Tra una settimana compie 39 anni e mi sento una fallita già da tempo
buongiorno a tutti.
non è facile cercare di riassumere brevemente la situazione, ma in grandi linee posso dire che, vicina al giro di boa dei 39 anni, il senso di fallimento che sta caratterizzando la mia vita da ben 4 anni inizia ad assumere caratteristiche quasi invalidanti.
Fulcro del malessere è il mio smodato bisogno e desiderio di acquistare una casa per rendermi autonoma a livello familiare, che va a cozzare con il comportamento del mio compagno, palesemente oppositivo al riguardo.
Abbiamo iniziato a convivere dal 2014 nell'appartamento ricavato dalla sala hobby della villa famigliare dove vivono ancora i genitori e la sorella.
la situazione a me era stata prospettata come temporanea, convincendomi a lasciare la casa in affitto che avevo, ma sono passati 6 anni e siamo diventati genitori da circa 6 mesi.
i litigi tra noi sono sempre stati dovuti alla situazione abitativa, caratterizzata dalla totale mancanza di privacy e riconoscimento della mia persona come altro rispetto il nucleo familiare.
Spesso la sorella piu piccola di 6 anni pionbava in casa anche in nostra assenza per prendere cose di cui aveva bisogno, cosi come facevano i genitori quando organizzavamo cene c0n amici.
nel 2016 il mio compagno ha acquustato un terreno agricolo per crearsi un'attività, che vista la burocrazia stenta a veder luce.
questa scelta portò me ad un primo stato depressivo che cercai di contenere seguendo, per circa un anno una terapia cognitivo comportamentale che diede alcuni frutti e che interruppe la psicologa visti i miglioramenti oggettivi conseguiti.
Ad oggi, con nostro figlio, la situazione è di nuovo peggiorata, sopratutto perche la famiglia di lui cerca di essere costantemente presente immischiandosi costantemente nel rapporto della nostra nuova famiglia, al punto che incombe la minaccia di far salire la nonna quando sentono il piccolo piangere.
con la gravidanza ci fu la proposta di invertire le case, proposta che io rifiutai pesantemente dando tutta una serie di motivazioni che andavano dall'oggettiva scomodità di gestire una casa a 2 piani con un neonato fino al rimarcare il rifiuto di continuare a viverr sulle spalle dei genutori di lui.
i nostri contributi sono 0 pet le spese.
per un periodo di tempo io davo 200 euro "simboliche" per controbuire alle spese di bollette, ma vedendo che sostanzialmente la mia persona doveva comunque sottostare a decisioni terze smisi.
Ad oggi il malessere legato a questa situazione è costante ed ossessivo, è il primo pensiero che mi sveglia la mattina e l'ultimo mettendomi a dormire.
i rapporti, specie con la suocera, sono peggiorati quando le ho rifiutato di prendere mio figlio in baccio essendomela trovata letteralmente dentro casa mentre cercavo di farlo addormentare ed in più si è creato un circolo vizioso per cui ad.
oggi sono io che ho paura di investire economicamente con il mio compagno...non faccio altro che piangere ed essere nervosa chiedendo scusa a mio figlio per tutto ciò.
non so più come.
muovermi.
Aiuto
non è facile cercare di riassumere brevemente la situazione, ma in grandi linee posso dire che, vicina al giro di boa dei 39 anni, il senso di fallimento che sta caratterizzando la mia vita da ben 4 anni inizia ad assumere caratteristiche quasi invalidanti.
Fulcro del malessere è il mio smodato bisogno e desiderio di acquistare una casa per rendermi autonoma a livello familiare, che va a cozzare con il comportamento del mio compagno, palesemente oppositivo al riguardo.
Abbiamo iniziato a convivere dal 2014 nell'appartamento ricavato dalla sala hobby della villa famigliare dove vivono ancora i genitori e la sorella.
la situazione a me era stata prospettata come temporanea, convincendomi a lasciare la casa in affitto che avevo, ma sono passati 6 anni e siamo diventati genitori da circa 6 mesi.
i litigi tra noi sono sempre stati dovuti alla situazione abitativa, caratterizzata dalla totale mancanza di privacy e riconoscimento della mia persona come altro rispetto il nucleo familiare.
Spesso la sorella piu piccola di 6 anni pionbava in casa anche in nostra assenza per prendere cose di cui aveva bisogno, cosi come facevano i genitori quando organizzavamo cene c0n amici.
nel 2016 il mio compagno ha acquustato un terreno agricolo per crearsi un'attività, che vista la burocrazia stenta a veder luce.
questa scelta portò me ad un primo stato depressivo che cercai di contenere seguendo, per circa un anno una terapia cognitivo comportamentale che diede alcuni frutti e che interruppe la psicologa visti i miglioramenti oggettivi conseguiti.
Ad oggi, con nostro figlio, la situazione è di nuovo peggiorata, sopratutto perche la famiglia di lui cerca di essere costantemente presente immischiandosi costantemente nel rapporto della nostra nuova famiglia, al punto che incombe la minaccia di far salire la nonna quando sentono il piccolo piangere.
con la gravidanza ci fu la proposta di invertire le case, proposta che io rifiutai pesantemente dando tutta una serie di motivazioni che andavano dall'oggettiva scomodità di gestire una casa a 2 piani con un neonato fino al rimarcare il rifiuto di continuare a viverr sulle spalle dei genutori di lui.
i nostri contributi sono 0 pet le spese.
per un periodo di tempo io davo 200 euro "simboliche" per controbuire alle spese di bollette, ma vedendo che sostanzialmente la mia persona doveva comunque sottostare a decisioni terze smisi.
Ad oggi il malessere legato a questa situazione è costante ed ossessivo, è il primo pensiero che mi sveglia la mattina e l'ultimo mettendomi a dormire.
i rapporti, specie con la suocera, sono peggiorati quando le ho rifiutato di prendere mio figlio in baccio essendomela trovata letteralmente dentro casa mentre cercavo di farlo addormentare ed in più si è creato un circolo vizioso per cui ad.
oggi sono io che ho paura di investire economicamente con il mio compagno...non faccio altro che piangere ed essere nervosa chiedendo scusa a mio figlio per tutto ciò.
non so più come.
muovermi.
Aiuto
[#1]
Gentile signora,
oggi la situazione è questa e ciò che vale la pena fare è iniziare a cercare un'altra soluzione abitativa CONCRETAMENTE.
I problemi, altrimenti, non potranno risolversi mai, perché come Lei stessa ha sottolineato, ci sono tutta una serie di "non detti" che però si fanno sentire e che pesano.
Ad esempio, la spiacevolissima circostanza di trovarsi delle persone in casa, seppur parenti, è comunque una violazione dell'intimità che qualunque famiglia vorrebbe.
Inoltre, il non contribuire alle spese, il fatto di non avere questo impegno economico tutto vostro, vi rende anche dipendenti non solo a livello economico, ma forse c'è anche un certo senso di colpa, oltre ad un certo riconoscimento nei loro riguardi.
La scelta più sana è avere una casa vostra, spazi vostri, bollette vostre e intimità vostra, senza che Lei abbia le spiacevoli sorprese di trovare a casa Sua persone non desiderate al momento indesiderato.
Ma dovrà avere la fermezza, anche una volta nella casa nuova, di mettere dei paletti, cioè niente visite a sorpresa e niente invasioni.
Per farlo, a mio avviso, deve darsi un tempo, cioè entro una determinata scadenza (es prima dell'estate? entro il mese di settembre? entro la fine dell'anno?) deve effettuare il trasloco e soprattutto ri-educare Suo marito a quelle che sono le normalissime pratiche delle persone adulte.
Va benissimo l'amore per i genitori, la gratitudine sana, ma è anche giusto per Lei e per il bimbo che ci sia un certo ordine che porterà ad un vero rispetto.
Cordiali saluti,
oggi la situazione è questa e ciò che vale la pena fare è iniziare a cercare un'altra soluzione abitativa CONCRETAMENTE.
I problemi, altrimenti, non potranno risolversi mai, perché come Lei stessa ha sottolineato, ci sono tutta una serie di "non detti" che però si fanno sentire e che pesano.
Ad esempio, la spiacevolissima circostanza di trovarsi delle persone in casa, seppur parenti, è comunque una violazione dell'intimità che qualunque famiglia vorrebbe.
Inoltre, il non contribuire alle spese, il fatto di non avere questo impegno economico tutto vostro, vi rende anche dipendenti non solo a livello economico, ma forse c'è anche un certo senso di colpa, oltre ad un certo riconoscimento nei loro riguardi.
La scelta più sana è avere una casa vostra, spazi vostri, bollette vostre e intimità vostra, senza che Lei abbia le spiacevoli sorprese di trovare a casa Sua persone non desiderate al momento indesiderato.
Ma dovrà avere la fermezza, anche una volta nella casa nuova, di mettere dei paletti, cioè niente visite a sorpresa e niente invasioni.
Per farlo, a mio avviso, deve darsi un tempo, cioè entro una determinata scadenza (es prima dell'estate? entro il mese di settembre? entro la fine dell'anno?) deve effettuare il trasloco e soprattutto ri-educare Suo marito a quelle che sono le normalissime pratiche delle persone adulte.
Va benissimo l'amore per i genitori, la gratitudine sana, ma è anche giusto per Lei e per il bimbo che ci sia un certo ordine che porterà ad un vero rispetto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Grazie mille per la disponibilità. Ha esattamente colto il quadro della situazione, riferendomi in modo particolare ai non detti e alla dipendenza economica, specie da parte del mio compagno che più di una volta, ultimamente mi ha chiaramente dichiarato che la sua paura è il non farcela economicamente a vivere quella che io definisco una vita da adulto. Premettendo che entrambi lavoriamo, purtroppo lui, sempre per il discorso del terreno, ha richiesto un part time... Purtroppo la famiglia di origine parte con un quadro economico largamente superiore al nostro che ha permesso di assecondare i figli in tutto, tanto è vero che il mio compagno tratta il suo stipendio come una paghetta e la più piccola, che ora va verso i 32 anni, non lavora e non è impegnata in nulla. Spero di riuscire a mettere in pratica il suo consiglio, con la speranza che il passaggio da uno stipendio cumulativo di 2400 euro ad uno più ridotto permetta di non concretizzare il senso di impotenza del mio compagno. Grazie ancora
[#5]
Gentile signora,
Mi ha molto colpito intanto l'incipit: età e subito dopo il senso di fallimento. A 39 anni é nel pieno della sua GIOVANE vita adulta. Per farle un esempio importante, una certa Melanie Klein, una psicoanalista austriaca di fama mondiale, iniziò ad interessarsi alla psicoanalisi (dopo un matrimonio andato a male) e dopo essere stata lei stessa in psicoanalisi proprio all'etá di 39 anni, divenendo in brevissimo tempo talmente famosa da fondare una sua scuola di pensiero in merito alla psicoanalisi infantile. La stessa J.K Rowling (l'autrice di Harry Potter) una tra le donne più famose e ricche del mondo scrisse il suo primo romanzo quando aveva già superato i 30 anni. Non perché tutti siamo M.Klein o J.K Rowling ma le dico questo perché vorrei che iniziasse a pensare a lei come una donna che ha solo 39 anni e non già 39 anni. Una donna che potrà decidere di fare quello che vuole con la sua vita, di continuare a stare in relazione, di continuare a vivere con il suo partner, di liberarsene, di ricominciare, di ricominciare un nuovo lavoro, di espatriare. La qualsiasi davvero.
Fatta questa premessa, ho letto l'intera richiesta con una sensazione di nodo alla gola e di gabbia emotiva. Ho avvertito le sue sensazioni, la sua ansia, il suo senso di BLOCCO, le sue relazioni disfunzionali con la famiglia di lui. Ho sentito la sua vulnerabilità e anche il suo amore per questo partner tale da farle richiedere un aiuto professionale per uno stato depressivo addebitato alla non riuscita dell'attività professionale di lui.
Inoltre mi sono immaginato (mi scuso in anticipo se sbaglio ma sono i limiti della chat) una donna orgogliosa che non vuole chiedere aiuto perché non vuole sentirsi ulteriormente imprigionata in questa dinamica invischiata e invischiante con la famiglia di lui.
Una donna che ad oggi non si sente libera di esprimersi e che si sente in una gabbia emotiva e fisica (una casa senza privacy, una sistemazione provvisoria che é diventata la sua realtá). Ho inoltre notato e mi scuso di nuovo in anticipo se erro, una poca introspezione: é un addossare le cause sempre ad eventi esterni come se lei non potesse mai fare nulla per cambiare le cose.
Io la invito a riflettere su qual é stato il suo ruolo attivo e passivo nel generare la situazione in cui vive adesso. Cosa è nelle sue capacitá e competenze che possa riuscire a modificare la situazione. Da dove potrebbe iniziare assertivamente a non farsi stare bene questa situazione e rivoluzionarla. Quali sono le sue frecce nel suo arco?
Il mio invito é di iniziare a comprendere le cose da prospettive diverse, di fare un grande lavoro su stessa e legare tutti quei pezzi mancanti in cui la protagonista della sua storia é lei principalmente.
Lei ha fatto un enorme passo, ha chiesto aiuto qui e anni fa fu seguita da un collega. Il mio consiglio é di rivolgersi di nuovo ad uno psicologo o psicologo-psicoterapeuta per affrontare un percorso di crescita, di cambiamento e di direzioni da prendere.
Lei é una giovane adulta e quello che le serve è riuscire a capire come aprire quella "gabbia" soprattutto interiore e su quali tra le tante risorse può contare. E sono sicuro che ne ha tante ma non riesce a trovarle in questo momento perché "bloccata".
Un caro saluto,
Mi ha molto colpito intanto l'incipit: età e subito dopo il senso di fallimento. A 39 anni é nel pieno della sua GIOVANE vita adulta. Per farle un esempio importante, una certa Melanie Klein, una psicoanalista austriaca di fama mondiale, iniziò ad interessarsi alla psicoanalisi (dopo un matrimonio andato a male) e dopo essere stata lei stessa in psicoanalisi proprio all'etá di 39 anni, divenendo in brevissimo tempo talmente famosa da fondare una sua scuola di pensiero in merito alla psicoanalisi infantile. La stessa J.K Rowling (l'autrice di Harry Potter) una tra le donne più famose e ricche del mondo scrisse il suo primo romanzo quando aveva già superato i 30 anni. Non perché tutti siamo M.Klein o J.K Rowling ma le dico questo perché vorrei che iniziasse a pensare a lei come una donna che ha solo 39 anni e non già 39 anni. Una donna che potrà decidere di fare quello che vuole con la sua vita, di continuare a stare in relazione, di continuare a vivere con il suo partner, di liberarsene, di ricominciare, di ricominciare un nuovo lavoro, di espatriare. La qualsiasi davvero.
Fatta questa premessa, ho letto l'intera richiesta con una sensazione di nodo alla gola e di gabbia emotiva. Ho avvertito le sue sensazioni, la sua ansia, il suo senso di BLOCCO, le sue relazioni disfunzionali con la famiglia di lui. Ho sentito la sua vulnerabilità e anche il suo amore per questo partner tale da farle richiedere un aiuto professionale per uno stato depressivo addebitato alla non riuscita dell'attività professionale di lui.
Inoltre mi sono immaginato (mi scuso in anticipo se sbaglio ma sono i limiti della chat) una donna orgogliosa che non vuole chiedere aiuto perché non vuole sentirsi ulteriormente imprigionata in questa dinamica invischiata e invischiante con la famiglia di lui.
Una donna che ad oggi non si sente libera di esprimersi e che si sente in una gabbia emotiva e fisica (una casa senza privacy, una sistemazione provvisoria che é diventata la sua realtá). Ho inoltre notato e mi scuso di nuovo in anticipo se erro, una poca introspezione: é un addossare le cause sempre ad eventi esterni come se lei non potesse mai fare nulla per cambiare le cose.
Io la invito a riflettere su qual é stato il suo ruolo attivo e passivo nel generare la situazione in cui vive adesso. Cosa è nelle sue capacitá e competenze che possa riuscire a modificare la situazione. Da dove potrebbe iniziare assertivamente a non farsi stare bene questa situazione e rivoluzionarla. Quali sono le sue frecce nel suo arco?
Il mio invito é di iniziare a comprendere le cose da prospettive diverse, di fare un grande lavoro su stessa e legare tutti quei pezzi mancanti in cui la protagonista della sua storia é lei principalmente.
Lei ha fatto un enorme passo, ha chiesto aiuto qui e anni fa fu seguita da un collega. Il mio consiglio é di rivolgersi di nuovo ad uno psicologo o psicologo-psicoterapeuta per affrontare un percorso di crescita, di cambiamento e di direzioni da prendere.
Lei é una giovane adulta e quello che le serve è riuscire a capire come aprire quella "gabbia" soprattutto interiore e su quali tra le tante risorse può contare. E sono sicuro che ne ha tante ma non riesce a trovarle in questo momento perché "bloccata".
Un caro saluto,
Dott. Mauro Bruzzese,
Psicologo clinico presso il Newham University Hospital di Londra, Fondatore e CEO di PsicologON.
www.psicologon.com
[#6]
Utente
caro dottore,
in primis la ringrazio del tempo dedicatomi.
per ciò che riguarda l'aspetto introspettivo,le dico che di autoanalisi e riflessioni del perché del qui ed ora ne faccio molte. sono ben consapevole che sono complice di questa mia situaziome...al mio partner rimprovero spesso che la comodità provoca assuefazione,ma non mi sento immune da tale gioco. sicuramente cercare le proprie risorse interiori non è facile al momento per essere costruttiva e non distruttiva...pondererò sul suo suggerimento,che comunque mi è più volte balenato in mente.
in primis la ringrazio del tempo dedicatomi.
per ciò che riguarda l'aspetto introspettivo,le dico che di autoanalisi e riflessioni del perché del qui ed ora ne faccio molte. sono ben consapevole che sono complice di questa mia situaziome...al mio partner rimprovero spesso che la comodità provoca assuefazione,ma non mi sento immune da tale gioco. sicuramente cercare le proprie risorse interiori non è facile al momento per essere costruttiva e non distruttiva...pondererò sul suo suggerimento,che comunque mi è più volte balenato in mente.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 6.9k visite dal 18/04/2020.
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