Affrontare l'abbandono dal partner

Buongiorno,
vi scrivo per avere un parere di persone esperte nella materia.

Il mio ragazzo mi ha lasciato tre giorni fa, dopo l'ennesimo litigio.
In questo ultimo mese mi chiedeva di aver più pazienza e di evitare litigi perché molto preoccupato per la sua situazione lavorativa.
Il problema di fondo è che durante questo periodo di quarantena causa contagio da Covid19 le tensioni sono aumentate: io lavoro in smartworking a casa, lui anche (sempre più stressato) e i litigi sembravano inevitabili.
Lui si innervosiva per cose a mio parere superflue e io non riuscivo a sopportare di litigare per questi motivi, quindi cercavo di calmarlo per evitare che la situazione peggiorasse, ottenendo in realtà il risultato contrario.
Quindi siamo passati da una settimana fa, quando mi parlava di progetti futuri insieme, come viaggi, convivenza e costruire una famiglia insieme a tre giorni fa " non ce la faccio a continuare così, è troppo tardi perché tu possa cambiare, perché tu possa evitare di litigare, voglio chiudere definitivamente con te e non tornerò indietro".
Ora mi sento a pezzi: dopo 3 anni di relazione dove abbiamo affrontato di tutto e di più, siamo passati da un rapporto a distanza all'inizio (lui è di Parigi); ci siamo separati per un periodo di tre settimane perché la distanza e i problemi personali stavano iniziando a rovinare la relazione; ci siamo ritrovati di nuovo, ancora più forti di prima; poi si è trasferito in Italia per me.
Io mi sento veramente persa, e forse anche stupida a soffrire così tanto.
Inoltre, a causa della quarantena, siamo nella stessa casa ed evitare di pensarci o distrarmi risulta veramente difficile.
Naturalmente io vorrei avere un'altra opportunità, perché dal mio punto di vista questo era ed è un momento stressante per entrambi; d'altro canto penso che lui non cambierà idea e che, finito tutto questo, se ne tornerà in Francia.

Non ho mai amato così tanto qualcuno e perderlo mi distrugge, rinunciare al nostro futuro insieme mi fa veramente male.
Vorrei fare qualcosa per riparare la situazione, ma non posso di certo obbligare una persona a star con me.

In aggiunta a quanto esposto sopra, la situazione non aiuta perché non posso uscire e distrarmi un po', facendo una passeggiata o vedere un'amica.
E' veramente difficile.

Confido in un vostro riscontro, che possa aiutarmi a schiarirmi le idee e a reagire al meglio per me stessa e per la situazione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
capisco che la situazione sia delle peggiori: costretti alla convivenza anche se non siete più una coppia!
La verità è che il periodo attuale non è assolutamente idoneo a prendere decisioni. Lo stress e l'ansia si mutano in aggressività, niente si osserva con lo sguardo usuale.
Le suggerirei di rispettare la decisione presa da lui, ma anche di non chiudere la porta al dialogo.
Non ci dice se in passato avevate già convissuto, ma dal pochissimo che riferisce sulla causa della rottura definitiva, sembrerebbe esserci tra voi una profonda distonia nella modalità comunicativa.
Lei scrive: "Lui si innervosiva per cose a mio parere superflue e io non riuscivo a sopportare di litigare per questi motivi, quindi cercavo di calmarlo per evitare che la situazione peggiorasse, ottenendo in realtà il risultato contrario".
E lo credo! Non è una grande strategia quella di imporre la calma a chi vuole sfogare il malumore e cerca comprensione. In questi giorni continui ad essere disponibile al dialogo, stando attenta a non ricorrere a queste modalità che sembrano ignorare gli stati d'animo dell'altro.
Rifletta, anche, se lei stessa trova conveniente una relazione così "elettrica", ma non precluda a priori la possibilità di una riappacificazione.
Le faccio tanti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,
La ringrazio per la Sua risposta.
Conviviamo da poco, anche se in realtà è da quando è arrivato (cioè da più di un anno) che passiamo tutti i giorni insieme, che fosse casa mia o casa sua. Il rapporto era elettrico a volte, quando litigavamo, ma prima di questo periodo le cose nella coppia andavano bene; naturalmente abbiamo caratteri diversi, ma abbiamo sempre trovato compromessi, vie di mezzo. Ora non sarà più disposto a farlo.

Da ieri abbiamo iniziato a parlare normalmente, del più o del meno, discussioni ampie; ha avuto anche dei gesti premurosi nei miei confronti.
Tuttavia, oggi pomeriggio era al telefono con un amico e raccontava della rottura; del fatto che non riesce a capire come io funzioni, che a volte non mi prendo le mie responsabilità nel rapporto (avrei voluto e preferito non ascoltare, ma le pareti non sono così spesse).
Io ora non capisco se il suo comportamento sia dovuto alla situazione, perché obbligati a stare nello stesso tetto o perché il clima è diverso, comunichiamo come un tempo senza discutere per tutto e per niente come nelle ultime settimane. Si preoccupa per me, per quello di cui ho bisogno e mi chiede se è tutto ok, quindi disponibile ad ascoltarmi ancora (io naturalmente non gli parlo del mio rapporto, sarebbe inutile insistere e stressarlo ancora).
Io non capisco se la rottura è effettivamente definitiva oppure se si può fare ancora qualcosa. Vorrei capirlo davvero per mettermi il cuore in pace.
È veramente difficile capire cosa pensa davvero l’altra persona; io so cosa voglio ma non so come fare.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
qualche dato in più permetterebbe di capire meglio: per esempio l'età del suo partner, se è già stato sposato o convivente, se parlate tutti e due in francese o tutti e due in italiano (specie quando litigate), se dopo la rottura prendete ancora i pasti insieme, se dormite ancora nello stesso letto, se scambiate qualche gesto di tenerezza.
Anche sapere come mai lui è tanto preoccupato per il suo lavoro avrebbe un suo peso: è una persona che si preoccupa senza ragione, o ci sono motivi seri?
Una cosa che risulta molto strana è il fatto che siate ancora nella stessa casa, dopo la rottura: lui avrebbe potuto, se non tornare subito in Francia, tornare almeno nella casa in cui abita da quando è venuto in Italia. Perché non l'ha fatto?
Sempre all'insegna del capire un po' di più, il colloquio telefonico con l'amico poteva essere un'occasione per sapere cosa lo ha disturbato nella vostra relazione. Le allusioni al fatto che lei non si assuma le sue responsabilità nel rapporto, cosa vogliono dire? E il fatto che lui non riesca a capire come lei funzioni?
Lei parla di liti frequenti anche prima. Parla di caratteri diversi e di necessari compromessi, ma la necessità del compromesso non scaturisce dalle differenze di carattere: semmai dalle differenze di aspirazioni, gusti, preferenze nelle attività comuni, talvolta perfino nei valori morali, abitudini, opinioni politiche.
Tutte e due le sue email, per la verità, non lasciano capire quale sia il problema che ha determinato le liti frequenti, e di conseguenza l'esasperazione del suo partner e la rottura.
Lui le aveva detto, a quanto ci ha riferito: "non ce la faccio a continuare così, è troppo tardi perché tu possa cambiare, perché tu possa evitare di litigare".
A quali aspetti del suo comportamento si riferiva, cosa esattamente non riusciva più a sopportare, in che modo lei determina le liti?
Di questo dovrebbe informarci, per permetterci di aiutarla. Si ha come l'impressione che lei abbia sistematicamente ignorato le richieste e le lamentele di lui, che non le abbia prese in considerazione... Possibile?
Dovreste serenamente parlarne, se non per tornare insieme, almeno per definire in che modo ciascuno di voi è incapace di capire l'altro e di farsi capire.
Questo è un elemento cruciale anche per la gestione di altre relazioni, direi.
Provi a sondare con calma e dolcezza questo punto, e ci scriva ancora.
In caso di totale incomprensione, anche una seduta online di terapia di coppia potrebbe sbloccarvi. Coraggio.
[#4]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,
La ringrazio nuovamente per la sua risposta. Parliamo sempre in francese, anche quando litighiamo; io ho 25 anni e lui 30.
Purtroppo non é possibile per lui tornare nella casa precedente, perché prima dell’emergenza (fine gennaio) abbiamo deciso di abitare insieme perché eravamo sempre insieme nel mio o nel suo appartamento. Quindi siamo obbligati a vivere insieme ora; mangiamo insieme, dormiamo nello stesso letto, il rapporto non é teso; anzi, a volte ridiamo e scherziamo, guardiamo film insieme! Non abbiamo contatto fisico, e lui dopo un abbraccio ha detto che sarebbe meglio evitarlo perché altrimenti quando ci sarà l’effettiva separazione sarà ancora più difficile, quindi per lui bisognerebbe evitare di essere coinvolti sentimentalmente (!). Come Le ho detto precedentemente, ci son diverse premure da parte sua nei miei confronti, che magari prima della rottura non faceva; anche delle piccole osservazioni che gli facevo riguardanti la convivenza, ora le fa. Questo perché abitiamo insieme o perché una piccola parte di sé vorrebbe riprendere in mano il rapporto?
La preoccupazione del lavoro é fondata, la sua situazione era diventata davvero critica e tutto quello che voleva era di non litigare o avere discussioni con me; solo che per quanto io abbia evitato il conflitto, in questa situazione in cui anche io d’altro canto ho le mie preoccupazioni, le preoccupazioni per la sua situazione perché in qualche modo mi sento coinvolta, mi sembra normale essere più tesa; il fatto di non poter uscire anche giusto per una passeggiata ha fatto sì che in qualche modo non potessi far scrollare via le miei preoccupazioni.
L’altro giorno ha ripreso il discorso della rottura dicendo che se non sta bene per il lavoro e quindi con se stesso, non può star bene con me. Io in questi giorni ho sempre evitato l’argomento, accettando la sua decisione seppur difficile. Ammetto che a volte é difficile per me accettare le critiche, so che é un grosso difetto ma ci sto lavorando. Lui mi ha sottolineato il fatto che non avremmo dovuto avere discussioni nel nostro rapporto ora, perché non avrebbe più potuto gestirlo; per il fatto della responsabilità, lui pensa che io durante le discussioni non prenda le mie colpe, cosa non vera a mio avviso, dato che ci rifletto, ne prendo coscienza e le riconosco e ne discuto, solo vorrei ricordare che in una discussione siamo in due perciò non é che a capo di tutto c’è sempre il mio comportamento, la mia reazione alle cose, almeno credo.
É vero, in questo mese ho ignorato le sue richieste, ho invaso il suo  spazio  ma l’avevo fatto con le migliori intenzioni: volevo aiutarlo nella sua situazione e allo stesso tempo volevo evitare che il nostro rapporto fosse messo in standby per problemi esterni.
Per quanto riguarda la questione compromessi, di fatto non é come l’ha descritto Lei, perché in realtà ci sosteniamo per le nostre rispettive carriere e sull’argomento futuro andavamo di pari passo, magari ne parlava di più lui che io però eravamo d’accordo sui diversi aspetti di una vita insieme(carriera, famiglia, e anche dove vivere),lui si sentiva già pronto per fare certi passi. Fatto sta che ora mi ha detto in modo esplicito che non tornerà indietro nella sua decisione e che ne é sicurissimo (non ho ripreso io l’argomento ma lui, io non ho voglia perché rischierei di cercare di volerlo convincere che la sua decisione é la cosa migliore da fare e non é corretto, perché le persone vanno lasciate libere, così come le loro decisioni vanno accettate) seppure i suoi amici gli hanno consigliato di dare un’altra possibilità a questo rapporto. Io non so come comportarmi, ora in realtà ci comportiamo normalmente come se nulla fosse successo. Io vorrei solo capire dentro di me se devo mettere da parte la poca speranza che ho di poter ritornare insieme oppure intraprendere veramente un percorso in cui il rapporto é definitivamente concluso e di andare avanti, e come andare avanti malgrado la costretta convivenza (e fino a quando non sa). L’idea che lui stia andando davvero avanti nella sua vita e che magari sta già prendendo in considerazione l’idea di conoscere e di frequentare un’altra persona mi strazia e mi passa per la testa almeno un centinaio di volte durante il giorno; sarei ipocrita ad ammettere il contrario. So che ovviamente Lei non può prevedere come andranno le cose, però magari può consigliarmi e dirmi quali sono i comportamenti più corretti per poter nel caso avere un’altra possibilità o, per quanto possa capire dalle mie parole, capire il suo comportamento e consigliarmi di mettermi l’anima in pace.
Questa cosa sicuramente mi é servita per mettermi in discussione e lavorare su me stessa, come anche concentrami sulla mia carriera senza avere altre complicazioni; però son comunque dell’avviso che questo lavoro avrei potuto farlo anche all’interno della coppia. Io tengo veramente a questo rapporto non perché abbia un’estrema necessità di avere qualcuno al mio fianco, qualcuno che mi ami; io son sempre stata bene da sola, con solo la mia famiglia ed amici. In questo rapporto ho dato tutta me stessa perché sentivo che ne vale la pena e perché io voglio avere un futuro con questa persona, ci tengo particolarmente, la stimo, ne prendo pregi e difetti; io penso sia stata un’estrema reazione per un cumulo di cose dettate anche dalle condizioni esterne al rapporto; prima della quarantena io andavo a lavoro, tornavo ed anche se lo vedevo preoccupato e in cerca di una soluzione, c’era dello spazio tra di noi. Ma perché uno/due giorni prima della rottura parlare del futuro? Se fosse una cosa pianificata avrebbe evitato questo tipo di discorsi e certi comportamenti positivi per la relazione, Spero di essere stata più esaustiva e spero in una Sua risposta; perché davvero questa é una situazione complicata tra questa situazione di emergenza, il lavoro e la situazione sentimentale.
Le auguro una buona giornata
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
grazie della sua lettera che permette di capire meglio molte cose. Non ha scritto se per lui questa è la prima convivenza o se addirittura è stato sposato. Direi che abbia già esperienza, a giudicare dalla razionalità inesorabile, veramente cartesiana, con cui ha deciso di troncare.
Le sue lettere le saranno molto utili se stabilirà di avvalersi di una consulenza psicologica, per le cose dette, per quelle omesse, per i punti di vista che manifestano, infine per certe trasposizioni tra lo svolgimento dei fatti e ciò che li ha provocati, modalità argomentativa che se abituale potrebbe essere tra le cause della decisione di lui.
Lei chiede "se devo mettere da parte la poca speranza che ho di poter ritornare insieme oppure intraprendere veramente un percorso in cui il rapporto é definitivamente concluso e di andare avanti".
So bene quanto possa essere doloroso pensare che lui è già altrove con la mente, forse coi desiderio, e solo l'emergenza Covid lo trattiene accanto a lei; ma questa tendenza a suggellare la fine di un rapporto iniziandone subito un altro è un'illusione edonistica dei nostri tempi, ispirata al consumismo. Sarebbe davvero insignificante un legame che può essere sostituito più velocemente di un paio di scarpe!
Per questo le direi che è opportuno comportarsi come se il legame fosse concluso, però non considerando quest'affermazione come il via per intrecciare subito nuove relazioni, immiserendo con ciò tutto quello che avete vissuto e anche il futuro.
Le dico di considerare conclusa la vostra esperienza perché nella forma, nei modi, con le prospettive, gli aggiustamenti e gli errori che avete scelto, la vostra unione è finita.
Ci sarà il rimpianto, il dolore dell'assenza, la perdita traumatica delle abitudini, ma anche il sollievo per la fine di tutto ciò che andava male e ha corroso come una lima la vostra vicinanza.
Ricostruire si può, ma solo dopo aver chiuso.
Solo allora, dalla distanza, si vedrà sia il bene eventualmente da riconquistare, sia la maniera per superare davvero tutto quello che vi divideva.
A questo punto uno psicologo esperto di terapia di coppia può aiutarvi a condurre a compimento il processo di separazione e a gettare le basi migliori per una nuova relazione, tra voi due o con altri. In quell'ambito potrà trovare la risposta ai suoi dubbi.
Qui cerco di risolvere due suoi quesiti, cosa che abitualmente avrei demandato al collega che, se lo vorrete, vi prenderà in carico.
Lei nota: "ci son diverse premure da parte sua nei miei confronti, che magari prima della rottura non faceva; anche delle piccole osservazioni che gli facevo riguardanti la convivenza, ora le fa. Questo perché abitiamo insieme o perché una piccola parte di sé vorrebbe riprendere in mano il rapporto?".
Le fa perché caduta la confidenza tra partner emerge la buona educazione tra estranei. In altre parole: le osservazioni che fatte da una partner sembravano noiose e non amorevoli, fatte da una padrona di casa sono solo noiose e si accolgono per quieto vivere.
Ancora: "Ma perché uno/due giorni prima della rottura parlare del futuro? Se fosse una cosa pianificata avrebbe evitato questo tipo di discorsi e certi comportamenti positivi per la relazione".
Senza certo pianificare la rottura, semmai cercando di salvare un rapporto a rischio, il suo partner tentava di passare oltre quello che già annunciava la fine, finché la crepa allargandosi ha determinato il crollo.
Le auguro di trovare la forza di guardare avanti e la saggezza per cercare aiuto.
[#6]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,
La ringrazio per la Sua pronta risposta ai miei dubbi. Comunque non ha mai convissuto e nemmeno é mai stato sposato.
Seguirò i suoi consigli, sperando vivamente che questa costretta convivenza finisca presto.
Le auguro una buona giornata e un buon fine settimana.
Cordialmente
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Grazie, cara utente.
Ricambio gli auguri, anche per Pasqua.
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