Il mio ragazzo ha la depressione
Salve, mi chiamo Roberta, ho 18 anni, e da circa 5 mesi sto insieme ad un ragazzo di 21 anni.
Sin da subito ci siamo trovati molto bene insieme, provo un amore molto forte e sincero per lui.
Soffre di depressione reattiva, da quando sto con lui credo di aver assistito solo ad una vera grave ricaduta depressiva, in cui ignorava totalmente la mia presenza e si dimostrava quasi apatico o assente nei confronti di tutti.
è durata circa 2 o 3 giorni.
Ha un rapporto molto triste e tossico con tutti i suoi membri della famiglia, in particolare con il padre.
Esso soffre di disturbo narcisistico della personalità, mentre sua sorella del disturbo borderline.
La madre non sono ancora riuscita a individuarla caratterialmente ma si è trasferita molto lontano con il suo nuovo compagno e si interessa molto poco ai figli.
Il mio ragazzo è molto sensibile e tiene tanto sia a suo padre sia a sua sorella, ma viste le loro condizioni psicologiche lo trattano tutto tranne che bene e come un figlio/fratello.
Ogni volta che questi due soggetti (sempre dimostrando una maggiore sensibilità verso le azioni del padre) si comportano male nei suoi confronti (letteralmente ogni volta che hanno approcci con lui) si butta giù e inizia ad esprimere un forte disagio che ha con se stesso.
Dice di essere lui il problema che ha portato i membri della sua famiglia ad agire così nei suoi confronti nonostante lui non abbia fatto nulla; dice di fare schifo e di non essere realmente la persona che si dimostra (buona e gentile) ma che in realtà finge (quindi dice di essere cattivo e menefreghista).
In questi momenti esprime zero fiducia in se stesso e nelle proprie capacità, non riconosce i suoi prego definendoli appunto finzione.
Quello che credo io è che sia rimasto segnato dal rapporto tossico con la sua famiglia e dalle informazioni tossiche e distruttive che gli hanno inculcato sin da piccolo, e ciò lo porta ad avere queste convinzioni pessimistiche di se stesso.
Ha spesso questo tipo di ricadute che di solito passano dopo aver passato del tempo insieme a lui oppure dopo un mio discorso.
Inoltre ha molto spesso attacchi d'ansia e tensioni allo stomaco, anche durante momenti pacifici e piacevoli.
Finita la quarantena vuole andare da uno psicologo perché teme di soffrire dello stesso disturbo del padre ma è comunque fortemente convinto di avere qualche tipo di disturbo.
Amo molto questo ragazzo e l'impossibilità di vederlo in questo periodo diventa ancora piu pesante quando mi manda messaggi in cui esprime questi suoi disagi di cui è fortemente convinto.
Vorrei aiutarlo nel modo migliore possibile per questo mi rivolgo a voi, cosa posso fare/dirgli?
Sin da subito ci siamo trovati molto bene insieme, provo un amore molto forte e sincero per lui.
Soffre di depressione reattiva, da quando sto con lui credo di aver assistito solo ad una vera grave ricaduta depressiva, in cui ignorava totalmente la mia presenza e si dimostrava quasi apatico o assente nei confronti di tutti.
è durata circa 2 o 3 giorni.
Ha un rapporto molto triste e tossico con tutti i suoi membri della famiglia, in particolare con il padre.
Esso soffre di disturbo narcisistico della personalità, mentre sua sorella del disturbo borderline.
La madre non sono ancora riuscita a individuarla caratterialmente ma si è trasferita molto lontano con il suo nuovo compagno e si interessa molto poco ai figli.
Il mio ragazzo è molto sensibile e tiene tanto sia a suo padre sia a sua sorella, ma viste le loro condizioni psicologiche lo trattano tutto tranne che bene e come un figlio/fratello.
Ogni volta che questi due soggetti (sempre dimostrando una maggiore sensibilità verso le azioni del padre) si comportano male nei suoi confronti (letteralmente ogni volta che hanno approcci con lui) si butta giù e inizia ad esprimere un forte disagio che ha con se stesso.
Dice di essere lui il problema che ha portato i membri della sua famiglia ad agire così nei suoi confronti nonostante lui non abbia fatto nulla; dice di fare schifo e di non essere realmente la persona che si dimostra (buona e gentile) ma che in realtà finge (quindi dice di essere cattivo e menefreghista).
In questi momenti esprime zero fiducia in se stesso e nelle proprie capacità, non riconosce i suoi prego definendoli appunto finzione.
Quello che credo io è che sia rimasto segnato dal rapporto tossico con la sua famiglia e dalle informazioni tossiche e distruttive che gli hanno inculcato sin da piccolo, e ciò lo porta ad avere queste convinzioni pessimistiche di se stesso.
Ha spesso questo tipo di ricadute che di solito passano dopo aver passato del tempo insieme a lui oppure dopo un mio discorso.
Inoltre ha molto spesso attacchi d'ansia e tensioni allo stomaco, anche durante momenti pacifici e piacevoli.
Finita la quarantena vuole andare da uno psicologo perché teme di soffrire dello stesso disturbo del padre ma è comunque fortemente convinto di avere qualche tipo di disturbo.
Amo molto questo ragazzo e l'impossibilità di vederlo in questo periodo diventa ancora piu pesante quando mi manda messaggi in cui esprime questi suoi disagi di cui è fortemente convinto.
Vorrei aiutarlo nel modo migliore possibile per questo mi rivolgo a voi, cosa posso fare/dirgli?
[#1]
Gentile utente,
immagino che i tre casi clinici di cui ci parla (il suo ragazzo, la sorella e il padre di lui) abbiano ricevuto la diagnosi che lei riferisce da uno psichiatra, che ha certo prescritto le idonee terapie, farmacologiche e psicologiche.
Spesso nelle situazioni quali quelle che ci delinea si prospetta la terapia familiare, quando il distacco di uno dei membri dal nucleo familiare si dimostra impossibile o non opportuno.
Appare quindi singolare che lei dica, a proposito del suo ragazzo: "Finita la quarantena vuole andare da uno psicologo perché teme di soffrire dello stesso disturbo del padre ma è comunque fortemente convinto di avere qualche tipo di disturbo".
Ma dunque, se non è ancora andato da uno specialista, la depressione reattiva chi l'ha diagnosticata?
Lei conclude con le parole: "Vorrei aiutarlo nel modo migliore possibile per questo mi rivolgo a voi, cosa posso fare/dirgli?".
Cara ragazza, non stiamo parlando di tristezze o di piccole incomprensioni familiari, ma di malattie. Lei può solo incoraggiare il suo ragazzo a cercare SUBITO un terapeuta (lavoriamo tutti più di prima, per lo più via skype ma anche in presenza). Soprattutto è necessario che lei non si faccia trascinare nel gioco della crocerossina, perché con le malattie non si gioca e non si scherza, mentre qualcosa mi dice che sia il suo ragazzo l'unica sorgente delle varie diagnosi che ci ha esposto. Sbaglio?
Rifletta con calma, ed eventualmente ci scriva ancora.
immagino che i tre casi clinici di cui ci parla (il suo ragazzo, la sorella e il padre di lui) abbiano ricevuto la diagnosi che lei riferisce da uno psichiatra, che ha certo prescritto le idonee terapie, farmacologiche e psicologiche.
Spesso nelle situazioni quali quelle che ci delinea si prospetta la terapia familiare, quando il distacco di uno dei membri dal nucleo familiare si dimostra impossibile o non opportuno.
Appare quindi singolare che lei dica, a proposito del suo ragazzo: "Finita la quarantena vuole andare da uno psicologo perché teme di soffrire dello stesso disturbo del padre ma è comunque fortemente convinto di avere qualche tipo di disturbo".
Ma dunque, se non è ancora andato da uno specialista, la depressione reattiva chi l'ha diagnosticata?
Lei conclude con le parole: "Vorrei aiutarlo nel modo migliore possibile per questo mi rivolgo a voi, cosa posso fare/dirgli?".
Cara ragazza, non stiamo parlando di tristezze o di piccole incomprensioni familiari, ma di malattie. Lei può solo incoraggiare il suo ragazzo a cercare SUBITO un terapeuta (lavoriamo tutti più di prima, per lo più via skype ma anche in presenza). Soprattutto è necessario che lei non si faccia trascinare nel gioco della crocerossina, perché con le malattie non si gioca e non si scherza, mentre qualcosa mi dice che sia il suo ragazzo l'unica sorgente delle varie diagnosi che ci ha esposto. Sbaglio?
Rifletta con calma, ed eventualmente ci scriva ancora.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
La depressione reattiva gli è stata diagnosticata circa un anno fa da una psicologa, che gli diceva che oltre alla depressione aveva sospetti di altri disturbi e voleva fargli fare dei test. Solo lui ha smetto di frequentare la psicologa prima che potesse accertarsi di altri disturbi. Per quanto riguarda i disturbi degli altri membri della sua famiglia sono entrambi diagnosticati da psicologi, non sono sicura di una qualche terapia seguita dal padre, mentre la sorella so che frequenta uno psichiatra e che assume psicofarmaci
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2k visite dal 19/04/2020.
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