Frustrazione nei rapporti interpersonali
Gentili medici,
Da tempo riscontro un forte fastidio a livello psicologico associato spesso ad ansia quando ho a che fare con persone che dimostrano scarsa intelligenza o ignoranza.
Mi spiego meglio, sono un ragazzo di 23 anni, sin da piccolo giudicato sempre molto brillante e sveglio, ad oggi sto completando gli studi in giurisprudenza e sempre più spesso mi rendo conto di come non riesca a rapportarmi in maniera sana con persone ottuse, seppure riesco a portare avanti relazioni normali ne esco comunque irritato, frustrato e con la tipica sensazione di impotenza di fronte a discussioni anche semplici, questo a mio parere perché principalmente cerco di tacere o comunque di lasciar perdere.
Queste sensazioni fastidiose crescono in maniera esponenziale quando mi capita di avere invece vere e proprie discussioni con queste persone, io penso perché da un lato vorrei imporre la mia posizione, anche con la forza, e dall'altro riconosco che non è questa la strada giusta, di fatto assecondando l'altra persona.
In sostanza comportandomi con superiorità finisco col sentirmi inferiore di fronte a me stesso.
Principalmente penso che il problema sia il mio atteggiamento nei confronti del problema stesso, purtroppo però non riesco a trovare una soluzione autonomamente e spero vogliate indicarmi la strada o la chiave di lettura più corretta.
Vi ringrazio in anticipo per il tempo dedicatomi.
Da tempo riscontro un forte fastidio a livello psicologico associato spesso ad ansia quando ho a che fare con persone che dimostrano scarsa intelligenza o ignoranza.
Mi spiego meglio, sono un ragazzo di 23 anni, sin da piccolo giudicato sempre molto brillante e sveglio, ad oggi sto completando gli studi in giurisprudenza e sempre più spesso mi rendo conto di come non riesca a rapportarmi in maniera sana con persone ottuse, seppure riesco a portare avanti relazioni normali ne esco comunque irritato, frustrato e con la tipica sensazione di impotenza di fronte a discussioni anche semplici, questo a mio parere perché principalmente cerco di tacere o comunque di lasciar perdere.
Queste sensazioni fastidiose crescono in maniera esponenziale quando mi capita di avere invece vere e proprie discussioni con queste persone, io penso perché da un lato vorrei imporre la mia posizione, anche con la forza, e dall'altro riconosco che non è questa la strada giusta, di fatto assecondando l'altra persona.
In sostanza comportandomi con superiorità finisco col sentirmi inferiore di fronte a me stesso.
Principalmente penso che il problema sia il mio atteggiamento nei confronti del problema stesso, purtroppo però non riesco a trovare una soluzione autonomamente e spero vogliate indicarmi la strada o la chiave di lettura più corretta.
Vi ringrazio in anticipo per il tempo dedicatomi.
[#1]
Gentile utente,
le sensazioni che prova, non estranee a molti che hanno un pensiero veloce e competenze in settori specifici, sono in effetti dannose per le relazioni umane, specie nel campo professionale che sarà presto il suo, e nocive per il benessere psicofisico.
Nascono da quelle che Albert Ellis, il fondatore della psicoterapia che si chiama REBT, individuò come "idee irrazionali".
Cercando di ridurre la spiegazione in poche parole (qualcosa di più troverà in rete e sul manuale di autoterapia di Ellis) ognuno di noi ha una serie di convinzioni non sempre e non del tutto sbagliate se espresse in una forma limitata e relativa ad un preciso contesto, ma del tutto assurde se assolutizzate.
Le faccio un esempio. Se lei desidera che il suo affetto sia corrisposto dalla persona che ama, dai suoi amici, dai suoi familiari, chi può darle torto? Stessa cosa se le sembra opportuno crearsi la reputazione di persona stimabile.
Proviamo però ad assolutizzare queste idee. "Queste persone mi DEVONO assolutamente amare e rispettare, perché altrimenti per me E' FINITA. Anzi, TUTTI mi DEVONO amare e rispettare, perché io LO MERITO, altrimenti significa che NON VALGO NULLA".
Ho scritto in maiuscolo le formulazioni irrazionali. Non pensi che solo un pazzo esprimerebbe in questi termini un normale desiderio d'affetto e di rispetto; quanti di questi "pazzi", non identificati per tempo, uccidono la donna con cui stanno da pochi mesi, la moglie e i figli piccoli, il vicino di casa che occupa il loro posto-macchina?
Venendo al suo caso specifico, lei scrive di un fastidio crescente nelle discussioni con persone impreparate o poco intelligenti.
Noi psicologi REBT cercheremmo subito il "must", come lo chiamava Ellis: il dovere categorico che lei attribuisce all'altro di capire le sue argomentazioni, accettarle, oppure dichiarare: "Io non capisco nulla, hai ragione tu".
C'è un qualche motivo per cui sarebbero tenuti a fare questo? Che siano di cervello corto non vieta a queste persone di muoversi nel mondo, azione per la quale devono pur avere una specie di bussola, fatta di opinioni più o meno sostenibili: non possono vivere riconoscendo ad ogni passo la propria insufficienza, solo perché lei vorrebbe questo! Anzi, è noto che meno informazioni fondate si hanno, più si manifesta l'effetto Dunning Kruger.
Le lascio il piacere di cercare in rete come funziona questo effetto, ma attenzione: se non stiamo attenti ci caschiamo tutti. Sapere di psicologia non mi rende esperta di fisica, per esempio, e competenze di legge non rendono più abili nell'impagliare una sedia o nel cucinare l'abbacchio al forno.
Le vorrei infine ricordare l'utilità di preservare prima di tutto il suo benessere, per il quale i fumi della rabbia sono veleno.
Mediti su questi spunti. Stia bene.
le sensazioni che prova, non estranee a molti che hanno un pensiero veloce e competenze in settori specifici, sono in effetti dannose per le relazioni umane, specie nel campo professionale che sarà presto il suo, e nocive per il benessere psicofisico.
Nascono da quelle che Albert Ellis, il fondatore della psicoterapia che si chiama REBT, individuò come "idee irrazionali".
Cercando di ridurre la spiegazione in poche parole (qualcosa di più troverà in rete e sul manuale di autoterapia di Ellis) ognuno di noi ha una serie di convinzioni non sempre e non del tutto sbagliate se espresse in una forma limitata e relativa ad un preciso contesto, ma del tutto assurde se assolutizzate.
Le faccio un esempio. Se lei desidera che il suo affetto sia corrisposto dalla persona che ama, dai suoi amici, dai suoi familiari, chi può darle torto? Stessa cosa se le sembra opportuno crearsi la reputazione di persona stimabile.
Proviamo però ad assolutizzare queste idee. "Queste persone mi DEVONO assolutamente amare e rispettare, perché altrimenti per me E' FINITA. Anzi, TUTTI mi DEVONO amare e rispettare, perché io LO MERITO, altrimenti significa che NON VALGO NULLA".
Ho scritto in maiuscolo le formulazioni irrazionali. Non pensi che solo un pazzo esprimerebbe in questi termini un normale desiderio d'affetto e di rispetto; quanti di questi "pazzi", non identificati per tempo, uccidono la donna con cui stanno da pochi mesi, la moglie e i figli piccoli, il vicino di casa che occupa il loro posto-macchina?
Venendo al suo caso specifico, lei scrive di un fastidio crescente nelle discussioni con persone impreparate o poco intelligenti.
Noi psicologi REBT cercheremmo subito il "must", come lo chiamava Ellis: il dovere categorico che lei attribuisce all'altro di capire le sue argomentazioni, accettarle, oppure dichiarare: "Io non capisco nulla, hai ragione tu".
C'è un qualche motivo per cui sarebbero tenuti a fare questo? Che siano di cervello corto non vieta a queste persone di muoversi nel mondo, azione per la quale devono pur avere una specie di bussola, fatta di opinioni più o meno sostenibili: non possono vivere riconoscendo ad ogni passo la propria insufficienza, solo perché lei vorrebbe questo! Anzi, è noto che meno informazioni fondate si hanno, più si manifesta l'effetto Dunning Kruger.
Le lascio il piacere di cercare in rete come funziona questo effetto, ma attenzione: se non stiamo attenti ci caschiamo tutti. Sapere di psicologia non mi rende esperta di fisica, per esempio, e competenze di legge non rendono più abili nell'impagliare una sedia o nel cucinare l'abbacchio al forno.
Le vorrei infine ricordare l'utilità di preservare prima di tutto il suo benessere, per il quale i fumi della rabbia sono veleno.
Mediti su questi spunti. Stia bene.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Dottoressa la ringrazio sentitamente per la completezza, la precisione e l'utilità degli spunti che ha voluto fornirmi. Approfondirò sicuramente l'argomento.
Vorrei solo specificare che la mia non è mancanza di umiltà in certe occasioni, anzi, spesso mi capita di sedermi e ascoltare appunto per comprendere cose che non so, ecco in queste occasioni mi chiedo piuttosto perché altre persone non possano fare lo stesso.
Ma credo che quanto ha già esposto con chiarezza sia utile anche in questo senso.
Vorrei solo specificare che la mia non è mancanza di umiltà in certe occasioni, anzi, spesso mi capita di sedermi e ascoltare appunto per comprendere cose che non so, ecco in queste occasioni mi chiedo piuttosto perché altre persone non possano fare lo stesso.
Ma credo che quanto ha già esposto con chiarezza sia utile anche in questo senso.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 07/05/2020.
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