Approccio sbagliato
Ho 40 anni, sposata da 11 con l’unico uomo della mia vita, che ho conosciuto a 16 anni e da allora non ci siamo più lasciati. Ho due bambini di 2 e 7 anni e un lavoro che mi piace molto.
Sono in cura da una psicologa. Motivo: mi è sempre capitato periodicamentedi innamorarmi di altri uomini che non siano mio marito. Fino ad ora è stato un innamoramento “solo mio”, nel senso che tenevo questa cosa per me, senza manifestarla all’uomo “del momento”, con conseguenti sofferenze e malesseri, sentimenti da adolescente insomma. Ma quest’anno sono uscita allo scoperto: ho contattato l’uomo di cui mi sono “innamorata”, ci sono uscita , ci ho fatto sesso. Capita però che il tipo non si comporta come io vorrei: io vorrei sentirlo (non vederlo) più spesso, mando numerosi sms ai quali non risponde. E io soffro da cani, esco fuori di testa. E’ una persona importante, impegnatissima, sposato con due figli; mi dice che per un paio di settimane non ci possiamo sentire perché è più impegnato del solito. E io mi innamoro di un altro: collega, non sposato: penso che questo sarà più disponibile; peggio che mai. E’ stato lasciato dalla moglie appena sposati che per giunta gli ha mollato una bimba di pochi mesi da tirare su. E’ talmente incasinato che non ci si può neanche parlare: però gli piaccio. Ma oltre dei baci dati di nascosto a lavoro, a lui non interessa altro: quando gli propongo di uscire assieme dice che è troppo incasinato, che ha riempito le sue giornate di impegni proprio per non pensare ai problemi della sua vita. E che non vuole altri pensieri. E io soffro terribilmente: il mio umore dipende dal comportamento di questi uomini: se fanno ciò che io gli chiedo sono al settimo cielo, se non mi danno corda, cado nello sconforto più assoluto.
Di essere simpatica e piacevole lo sapevo, ma solo a 40 anni ho scoperto anche di essere bella e questo fatto mi spinge a contattare questi uomini, cosa per me fino ad ora impensabile. Da questi uomini io sono molto attirata sessualmente e questo mi sembra molto strano. Per me il sesso è sempre stato un qualcosa da fare “per esigenza fisica” quando ne sento il desiderio, con mio marito i rapporti si riducono a uno o due al mese, quando decido io.
Da piccola (dai 5 ai 12 anni) ho subito “particolari attenzioni” da parte di mio padre e miei fratelli. Si trattava di giochi a sfondo sessuale: mio padre con la scusa di fare dei giochi di forza portava le mie mani sul suo pene indurito (cosa che non capivo sul momento di cui mi son resa conto solo verso i 17 anni quando ho cominciato ad avere le mie prime esperienze sessuali); miei fratelli venivano a farmi delle “visite notturne” e toccavano le mie parti intime: a me piaceva e quindi non gli impedivo di farlo, fino a quando mi è arrivato il mio primo ciclo e allora il gioco non mi piaceva più e l’ho interrotto, scacciandoli. Nessuno, i miei genitori, mia sorella che dormiva in camera con me, non si sono mai accorti di niente.
La mia psicologa mi ha detto che con me ha SBAGLIATO approccio: che l’esame della mia infanzia non è servito a niente in questo momento, che avrebbe dovuto dare più attenzione al presente. Che ho bisogno di un’assistenza più frequente che lei, come dipendente di un pubblico servizio, non mi può dare e mi farà seguire da un suo collega. Ma come si può? Mi sento veramente a terra.
Sono in cura da una psicologa. Motivo: mi è sempre capitato periodicamentedi innamorarmi di altri uomini che non siano mio marito. Fino ad ora è stato un innamoramento “solo mio”, nel senso che tenevo questa cosa per me, senza manifestarla all’uomo “del momento”, con conseguenti sofferenze e malesseri, sentimenti da adolescente insomma. Ma quest’anno sono uscita allo scoperto: ho contattato l’uomo di cui mi sono “innamorata”, ci sono uscita , ci ho fatto sesso. Capita però che il tipo non si comporta come io vorrei: io vorrei sentirlo (non vederlo) più spesso, mando numerosi sms ai quali non risponde. E io soffro da cani, esco fuori di testa. E’ una persona importante, impegnatissima, sposato con due figli; mi dice che per un paio di settimane non ci possiamo sentire perché è più impegnato del solito. E io mi innamoro di un altro: collega, non sposato: penso che questo sarà più disponibile; peggio che mai. E’ stato lasciato dalla moglie appena sposati che per giunta gli ha mollato una bimba di pochi mesi da tirare su. E’ talmente incasinato che non ci si può neanche parlare: però gli piaccio. Ma oltre dei baci dati di nascosto a lavoro, a lui non interessa altro: quando gli propongo di uscire assieme dice che è troppo incasinato, che ha riempito le sue giornate di impegni proprio per non pensare ai problemi della sua vita. E che non vuole altri pensieri. E io soffro terribilmente: il mio umore dipende dal comportamento di questi uomini: se fanno ciò che io gli chiedo sono al settimo cielo, se non mi danno corda, cado nello sconforto più assoluto.
Di essere simpatica e piacevole lo sapevo, ma solo a 40 anni ho scoperto anche di essere bella e questo fatto mi spinge a contattare questi uomini, cosa per me fino ad ora impensabile. Da questi uomini io sono molto attirata sessualmente e questo mi sembra molto strano. Per me il sesso è sempre stato un qualcosa da fare “per esigenza fisica” quando ne sento il desiderio, con mio marito i rapporti si riducono a uno o due al mese, quando decido io.
Da piccola (dai 5 ai 12 anni) ho subito “particolari attenzioni” da parte di mio padre e miei fratelli. Si trattava di giochi a sfondo sessuale: mio padre con la scusa di fare dei giochi di forza portava le mie mani sul suo pene indurito (cosa che non capivo sul momento di cui mi son resa conto solo verso i 17 anni quando ho cominciato ad avere le mie prime esperienze sessuali); miei fratelli venivano a farmi delle “visite notturne” e toccavano le mie parti intime: a me piaceva e quindi non gli impedivo di farlo, fino a quando mi è arrivato il mio primo ciclo e allora il gioco non mi piaceva più e l’ho interrotto, scacciandoli. Nessuno, i miei genitori, mia sorella che dormiva in camera con me, non si sono mai accorti di niente.
La mia psicologa mi ha detto che con me ha SBAGLIATO approccio: che l’esame della mia infanzia non è servito a niente in questo momento, che avrebbe dovuto dare più attenzione al presente. Che ho bisogno di un’assistenza più frequente che lei, come dipendente di un pubblico servizio, non mi può dare e mi farà seguire da un suo collega. Ma come si può? Mi sento veramente a terra.
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Gentile signora, è difficile dire se la collega abbia o meno sbagliato approccio, da qui, senza conoscerla direttamente. D'altra parte, se lei avesse omesso la parte relativa alle "attenzioni" che ha ricevuto da piccola, mi sarei probabilmente fatto l'idea di una donna che ha perso tanti treni da ragazza, che non ha avuto esperienze a sufficienza e che ora, con le lancette dell'orologio che avanzano inesorabili, sente forte il bisogno di recuperare il tempo perduto. Ma anche questa sarebbe forse un'interpretazione, dato che mancano dati di prima mano sul suo conto.
Una cosa però posso dirle con sicurezza: il comportamento degli uomini con i quali sta uscendo non è per niente inusuale. Anzi, sarebbe stato fin troppo prevedibile.
Cordiali saluti
Una cosa però posso dirle con sicurezza: il comportamento degli uomini con i quali sta uscendo non è per niente inusuale. Anzi, sarebbe stato fin troppo prevedibile.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Cara signora, la sua psicologa è stata piuttosto onesta e le ha evidenziato il suo limite di intervento. Tuttavia inviandola presso la sua collega ha effettuato una giusta manovra che lei dovrebbe seguire. Il suo atteggiamento nei confronti degli altri uomini potrebbe evidenziare una sua frustrazione o insoddisfazione coniugale che tenta di risolvere nella ricerca di altre storie esterne. Tuttavia quando racconta delle difficoltà dei suoi nuovi partner di approfondire certe relazioni mi fa sospettare che quest'ultimi, percependo questa sua sensibilità, possano approfittare della situazione per poi rifuggire nel loro quotidiano con le classiche scuse del tipo "sono impegnatissimo" (sto ipotizzando si intende). Detto questo le consiglio di seguire la sua eventuale nuova psicologa costruisca una buona relazione terapeutica con lei ed affronti serenamente le sue problematiche.
cordialmente
cordialmente
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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