Ansia da maternità?

Buongiorno a tutti.
Ho 37 anni e sono la mamma di un bambino di 3.
L’ho allattato fino a 23 mesi (non esclusivo), sotto consiglio della mia ginecologa e anche perchè era una cosa che tenevo a fare.
A maggio dello scorso anno ho iniziato ad avere una forte ansia.
Io sono sempre stata una ragazza sociale e solare, piena di vita.
Lo scorso anno, a quell’epoca, lavoravo, cantavo e mi dedicavo alla famiglia.
Poi c’è stato un crollo.
Una mattina mi sono sentita male.
Mi hanno detto che si è trattato di un attacco di panico.
Da lì le cose sono peggiorate.
La paura di avere problemi d’andia peggiorava tutto e poi si è aggiunto un virus intestinale che mi ha messo ko.
Verso la fine di giugno mi sono ripresa e poco a poco sono tornata alla normalità.
A settembre ho ripreso il lavoro (insegno) ma a novembre ho riavuto un crollo, partito da un pensiero intrusivo avuto mentre giocavo con mio figlio.
Ho pensato che avrei potuto fargli male.
Questo mi ha messo una tale paura da farmi sprofondare di nuovo nell’ansia.
Un mese a casa e poi sono rientrata al lavoro.
Tutto di nuovo regolare e ora è da un paio di giorni che torno ad avvertire strane sensazioni.
Mi chiedo se la mia paura di ricadere nell’ansia sia la causa di questo malessere.
Oppure è qualcosa legato a mio figlio?
A volte, in questi giorni di clausura, è stato pesante giocare con lui e mi sono fatta delle colpe.
Anche se nel profondo so di amarlo e di fare tutto ció che posso per renderlo felice, a volte ho paura di non essere una madre brava e buona...
e poi mi chiedo se possano esserci motivi di natura fisica ad influire sulla mia ansia: soffro di endometriosi e questi problemi sono presenti nei giorni che precedono il ciclo e nei cambi di stagione.

Ho una paura assurda di avere problemi mentali.
Spero di essere stata chiara.
Grazie in anticipo per l’attenzione.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
la sua osservazione finale è interessante: effettivamente il periodo pre-mestruale può essere caratterizzato anche da sintomi psichici quali ansia, flessione dell'umore, irritabilità, in seguito alla fluttuazione dei livelli ormonali (estrogeni e progesterone), che comportano una fisiologica infiammazione sistemica, nel suo caso probabilmente ancora più intensa, poiché soffre di endometriosi.
Ritengo, dunque, che sarebbe opportuno che Lei iniziasse con l'affrontare l'argomento con la sua ginecologa, valutando se sia necessario effettuare approfondimenti diagnostici in tal senso (a volte una "banale" anemia ha conseguenze anche sugli stati affettivi) e/o rivalutare le eventuali terapie in atto (la pillola anticoncezionale a volte viene somministrata proprio per mitigare i sintomi della sindrome premestruale, ma alcune donne riferiscono come effetto collaterale un'esacerbazione proprio dei pensieri ossessivi).

Noi, però, non siamo solo corpo e, in un'ottica bio-psico-sociale, possiamo aggiungere che tale sintomatologia è correlata positivamente a situazioni di stress...e quella attuale non possiamo dire che non lo sia...
Inoltre, un loro peso hanno senza dubbio le caratteristiche individuali e la storia personale: perfezionismo più o meno accentuato, ansia di tratto, livelli di autostima ed autoefficacia, con le relative criticità legate a iperresponsabilizzazione, dubbio patologico, vergogna e senso di colpa.
Questo per dire che, parallelamente le suggerirei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta della sua zona per occuparsi anche di questi aspetti.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa grazie mille per la sua risposta. Avevo iniziato un percorso con una specialista della mia zona (interrotto a causa del Covid) e si era parlato di emozioni del passato che riemergevano per l'essere diventata mamma. Effettivamente in questi giorni di clausura forzata è difficile gestire Lorenzo, anche perchè comunque sto lavorando da casa. Lui è buono, ma non sempre si ha voglia di giocare con lui e, nel mio caso, mi assalgono dei sensi di colpa. Se mi rifiuto di giocare o di stare sempre accanto a lui, penso di non essere una brava mamma, al 100%. Succede anche se lo sgrido (lui poi non riesce a sopportare che io lo sgridi perchè mi viene subito accanto baciandomi e chiedendomi scusa). Ma so anche in cuor mio che ho dei bisogni personali ed è giusto ascoltarli.
Sicuramente questa lotta interiore non mi fa bene...la cosa strana è che questi problemi diventano più fastidiosi nei cambi di stagione (da dicembre ad aprile e da giugno ad ottobre sto bene), e soprattutto al mattino, nel momento del risveglio. MI prende una forte tachicardia, come se fossi spaventata da qualcosa. Poi riesco a calmarmi con esercizi di respirazione e cercando di razionalizzare il tutto, ma comunque rimane un senso di nervosismo durante la giornata.
Grazie ancora per la sua risposta.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Il lavoro che sta effettuando attualmente (DaD, immagino) aggiunge stress allo stress della situazione generale, poiché si ritrova a dover reinventare pressoché da zero -e dall'oggi al domani- modalità, tempi, relazioni, contenuti...
E tutto ciò con un piccolo Lorenzo che le trotterella intorno e può capire solo in parte la situazione.
Diventa difficile distinguere tempi e incombenze, ruoli e compiti (di mamma, di donna e di lavoratrice), finendo per mescolare un po' tutto e, magari, sentendosi pienamente soddisfatta di niente.

Comprensibile, dunque, l'ansia mattutina: apro gli occhi, realizzo che la giornata sta per cominciare, penso a tutto quello che mi aspetta, ho elevate aspettative sulla mia performance, mi sento già stanco perché ho già consumato una quota dell'energia a mia disposizione solo a pensarci, prevale il pessimismo, mi girerei dall'altra parte...ma non posso!
Si potrebbe leggere tale tipo di ansia come un'ansia da prestazione, che nel corso della giornata si risolve man mano che di fatto assolvo ai miei compiti.

C'è qualcuno in casa con cui poter condividere la gestione del suo cucciolo? Le viene facile delegarne la cura?
Secondo Lei c'è qualche collegamento tra i mesi in cui avverte maggiormente questa problematica e il più elevato carico di lavoro che comportano l'inizio e la fine dell'anno scolastico?
Sa se, nel frattempo, lo specialista a cui si era rivolta ha attivato la possibilità di proseguire la terapia a distanza (magari anche dilazionando le sedute rispetto a prima)?

Saluti.
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