Relazione con ragazza affetta da disturbo post traumatico da stress
Gentili dottori,
raccontarvi tutta la storia sarebbe molto lunga cercherò di farlo in breve.
6 mesi fa inizia una relazione con una ragazza, con cui già eravamo amici.
Le usciva da una relazione molto difficile durata due anni e caratterizzata da violenze psicologiche e talvolta anche fisiche da parte dell'ex fidanzato.
Potrei dire che l'ho vista aggrapparsi a me con tutta la forza e tirarsi fuori da quella situazione.
Sono passati 6 mesi stupendi, siamo stati bene, visibilmente, e tutt'ora quando ci vediamo lo siamo, ogni abbraccio o bacio ha sciolto tutto.
Lei è seguita da uno psicologo che ha classificato il suo come disturbo da stress post traumatico.
Io ero ben conscio della situazione e all'inizio della relazione mi sono domandato a lungo se avessi la forza di starle vicino.
Stavo bene, la reputo una persona stupenda, e ho scelto di farlo, in tutto e per tutto, affrontando insieme molti momenti talvolta brutti, bui, sue debolezze, e non nascondo anche mie debolezze.
Dopo un periodo di due mesi in cui non ci siamo visti, ma ci siamo sentiti spesso ogni giorno, causato dall'emergenza coronavirus, qualcosa è cambiato.
Durante questi due mesi lei è stata vicina a me, perchè ho avuto anch'io dei crolli e io lo sono stato a lei.
Terminati questi due mesi il mio più grande desiderio sarebbe stato rivederla.
Purtroppo non è stato così per lei.
Mi ha detto che aveva cose da sistemare su se stessa, non riguardava la nostra relazione ne me, ma riguardava se stessa ed ha voluto prendersi una pausa (a tempo circa indefinito). Dice sia stato il suo psicologo a spingerla a prendersi questo momento per sè stessa.
Nel mentre però mi ha anche chiesto rassicurazioni molto forti: di esserci, di aspettarla, ma di rispettare una certa distanza evitando di sentirci spesso e non vedendoci proprio.
A me tutto suona incomprensibile, io le do grande fiducia sulla capacità di uscirne da sola, però penso che questo tempo lei lo stia passando in casa, sola, non vedendo nemmeno le sue amiche. E la cosa mi sconcerta ancor di più.
Confesso che io di questa ragazza sono innamorato e fa parecchio parecchio male.
Un po' cerco risposte, mi chiedo se mi abbia usato solo come ancora per uscire da quella situazione e ora cerchi la sua strada e la sua libertà.
Ma non posso pensare a 6 mesi davvero stupendi per entrambi in modo così semplice.
Da un lato vorrei rispettare la sua richiesta di spazi, dall'altro mi spaventa, dispiace a me stesso e vorrei un po' convincerla a vederci anche in totale tranquillità solo per fare due chiacchiere.
Non so cosa sia giusto.
Non so se debba essere invece io a chiudere, smettendo di assecondare questa persona nel pretendermi vicino.
So che non lo vorrei assolutamente.
Chiedo cosa possa fare, come possa comportarmi, se spingere un pochettino a vederci oppure no (perché sarebbe solo un mio egoismo nel volerla aiutare ancora quando dovrebbe essere lei ad aiutare se stessa)
raccontarvi tutta la storia sarebbe molto lunga cercherò di farlo in breve.
6 mesi fa inizia una relazione con una ragazza, con cui già eravamo amici.
Le usciva da una relazione molto difficile durata due anni e caratterizzata da violenze psicologiche e talvolta anche fisiche da parte dell'ex fidanzato.
Potrei dire che l'ho vista aggrapparsi a me con tutta la forza e tirarsi fuori da quella situazione.
Sono passati 6 mesi stupendi, siamo stati bene, visibilmente, e tutt'ora quando ci vediamo lo siamo, ogni abbraccio o bacio ha sciolto tutto.
Lei è seguita da uno psicologo che ha classificato il suo come disturbo da stress post traumatico.
Io ero ben conscio della situazione e all'inizio della relazione mi sono domandato a lungo se avessi la forza di starle vicino.
Stavo bene, la reputo una persona stupenda, e ho scelto di farlo, in tutto e per tutto, affrontando insieme molti momenti talvolta brutti, bui, sue debolezze, e non nascondo anche mie debolezze.
Dopo un periodo di due mesi in cui non ci siamo visti, ma ci siamo sentiti spesso ogni giorno, causato dall'emergenza coronavirus, qualcosa è cambiato.
Durante questi due mesi lei è stata vicina a me, perchè ho avuto anch'io dei crolli e io lo sono stato a lei.
Terminati questi due mesi il mio più grande desiderio sarebbe stato rivederla.
Purtroppo non è stato così per lei.
Mi ha detto che aveva cose da sistemare su se stessa, non riguardava la nostra relazione ne me, ma riguardava se stessa ed ha voluto prendersi una pausa (a tempo circa indefinito). Dice sia stato il suo psicologo a spingerla a prendersi questo momento per sè stessa.
Nel mentre però mi ha anche chiesto rassicurazioni molto forti: di esserci, di aspettarla, ma di rispettare una certa distanza evitando di sentirci spesso e non vedendoci proprio.
A me tutto suona incomprensibile, io le do grande fiducia sulla capacità di uscirne da sola, però penso che questo tempo lei lo stia passando in casa, sola, non vedendo nemmeno le sue amiche. E la cosa mi sconcerta ancor di più.
Confesso che io di questa ragazza sono innamorato e fa parecchio parecchio male.
Un po' cerco risposte, mi chiedo se mi abbia usato solo come ancora per uscire da quella situazione e ora cerchi la sua strada e la sua libertà.
Ma non posso pensare a 6 mesi davvero stupendi per entrambi in modo così semplice.
Da un lato vorrei rispettare la sua richiesta di spazi, dall'altro mi spaventa, dispiace a me stesso e vorrei un po' convincerla a vederci anche in totale tranquillità solo per fare due chiacchiere.
Non so cosa sia giusto.
Non so se debba essere invece io a chiudere, smettendo di assecondare questa persona nel pretendermi vicino.
So che non lo vorrei assolutamente.
Chiedo cosa possa fare, come possa comportarmi, se spingere un pochettino a vederci oppure no (perché sarebbe solo un mio egoismo nel volerla aiutare ancora quando dovrebbe essere lei ad aiutare se stessa)
[#1]
Gentile Utente,
è impossibile sapere che cosa fare: questa ragazza ha subito maltrattamenti da parte di un ex fidanzato e ora è sconvolta e non riesce a vivere serenamente una relazione con Lei, che invece la tratta bene e con affetto.
Questo potrebbe fare parte del problema, non perché ci sia un DPTS, ma perché il problema in situazioni del genere riguarda proprio la "vittima" (in questo caso la Sua ragazza) che ha delle dinamiche particolari.
Spesso sono ragazze che esasperano le persone per testarle e capire fino a che punto reggono, quindi da una parte non può neppure prendere tutto ciò sul personale, ma mi rendo conto che non dev'essere facile per Lei stare in una relazione del genere.
Cordiali saluti,
è impossibile sapere che cosa fare: questa ragazza ha subito maltrattamenti da parte di un ex fidanzato e ora è sconvolta e non riesce a vivere serenamente una relazione con Lei, che invece la tratta bene e con affetto.
Questo potrebbe fare parte del problema, non perché ci sia un DPTS, ma perché il problema in situazioni del genere riguarda proprio la "vittima" (in questo caso la Sua ragazza) che ha delle dinamiche particolari.
Spesso sono ragazze che esasperano le persone per testarle e capire fino a che punto reggono, quindi da una parte non può neppure prendere tutto ciò sul personale, ma mi rendo conto che non dev'essere facile per Lei stare in una relazione del genere.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
La ringrazio per la sua risposta. Sarò sincero lei è una persona stupenda, abbiamo passato momenti bellissimi entrambi, e questo un po' ripaga i miei "sforzi" nel sopportare o passare sopra certe cose. Anche se sopportare non lo vedrei come termine negativo, anche i momenti brutti hanno in un qualche modo lasciato un segno positivo in me, sono stati belli.
Si dice che amare vuol dire accettare le debolezze dell'altro e l'ho sempre vista in quest'ottica. Sue debbolezze che dal primo giorno sapevo ci sarebbero state e pienamente consapevole ho accettato.
Ora però sono ad un bivio, non so se faccio del bene a questa persona nel supportarla, o peggioro ancor di più il suo disturbo se io stesso aiutandola costantemente, tranquillizzandola sempre della mia presenza, non lasciando che sia lei da sola ad uscirne, stai sbagliando. La cosa che più mi tartassa è capire se sia un mio egoismo starle vicino, se lo faccio per me, oppure se lo faccio per entrambi, salvare una relazione che fa stare veramente bene entrambi.
Si dice che amare vuol dire accettare le debolezze dell'altro e l'ho sempre vista in quest'ottica. Sue debbolezze che dal primo giorno sapevo ci sarebbero state e pienamente consapevole ho accettato.
Ora però sono ad un bivio, non so se faccio del bene a questa persona nel supportarla, o peggioro ancor di più il suo disturbo se io stesso aiutandola costantemente, tranquillizzandola sempre della mia presenza, non lasciando che sia lei da sola ad uscirne, stai sbagliando. La cosa che più mi tartassa è capire se sia un mio egoismo starle vicino, se lo faccio per me, oppure se lo faccio per entrambi, salvare una relazione che fa stare veramente bene entrambi.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 5.1k visite dal 14/05/2020.
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