Bambino dislessico, cattivo lettore, bugiardo, vittimismo, mutismo, autostima
Buonasera, cerco di spiegare la situazione.
Sono il compagno di una donna con 3 figli avuti da un'altro uomo, la quale si è separata da un anno e mezzo da suo marito che ora vive lontano.
Il più grande dei suoi figli, è in quarta elementare.
Ed è proprio questo bambino che ha i problemi elencati nel titolo.
Parto dalla sospetta dislessia "diagnosticata" dalla maestra solo in quarta elementare.
Parlando con lo psicologo della scuola, ci è stato detto che invece si tratta di cattivo lettore.
Sta di fatto che effettivamente ha seri problemi nella lettura e anche nella grafia, ma ha un'ottima capacità di comprensione.
La maestra per il suo modo di fare con il bambino, trattandolo da ultimo della classe, è stata giudicata in malo modo anche da sue colleghe.
A scuola il rapporto con gli altri bambini non è dei migliori, gli altri non lo cercano, non lo sopportano perché se non ottiene quello che vuole fa la vittima e si isola, mentre a casa con i fratelli, soprattutto con il maschietto più piccolo, fa il bullo.
Il bambino è anche molto bugiardo, negando l'evidenza nonostante la presenza di più "testimoni", a tal punto che messo alle strette si mette a piangere asserendo che tutti ce l'hanno con lui, facendo spesso la vittima.
A volte inventa di sana pianta delle storie e se ne convince a tal punto che quando qualcuno gli fa notare che non è possibile piange e si chiude.
Ha un buon rapporto con la madre, ma quando la madre gli fa notare un atteggiamento sbagliato, sia se usi toni "aggressivi" sia se usi toni pacifici, di comprensione, lui si chiude in un mutismo fissando un punto nel vuoto.
Stessa cosa accade anche con la maestra di cui sopra.
La mia compagna asserisce che è lo stesso identico atteggiamento dell'ex marito (bugiardo cronico, vittimismo, alterazione della realtà e convincimento che sia reale e mutismo nel momento del litigio), per questo motivo lei cede all'ira strillando al piccolo perché probabilmente non riesce a separare l'atteggiamento dei due.
Potrebbe essere un atteggiamento ereditario?
Il padre è totalmente assente, mentre prima, quando era a casa, lo difendeva fino all'impossibile senza mai rimproverarlo neanche quando ce ne era oggettivamente bisogno.
Poi ci sono io, che per loro sono ancora un'amico della mamma, ma mi adorano, giocano, mi permettono anche di dormire insieme alla mamma e spesso dormiamo tutti insieme.
Con me il bambino ha trovato sia un compagno di giochi, ma anche un uomo rigido.
Io sono molto per le regole, quindi si gioca all'infinito, ma ci sono anche doveri improrogabili.
Il problema è che per lavoro sono spesso lontano anche io, ma mi fanno videochiamate e scherziamo sempre.
Ho fatto una panoramica della situazione per poter chiedere un parere a voi esperti.
Come possiamo aiutare questo bambino?
Cambiare scuola?
Prestare più attenzioni a lui?
Essere più duri o più morbidi?
Siamo un pò disperati, la madre non vuole creare un mostro come il padre che ha quasi 50'anni e sono totalmente identici.
Grazie mille
Sono il compagno di una donna con 3 figli avuti da un'altro uomo, la quale si è separata da un anno e mezzo da suo marito che ora vive lontano.
Il più grande dei suoi figli, è in quarta elementare.
Ed è proprio questo bambino che ha i problemi elencati nel titolo.
Parto dalla sospetta dislessia "diagnosticata" dalla maestra solo in quarta elementare.
Parlando con lo psicologo della scuola, ci è stato detto che invece si tratta di cattivo lettore.
Sta di fatto che effettivamente ha seri problemi nella lettura e anche nella grafia, ma ha un'ottima capacità di comprensione.
La maestra per il suo modo di fare con il bambino, trattandolo da ultimo della classe, è stata giudicata in malo modo anche da sue colleghe.
A scuola il rapporto con gli altri bambini non è dei migliori, gli altri non lo cercano, non lo sopportano perché se non ottiene quello che vuole fa la vittima e si isola, mentre a casa con i fratelli, soprattutto con il maschietto più piccolo, fa il bullo.
Il bambino è anche molto bugiardo, negando l'evidenza nonostante la presenza di più "testimoni", a tal punto che messo alle strette si mette a piangere asserendo che tutti ce l'hanno con lui, facendo spesso la vittima.
A volte inventa di sana pianta delle storie e se ne convince a tal punto che quando qualcuno gli fa notare che non è possibile piange e si chiude.
Ha un buon rapporto con la madre, ma quando la madre gli fa notare un atteggiamento sbagliato, sia se usi toni "aggressivi" sia se usi toni pacifici, di comprensione, lui si chiude in un mutismo fissando un punto nel vuoto.
Stessa cosa accade anche con la maestra di cui sopra.
La mia compagna asserisce che è lo stesso identico atteggiamento dell'ex marito (bugiardo cronico, vittimismo, alterazione della realtà e convincimento che sia reale e mutismo nel momento del litigio), per questo motivo lei cede all'ira strillando al piccolo perché probabilmente non riesce a separare l'atteggiamento dei due.
Potrebbe essere un atteggiamento ereditario?
Il padre è totalmente assente, mentre prima, quando era a casa, lo difendeva fino all'impossibile senza mai rimproverarlo neanche quando ce ne era oggettivamente bisogno.
Poi ci sono io, che per loro sono ancora un'amico della mamma, ma mi adorano, giocano, mi permettono anche di dormire insieme alla mamma e spesso dormiamo tutti insieme.
Con me il bambino ha trovato sia un compagno di giochi, ma anche un uomo rigido.
Io sono molto per le regole, quindi si gioca all'infinito, ma ci sono anche doveri improrogabili.
Il problema è che per lavoro sono spesso lontano anche io, ma mi fanno videochiamate e scherziamo sempre.
Ho fatto una panoramica della situazione per poter chiedere un parere a voi esperti.
Come possiamo aiutare questo bambino?
Cambiare scuola?
Prestare più attenzioni a lui?
Essere più duri o più morbidi?
Siamo un pò disperati, la madre non vuole creare un mostro come il padre che ha quasi 50'anni e sono totalmente identici.
Grazie mille
[#1]
Gentile Utente,
per prima cosa eventuali diagnosi spettano allo psicologo o al medico e quindi fa bene a virgolettare la "diagnosi" della maestra che, dal racconto che fa mi pare sia in difficoltà con questo bimbo.
Non è semplicissimo per i bambini imparare a leggere, perché a noi adulti sembra qualcosa di semplice perché ormai abbiamo quegli automatismi che anche i bambini devono ancora sviluppare. Tali automatismi non sempre partono in prima elementare. Ci sono bambini sanissimi che imparano a leggere fluentemente in terza, quarta o quinta elementare. Chiaramente se vengono anche etichettati come svogliati, pigri o incapaci, ecc. i bambini non saranno così propensi a leggere...
Di solito quando ci sono problematiche comportamentali in un bambino è il clima a casa che deve migliorare, ma da qui è impossibile dare indicazioni chiare, dal momento che non vi conosco. Un'idea può essere quella di chiedere direttamente Lei e la Sua compagna ad uno psicologo come fare.
Ovviamente è necessario essere entrambi concordi sulla linea da tenere, per evitare di confondere il bambino, senza etichettarlo.
Cordiali saluti,
per prima cosa eventuali diagnosi spettano allo psicologo o al medico e quindi fa bene a virgolettare la "diagnosi" della maestra che, dal racconto che fa mi pare sia in difficoltà con questo bimbo.
Non è semplicissimo per i bambini imparare a leggere, perché a noi adulti sembra qualcosa di semplice perché ormai abbiamo quegli automatismi che anche i bambini devono ancora sviluppare. Tali automatismi non sempre partono in prima elementare. Ci sono bambini sanissimi che imparano a leggere fluentemente in terza, quarta o quinta elementare. Chiaramente se vengono anche etichettati come svogliati, pigri o incapaci, ecc. i bambini non saranno così propensi a leggere...
Di solito quando ci sono problematiche comportamentali in un bambino è il clima a casa che deve migliorare, ma da qui è impossibile dare indicazioni chiare, dal momento che non vi conosco. Un'idea può essere quella di chiedere direttamente Lei e la Sua compagna ad uno psicologo come fare.
Ovviamente è necessario essere entrambi concordi sulla linea da tenere, per evitare di confondere il bambino, senza etichettarlo.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.1k visite dal 02/04/2020.
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