la loro mentalità è plasmata sul rapporto rispetto/offesa, che li ha isolati dal resto del mondo! Il padre è una figura caratterialmente assente nei pesanti litigi tra la mia ragazza e la madre, ed è in grado di imporsi solo per far valere i propri bisogni. Padre e figlio non aiutano minimamente nelle faccende casalinghe, serviti di tutto punto, la madre passa tutto il giorno tra riviste di gossip e telenovelas, e la mia ragazza (media dell'8) fa Cenerentola.
Spesso non le permettono di vederci e non le permettono di fare le cose più semplici con me, come lo sport; quando ci vediamo abbiamo orari che ci hanno fortemente limitato nelle nostre relazioni interpersonali. Lei non ha diritti.... Aiutatemi, Vi prego
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Caro ragazzo il quadro che racconti non è unico e non credo tu possa fare più di quello che fai, ossia sostenere con il tuo affetta la tua fidanzata. In molte famiglie esiste una sorta di sistema repressivo e privo di comunicazione efficace. Spesso anche dopo la scelta personale di un allontanamento tale assetto non si modifica e molti figli si vedono costretti addirittura ad interrompere ogni canale comunicativo.
Anche una consulenza famigliare se non richiesta sarebbe improponibile. L'unica cosa che puoi fare è quella di pazientare e di vivere i momenti nel modo migliore possibile, vivili magari come una sfida alla continua ricerca di strategie per stare insieme alla tua ragazza poichè diversamente non pui fare.

cordialmente

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazzo, penso anch'io che il suggerimento del collega De Vincentiis sia il più adatto. L'arte di vivere consiste nel saper prendere il meglio da ogni situazione che la vita ci propone, ed è una cosa che s'impara. Prendila con saggezza e, se davvero c'è stoffa fra di voi, riuscirete a trovare i modi di stare insieme e di farla in barba ai suoi.

A questo proposito, dato che ti definisci "bravo ragazzo", credo sia opportuno che tu impari anche che i bravi ragazzi sono quelli più a rischio di prendere cocenti delusioni dalla vita. Non ti sto invitando a fare alcuna delle cose che tu dici di non fare, ma semmai a tener presente che non basta dire "io sono una brava persona" per convincere di ciò gli altri.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Vi ringrazio cordialmente per il consulto che avete gentilmente espresso.

Tenterò senz'altro di mantenere (e di trasmettere alla mia ragazza, per quanto mi sarà possibile) un atteggiamento paziente ed ottimista di fronte alle circostanze "ordinarie" della nostra controversa situazione.

Purtroppo ho accantonato buona parte della vitalità che mi caratterizzava all'inizio della relazione, sostituita per necessità con un pazientare (e spesso sopportare) tutt'altro che spontaneo.

Permettetemi di chiederVi ancora un parere.
La situazioni che più temo sono i momenti in cui la mia ragazza, per sfogo, mi racconta gli atteggiamenti marcatamente incoerenti e, a volte, volutamente cattivi dei suoi familiari nei suoi confronti.
Interpreto tali racconti come richieste di aiuto e comprensione che, oltre a coinvolgermi emotivamente, mi spingono ad elaborare razionalmente possibili soluzioni; però ciò mi pone spesso in contrasto con la mia ragazza, che reagisce invece in modo passivo, preferendo soccombere alla situazione, probabilmente a causa della forte influenza che i genitori hanno esercitato con severità e marzialità nella sua vita infantile.
Come posso comportarmi per non subire le conseguenze di una passività forzata? Devo forse assumere un atteggiamento di distacco emotivo rispetto alla situazione o in tal modo rischio che il succubismo della mia ragazza nei confronti dei genitori cresca esponenzialmente?

Rispondendo al Dott. Santonocito. Capisco il senso del Suo consiglio, secondo cui dovrei dimostrare di essere un "bravo ragazzo". Credo di dimostrarlo già ponendomi degli obiettivi concreti sia in ambito formativo, sia in ambito affettivo, e sopportando questa situazione per un tempo non breve. Addirittura ho tentato, per un periodo abbastanza lungo, di frequentare assiduamente la casa della mia ragazza, ottenendo solo l'effetto opposto: i genitori pretendevano sempre più la mia presenza in casa e non ci concedevano più momenti di privacy, anche per poter semplicemente parlare. Detto ciò, non credo sia auspicabile assecondare altre richieste implicite della sua famiglia, come per esempio il "fidanzamento in casa" con relativa presentazione dei genitori ed altro: mi sembra assolutamente eccessivo!
Vorrei ricordare altri due episodi secondo me molto significativi, ma onde non abusare della Vostra pasienza, lo faro solo se lo riterrete opportuno.

RingraziandoVi anticipatamente per l'aiuto, Vi invio i miei saluti più cordiali.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile ragazzo, tu scrivi
(...)Interpreto tali racconti come richieste di aiuto e comprensione che, oltre a coinvolgermi emotivamente, mi spingono ad elaborare razionalmente possibili soluzioni; però ciò mi pone spesso in contrasto con la mia ragazza(...)
vi sono due categoria di persone che si lamentano definite "acquirenti" e "lamentela" i primi sono quelli che si rendono conto che il problema esiste e ritengono di dover cambiare per poterlo affrontare, i secondi sono quellli che pur riconoscendo il problema non ritengono di far alcunchè se non aspettare che eventuali cambiamenti vengano dall'esterno e il loro unico scopo, attraverso la lamentela, è quello di gettar fuori solo un po di veleno in segno di sfogo. Da quello che racconti sembra, ripeto sembra, che la tua ragazza appartenga a quest'ultima categoria, per cui, i tuoi tentativi di cercare soluzioni rischiano di aumentare il problema anche con lei

(...)però ciò mi pone spesso in contrasto con la mia ragazza, che reagisce invece in modo passivo(...)

ribadisco che allo stato attuale non sei nella posizione di fare qualcosa per lei e questa famiglia, tranne che prendere decisioni per te stesso di accettazione/pazienza o drastiche che siano.

cordialmente
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Evidentemente mi sono spiegato male. Il senso del mio suggerimento è che si deve stare attenti a non cadere nella trappola mortale di voler convincere gli altri di quanto siamo bravi. Quando facciamo questo, mettiamo in mano agli altri le leve del nostro buon umore e della nostra autostima. In un caso come il tuo, dove i genitori di lei non aspettano altro che le occasioni buone per poterti squalificare, se tu dai loro questo potere, pensi che sarà più probabile che ti dicano "oh, quanto sei bravo" oppure che ti dicano (e pensino) qualcos'altro?

Tu devi pensare solo a trovare tutti i modi per stare insieme alla tua ragazza. Convincersi che tu sia un bravo ragazzo è una cosa che gli altri possono fare da soli, non devi dimostrare niente.

Riguardo all'atteggiamento da tenere con lei, non devi essere solo tu quello che le corre dietro. In fondo, se vogliamo essere del tutto obiettivi, il problema è più suo che tuo. Quindi mettiti nella posizione di fare in modo che sia anche lei a dover "lavorare" per stare insieme a te. Non assillarla troppo, non farle pesare troppo il problema. L'atteggiamento giusto è "io sono qui, se mi vuoi". Insistere troppo, significherebbe solo rendere più reale che mai il problema e demotivarla ancora di più.

Cordiali saluti
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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Vi ringrazio di cuore per l'aiuto che avete voluto darmi.

Avevo già considerato la possibilità di comportarmi come consigliate, volevo solo la conferma che fosse il migliore atteggiamento da assumere in queste condizioni.

Grazie ancora di cuore, il Vostro servizio è veramente ammirabile. Qualora fosse necessario, saprò di poter contare su una validissima consulenza.

Cordiali saluti e buon lavoro!