Confusione nella coppia e possibile crisi
Salve, io e il mio ragazzo abbiamo un problema.
Abbiamo 27 anni e stiamo insieme da 4 anni e mezzo.
Non siamo una coppia particolarmente affettuosa a parole ma abbiamo sempre avuto complicità e, Detta dagli amici, una coppia esempio: riusciamo a mantenere i nostri spazi ma allo stesso esser complici.
Come normale i problemi li avevamo:Lui chiuso, non mostra emozioni, ha grossissimo stress a lavoro e a casa pure perché suo padre è malato; Io spesso faccio l errore di arrabbiarmi se le cose non vanno come nei piani e scarico la colpa spesso su di lui.
Inoltre faticavamo ad avere intimità vivendo in casa con i genitori.
Avevamo pero un bell’equilibrio.
Mai avuto crisi.
In due mesi di quarantena forzata abbiamo potuto sentirci solo via messaggio ma ha fatto capire che gli mancavo.
Quando ci siamo rivisti il 4 maggio eravamo felicissimi ma poi vuoi qualche discussione per cavolate, vuoi non avere avuto l’occasione di vederci soli, in lui è scattato qualcosa.
Il giorno stesso disse che era contentissimo di avermi visto ma quando ci siamo rivisti il 9 maggio eravamo distanti.
Io (sbagliando) non ho fatto un passo verso di lui aspettando che si avvicinasse lui ma lui stava sulle sue.
Anche li siamo stati poco da soli perch dopo cena si è addomentato e c’eran i suoi per casa.
Domenica, per messaggio, faccio presente che era strano e risponde che sente che qualcosa é cambiato e sembravamo più amici che fidanzati ma che è na cosa nata questa settimana.
Mi dice che non devo piangere che non c’é motivo perché ancora non è detto nulla e ha tanto caos in testa.
Non sa se é na cosa passeggera o no.
Io nel panico ma lui vuole che mi comporti normale e nei giorni successivi lui si comporta come nulla fosse.
Io in quei giorni provo ad esser piu comprensiva e carina mq ha preso il cambiamento come na forzatura invece vuole che sia normale.
Era molto stanco e preso dal lavoro e ci accordiamo di vederci il 13 maggio.
I miei genitori escono un oretta di casa e, per mia iniziativa, facciamo l’amore.
La stessa sera provo ad aprire un dialogo per capire cosa ha per ma testa e dice che nei giorni prima non ci aveva pensato alla questione.
non sa se siano i postumi della quarantena (suoi amici senza che lui ne parlasse stan attraversando la stessa cosa post quarantena), se sia il sentimento che é cambiato verso di me, se sia che abbiamo bisogno di ritrovare intimitá, se sia che il rapporto sta passando una fase.
Al momento non aveva senso starci male perché non c’era un vero problema ma se lo diventava se ne sarebbe parlato.
È confuso.
Io ho espresso quello che pensavo e detto che possono capitare momenti no nella coppia ma che c’era la volontà si può superare e che volevo miglirarmi ma non riesce esprimere quello cheprova.
Dice che non ho colpe e devo esser me stessa, normale...ma come faccio dopo quello che ha detto?
C’è Bisogno di ritrovare passione/equilibrio o forse è qualcosa di più grave?
Mi sembra che lui eviti il problema fino a che non c’è ma vorrei sistemare...
Abbiamo 27 anni e stiamo insieme da 4 anni e mezzo.
Non siamo una coppia particolarmente affettuosa a parole ma abbiamo sempre avuto complicità e, Detta dagli amici, una coppia esempio: riusciamo a mantenere i nostri spazi ma allo stesso esser complici.
Come normale i problemi li avevamo:Lui chiuso, non mostra emozioni, ha grossissimo stress a lavoro e a casa pure perché suo padre è malato; Io spesso faccio l errore di arrabbiarmi se le cose non vanno come nei piani e scarico la colpa spesso su di lui.
Inoltre faticavamo ad avere intimità vivendo in casa con i genitori.
Avevamo pero un bell’equilibrio.
Mai avuto crisi.
In due mesi di quarantena forzata abbiamo potuto sentirci solo via messaggio ma ha fatto capire che gli mancavo.
Quando ci siamo rivisti il 4 maggio eravamo felicissimi ma poi vuoi qualche discussione per cavolate, vuoi non avere avuto l’occasione di vederci soli, in lui è scattato qualcosa.
Il giorno stesso disse che era contentissimo di avermi visto ma quando ci siamo rivisti il 9 maggio eravamo distanti.
Io (sbagliando) non ho fatto un passo verso di lui aspettando che si avvicinasse lui ma lui stava sulle sue.
Anche li siamo stati poco da soli perch dopo cena si è addomentato e c’eran i suoi per casa.
Domenica, per messaggio, faccio presente che era strano e risponde che sente che qualcosa é cambiato e sembravamo più amici che fidanzati ma che è na cosa nata questa settimana.
Mi dice che non devo piangere che non c’é motivo perché ancora non è detto nulla e ha tanto caos in testa.
Non sa se é na cosa passeggera o no.
Io nel panico ma lui vuole che mi comporti normale e nei giorni successivi lui si comporta come nulla fosse.
Io in quei giorni provo ad esser piu comprensiva e carina mq ha preso il cambiamento come na forzatura invece vuole che sia normale.
Era molto stanco e preso dal lavoro e ci accordiamo di vederci il 13 maggio.
I miei genitori escono un oretta di casa e, per mia iniziativa, facciamo l’amore.
La stessa sera provo ad aprire un dialogo per capire cosa ha per ma testa e dice che nei giorni prima non ci aveva pensato alla questione.
non sa se siano i postumi della quarantena (suoi amici senza che lui ne parlasse stan attraversando la stessa cosa post quarantena), se sia il sentimento che é cambiato verso di me, se sia che abbiamo bisogno di ritrovare intimitá, se sia che il rapporto sta passando una fase.
Al momento non aveva senso starci male perché non c’era un vero problema ma se lo diventava se ne sarebbe parlato.
È confuso.
Io ho espresso quello che pensavo e detto che possono capitare momenti no nella coppia ma che c’era la volontà si può superare e che volevo miglirarmi ma non riesce esprimere quello cheprova.
Dice che non ho colpe e devo esser me stessa, normale...ma come faccio dopo quello che ha detto?
C’è Bisogno di ritrovare passione/equilibrio o forse è qualcosa di più grave?
Mi sembra che lui eviti il problema fino a che non c’è ma vorrei sistemare...
[#1]
Gentile utente,
lei manifesta il dolore e la confusione usuali in questa situazione, i quali però non sono utili, ma controproducenti. Vediamo perché.
La sua email si conclude con la frase "Mi sembra che lui eviti il problema fino a che non c’è ma vorrei sistemare..."
Sistemare, come una stanza da mettere in ordine? Cos'è per lei il vostro legame, una routine da non interrompere per potersi tranquillamente occupare d'altro?
Dalla quarantena molte coppie sono state spinte a riflettere. Alcune perché hanno sperimentato la convivenza e non l'hanno gradita, altre già conviventi perché non hanno tollerato l'ansia della pandemia, a volte la perdita del lavoro, l'eccessiva vicinanza, la mancanza di spazi privati.
Molti, non incontrandosi per due mesi, si sono chiesti se al di fuori dell'abitudine c'è col partner un legame vero, un progetto che dia senso e vitalità allo stare insieme.
Ancora non sappiamo cosa si risponderanno.
Qualcuno forse concluderà che tutto si reggeva su un affetto di pura abitudine e chiuderà la storia; altri identificheranno il disagio nel modo in cui la relazione era impostata, e vorranno cambiarla, ma non interromperla.
Noi non sappiamo a quali conclusioni arriverà il suo ragazzo, che lei definisce, giustamente, confuso.
E' normale che lei soffra di questo: è più gratificante essere amata. E' altrettanto normale che abbia paura: un cambiamento che non ha deciso le fa tremare la terra sotto i piedi.
Il buon senso, però, consiglierebbe di non reagire con emozioni irrazionali ai dubbi dell'altro, e di cogliere l'occasione per riflettere a propria volta: insieme, se si è capaci di ascoltare l'altro senza cercare di sopraffarlo con maldestri tentativi di persuasione; ognuno per proprio conto, se ci si trova meglio così.
Molti partner colpiti dal distacco dell'altro ritengono impossibile adeguarsi serenamente alla realtà dei fatti e dirsi: "La coppia, come l'avevamo costruita, al momento non c'è più".
Credono che sia non solo inevitabile, ma prescritto il manifestare panico, isterismo, accuse, suppliche, come se l'altro potesse capire solo in questo modo il dolore che provoca, o come se questi fossero mezzi per punirlo.
Ammetterà invece che questi sono gli strumenti ideali per infastidire, spaventare l'altro, e convincerlo che solo liberandosi dell'assillo potrà recuperare la serenità.
Mai come in questi casi il terapeuta di coppia sarebbe indispensabile per spiegare questi meccanismi e far emergere le difficoltà che hanno usurato il rapporto.
Ci rifletta e rilegga la sua lettera. Le faccio tanti auguri.
lei manifesta il dolore e la confusione usuali in questa situazione, i quali però non sono utili, ma controproducenti. Vediamo perché.
La sua email si conclude con la frase "Mi sembra che lui eviti il problema fino a che non c’è ma vorrei sistemare..."
Sistemare, come una stanza da mettere in ordine? Cos'è per lei il vostro legame, una routine da non interrompere per potersi tranquillamente occupare d'altro?
Dalla quarantena molte coppie sono state spinte a riflettere. Alcune perché hanno sperimentato la convivenza e non l'hanno gradita, altre già conviventi perché non hanno tollerato l'ansia della pandemia, a volte la perdita del lavoro, l'eccessiva vicinanza, la mancanza di spazi privati.
Molti, non incontrandosi per due mesi, si sono chiesti se al di fuori dell'abitudine c'è col partner un legame vero, un progetto che dia senso e vitalità allo stare insieme.
Ancora non sappiamo cosa si risponderanno.
Qualcuno forse concluderà che tutto si reggeva su un affetto di pura abitudine e chiuderà la storia; altri identificheranno il disagio nel modo in cui la relazione era impostata, e vorranno cambiarla, ma non interromperla.
Noi non sappiamo a quali conclusioni arriverà il suo ragazzo, che lei definisce, giustamente, confuso.
E' normale che lei soffra di questo: è più gratificante essere amata. E' altrettanto normale che abbia paura: un cambiamento che non ha deciso le fa tremare la terra sotto i piedi.
Il buon senso, però, consiglierebbe di non reagire con emozioni irrazionali ai dubbi dell'altro, e di cogliere l'occasione per riflettere a propria volta: insieme, se si è capaci di ascoltare l'altro senza cercare di sopraffarlo con maldestri tentativi di persuasione; ognuno per proprio conto, se ci si trova meglio così.
Molti partner colpiti dal distacco dell'altro ritengono impossibile adeguarsi serenamente alla realtà dei fatti e dirsi: "La coppia, come l'avevamo costruita, al momento non c'è più".
Credono che sia non solo inevitabile, ma prescritto il manifestare panico, isterismo, accuse, suppliche, come se l'altro potesse capire solo in questo modo il dolore che provoca, o come se questi fossero mezzi per punirlo.
Ammetterà invece che questi sono gli strumenti ideali per infastidire, spaventare l'altro, e convincerlo che solo liberandosi dell'assillo potrà recuperare la serenità.
Mai come in questi casi il terapeuta di coppia sarebbe indispensabile per spiegare questi meccanismi e far emergere le difficoltà che hanno usurato il rapporto.
Ci rifletta e rilegga la sua lettera. Le faccio tanti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Grazie della risposta. Io forse mi son spiegata male a parole ma per me non era abitudine, lo amo e mi rende felice stare con lui, per questo son andata nel panico.
La quarantena ha messo a dura prova la coppia e giustamenre dovrebbe esser occasione per riflettere e crescere.
Io ho riflettuto e ho provato a capire cosa in me stessa potrei migliorare.
Ho provato ad allontanare i sentimenti controproducenti si ansia e paure e, come lui ha chiesto, mi sono normalmente con lui.
Quando ieri ci siamo rivisti ho cercato di ridere e scherzare senza pensare ai problemi e ho notato che, nonostante sia comunque pensieroso e trattenuto, era un po’ sorridente e partecipe.
La quarantena ha messo a dura prova la coppia e giustamenre dovrebbe esser occasione per riflettere e crescere.
Io ho riflettuto e ho provato a capire cosa in me stessa potrei migliorare.
Ho provato ad allontanare i sentimenti controproducenti si ansia e paure e, come lui ha chiesto, mi sono normalmente con lui.
Quando ieri ci siamo rivisti ho cercato di ridere e scherzare senza pensare ai problemi e ho notato che, nonostante sia comunque pensieroso e trattenuto, era un po’ sorridente e partecipe.
[#3]
Gentile utente,
sono lieta che abbia colto l'occasione del cambiamento nel suo partner per riflettere anche lei su quello che nella vostra relazione può essersi incamminato su un binario sbagliato. Ovviamente questo non si identifica col falsificare sé stessa mostrandosi allegra e spensierata quando non lo è; oltre a dare un messaggio falso a lui, questo non le permetterebbe di valutare con attenzione i suoi sentimenti.
Prenda in considerazione l'ipotesi che lei interpreti affrettatamente le richieste, i segnali di disagio, perfino le parole dell'altro.
Per farle un esempio, nella sua replica alla mia, scrive: "forse mi son spiegata male a parole ma per me non era abitudine, lo amo" etc.
Attenzione: in nessun punto della mia risposta io ho scritto che per lei la relazione fosse abitudine.
Le avevo invece chiesto di rileggere accuratamente la sua lettera per cogliere gli indizi che possono aver usurato la relazione, e a me pare che non l'abbia fatto.
Proviamo a farlo insieme.
"Non siamo una coppia particolarmente affettuosa".
"Come normale i problemi li avevamo:Lui chiuso, non mostra emozioni, ha grossissimo stress a lavoro e a casa pure perché suo padre è malato; Io spesso faccio l errore di arrabbiarmi se le cose non vanno come nei piani e scarico la colpa spesso su di lui".
Chi avrebbe deciso che questo è "normale"? Ed è sicura che andasse bene a tutti e due?
"Inoltre faticavamo ad avere intimità vivendo in casa con i genitori".
A 27 anni? Non è più l'età in cui i genitori possono interferire nella vita sessuale dei figli, mi pare. Al massimo li si avvisa di non disturbare, e ci si chiude a chiave in camera.
"Avevamo pero un bell’equilibrio. Mai avuto crisi".
Questo al terapeuta di coppia suona come un campanello d'allarme: forse uno dei due non sa chiedere quello che gli piace, non sa individuare e respingere quello che non gli piace?
Altro campanello: "In due mesi di quarantena forzata abbiamo potuto sentirci solo via messaggio".
Mai il desiderio di parlarsi al telefono, di scambiarsi tenerezze, di sentire la voce dell'altro?
Infine: "Quando ci siamo rivisti il 4 maggio eravamo felicissimi ma poi vuoi qualche discussione per cavolate, vuoi non avere avuto l’occasione di vederci soli, in lui è scattato qualcosa".
Da cosa si è vista la felicità: dalla "discussione per cavolate" o dall'incapacità di isolarvi per potervi almeno abbracciare e scambiare quelle confidenze così naturali in due che si amano e stanno insieme da anni?
A me sembra che una serie di elementi possano aver reso la vostra relazione scomoda anziché piacevole. Non si può passare un colpo di spugna, su questo.
Ci faccia sapere. Auguri.
sono lieta che abbia colto l'occasione del cambiamento nel suo partner per riflettere anche lei su quello che nella vostra relazione può essersi incamminato su un binario sbagliato. Ovviamente questo non si identifica col falsificare sé stessa mostrandosi allegra e spensierata quando non lo è; oltre a dare un messaggio falso a lui, questo non le permetterebbe di valutare con attenzione i suoi sentimenti.
Prenda in considerazione l'ipotesi che lei interpreti affrettatamente le richieste, i segnali di disagio, perfino le parole dell'altro.
Per farle un esempio, nella sua replica alla mia, scrive: "forse mi son spiegata male a parole ma per me non era abitudine, lo amo" etc.
Attenzione: in nessun punto della mia risposta io ho scritto che per lei la relazione fosse abitudine.
Le avevo invece chiesto di rileggere accuratamente la sua lettera per cogliere gli indizi che possono aver usurato la relazione, e a me pare che non l'abbia fatto.
Proviamo a farlo insieme.
"Non siamo una coppia particolarmente affettuosa".
"Come normale i problemi li avevamo:Lui chiuso, non mostra emozioni, ha grossissimo stress a lavoro e a casa pure perché suo padre è malato; Io spesso faccio l errore di arrabbiarmi se le cose non vanno come nei piani e scarico la colpa spesso su di lui".
Chi avrebbe deciso che questo è "normale"? Ed è sicura che andasse bene a tutti e due?
"Inoltre faticavamo ad avere intimità vivendo in casa con i genitori".
A 27 anni? Non è più l'età in cui i genitori possono interferire nella vita sessuale dei figli, mi pare. Al massimo li si avvisa di non disturbare, e ci si chiude a chiave in camera.
"Avevamo pero un bell’equilibrio. Mai avuto crisi".
Questo al terapeuta di coppia suona come un campanello d'allarme: forse uno dei due non sa chiedere quello che gli piace, non sa individuare e respingere quello che non gli piace?
Altro campanello: "In due mesi di quarantena forzata abbiamo potuto sentirci solo via messaggio".
Mai il desiderio di parlarsi al telefono, di scambiarsi tenerezze, di sentire la voce dell'altro?
Infine: "Quando ci siamo rivisti il 4 maggio eravamo felicissimi ma poi vuoi qualche discussione per cavolate, vuoi non avere avuto l’occasione di vederci soli, in lui è scattato qualcosa".
Da cosa si è vista la felicità: dalla "discussione per cavolate" o dall'incapacità di isolarvi per potervi almeno abbracciare e scambiare quelle confidenze così naturali in due che si amano e stanno insieme da anni?
A me sembra che una serie di elementi possano aver reso la vostra relazione scomoda anziché piacevole. Non si può passare un colpo di spugna, su questo.
Ci faccia sapere. Auguri.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.9k visite dal 15/05/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.