Mancanza di discernimento e relazioni
Buonasera Dottori,
Vi scrivo perchè da tempo noto il ripetersi di situazioni che mi portano a provare malessere nelle relazioni familiari, ma anche, in qualche caso, di amicizia e vorrei un Vostro parere.
Non riesco a capire come mai, all’interno di relazioni affettive importanti, si verifichi la mancanza di passaggi fondamentali prima di passare all’elaborazione di un giudizio, quali chiedere un chiarimento, ascoltare o parlare col diretto interessato.
In particolar modo, la questione del parlare con l’altro finisce con l’essere sostituita con quella del parlare dell’altro, e come mi è capitato di osservare in più di un’occasione, si costruiscono veri e propri personaggi dotati di vita propria, che spesso non rappresentano l’altro in questione (o almeno non sono rappresentativi delle sue intenzioni al momento della situazione originaria in cui era inizialmente coinvolto).
Ma il punto è che io, nel momento in cui mi relaziono con gli altri non considero queste eventualità.
Con conoscenti sarei propensa a disinteressarmene.
Con persone a me vicine do per scontato che il vincolo affettivo le escluda.
Ciò che si ripresenta è che mentre io vivo le relazioni orientata ai sentimenti e ai valori (utopici?) , le persone intorno a me mi deridono constatando la mia idiozia (ovvero, quella che io vivo come fiducia), o mi criticano interpretando negativamente il mio modo di essere, o mi attribuiscono intenzioni o pensieri che non ho e se cerco di chiarire non vengo ascoltata o creduta.
A volte manifesto il mio disappunto (ed ammetto che a volte perdo pure la pazienza), chiedo chiarimenti per queste reazioni, (salvo in situazioni in cui il problema viene negato a priori), ma questo peggiora le cose, poichè ne derivano versioni dei fatti in cui vengono aggiunti dettagli (parole non dette o fatti non avvenuti) o in cui alcuni dettagli non vengono menzionati (parole dette o fatti avvenuti).
Ed è ovvio che entrambe le operazioni alterano la realtà dei fatti, finendo per dare un resoconto falsato della questione e soprattutto della mia persona.
Alla fine la mia idiozia/fiducia iniziale diventa sfiducia, non mi sento riconosciuta e mi sento tradita da parte di quelle persone a cui tengo di più.
Mi rendo conto di ripetere sempre lo stesso schema, in contesti e con persone differenti.
Ancora, però, non metto a fuoco che cosa nel mio modo di agire mi conduca a creare/partecipare a situazioni che mi feriscono emozionalmente e che mi danneggiano dal punto di vista personale facendomi provare malessere o abbassando la mia autostima, oppure causando la rottura o compromettendo le relazioni.
Considero di aver compiuto un errore di valutazione in merito alle persone in questione e, in tal caso, potrei vedere con chiarezza ciò che mi porta a ripeterlo, cioè il non riuscire a tollerare di non potermi fidare della mia famiglia e di quelle persone che si sono definite (e che consideravo) amiche, e di non essere accettata da loro.
In cosa sbaglio?
Grazie anticipatamente.
Vi scrivo perchè da tempo noto il ripetersi di situazioni che mi portano a provare malessere nelle relazioni familiari, ma anche, in qualche caso, di amicizia e vorrei un Vostro parere.
Non riesco a capire come mai, all’interno di relazioni affettive importanti, si verifichi la mancanza di passaggi fondamentali prima di passare all’elaborazione di un giudizio, quali chiedere un chiarimento, ascoltare o parlare col diretto interessato.
In particolar modo, la questione del parlare con l’altro finisce con l’essere sostituita con quella del parlare dell’altro, e come mi è capitato di osservare in più di un’occasione, si costruiscono veri e propri personaggi dotati di vita propria, che spesso non rappresentano l’altro in questione (o almeno non sono rappresentativi delle sue intenzioni al momento della situazione originaria in cui era inizialmente coinvolto).
Ma il punto è che io, nel momento in cui mi relaziono con gli altri non considero queste eventualità.
Con conoscenti sarei propensa a disinteressarmene.
Con persone a me vicine do per scontato che il vincolo affettivo le escluda.
Ciò che si ripresenta è che mentre io vivo le relazioni orientata ai sentimenti e ai valori (utopici?) , le persone intorno a me mi deridono constatando la mia idiozia (ovvero, quella che io vivo come fiducia), o mi criticano interpretando negativamente il mio modo di essere, o mi attribuiscono intenzioni o pensieri che non ho e se cerco di chiarire non vengo ascoltata o creduta.
A volte manifesto il mio disappunto (ed ammetto che a volte perdo pure la pazienza), chiedo chiarimenti per queste reazioni, (salvo in situazioni in cui il problema viene negato a priori), ma questo peggiora le cose, poichè ne derivano versioni dei fatti in cui vengono aggiunti dettagli (parole non dette o fatti non avvenuti) o in cui alcuni dettagli non vengono menzionati (parole dette o fatti avvenuti).
Ed è ovvio che entrambe le operazioni alterano la realtà dei fatti, finendo per dare un resoconto falsato della questione e soprattutto della mia persona.
Alla fine la mia idiozia/fiducia iniziale diventa sfiducia, non mi sento riconosciuta e mi sento tradita da parte di quelle persone a cui tengo di più.
Mi rendo conto di ripetere sempre lo stesso schema, in contesti e con persone differenti.
Ancora, però, non metto a fuoco che cosa nel mio modo di agire mi conduca a creare/partecipare a situazioni che mi feriscono emozionalmente e che mi danneggiano dal punto di vista personale facendomi provare malessere o abbassando la mia autostima, oppure causando la rottura o compromettendo le relazioni.
Considero di aver compiuto un errore di valutazione in merito alle persone in questione e, in tal caso, potrei vedere con chiarezza ciò che mi porta a ripeterlo, cioè il non riuscire a tollerare di non potermi fidare della mia famiglia e di quelle persone che si sono definite (e che consideravo) amiche, e di non essere accettata da loro.
In cosa sbaglio?
Grazie anticipatamente.
[#1]
Gentile utente,
a quel che sembra dalle sue parole (ma un esempio ci avrebbe aiutato a capire meglio) lei forse si pone nei confronti di persone e situazioni con uno spirito analitico e non usa l'empatia per capire gli altri e farsi capire. Forse non dice con semplicità le sue ragioni; di qui la tendenza degli altri ad interpretarla in maniera erronea.
Guardando dalla parte di questi, se lei rimproverasse solo ai suoi parenti la tendenza ad inventare fatti e disegnare caratteri ignorando la verità, potrei credere che nella sua famiglia ci sia la tendenza ad affabulare. Ma lei riferisce la stessa cosa a proposito di suoi conoscenti, e allora mi chiedo se non sia lei stessa a farsi equivocare, perché non usa le parole della comunicazione emotiva di cui sopra.
Nella vita di tutti i giorni, la capacità di giudizio degli esseri umani è orientata alla soluzione di problemi che secondo la psicologia si affrontano in termini di Bounded Rationality (razionalità limitata), perché non abbiamo né le competenze, né il cervello e nemmeno il tempo per fare diversamente.
Se qualcuno vuol farlo, parlando un linguaggio iper-razionale, finisce per essere frainteso e può venir accusato di essere indisponente e ossessivo.
Se questo non risponde al suo quesito, può chiarire meglio, anche raccontando un preciso episodio.
La saluto.
a quel che sembra dalle sue parole (ma un esempio ci avrebbe aiutato a capire meglio) lei forse si pone nei confronti di persone e situazioni con uno spirito analitico e non usa l'empatia per capire gli altri e farsi capire. Forse non dice con semplicità le sue ragioni; di qui la tendenza degli altri ad interpretarla in maniera erronea.
Guardando dalla parte di questi, se lei rimproverasse solo ai suoi parenti la tendenza ad inventare fatti e disegnare caratteri ignorando la verità, potrei credere che nella sua famiglia ci sia la tendenza ad affabulare. Ma lei riferisce la stessa cosa a proposito di suoi conoscenti, e allora mi chiedo se non sia lei stessa a farsi equivocare, perché non usa le parole della comunicazione emotiva di cui sopra.
Nella vita di tutti i giorni, la capacità di giudizio degli esseri umani è orientata alla soluzione di problemi che secondo la psicologia si affrontano in termini di Bounded Rationality (razionalità limitata), perché non abbiamo né le competenze, né il cervello e nemmeno il tempo per fare diversamente.
Se qualcuno vuol farlo, parlando un linguaggio iper-razionale, finisce per essere frainteso e può venir accusato di essere indisponente e ossessivo.
Se questo non risponde al suo quesito, può chiarire meglio, anche raccontando un preciso episodio.
La saluto.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 10/05/2020.
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