è possibile che mi sia convinta di non amare più mio marito?

Sto con mio marito da 18 anni ma gli ultimi 3 anni sono stati drammatici.
Lho tradito e ho provato interesse per altre persone.

Ci siamo lasciati diverse volte ma siamo tornati insieme.
Ancora oggi mi chiedo se lo amo ancora o no.

Lui sostiene che mi sono AUTOCONVINTA di non amarlo più.
Ma è possibile questa cosa?

A che pro?
Non dovrei essere felice di amarlo?
Perché dovrei condizionarmi nel convincermi di non amarlo?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
a parte certi effetti di stanchezza e ricerca di nuovi stimoli che talvolta mettono in forse anche relazioni molto valide, lei fornisce pochi elementi per comprendere il suo caso.
Attenendomi solo a questi, le dirò che l'affermazione di suo marito (lei si sarebbe autoconvinta di non amarlo) sembra ispirata alla volontà di ignorare le sue parole e i suoi sentimenti, forse per un'eccessiva paura di essere lasciato. Ogni benessere personale, e quello della vostra relazione, devono invece partire dall'ascolto e dall'attenzione ai sentimenti e alle emozioni che si stanno realmente agitando in ciascuno di voi.
Ora, di quello che sente, l'unica testimone è lei stessa.
Al di là di qualunque ragionamento interno o manipolazione esterna, ci sono di certo delle reazioni emotive che accompagnano il pensiero di suo marito, la sua vista, i dialoghi, gli abbracci, insomma tutte le occasioni di contatto con lui.
Provi ad analizzarle senza pregiudizio, anche considerando che gli stati emotivi sono mutevoli, e un periodo di indifferenza o addirittura di fastidio non è necessariamente indice della fine di un legame d'amore, se solidamente fondato e non compromesso da delusioni, incomprensioni, maltrattamenti.
Cominci dunque a prendere nota di quello che sente nei confronti di suo marito, poi si chieda con altrettanta sincerità quali sono le altre sue emozioni in questo momento, le persone, le vacanze o le nuove attività che sente di desiderare maggiormente.
Si osservi per almeno una settimana senza permettere a nessuno di sostituirsi a lei nel dirle quello che sente e quello che pensa, poi ci scriva ancora.
A presto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie mille dott. Ssa.
Posso aggiungere il fattore fisico che è ormai inesistente da anni.
Nessun abbraccio o bacio o gesto d affetto. Lui giustamente dice che è per causa mia perché sono io che lho tradito e io che ho mosso pensieri di chiusura del mio sentimento. Non ho attrazione ne forse più voglia di comunicare. È da tre anni che andiamo avanti così e non capisco cosa mi frena dal mettere un punto definitivo a questa storia
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
se sta dicendo che da tre anni non avete nessun genere di rapporto sessuale, il vostro matrimonio è finito, e non capisco per quale ragione lei si ponga ancora la domanda se ama o no suo marito.
Tra l'altro mi sembra che lui l'accusi di essere la responsabile dell'attuale freddezza. E dunque, quali provvedimenti ha preso, lui, per ricostruire o per interrompere il matrimonio? E lei? Una così lunga fase di stallo quale scopo avrebbe, se non quello di torturarvi a vicenda?
Il vostro è uno di quei casi che richiedono il consulente di coppia per uscire dal groviglio di compromessi, manipolazioni, aggiustamenti, bugie, dominio dell'uno sull'altro, sotterranea violenza esercitata con le parole e con la negazione dell'affetto, come un braccio di ferro distruttivo.
Se poi ci sono figli, la consulenza di coppia è doverosa per dare ordine razionale alla vostra storia, qualunque sia la conclusione, limitando i danni per loro.
Auguri.
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Utente
Utente
In tre anni sono stati pochissimi i rapporti e a dicembre ci abbiamo riprovato dopo 6 mesi di separazione.
Io non ho provato nulla e penso anche lui.
Abbiamo una bambina e sicuramente questo fattore ci tiene legati.
Io ho avuto una relazione extra coniugale dove mi sono anche innamorata. Non era solo sesso. Ma anche questo fattore che sarebbe dovuto essere deciso non ho trovato il giusto slancio per mettere fine al matrimonio.
Abbiamo provato già la terapia di coppia ma dopo solo due sedute ci siamo arresi perché non portava a nulla.
Io ho sicuramente sbagliato moltissimo nei suoi confronti e lui proprio per questi miei errori dice che non tocca a lui fare qualcosa ma sono io che devo fare dei passi verso di lui.
Mi accusa di non averci riprovato veramente. Ma cosa significa? A dicembre quando sono tornata a casa anche fisicamente io ci ho riprovato ma dura 10 20 giorni massimo il mio entusiasmo poi scema nell apatia
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
in una situazione che appare confusa da tutte e due le parti, e dove un consulente sarebbe essenziale per ricostruire con voi un progetto sensato di futuro, come coppia o no, colpisce il fatto che lei scriva: "Abbiamo provato già la terapia di coppia ma dopo solo due sedute ci siamo arresi perché non portava a nulla".
Se portasse invece alla soluzione non si può vedere in due sedute, cara utente. Nelle prime sedute, una o due coi due coniugi, una con ciascun coniuge e così via per almeno sei mesi, il terapeuta è ancora nella fase di studio del problema, e i coniugi cominciano a riflettere e agire in base alle sue indicazioni. Cosa aspettavate, invece, il colpo di bacchetta magica?
Quanto a suo marito, dice che la accusa "di non averci riprovato veramente" e chiede: "Ma cosa significa?". Questa domanda andrebbe rivolta a suo marito, direi, ed era il terapeuta di coppia quello che avrebbe trovato il modo per ottenere la risposta.
Altra cosa che andrebbe definita: lei si è innamorata, ha intrapreso una relazione extraconiugale, ma dice che non ha avuto "il giusto slancio" per mettere fine al matrimonio. E del nuovo partner cosa ne è stato? Non ha avuto voce in capitolo? Come pure suo marito, è rimasto passivamente ad aspettare, salvo poi riempirla di sensi di colpa?
Scrive: "Io ho sicuramente sbagliato moltissimo nei suoi confronti e lui proprio per questi miei errori dice che non tocca a lui fare qualcosa ma sono io che devo fare dei passi verso di lui".
Quali passi esattamente si aspetta, suo marito? Per parte sua, lui si ritiene immune da ogni responsabilità?
Nell'incapacità di chiarire tutto questo, perché avete rinunciato al terapeuta, unico che avrebbe potuto ricavare da voi le parole che evidentemente non dite nemmeno a voi stessi?
Il terapeuta di coppia avrebbe inoltre individuato la ragione di questa apatia sessuale che mi pare coinvolga tutti e due. Probabilmente -mi corregga se sbaglio- non siete mai stati degli amanti appassionati, ma gli altri elementi di intesa quali erano? Su quali basi avete costruito il vostro matrimonio?
Se volete pensare alla bambina -quanti anni ha?- dovreste proprio cercare di fare chiarezza.
Auguri.
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Utente
Utente
Il terapeuta di coppia secondo me ha una sua utilità quando c'è massima onestà e sincerità da entrambe le parti e io ovviamente vista la situazione non potevo esattamente dire tutto quindi mi sembrava si una strada giusta mz anche inutile se non potevo essere onesta al 100%
Mio marito intende per fare qualcosa, dei passi fisici verso di lui, un abbraccio un bacio una carezza, mostrare un interesse che invece da parte mia non vede.
Ho avuto due relazioni in questi ultimi 3 anni
E entrambi i ragazzi si sono innamorati solo che il primo essendo più grande e forse più maturo mi ha detto dopo 1 anno che se non capivo cosa fare lui non poteva più stare in questa situazione e così ci siamo allontanati con molta sofferenza.
Il secondo essendo di 2 anni più giovane sicuramente con un carattere più impetuoso e deciso non ha mai mollato la presa e fino ad oggi continua a scrivermi messaggi. Lui vuole stare con me e la cosa che gli fa più male è che io sto pensando a campare e non a vivere perché per la paura del giudizio e di salvare l apparenza sto rischiando di accontentarmi.
Esattamente il sesso non è mai stata la nostra prerogativa però lo facevamo e stavamo bene ( adesso dopo aver provato cosa significa veramente andare a letto con un uomo mi sorgono mille dubbi perché ho scoperto una sessualità che non pensavo esistesse) siamo stati una coppia sempre molto allegra con tante passioni in comune e tanta voglia di parlare. Io la benzina e lui il diesel ( così come lui stesso mi ha definita, dicendo che una volta che nel rapporto di coppia mi sono spenta io lui è stata una conseguenza)
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile signora,
spesso mi rendo conto di quanto più aiuto potremmo dare, noi psicologi, se le persone ci chiedessero come funziona il nostro lavoro, anziché immaginarselo, forse dopo aver visto qualche brutto film con il paziente steso sul lettino che "confessa le sue colpe", e il terapeuta alle sue spalle come un investigatore o un cavadenti.
Gentile signora, la funzione del terapeuta non può essere fantasiosamente interpretata. Nessun paziente, nemmeno in seduta singola, è "onesto" e "sincero", per usare le sue espressioni, e questo non solo perché non vuole esporsi al biasimo (che non ci sarebbe, perché il terapeuta, per professione, è non giudicante).
Il paziente non può essere sincero perché: 1) ha costruito il proprio traballante equilibrio su una visione falsa della realtà (per un esempio, pensi a suo marito che vuol credere che lei si sia autoconvinta di non amarlo); 2) non sa veramente quello che vuole, ed è il terapeuta che con gli strumenti della professione cerca -se ha la fiducia e la disponibilità del paziente- di fare affiorare i suoi reali bisogni e desideri.
In terapia di coppia, come le è stato certamente spiegato, oltre ai colloqui insieme, ognuno dei partner svolge colloqui singoli col terapeuta, e non nel primo, ma nei successivi, a poco a poco la cosiddetta "verità" viene fuori.
Questa verità non è rappresentata solo dai fatti, ma dalla loro motivazione, che il più delle volte, ripeto, è ignota al paziente stesso.
Vediamo per esempio il suo caso:
-nella prima lettera ci chiede se è possibile che lei si sia autoconvinta di non amare suo marito;
-di seguito viene fuori la sua resistenza fisica ed emotiva a suo marito (e traspare un atteggiamento ambiguo di lui)
-infine, cadendo in contraddizione, lei descrive il passato del suo matrimonio come idilliaco: "il sesso non è mai stata la nostra prerogativa però lo facevamo e stavamo bene"; "siamo stati una coppia sempre molto allegra con tante passioni in comune e tanta voglia di parlare".
E tutto questo benessere si sarebbe interrotto... per quale ragione? Raramente una persona felice ricorre all'adulterio. Se lo fa, per una transitoria crisi personale o di coppia, cerca di recuperare il matrimonio... se era vivo e vitale, e non "per la paura del giudizio e di salvare l apparenza".
Quest'ultima motivazione fa capire allo psicologo che la paziente non è ancora libera di scegliere, e vuol credere vivente ciò che non lo è più, per paura. Quella stessa paura è la vera ragione per cui scappa dalla terapia. In terapia scoprirebbe tante cose... anche che un matrimonio si salva, se lo merita, ripartendo da zero, e non mantenendone in piedi la copia mummificata.
Ma finché lei continuerà a pensare che con due sedute ha scoperto tutto quello che c'era da scoprire sulla funzione dello psicologo, si farà incantare da un ragazzetto che la bombarda di messaggini e farà torto a tutti, sé stessa per prima.
Altro non posso dirle. Le faccio tanti auguri.