La morte di un genitore in infanzia può avere effetti a lungo termine in età adulta?
Gentili Dottori,
Mi rivolgo a Voi, poiché in questo periodo mi sto davvero interrogando molto sulla mia vita e sto tirando fuori alcune domande.
Io ho perso mio padre per un tumore, a cavallo dei 7 ed 8 anni.
Infatti ricordo molto bene che al mio ultimo compleanno non fosse presente, perché stava già molto male.
Il periodo finale di malattia l'ho trascorso a casa dei miei nonni, lontano dalla sofferenza che forse avrebbe potuto causarmi il vederlo spegnersi poco a poco.
Non ho partecipato nemmeno al suo funerale, un giorno mi hanno accompagnato a casa e alla mia domanda "Allora, dov'è papà?
" mia mamma mi prese in disparte e mi disse che non c'era più.
Piansi molto, volevo tornare a casa dei miei nonni.
Ho questo ricordo molto nitido in me, e ricordo la tristezza dei giorni successivi.
Devo dire però che non ho mai provato rabbia, a poco a poco ho accettato la situazione, che per me è diventata "normale".
Ho vissuto una infanzia "normale", mia mamma non mi ha ha mai fatto mancare niente.
Però forse questa cosa mi ha inconsapevolmente ferito profondamente, perché mi sento un giovane adulto "incompleto".
Mi sento molto insicuro, tendo molto spesso ad innamorarmi di ragazze che non ricambiano, ho pochi amici.
Ho sofferto e sto soffrendo per amore, sono un tipo abbastanza solitario ma sono anche molto responsabile.
Sono contento della persona che sono, professionalmente intendo.
Ho "esaudito" il desiderio di mio padre che mi diceva "studia, studia" con le ultime parole che aveva la forza di pronunciare.
Ma ho esaudito anche il mio, perché sono affamato di conoscenza e mi sono sempre interrogato sul mondo, in maniera critica, fin da bambino.
Anzi è stato proprio lui, mio padre, ad invogliarmi nel fare ciò.
Però mi sento incompleto, e forse avete già letto qualche mia lettera passata sulla mia solitudine.
Ho sofferto anche di ipocondria, perché pensavo spesso di poter avere il male di mio padre.
Prima avevo paura di morire, adesso ho paura di morire solo!
Prima stavo davvero bene con me stesso, adesso non più, sento l'esigenza di condividere me stesso con un'altra persona.
Ma quando lo faccio prendo batoste assurde, mi rialzo ma sempre frastornato.
Forse c'è qualcosa di sbagliato in me?
Forse me li cerco questi guai, cerco le difficoltà?
Mi rivolgo a Voi, poiché in questo periodo mi sto davvero interrogando molto sulla mia vita e sto tirando fuori alcune domande.
Io ho perso mio padre per un tumore, a cavallo dei 7 ed 8 anni.
Infatti ricordo molto bene che al mio ultimo compleanno non fosse presente, perché stava già molto male.
Il periodo finale di malattia l'ho trascorso a casa dei miei nonni, lontano dalla sofferenza che forse avrebbe potuto causarmi il vederlo spegnersi poco a poco.
Non ho partecipato nemmeno al suo funerale, un giorno mi hanno accompagnato a casa e alla mia domanda "Allora, dov'è papà?
" mia mamma mi prese in disparte e mi disse che non c'era più.
Piansi molto, volevo tornare a casa dei miei nonni.
Ho questo ricordo molto nitido in me, e ricordo la tristezza dei giorni successivi.
Devo dire però che non ho mai provato rabbia, a poco a poco ho accettato la situazione, che per me è diventata "normale".
Ho vissuto una infanzia "normale", mia mamma non mi ha ha mai fatto mancare niente.
Però forse questa cosa mi ha inconsapevolmente ferito profondamente, perché mi sento un giovane adulto "incompleto".
Mi sento molto insicuro, tendo molto spesso ad innamorarmi di ragazze che non ricambiano, ho pochi amici.
Ho sofferto e sto soffrendo per amore, sono un tipo abbastanza solitario ma sono anche molto responsabile.
Sono contento della persona che sono, professionalmente intendo.
Ho "esaudito" il desiderio di mio padre che mi diceva "studia, studia" con le ultime parole che aveva la forza di pronunciare.
Ma ho esaudito anche il mio, perché sono affamato di conoscenza e mi sono sempre interrogato sul mondo, in maniera critica, fin da bambino.
Anzi è stato proprio lui, mio padre, ad invogliarmi nel fare ciò.
Però mi sento incompleto, e forse avete già letto qualche mia lettera passata sulla mia solitudine.
Ho sofferto anche di ipocondria, perché pensavo spesso di poter avere il male di mio padre.
Prima avevo paura di morire, adesso ho paura di morire solo!
Prima stavo davvero bene con me stesso, adesso non più, sento l'esigenza di condividere me stesso con un'altra persona.
Ma quando lo faccio prendo batoste assurde, mi rialzo ma sempre frastornato.
Forse c'è qualcosa di sbagliato in me?
Forse me li cerco questi guai, cerco le difficoltà?
[#1]
Gentile Utente,
mi dispiace molto per la sofferenza che La porta a scrivere di essere un adulto incompleto, e vorrei incoraggiarLa semmai a rivolgersi direttamente (non on line) ad uno psicologo psicoterapeuta della Sua zona per poter risolvere una volta per tutte queste problematiche.
Ma la perdita del papà da bambino, per quanto dolorosissima e per quanto un bambino non sia strutturato come un adulto, anzi attribuisca a se stesso la colpa se il papà non torna più, NON costituisce una via obbligata alla sofferenza da adulti.
Infatti, ciò che è fondamentale per un bimbo è che ci siano adulti di riferimento (la mamma, i nonni) che riescano ad accudirlo come necessità. Mi pare di capire che la mamma e i nonni abbiano fatto di tutto per Lei, per farLa stare bene.
Senz'altro nessuno di noi ha genitori perfetti ma è un falso mito quello di credere che se uno dei due genitori non c'è (ad esempio in caso di decesso o divorzio dei genitori), allora il destino di quel bambino sia segnato per sempre.
Da qui io non so dirLe come mai oggi Lei stia soffrendo, ma in tutta onestà Le dico che in psicoterapia NON è importante sapere il perché ma sapere come fare per superare questa condizione che tanto La fa soffrire.
Cordiali saluti,
mi dispiace molto per la sofferenza che La porta a scrivere di essere un adulto incompleto, e vorrei incoraggiarLa semmai a rivolgersi direttamente (non on line) ad uno psicologo psicoterapeuta della Sua zona per poter risolvere una volta per tutte queste problematiche.
Ma la perdita del papà da bambino, per quanto dolorosissima e per quanto un bambino non sia strutturato come un adulto, anzi attribuisca a se stesso la colpa se il papà non torna più, NON costituisce una via obbligata alla sofferenza da adulti.
Infatti, ciò che è fondamentale per un bimbo è che ci siano adulti di riferimento (la mamma, i nonni) che riescano ad accudirlo come necessità. Mi pare di capire che la mamma e i nonni abbiano fatto di tutto per Lei, per farLa stare bene.
Senz'altro nessuno di noi ha genitori perfetti ma è un falso mito quello di credere che se uno dei due genitori non c'è (ad esempio in caso di decesso o divorzio dei genitori), allora il destino di quel bambino sia segnato per sempre.
Da qui io non so dirLe come mai oggi Lei stia soffrendo, ma in tutta onestà Le dico che in psicoterapia NON è importante sapere il perché ma sapere come fare per superare questa condizione che tanto La fa soffrire.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.5k visite dal 18/05/2020.
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