Mi viene ansia per niente

Egregi dottori,

vi ringrazio anticipatamente per le risposte che riceverò.

Da qualche mese soffro di attacchi di ansia, malessere che mi impediscono di concentrarmi.
Questo avviene la sera.
Non mi è mai successo prima d'ora.
Sto studiando molto e questi attacchi mi stanno penalizzando, mi deconcentrano e mi lasciano studiare pochissimo e faccio tutto all'ultimo secondo Non sono mai stato soggetto ad attacchi di ansia.
Da quando è iniziato il lockdown, ho smesso di fare attività fisica e la mia routine si è spezzata.
Penso siano iniziati cosi.
Sto facendo e realizzando quello che ho sempre voluto, sto raggiungendo gli obbiettivi che mi ero sempre prefissato e nonostante ciò mi vengono questi attacchi inutili.
Non dovrei averne perchè sto bene e non ci sono logiche per cui dovrebbero venire.
Vorrei evitare farmaci pesantissimi, vi chiedo se c'è qualche cosa di leggero che possa aiutarmi a gestirli...
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Dr. Giovanni Federico Psicologo 55 4
Gentile utente,

l'ansia non risponde a precisi modelli di algebra booleana e/o di logica formale. Piuttosto, è intimamente connessa con alcuni aspetti piuttosto arcaici legati al funzionamento cognitivo umano, che sfuggono pertanto al controllo delle "logiche". Ciò per dirle che il tipo di associazione "realizzazione obiettivi, stili di vita che apparentemente funzionano bene == assenza d'ansia" è, ahimè, errato.

Lei parla di attacchi "inutili", come qualcosa che irrompe "senza senso" nella sua vita. Tuttavia, il valore cognitivo insostituibile del sintomo (qualsiasi sintomo) è quello di offrirsi quale potente distrattore. Un modo attraverso cui "frenarla" o, paradossalmente, invitarla a "perdere il controllo".

Questa è, probabilmente, la più importante "etichetta di senso" inscrivibile nel variegato spettro dei disturbi d'ansia.
In breve, l'ansia è sua alleata, non sua nemica, in questo particolare momento storico. Sta lì ad indicarle che "qualcosa non va", che l'organizzazione "già perfetta" della sua vita - forse - non lascia spazio, per l'appunto, a margini di perfettibilità, ergo a stimoli trasformativi.

Mi verrebbe da chiederle, ad esempio, se il particolare momento storico (lockdown), nel rompere la sua routine, non possa aver impattato talune strutture di controllo a cui lei, in qualche modo, si aggrappa nella gestione della sua quotidianità.

Infine, questa non è la sede in cui si consigliano farmaci (pesanti o leggeri) per "gestire" l'ansia. Piuttosto, la inviterei a "gestire" il rapporto che ha con questo problema facendo ricorso ad uno strumento potentissimo: l'Altro.

Si affidi con fiducia ad uno psicologo, che possa aiutarla a "dotare di senso" i sintomi che descrive, tenendo nuovamente a mente che l'ansia, lungi dall'essere inutile, sta lì a segnalarle che qualcosa nella sua vita meriterebbe una ristrutturazione.

Se vuole, mi tenga aggiornato.

Cordialità.

Giovanni Federico, PhD
Web: https://www.neuropsicologo.net
Mobile: (+39) 349 85 27 200

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