Non realizzo le cose che faccio
Buonasera a tutti, vorrei esporre un problema che ho da un pò di tempo.
La sensazione che provo è che non riesco a realizzare le cose che faccio, come se non riuscissi mentalmente.
Da circa 6 mesi mi sono trasferito e non so se questa sensazione sia associata al trasferimento ed altri eventi correlati.
Vi posso però dire che questa leggera sensazione ce l'avevo anche prima del tarsferimento seppur in forma leggera.
Io però riesco a ricordarmi le cose che faccio ma è come se non le realizzassi appunto.
E' come se avessi la sensazione che io qui non ci fossi fisicamente, come se non avessi realizzato di stare in questo ambiente circostante.
In attesa di una vostra risposta vi porgo i miei cordiali saluti.
La sensazione che provo è che non riesco a realizzare le cose che faccio, come se non riuscissi mentalmente.
Da circa 6 mesi mi sono trasferito e non so se questa sensazione sia associata al trasferimento ed altri eventi correlati.
Vi posso però dire che questa leggera sensazione ce l'avevo anche prima del tarsferimento seppur in forma leggera.
Io però riesco a ricordarmi le cose che faccio ma è come se non le realizzassi appunto.
E' come se avessi la sensazione che io qui non ci fossi fisicamente, come se non avessi realizzato di stare in questo ambiente circostante.
In attesa di una vostra risposta vi porgo i miei cordiali saluti.
[#1]
Gentile utente,
dai pochi dettagli che fornisce è piuttosto complesso costruire, attorno ai sintomi dissociativi che lamenta, una qualsivoglia cornice di senso.
Individuando nel trasferimento ed in "altri eventi correlati" un'esacerbazione della sintomatologia, sarebbe utile approfondire maggiormente questi ultimi eventi.
Tenga presente che il cambiamento di domicilio - alla pari di qualunque altra modifica che interviene incisivamente nella ristrutturazione delle proprie abitudini e dei propri spazi - può costituire un potente antecedente ansiogeno, rendendosi così attivatore di processi morbosi preesistenti, soprattutto in soggetti particolarmente predisposti. In questo caso, più che evitare i trasferimenti, è necessario intercettare i correlati neuropsicologici che sostengono il disagio.
Cordialità,
dai pochi dettagli che fornisce è piuttosto complesso costruire, attorno ai sintomi dissociativi che lamenta, una qualsivoglia cornice di senso.
Individuando nel trasferimento ed in "altri eventi correlati" un'esacerbazione della sintomatologia, sarebbe utile approfondire maggiormente questi ultimi eventi.
Tenga presente che il cambiamento di domicilio - alla pari di qualunque altra modifica che interviene incisivamente nella ristrutturazione delle proprie abitudini e dei propri spazi - può costituire un potente antecedente ansiogeno, rendendosi così attivatore di processi morbosi preesistenti, soprattutto in soggetti particolarmente predisposti. In questo caso, più che evitare i trasferimenti, è necessario intercettare i correlati neuropsicologici che sostengono il disagio.
Cordialità,
Giovanni Federico, PhD
Web: https://www.neuropsicologo.net
Mobile: (+39) 349 85 27 200
[#2]
Utente
Buonasera dottore, la ringrazio anzitutto per la cordiale risposta. Io ho anche effettuato una visita neurologica ma il medico mi ha escluso qualsiasi cosa indirizzando la cura a questi problemi verso la psicoterapia. E' da circa 5 mesi che sto assumendo Escitalopram, 12 gocce al giorno ma non ho quasi trovato nessun miglioramento. Anzi, sembra come se la cosa fosse peggiorata, in alcuni momenti mi sento davvero tanto depresso, come se la mia vita fosse diventata monotona. Cosa intende per processi morbosi preesistenti? La ringrazio ancora, cordiali saluti
[#3]
Gentile utente,
l'esame obiettivo neurologico negativo deve rassicurarla circa la non esistenza di fattori organici che sostengano i sintomi che lamenta. Riguardo l'antidepressivo prescrittole, le consiglierei un secondo parere medico, stavolta psichiatrico più che neurologico, per valutare un'eventuale modifica della terapia farmacologica in essere, tenendo in seria considerazione quanto denuncia, ovvero il peggioramento della sintomatologia depressiva.
Tenga presente anche che, a volte, gli SSRI (farmaci antidepressivi) possono generare gli stessi effetti per i quali sono assunti. In questi casi, si necessita di un intervento sul dosaggio o sulla molecola (cambiandola). Di questo, nuovamente, potrà darle affidabile riscontro uno psichiatra. Se vuole, può provare a chiedere ai colleghi della sezione "Psichiatria" di questo sito
Come le dicevo, i cambiamenti - soprattutto se repentini e con evidenti ripercussioni sulle abitudini di vita - possono "slatentizzare" ed attivare oggi condizioni che ieri, seppur già presenti, non davano notizie di sé. In questo senso, un evento "nuovo" che interviene nel vissuto del singolo individuo già "predisposto a", può attivare processi morbosi che si sono costruiti precedentemente, rispetto ad eventi "vecchi".
Pertanto, per occuparsi del problema di "oggi", occorre intercettare gli eventi ed i correlati psicologici di "ieri". In questa direzione, è assolutamente valido il consiglio - datole dal neurologo che l'ha visitata - di rivolgersi ad un professionista ed affrontare un percorso che possa supportarla psicologicamente.
Sperando di aver restituito alla sua narrazione una, seppur minima, dotazione di senso, resto a disposizione. Se vuole, mi tenga aggiornato.
I miei più Cordiali Saluti.
l'esame obiettivo neurologico negativo deve rassicurarla circa la non esistenza di fattori organici che sostengano i sintomi che lamenta. Riguardo l'antidepressivo prescrittole, le consiglierei un secondo parere medico, stavolta psichiatrico più che neurologico, per valutare un'eventuale modifica della terapia farmacologica in essere, tenendo in seria considerazione quanto denuncia, ovvero il peggioramento della sintomatologia depressiva.
Tenga presente anche che, a volte, gli SSRI (farmaci antidepressivi) possono generare gli stessi effetti per i quali sono assunti. In questi casi, si necessita di un intervento sul dosaggio o sulla molecola (cambiandola). Di questo, nuovamente, potrà darle affidabile riscontro uno psichiatra. Se vuole, può provare a chiedere ai colleghi della sezione "Psichiatria" di questo sito
Come le dicevo, i cambiamenti - soprattutto se repentini e con evidenti ripercussioni sulle abitudini di vita - possono "slatentizzare" ed attivare oggi condizioni che ieri, seppur già presenti, non davano notizie di sé. In questo senso, un evento "nuovo" che interviene nel vissuto del singolo individuo già "predisposto a", può attivare processi morbosi che si sono costruiti precedentemente, rispetto ad eventi "vecchi".
Pertanto, per occuparsi del problema di "oggi", occorre intercettare gli eventi ed i correlati psicologici di "ieri". In questa direzione, è assolutamente valido il consiglio - datole dal neurologo che l'ha visitata - di rivolgersi ad un professionista ed affrontare un percorso che possa supportarla psicologicamente.
Sperando di aver restituito alla sua narrazione una, seppur minima, dotazione di senso, resto a disposizione. Se vuole, mi tenga aggiornato.
I miei più Cordiali Saluti.
[#4]
Utente
Gentile dottore, la ringrazio assolutamente per le risposte e per la spiegazione che mi ha fornito. Farò sicuramente come mi ha consigliato lei, parlando col medico di base o con un medico psichiatra per consigliarmi l'aumento del dosaggio o il cambio di molecola. Prima della quarantena quando parlai col dottore mi consigliò di aumentare la dose a 14 o fin quando magari non mi sentissi più tranquillo. Però come già le avevo precedentemente scritto, ho queste strane sensazioni seguite dal fatto che ho la paura che possa fare del male a qualcuno o a me stesso. La ringrazio ancora, buona giornata e cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.5k visite dal 19/04/2020.
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